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Edited by Andrè De Long-Prée - 5/9/2022, 23:57. -
.Non passare la prova di divinazione ai M.A.G.O. aveva gettato Parker nel totale sconforto per una serie di motivi: de Prèe era un pasticcino contro cui era impossibile pensare qualche ritorsione, oltre al fatto che gli serviva almeno un'accettabile per poter accedere al corso di cura dei viventi, il vero motivo per cui aveva deciso di ripetere due anni pur di frequentarlo e divenire magiveterinario.
Per cui quando ricevette la missiva da parte del titolare della cattedra aveva iniziato a saltellare per la stanza, gettando pugni in aria un po' a casaccio, finendo il tutto con qualche movimento di bacino che poteva ricordare -molto lontanamente- il twerking.
L'euforia lo accompagnò fino all'ora dell'appuntamento che gli aveva dato nell'ufficio personale, poco prima di varcare l'arco -adornato da una tenda in seta dalla fantasia orientaleggiante- che dava sulla sala d'aspetto. Non c'era nessuno oltre lui, così avanzò ancora fino ad arrivare alla porta effettiva del suo studio. Un paio di tocchi di nocca leggeri sulla porta prima di abbassare la maniglia a seguito di un eventuale invito ad entrare. «Salve, professor de Prèe!» Il docente avrebbe potuto riscontrare un luccichio gioioso nello sguardo, oltre ad un profondo senso di gratitudine che lo rivestiva come una seconda pelle. «Non so come ringraziarla per la possibilità che mi ha dato», annunciò, sedendosi dall'altro lato della barricata e sporgendosi verso il vate. «Mi dica cosa devo fare». Piegò il collo a destra e sinistra, aprendo bene le orecchie per la richiesta, per il compito da portare a termine. E che missione! Avrebbe chiesto di raccontargli qualcosa di più, magari un ricordo divertente -visto che si trovava ad "empatizzare" più con quelli per la sua anima da giullare- e perché no, mostrargli una foto per permettergli di visualizzarlo al meglio nel piano astrale e trovarlo e identificarlo nella realtà.
Un paio di biscotti e un'intera tazza di tè dopo, Nathan si premurò di lavorare con le pietroline site all'interno di un bicchierino.
Il bostoniano avrebbe dapprima svuotato la mente, allontanando i suoi pensieri più profondi e personali fino a cercar di far propri gli eventi eventualmente narrati dal docente. Si sarebbe immedesimato, creando un legame con l'uomo o perlomeno provandoci, prima di spargere le pietre sulla superficie dura della scrivania, il suo piano di lavoro per la sua prova M.A.G.O.
Le falangi, lunghe ed un po' ossute, si sarebbero aperte a raggiera su di esse, calando il velo sui suoi occhi per concentrarsi sul richiamo di quell'antico cucchiaino così tanto caro al professore. No, a lui. Ne visualizzò il peso, l'intricato disegno inciso ed affinato, i graffi dati dall'usura e dal decorso naturale del tempo. Un cimelio di famiglia. Sprofondò, mentre l'energia più pura sembrava risvegliarsi, ripercorrere il suo corpo e giungere proprio sul solco tra le sopracciglia e poi qualche centimetro più su, volgendone poi il flusso continuo verso le sue mani aperte sul mezzo che avrebbe dovuto aiutarlo a ritrovare l'oggetto. Riaprì gli occhi convinto di percepire delle vibrazioni dalle sfere irregolari, con l'immagine che andava sovrapponendosi ad una struttura in pietra, seguita poi da uno zampillio ed infine un foro. Niente abbellimenti né ghirigori, solo nuda pietra ed acqua e sul fondo il bagliore argenteo del manico del cucchiaino.
Tornato alla realtà il giovane avrebbe puntato lo sguardo sul biondo, cercando di mascherare un lampo di vittoria. «Penso di sapere dove si trova» e così dicendo si alzò di scatto, un breve inchino prima di buttarsi a capofitto verso gli esterni di Hidenstone. Sebbene non corresse il suo passo era così veloce da sembrare di star fluttuando per i corridoi, fino ai giardini. Avrebbe dovuto ringraziare la Beatrix per conoscere così bene quel posto e precisamente quella fontana. Le fontane emotive erano quattro, una per ogni emozione per l'appunto, ma Nathan si diresse con sicurezza verso quella posta a nord-ovest per il mero fatto che nella visione aveva visto il suo viso rappresentato in una maschera di puro terrore. La sua fontana era quella della paura. Sperava solo di non doverla bere.
Ne ebbe la prova una volta arrivato lì davanti, sporgendosi oltre il bordo e rimirando i suoi muscoli tesi, la bocca atterrita ed il colorito pallido. Rimase incantato per qualche minuto davanti a quella immagine, prima di ricordarsi il motivo per cui fosse giunto fin lì, battere velocemente le palpebre per riacquistare la vista e scandagliare il fondo. Un paio di risvolti delle maniche della camicia e le mani si tuffarono per favorire anche il senso del tatto nel ritrovamento dell'oggetto. E lo trovò, nascosto sotto il bordo, il profilo duro, solido e poi una piccola cascata d'acqua che lo accompagnò quando lo riportò alla luce. Un piccolo check, per accertarsi che l'immagine che aveva visto fosse la stessa di quello che aveva davanti, ed il ragazzino tornò a rotta di collo verso lo studio, la cravatta a sbatacchiare qua e là e il cucchiaino stretto nella destra.
Con l'affanno, il capello sconvolto e un pizzico di panico nella voce King avanzò, porgendo l'oggetto ad Andrè. «La prego, mi dica che è questo!»Nathan Parker
King"The biggest misunderstanding about me is that I'm just a bratty, gobby idiot."AmetrinWampusQuidditchcode by ©#fishbone
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