Social conventions

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Joshua B. Evans
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    ScaredShallowAracari-size_restricted
    Joshua Benjamin Evans
    Ametrin | 20 anni
    L'aria aperta era un toccasana per chi, come lui, necessitava di riprendersi da un lungo periodo di stasi. O almeno questo gli dicevano da tutta una vita.
    Joshua paragonava quella sorta di diceria alla stregua della fesseria sulla mela: per quante ne mangiasse, i medici gli giravano sempre attorno. Ma evitava di palesare qualsivoglia rimostranza, intenzionato invece a fare tutto ciò che sua madre avrebbe approvato; questo lo aiutava a non raccontarle frottole ogni qualvolta aveva occasione di sentirla. Si ritrovava spesso a sopravvalutare le lettere di una volta e a maledire invece la tecnologia: sarebbe stato molto più facile mascherare alcune emozioni del momento.
    Sdraiato all'ombra di un albero che lo riparava da ciò che rimaneva del fulgido sole d'autunno, Josh si beava del silenzio che lo circondava, con le palpebre calate sugli occhi stanchi e le mani dietro la nuca, garantendosi un singolo momento di tregua dalla caotica vita che da un solo giorno aveva ripreso a condurre.
    Era dell'idea che avrebbe avuto spesso bisogno di quei momenti, nel primo periodo. La presenza degli altri lo sfiniva, per quanto fosse ciò a cui aveva ambito nei precedenti mesi. Doveva solo trovare un nuovo equilibrio, si ripeteva, per scacciare quell'iniziale e inevitabile sconforto, come continuavano a ripetergli gli specialisti.
    Respirava piano, godendosi la freschezza dell'aria pulita a pieni polmoni, mentre la mente riportava a galla i ricordi di quella prima giornata di scuola. Evitò di pensare all'incontro della sera precedente con Blake, avrebbe avuto modo e tempo di fare mente locale su ciò che si era perso fino a quel giorno. No, c'era qualcosa di più imminente a occupargli i pensieri: un volto che non vedeva da tre anni, una persona che nel corso del tempo era sbocciata come mai avrebbe potuto immaginare. Si era domandato più e più volte, durante la lezione di Antiche Rune, come avesse preso lei il suo ritorno, ma più se lo chiedeva meno era sicuro di voler conoscere la risposta. Una totale indifferenza da parte sua lo avrebbe offeso più del necessario, narcisista come fingeva di non essere, ma un eventuale coinvolgimento emotivo lo avrebbe terrorizzato tanto quanto aveva fatto in precedenza.
    Si morse l'interno della guancia per evitare di andare così indietro nel tempo con i ricordi, quando il suono lontano di passi regolari e leggeri gli fece socchiudere un occhio, per poter sbirciare il viso di chi aveva deciso di interrompere la sua solitudine e gli impediva di pensare a qualcun altro che ancora non aveva avuto modo di incrociare tra i corridoi di Hidenstone.
    Sollevò di poco la testa nello scorgere una lunga chioma di platino, mentre la figura di una giovane donna si delineava sotto il suo sguardo. Era dell'idea che, se si fossero già conosciuti, una del genere se la sarebbe ricordata: non tutti andavano in giro come l'immagine sputata della regina dei draghi.
    Ma nell'osservarla con maggiore attenzione, a costo di apparire sfacciato, non poté fare a meno di pensare di non essere l'unico a risultare debilitato quel giorno. E forse lei, almeno quanto lui, anelava alla pace della solitudine, che lasciava libero sfogo al proprio essere privo delle costrizioni delle convenzioni sociali.
    Non era ancora arrivato il momento di rintanarsi in Sala Comune. Aveva ancora un minimo di forze per interagire con chiunque fosse.
    «Fossi in te farei attenzione.»
    Si lasciò cadere nuovamente su quella radice che, in maniera tutt'altro che gradevole, gli faceva da cuscino.
    «Dicono che se metti il piede sulla piastrella sbagliata ti ritrovi in un attimo a sei metri da terra.» L'ombra di un sorriso arricciò le sue labbra e le palpebre si richiusero nuovamente sulle iridi cerulee. Non si curò del fatto che quella ragazza conoscesse Hidenstone potenzialmente molto meglio di lui, difatti non sembrava una dell'ultimo anno ma di certo neppure una alle prime armi.
    Fu in quel frangente che tornò a balenargli in mente la figura di Erin: non l'aveva ancora trovata.
    A prescindere dalla risposta che l'altra gli avrebbe potuto dare o meno - scegliere di ignorarlo, a suo modesto parere, era la strategia più idonea quando iniziava a blaterare cose senza senso con l'unico fine di attirare l'attenzione altrui - si sarebbe portato a sedere.
    «O ti cade un vaso in testa, a seconda di quanto tu sia fortunata nella vita.»
    Fosse successo a lui, probabilmente l'intero giardino pensile gli sarebbe crollato addosso, ma si limitò al silenzio, poggiando la schiena contro il tronco dell'albero che quel pomeriggio gli avrebbe fatto da appoggio, lanciando un'occhiata curiosa alla ragazza a breve distanza da lui.
    «Parlato» "Pensato" Ascoltato | Scheda | Stat.
    RevelioGDR
     
    .
8 replies since 4/11/2022, 20:23   137 views
  Share  
.
UP