The angel from my nightmare

E.M.

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  1. Joshua B. Evans
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    ScaredShallowAracari-size_restricted
    Joshua Benjamin Evans
    Ametrin | 20 anni
    Se Josh avesse saputo tempo addietro cosa Elisabeth e Jesse avevano accettato pur di averlo nelle loro vite e a cosa invece avevano rinunciato in quell'infinitesimale frangente di tempo che avevano trascorso assieme, forse si sarebbe comportato in maniera diversa.
    Se fosse stato consapevole di cosa Erin vedeva in lui, di cosa significava per quella giovane fiamma che gli ardeva tra le braccia da ormai tre anni a quella parte, forse le avrebbe detto di bruciare per qualcun altro, di consumarsi per qualcuno che avrebbe saputo e potuto accorgersi di quei sentimenti profondi e contorti che tuttavia lui avrebbe definito con poche, semplici e note parole.
    Se Josh avesse saputo tante cose, si sarebbe comportato in modo molto diverso con tutti coloro che lo avevano circondato in quei vent'anni di vita. Ma lui era quello che era: troppo egoriferito per pensare a qualcun altro, per comprendere come gli altri potessero amarlo, solo perché lui non era in grado di amare così profondamente nessuno a sua volta.
    Questo lo sapeva, Joshua Evans, eppure non riusciva a tenere lontano da sé chi, un giorno o l'altro, lo avrebbe accusato di dolori che non avrebbe mai desiderato causare.
    Per il momento, però, per uno che come lui viveva il presente, andava bene così.
    Chiuse il sipario su quei pensieri, concentrandosi sul profumo di Erin e sulla sua presenza, su quella dolce tortura inflitta con chirurgica precisione al centro del petto, lì dove il dolore di pochi attimi prima aveva lasciato spazio alla familiarità di quel contatto tanto anelato nei giorni precedenti.
    Fu come riprendere a respirare.
    «Sapevo che avresti picchiato qualcuno prima o poi.» Lo disse con ironia mentre le labbra si distendevano in un sorriso sghembo e la mano destra andava a cercare quella più piccola e fredda della ragazza.
    Quando la verità venne fuori, Josh le restituì uno sguardo indecifrabile. La vide scoppiare a ridere mentre lui si soffermava a spostare lo sguardo sulla chioma scarlatta, notandola meno crespa di quanto non fosse abituato a vederla. Che si stesse facendo bella per qualcuno? Inutile dire che quell'intuizione lo colpì e non alla pari di un fulmine a ciel sereno: Erin era bella da mozzare il fiato e non sarebbe rimasta ad aspettare lui.
    Josh non lo aveva mai preteso, ma non per questo lo accettava di buon grado, nella costante ed esasperante contraddizione che lo contraddistingueva.
    La sua scusante era ed era sempre stata la sincerità più assoluta. Si era ripetuto più volte in passato che, per non dover convivere con l'accusa di aver fatto soffrire qualcuno e ancor di più con la consapevolezza di averlo fatto, bastasse dire di non desiderare una relazione, di non essere pronto a innamorarsi, di volere al medesimo tempo e allo stesso modo due persone completamente diverse.
    Se agli altri andava bene, continuava a ripetersi, perché preoccuparsi?
    Non era ancora riuscito a comprendere l'urgenza ustionante di alcuni individui di lasciarsi trascinare nel dolore pur di scorgere un barlume di felicità insieme a lui. Perché la verità era questa: Josh non riusciva a stare lontano da chi, pur senza dirlo, gridava aiuto in un mondo in cui non si sentiva compreso.
    A tal proposito il suo cuore percepì una morsa nel sentire le parole di Erin e nello scorgere distintamente quell'ombra che tendeva a trascinarla nell'oscurità di un'anima fin troppo essenziale nella vita del giovane per consentirglielo.
    Le afferrò il mento tra le dita della mano destra e tentò di sollevarle il viso fino a poter poggiare le proprie labbra sulle sue.
    «Ti riferisci a qualcuna in particolare?»
    Le sussurrò addosso, lasciando che i loro respiri si mescolassero nel bisogno che sentivano di avere l'uno dell'altra, nel silenzio della sera che si apprestava ad ingerirli.
    Se Erin non si fosse scostata, Josh avrebbe catturato quelle labbra tra le proprie come a farle esalare l'ultimo respiro, incerto di voler sentire o meno il nome di chi l'avesse fatta sentire inadatta a quella realtà.
    Si staccò da lei solo per rivolgere lo sguardo lì dove lo stava conducendo. Un accenno di sorriso nello scorgere quei colori che a lui stavano tanto bene quanto un pugno in un occhio. Lo sapeva che era finita tra gli Ametrin, glielo avevano detto, ma non se lo aspettava.
    «Ti avrei vista meglio con i colori dei Black Opal, forse.»
    Una Casa che per lui aveva numerosi e importanti significati.
    Tralasciò quel dettaglio e riportò le iridi di ghiaccio su di lei, inclinando appena il capo.
    «Vediamo se immagini il perché.»
    Il buio. L'oscurità che avvolge i sensi e li annichilisce a favore di una personalità imperscrutabile, di un'ambizione fuori dal comune e della più pura essenza che rende l'uomo peccatore di cuore e al contempo vittima della propria mente.
    RevelioGDR
     
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7 replies since 6/11/2022, 23:28   173 views
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