Beast and the beast

J.

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  1. Joshua B. Evans
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    ScaredShallowAracari-size_restricted
    Joshua Benjamin Evans
    Ametrin | 20 anni
    Josh non si sarebbe mai definito un calcolatore, o per lo meno non gli sarebbe piaciuto essere definito da altri in questo modo. Ogni sua azione, si era detto, era frutto dell'istinto più smisurato, ma le intenzioni che si celavano dietro ciascuna parola detta e qualsiasi decisione da lui presa negli anni dimostravano il contrario. Tanti "se" e altrettanti "ma" si susseguivano voraci nella sua mente, pronti a divorare certezze e possibilità.
    Ma non era mai stato uno che metteva in atto un simile e incondizionato processo per non commettere ancora una volta errori già compiuti: non imparava dalle esperienze, non si faceva mai talmente male da convincersi a non intraprendere una strada che in passato lo aveva visto cadere, capitombolare e fallire. E questo poteva essere definito tanto un pregio quanto un difetto, una gioia e al contempo una condanna che avrebbe segnato la sua vita in eterno.
    Non si rese conto che Julian lo stesse studiando, poiché non diede peso a quegli occhi curiosi e non troppo invadenti che lo squadravano da capo a piedi quasi senza ritegno. Se ne accorse di quello sguardo, certo, ma non gli attribuì alcun peso.
    Julian, d'altro canto, appariva molto più disinteressato al mondo di quanto in realtà non fosse, e così amava vendersi.
    Nessuno dei due rifletteva il proprio essere, preferendo evidentemente celarsi dietro l'idea che il mondo si era costruito di loro e che loro stessi avevano contribuito a solidificare, ponendo ferree basi su cui costruire simili apparenze.
    La prima associazione di idee con conseguente domanda arrivò inaspettata. Josh si dimostrò più comprensivo di quanto avesse avuto intenzione di fare e, puntando lo sguardo di fronte a sé mentre si faceva guidare dal compagno, sospirò nel dare l'unica risposta che si sentiva in grado di fornire.
    «Lupus. E' una malattia autoimmune... è come se il mio corpo si attaccasse da solo, debilitandosi.» Era più o meno come gliel'avevano spiegata da piccolo, per fargli bene intendere a cosa sarebbe andato incontro per tutta una vita.
    "Ma se non tocca certi organi andrà tutto bene". Gli avevano detto anche questo.
    Si volse a lanciare un'occhiata a Julian, come a constatare che la cosa non lo avesse eccessivamente sconvolto.
    Un tempo, si disse, non aveva difficoltà tanto marcate a parlare della sua condizione. Dopo quei tre anni, invece, era quasi come se avesse paura di farlo.
    Quella nebbia che lo avvolse, come fecero le successive parole di Julian, gli lasciarono trarre un sospiro di sollievo e la muscolatura, dapprima indolenzita per la tensione, si rilassò.
    «Mi racconti qualcosa nello specifico?» Di quel casino pazzesco.
    Non lo imitò nello sfilarsi la felpa, ma si arrotolò le maniche della camicia e allentò il nodo della cravatta, sfilando dalle asole i primi bottoni come per prendere aria. Aveva iniziato a fare caldo all'improvviso.
    «Sei un secchione? Scherzi?» Si lasciò andare a un'espressione divertita. Non pensava davvero che tipi come quello che aveva di fronte potessero andar bene a scuola, ma d'altro canto chi era lui per avere simili pregiudizi? Il bravo ragazzo all'apparenza ma stronzo nell'anima.
    Ciò che giunse un attimo dopo, tuttavia, rischiò di farlo strozzare con la sua stessa saliva. Lo guardò intensamente, prima di annuire convinto.
    «Venale.»
    Commentò alla fine, senza riuscire a trattenere uno sbuffo di risata.
    «Voglio dire, non che abbia problemi con certe cose... solo non mi era mai capitato di sentirmelo sbattere in faccia così.» L'argomento, non altro. E se ne parlava con una così estrema facilità, probabilmente sul suo conto giravano voci che non si sarebbe voluto perdere.
    «E senti... fai cose con manette, bende e robe che fanno male? E quella sola persona c'entra qualcosa?» La buttò lì così, quasi come se non fosse importante.
    Si immaginava già una versione magica e adolescenziale di quel film che tanto piaceva a sua madre. Un qualcosa con un numero indefinito di sfumature di un certo Grey.
    RevelioGDR
     
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8 replies since 4/11/2022, 21:11   139 views
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