Dobbiamo parlare, e non ti piacerà!

CRETINO

Stupido, imbecille.

- Ti ho appena detto di toglierti dalla mia vista. -
Sarebbero state quelle le uniche parole che avrebbero raggiunto le orecchie di Blake Barnes, assieme alla vista di un Adrien parecchio fumante di rabbia e di un loro coetaneo dal capo chino e abbastanza abbattuto. Ciò che il Black Opal non sapeva era che il giovane newyorkese non applicava sconti a coloro che osavano tradire la sua fiducia: poiché era raro che quest’ultima fosse concessa, non appena uno di coloro a cui era stato l’onore di averne la tradiva, Adrien li cancellava dalla sua vita, a volte con le cattive maniere, a volte con quelle forti. In quel caso, aveva optato per la prima opzione, ma non avrebbe esitato ad alzare se le mani se quel tale avesse insistito.
Lasciò che il Barnes gli mettesse un braccio attorno al collo, per due motivi: il primo perché era un buon pretesto per andar via da quella conversazione e il secondo perché lo stimava abbastanza da evitare di smuovere il braccio via dal suo corpo.
- Ho bisogno di una sigaretta – disse, con una certa tensione nella voce, rispondendo così all’”ordine” che il Black Opal gli aveva rivolto. Era evidente che Adrien era incazzato. Fu provvidenziale la sigaretta che gli fu passata poco dopo, come la morsa sciolta, perché cominciava a stancarsi.
Se l’accese e ne prese un tiro, ascoltando nel frattempo le domande che Blake gli rivolse.
- Ci tieni così tanto a quel mostriciattolo? – gli chiese a sua volta. Era da maleducati rispondere ad una domanda con un’altra domanda, ma il Barnes avrebbe dovuto farci l’abitudine. Prima Adrien avrebbe dovuto tastare il terreno e solo dopo avrebbe deciso se rispondere.
Non appena sentì nominare sua sorella, puntò il suo sguardo sul suo interlocutore: a differenza di quanto avrebbe potuto aspettarsi, era profondo, riflessivo, indagatore. Non vi era alcuna traccia della solita impulsività dell’americano. Si concesse il tempo di un nuovo tiro alla sua sigaretta e l’espirazione del fumo fuori dalla sua bocca. Se fosse pericoloso o meno, l’avrebbe scoperto a breve.
- Cosa vuoi dire con “impazzire”? – domandò. Il suo tono era calmo, ma serio.

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CRETINO

Stupido, imbecille.

Non si aspettava che Blake Barnes voltasse l’angolo all’improvviso e fraintendesse il tutto: quelle parole lui le aveva rivolte al mocciosetto che se n’era finalmente andato senza fiatare e a testa bassa. E, poi, con l’opale lui non si sarebbe mai permesso di rispondergli in quel modo. Non più. Non dopo quanto successo a seguito della rissa con Aidan. Ma, in quel caso, non avrebbe avuto senso trattarlo così, soprattutto quando gli avesse chiesto solo di parlare. Con il Barnes, Adrien aveva ormai deciso di stringere un rapporto di piena civiltà e abbassare il capo lui stesso. Il ricco londinese era più forte e, così come funzionavano le leggi di un branco, era dal diciottenne considerato il capo.
Alzò le mani in segno di pace: ci mancava solo una bandierina bianca, ma sperava che ciò bastasse a calmare l’animo dell’altro opale, anche perché non aveva affatto voglia di essere di nuovo preso a botte. Conosceva la forza del diciannovenne, ormai, e non avrebbe mai rischiato… di sua spontanea volontà.
- Hai frainteso. Non era rivolto a te, ma a quello stronzo – sottolineò l’ultima parola con un tono di voce grave e indicò il ragazzo, - che sta andando via… -
Non si sarebbe trattenuto da epiteti e appellativi coloriti, anche perché era ancora parecchio nervoso per quanto accaduto.
Sentirsi dare del caso disperato era proprio fastidioso, ma Adrien ancora non sapeva che qualche settimana dopo sarebbe entrato nello stesso girone dell’inferno in cui era stato coinvolto Aidan. E che sarebbe stato proprio il Barnes a dargli una mano. In quegli istanti sì che si sarebbe sentito un vero e proprio caso disperato. E, poi, era paradossale l’affermazione in sé: ciò che non gli aveva detto il terapeuta, ora gli era stato rivolto dal fratello minore. E detto sinceramente avrebbe preferito che quelle paroline uscissero dalla bocca del primo, piuttosto che da quella del secondo.
Prese un tiro dalla sigaretta e sputò il fumo dalla bocca, con tutta la calma possibile, prima di rispondere alla sua prima domanda.
- Perché sono venuto a sapere cose, in particolare, atteggiamenti che lui ha avuto nei confronti di qualcuno e che ha distrutto a questa persona la vita… e la mia fonte è 100% affidabile… -
Non gli avrebbe detto di più, né gli avrebbe svelato l’identità di questa persona. Per quanto riguardava Regina, beh, la storia era diversa. Si ritrovò con il telefono sotto gli occhi e una foto di sua sorella in costume da bagno su una barca. Non fiatò, ascoltò solo quello che lui aveva da dirgli. Ma continuava a non capire perché le dovesse parlare…
- E perché dovrei parlarle? Mia sorella non è una bambina che ha bisogno della balia... credo che sia in grado di intendere e di volere e di capire qualunque cosa tu voglia dirle, no? -

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CRETINO

Stupido, imbecille.

Adrien avrebbe pure sbuffato se al suo fianco ci fosse stato un altro, ma si trattenne, perché era palese che non ci fosse nessun altro se non Blake Barnes. Sapeva, infatti, che, se l’avesse fatto in sua presenza, probabilmente, gli avrebbe dato un’altra bella lezione e lui, sinceramente, non voleva sentire niente e nessuno, a maggior ragione che il “discorsetto” sarebbe stato fisico, oltre che verbale. Era, comunque, soddisfatto che, in qualche strana maniera, avesse appena lasciato cadere il discorso su Aidan, perché, sinceramente, non aveva molta voglia di parlare ancora di quella storia.
Per quanto riguardava Regina, era assolutamente diverso. Quella giornata, se era già iniziata storta, era sicuro che di lì a breve sarebbe stata proprio capovolta. Nera. L’altro opale, infatti, per la seconda volta, aveva travisato quello che gli aveva detto: Blake aveva parlato di “dire”, non di “fare” e Adrien altrettanto. Non poteva avere un dialogo con lei senza che facesse “cose” con sua sorella? Era un ragazzo con degli istinti, certo, ma non era un animale. Era un essere umano, per l’amor del cielo! Poteva certamente controllarsi. Interruppe il suo fumare e lo guardò leggermente di sbieco.
- Per quanto non siano affari miei su cosa faccia o meno Regina con te, non hai detto che avrei dovuto parlarle? Io ti ho rilanciato la palla, no? Quindi, dovresti solo parlarle, non far sesso con lei… o, almeno, se proprio lei è d’accordo e dovete, non dirmelo! -
Prese un tirò lungo e nervoso alla sua sigaretta. Okay, forse avrebbe fatto scattare la molla. Ma non riusciva ad immaginare sua sorella nuda e con…. “NON PENSARCI, CAZZO!”.
Spinse l'estremità accesa della sigaretta sul muro della scuola e la strofinò su di esso per spegnerla: gli era passata pure la voglia di fumare! Si voltò verso il ragazzo e lo guardò serissimo.
- Non ho nessun dannato problema, come l’hai chiamato tu. -
Seguì un attimo di silenzio.
- Cosa dovrei dirle? -

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CRETINO

Stupido, imbecille.

Un sospiro di sollievo gli tirò via il fiato. Come poteva dirgli certe cose sapendo bene che lui fosse terribilmente geloso della sua gemella? E, poi, scherzare così, su certe cose intime, era proprio il colmo! Se avesse continuato su quella strada, era sicuro sarebbero finiti di nuovo per fare a botte e, probabilmente, Adrien le avrebbe prese di santa ragione di nuovo, ma almeno sarebbe stata per una vera buona ragione. Non avrebbe mai potuto permettersi di parlare di Regina in quel modo, ma non solo lui. Proprio tutti. Sarebbe entrato in conflitto con il mondo per lei e per preservarla da ogni male, morale o fisico che fosse.
Non gli rispose nulla sulla questione dello scherzo, ma concentrò tutta la sua attenzione su quello che davvero aveva da dirgli. La prima frase in merito non fece altro che preoccuparlo ancor di più e la sua espressione ne fu testimone. Cosa era accaduto a sua sorella? Perché non gli aveva scritto per parlare con lui? Perché cazzo doveva saperlo da terzi?!
Per quello che stava per dirgli non c’era bisogno affatto di avere tatto. Bisognava dir la verità nuda e cruda, costasse quel che costasse. Ma sentire da Blake che sua sorella era stata bullizzata fu un colpo allo stomaco, uno schiaffo in faccia.
- Cosa?! Come bullizzata?! – esclamò, con occhi spalancati. Era incredulo, perché Regina non era mai stata tipa da lasciarsi mettere i piedi in testa. Eppure era accaduto e, se era accaduto, significava che la sua gemella stesse in qualche modo soffrendo… La sua incredulità si trasformò presto in rabbia unita al dolore per la consapevolezza che Regina non si fosse confidato con lui. Si girò verso il muro e vi poggiò la fronte: aveva bisogno di qualcosa di fresco contro la sua pelle. Si sentiva accaldato.
- Certo che non si è confidata con me… - affermò a denti stretti, battendo un pugno contro il muro. Poi, si staccò da questo e voltò il corpo, per poggiare la schiena contro la parete. Strinse il ponte del naso e si costrinse a respirare più lentamente.
- Io non… -
Era senza parole. Sapeva cosa voleva dire, ma, per la prima volta nella sua vita, non sapeva come esprimersi.
- Sì che io faccio cazzate, ma… come si può pensare che alzerei anche solo una mano contro una ragazza, anche che fosse la bulla di Regina?! -
Lo faceva palesemente incazzare quella constatazione. C’erano tanti modi per far male alle persone, non solo i pugni.
E quella Stefany aveva toccato una parte preziosa di sua sorella, qualcosa che Adrien sapeva quanto Regina ci fosse attaccata.

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CRETINO

Stupido, imbecille.

Effettivamente, Blake aveva ragione. Ci potevano esser stati un miliardo di motivi per cui Regina non gli avesse detto nulla, tra cui la paura delle conseguenze con Stefany… e sì, non avrebbe dovuto avventarsi su sua sorella, avrebbe dovuto essere comprensivo con lei e consolarla, piuttosto che attaccarla. Doveva dimostrarle che di lui lei si poteva fidare… non sarebbe stato facile, ma ci avrebbe provato. Inoltre, non l’avrebbe chiamata chiedendole spiegazioni, piuttosto le avrebbe scritto un messaggio, chiedendole di passare un po' di tempo insieme e avrebbe, poi, uscito il ragionamento con un probabile “ti vedo triste ultimamente”. Sarebbe stata lei a vuotare il sacco o, almeno, ci sperava fermamente.
Prese un nuovo respiro profondo e di questi ormai si erano persi i conti: doveva calmare il sangue che gli ribolliva nelle vene per quel che quella ragazzina aveva fatto a sua sorella. E i suoi capelli… se avesse pensato che la bulletta le aveva tagliato i capelli, Adrien sentiva il cuore frantumarsi in mille pezzi, perché conosceva benissimo quanto Regina ci tenesse a quella parte di lei.
Un nuovo interrogativo sorse alle parole di Blake: cosa c’entrava Louise? Perché aveva voluto picchiare Stefany? E perché era spaventata da Blake, quando Regina usciva letteralmente pazza per lui?
Non le avrebbe mai poste quelle domande al ragazzo. Avrebbe trovato spiegazioni in altro modo. La mano dell’opale batté amichevolmente sulla sua spalla. Era quello un mezzo di conforto che nessuno mai, tranne Vath Remar o Andrew, gli aveva mai dato. Nonostante tutto quello che fosse potuto accadere tra loro due, considerava Blake un vero amico.
Annuì al ragazzo, serio: non avrebbe fatto il coglione quella volta e non avrebbe messo nei guai quel suo compagno di casata per avergli raccontato qualcosa di quanto accaduto.
Prese il telefono e mandò un messaggio a Regina.

E’ da tanto che non passiamo un po' ti tempo assieme. Ci vediamo da qualche parte?

Fu semplice e diretto: scrisse proprio un messaggio da “Adrien Beauvais”.
- Allora io vado – disse, virando lo sguardo sull’altro ragazzo. Lo salutò velocemente, battendo due dita contro la fronte, in un simil saluto militare, senza ringraziarlo a parole, perché non ci riusciva ancora, e prese la sua strada.

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