Non puoi stare male!

Jaonne&Edwards

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    Denrise
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    Abitualmente scettico o sospettoso nei confronti degli altri e delle loro azioni.
    Quella missione cosa doveva fare esattamente? Doveva essere qualcosa di bello, che li avrebbe fatti unire ancora di più e che avrebbe dato loro modo di essere sicuramente più vicini. Nella vita, non nella morte. Era stato tutto troppo veloce, era stato tutto quanto troppo assurdo. Perchè c'era quel mondo sotto Denrise e nessuno lo aveva mai veramente combattuto? Non ci stava capendo niente e sapere che Ed era stato colpito così duramente l'aveva sconvolta ancora di più di tutta la missione. La sua mente, per via di quel mostro, era stata leggermente compromessa ed adesso non vedeva l'ora di buttarsi tutto quanto alle spalle. Alla fine aveva insistito con Ed per farlo andare a casa sua e senza troppe moine lui aveva anche accettato. Erano passati tre giorni da quando tutto quello era finito ed era contenta, veramente, ma veramente contenta. Aveva dormito tanto, sia lei che lui, si erano riposati e Joanne si era presa interamente cura del biondino. Quella mattina si svegliò all'alba, prese un pentolino e decise di fare qualcosa di caldo per il ragazzo e per lei. Fuori, seppur agosto, diluviava e il mare era molto mosso. Era come se anche gli dei erano avversi a tutto quello, come se tutto quello non dovesse davvero accadere ne succedere. Joanne ci credeva veramente tantissimo a quelle cose e non poteva che pregare sia per il mondo che per il biondino. Una volta che la tazza con una leggera tisana alla cannella e alle more di bosco era pronta, la portò in camera. Non entrò immeditamente, si appoggiò con la spalla allo stipite della porta osservandolo dormire - o almeno lei credeva che lo stesse facendo - in quella maniera era così angelico. Sembrava quasi che non poteva fare niente di male a nessuno. Eppure lei lo aveva visto combattere, lo aveva visto reagire quando lei era stata presa da quel mostro. Non sapeva ancora se poteva fidarsi davvero ed interamente di lui, non sapeva se, effettivamente, poteva essere una persona che poteva volerle davvero bene. Insomma, e se stesse fingendo? Se alla fine aveva già un'altra? Alla fine si erano conosciuti meglio mentre lui rimorchiava altre persone. Si morse il labbro ed alla fine sorseggiò lei stessa la tisana. Lei aveva avuto la sua prima volta con lui, lui che era l'unica persona al mondo che l'aveva vista nuda. Si morse il labbro a quel ricordo e divenne rossa. Cavolo sussurrò sentendo la lingua ustionarsi. Erano tutte sue congetture ed aveva paura. Paura di essere perennemente usata da tutti e da tutto, quella sensazione la divorava quotidianamente. Non le piaceva e non amava essere così, stava imparando ad essere sicura e diversa. Era importante per lei. Lo era davvero.
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    Diffida di tutto, tranne di quello che ti dice il tuo cuore.
     
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  2. Edward Heart
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    Corteggiatore impenitente di donne, audace e fortunato, talvolta millantatore.
    Aveva avuto davvero paura quel giorno… perché lui, nella sua vitalità, non aveva mai davvero pensato all’eventualità e all’incombenza della morte, che, quel maledetto giorno, gli era passata a fianco. Era sicuro che non se lo sarebbe mai scordato e, probabilmente, ne sarebbe uscito… come dire… diverso. Sì, perché era abbastanza cambiato da quando qualcuno gli aveva concesso di sopravvivere e si era fatto più irritabile, anche con Joanne, la quale, invece, pazientemente, l’aveva portato a casa sua e curato con grande dedizione. Da un lato, Edward ne era felice, perché altrimenti sarebbe marcito in un brutto ospedale bianco, pieno di vecchi bavosi e noiosi; dall’altro, invece, aveva paura… paura che lei si innamorasse davvero di lui. Quella vicinanza… quanto accaduto sotto le lenzuola qualche giorno prima della missione… l’innamoramento sarebbe stato inevitabile. Ma pensò che se lui si fosse reso più scorbutico e antipatico, la ragazza, probabilmente, avrebbe cominciato a non sopportarlo più e avrebbe abbandonato qualsiasi idea le avesse potuta passare per la mente riguardo alla loro relazione.
    Quindi, da quando aveva aperto gli occhi al mondo, dopo essere svenuto per l’ennesima volta, non aveva fatto altro che trattarla male, risponderle male o ignorarla, per quanto, dentro, tutto quello lo facesse sentire come se davvero stesse morendo. E non poteva esserci morte peggiore… ma lui non meritava l’amore. Non gli serviva, no? Era stato senza amore per moltissimo tempo, da quando era un bambino… e, poi, l’amore non conduceva a nulla… mentre l’arguzia sì.
    Le persiane della camera da letto erano spalancate e concedevano alla luce di filtrare all’interno e battere sulle palpebre chiuse del giovane predone, al quale, in realtà, non dava alcun fastidio, ma, volendo perseguire i suoi piani, si permise di comportarsi peggio di un vecchio lamentoso.
    - JOANNEE, CHIUDI ‘STE MALEDETTE PERSIANE! MI FANNO MALE GLI OCCHI E NON RIESCO A DORMIREEEEE -
    Contemporaneamente sentì un – Cavolo – essere pronunciato dalla voce di lei. Si portò un braccio davanti agli occhi, in una scenata che avrebbe fatto invidia a qualsiasi capriccio infantile, e punto lo sguardo verso di lei, notando che si fosse scottata la lingua.
    - Non scottarti. Non posso portarti al pronto soccorso se ti fai male. Di malato sto io, non c’è bisogno di aggiungere pure te. -
    Pronunciò quelle parole con grande durezza, seppur avesse voluto, in realtà, chiederle come stesse e dirle di non preoccuparsi per lui, perché lui stava davvero bene.





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    EDWARD HEART
    Il pubblico si è sempre aspettato che io fossi un playboy, e un bravo ragazzo non delude mai il suo pubblico.
     
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    Lei era cresciuta come una piccola schiava. Aveva lavorato da sempre, non si era mai fermata, aveva sempre prediletto la terra ed aveva coltivato patate, lattughe, pomodori, e quant'altro sotto gli occhi completamente indifferenti dei suoi famigliari. Bramava l'amore e le attenzioni come mai aveva desiderato niente. Che fossero di un'amica, di un parente, di un ragazzo o anche solo di un famiglio che non poteva, in nessun modo permettersi. Quando aveva conosciuto Edwards le sembrava che avesse scoperto un modo completamente nuovo, un mondo a colori, bellissimo. Si era lasciata andare talmente tanto che aveva deciso di concedersi, di concendere per una volta al suo corpo di fare quello che voleva. Ed alla fine ci era rimasta veramente, ma veramente di merda. Da quando erano tornati dalla missione lui era completamente cambiato nei suoi confronti e lei non sapeva cosa fare. Rivoleva l'ed che aveva conosciuto quella notte, quello che si era preso cura di lei, quello che l'aveva fatta sentire speciale per una notte e per una volta nella sua vita. Si morse il labbro, posò la sua tazza di tisana ancora bollente ed andò a chiudere le persiane. Lo guardò come per chiedergli se così andasse bene ma quello che disse dopo le fece alzare ancora un sopracciglio. Non ti preoccupare. Non ti tolgo questo primato. Disse poi palesemente triste ed un pò sconcertata. Era ovvio che lei non meritasse una vita felice e più lui faceva in quel modo più Joanne se ne convinceva. Era una vita che aspettava uno come lui, si era concessa! Dio quanto si sentiva stupida per aver aspettato 24 anni ed aver dato la sua verginità ad uno che non faceva altro che trattarla di merda. Non se lo aspettava e forse era stupida anche solo a pensare certe cose, ma si sentiva una stupida davvero! Perchè faceva in quel modo. Comunque andò a prendere l'altra tazza di tisana e gliela mise sul comodino. Ogi ti senti meglio? Chiese trascurando il fatto che sulla mano fosse un pò rossa per la scottatura presa. Non voleva essere una sottona, ma era impossibile che lui fosse cambiato così tanto in così poco. Lei non era una stupida. Sapeva che c'era solamente qualcosa che non andava!
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  4. Edward Heart
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    Okay, si sentiva una merda. Fisicamente, ovvio. Ma non poteva non ammettere che lo fosse anche caratterialmente. Edward non era così. E mai lo era stato, con nessuna e nessuno. Si stava comportando da stronzo e lo leggeva non solo tra le righe delle parole di Jo, ma anche nel suo sguardo che la stava ferendo profondamente e, pian piano, stava riuscendo a farla allontanare da lui.
    In quel momento, avrebbe desiderato ardentemente che se ne andasse da quella stanza, che smettesse di trattenersi con lui, quando lui non faceva altro che farle del male. Eppure, la giovane predona era testarda e continuava ad essere lì per lui. Ad esempio, come riusciva a trattenere una conversazione quando le aveva appena detto che bastava lui come malato e che quindi lei avrebbe fatto meglio a non farsi male? Era davvero grave quella frase… si odiava. Si odiava perché lui non poteva darle quello che lei si aspettava, perché lui non meritava altro che merda nella sua vita, non amore, né bellezza. Solo scopate vuote e senza senso, per svuotare letteralmente le palle. Brutto a dirlo, piacevole a farlo, ma senza scopo né senso… non quello che, nell’intimità più profonda e che non ammetteva neanche a sé stesso, al suo Io cosciente, Edward desiderava.
    Alla fine, borbottò un – – abbastanza burbero e maleducato, per quanto, in quel momento, avesse voluto, invece, sprofondare in ginocchio davanti a lei e chiederle perdono per quando schifo facesse e per quanta merda le avesse gettato addosso. Ma no, non poteva farlo. Non poteva prometterle nulla, perché lui era una scommessa persa in partenza. E Joanne si meritava, invece, un vero tesoro, non uno scrigno vuoto come lui, che non avrebbe potuto offrirle niente nella vita e per la vita, se non dolore e sofferenza.
    Sei un coglione! Alzati e curale la mano!” gli urlò la coscienza.
    Cosa restava se non l’opportunità, o meglio la brutta abitudine, di rimanere nel letto a rimuginare su sé stesso e su quanto patetico fosse?
    Niente, non ce la poteva fare. Gettò le coperte da un lato, si alzò d’improvviso dal letto, con fatica, ed emise un gemito di dolore. Eppure, nonostante quelle che avrebbero potuto essere le proteste della ragazza, proseguì mezzo zoppicante, verso il bagno, sapendo che la giovane predona l’avrebbe seguito. Aveva un piano.






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    Joanne Nilsson
    Densiriana | 24 anni
    Non capiva seriamente perché stesse facendo così, non capiva perché non poteva essere la persona che
    aveva incontrato sotto la finestra. Forse era così solamente perché stava per morire? Quella cosa lo aveva
    quasi risucchiato e forse anche per colpa sua e quindi adesso era così? Forse era permaloso e lei lo stava
    semplicemente scoprendo adesso. In fondo se ci pensava bene, non si conoscevano poi da così tanto
    tempo quindi alla fine poteva anche essere una cosa del genere, no? Comunque Joanne era sempre stata
    da sola, era sempre stata quella emarginata e di conseguenza non aveva ne amici ne ex fidanzati e di
    conseguenza non sapeva come comportarsi con lui, ma conosceva quella freddezza. Si irrigidì e poi cercò di
    andare via. Era anche inutile continuare tutto quello, forse lo stava anche disturbando! Ma ehi!
    Non devi muoverti dal letto!
    Disse poi rendendosi conto che si era alzato. Insomma lei si era girata
    di spalle per andare via, dopo il suo si, e lo aveva fatto anche con un sorriso e con l’unico intento di lasciarlo
    riposare, di fare la persona normale, di non farsi troppe paranoie, ed adesso quello che voleva dire. Andò
    anche lei in bagno e posò una sua mano sulla sua spalla. Non gli importava delle sue ferite. Lui aveva
    rimarginato le sue ferite interne, lei voleva contraccambiare, niente da fare era proprio una Ellis. Nessuno
    poteva fare un favore a loro due se loro due non potevano ricambiare nell’immediato. Era pazzesco. Scosse
    il capo e cercò di mettersi davanti a lui per fermarlo. Senti non voglio disturbarti, ne scocciarti,
    ma vorrei che tu ti riposassi. So che queste giornate sono strane, ma…
    Ce la stava mettendo tutta.
    Ma io ci tengo tantissimo a te e mi preoccupo e non voglio che ti succeda niente. Era
    rossa in viso, era la prima volta che dichiarava i suoi sentimenti a qualcuno. Non erano dei veri e propri
    sentimenti, ma comunque era qualcosa, no?


    RevelioGDR
     
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4 replies since 21/8/2022, 14:58   80 views
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