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Edited by Vincent Drake - 1/6/2022, 22:54. -
Mayra Ellis.
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PAUSA(/pàu·ṣa/) Interruzione temporanea, intervallo.Mayra aveva sempre saputo che Edith fosse una piccola peste e ne aveva avuto sentore sin da quando era poco più che un’infante: non ne combinava mai una giusta. Nel corso degli anni aveva visto essere distrutti parte di quelle mobilia a cui teneva, forse, più della sua vita, per il semplice fatto di averle comprate con il sudore della fronte, soldi che aveva racimolato con il passare degli anni. La giovane donna, infatti, non aveva avuto vita facile: dopo esser stata cacciata di casa dai suoi genitori, a seguito della scoperta della gravidanza, aveva dovuto costruirsi una vita da zero e aveva scelto proprio Londra come sua “dimora”, se così poteva chiamarsi, perché aveva dovuto alloggiare per un bel po' di mesi presso le strutture messe a disposizione dalla Caritas inglese. Si era fatta forza – perché, in determinate situazioni, non c’è altra via di scampo – e si era data da fare per cercare un lavoretto part-time. Alla fine, c’era riuscita: aveva messo da parte qualche somma e aveva affittato un monolocale, con cui vivere con sua figlia. Non era stato affatto facile: non erano mancati momenti di crisi, in cui avrebbe davvero farla finita con tutto, ma era stata fortunatamente sostenuta da una sua amica. Era grazie a questo che aveva compreso quale fosse il valore dell’amicizia, che lei non aveva mai conosciuto.
Ma, ritornando a Edith, gliene aveva combinate di tutti i colori: all’età di tre anni si era arrampicata su una cristalliera, su cui era poggiato uno stereo nuovo, facendo cadere il tutto a terra. Fu davvero per un pelo che la bambina non si fece nulla. Ricordava anche tutte quelle volte che aveva provato a nasconderle i compiti di scuola, perché semplicemente non le andava di svolgerli… insomma, più volte la pazienza di Mayra era stata ridotta ad una pezza, però il lato positivo era che aveva imparato a tenere i nervi ben saldi.
Sua figlia fece finta di non sentire il rimprovero della madre, seppur avesse pianto fino a qualche istante prima: si limitò a osservare l’adulto che aveva davanti: Era alto, molto, troppo alto, aveva i capelli lisci e scuri, una barba ben curata e sembrava abbastanza severo, ma con lei era stato così gentile. Con un semplice gesto, aveva fatto sparire ogni macchia dai loro vestiti e le aveva riconsegnato il gelato. Con occhi lucidi e qualche tiro di naso, prese il cono dalle mani di quell’uomo e gli rivolse un timido sorriso.
La giovane donna, invece, non ci stava capendo più niente: cosa aveva appena… fatto? Era abbastanza sconcertata: non aveva mai visto nulla del genere e lo si poteva notare dl suo sguardo incredulo e in cerca di risposte. Si, aveva studiato, ma sembrava qualcosa di così avanzato da fare.
- Qualsiasi cosa lei abbia fatto, la ringrazio! Se me lo permette, vorrei offrirle qualcosa, per ripagarla del suo gesto, signor…? -
Gli porse una mano.
- Mayra Ellis! -
Edith era così abituata alle cose strane della magia che non pensò affatto a quanto accaduto. Si limitò a leccare il suo gelato con una faccia contenta: sua mamma non le aveva detto nulla sull’andar via, anzi, aveva invitato quell’uomo a prendere un gelato con loro, quindi, quello voleva dire che sarebbero rimaste.
- Come ti chiami? – chiese la bambina, senza alcun giro di parole.
- Edith, sii educata! – la rimproverò Mayra. Certo che non si sapeva contenere! E, poi, sapeva che non doveva dare del tu ad uno sconosciuto.Madre Medimago 28 y/o Statistiche MAYRA-ELLISOggi è il giorno in cui la mia vita comincia. . -
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Mayra Ellis.
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PAUSA(/pàu·ṣa/) Interruzione temporanea, intervallo.La piccola Edith continuò a guardare l’uomo alto con il cappotto con i suoi occhioni color nocciola, mentre mangiava il suo gelato con una certa foga, quasi che da un momento all’altro lo avrebbe rivisto capovolto e spiaccicato per terra: sembrava che il suo sguardo volesse penetrare l’anima dello sconosciuto. Per lo meno, si era calmata e Mayra ne era grata; a sua testimonianza, c’era quel “Ringraziamo il cielo!” che pronunciò nella sua mente, senza dargli alcuna voce. Allungò la mano verso la piccoletta e affermò: - Su, Edith, prendi la mia mano -. Non se la sarebbe lasciata sfuggire una volta ancora. La bambina, obbediente, infilò la sua manina in quella della madre, la quale strinse la presa senza esagerare, ma per avere un certo controllo.
Al “Salve” dell’uomo, Mayra non poté far altro che sorridere imbarazzata. Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio con un movimento di mano e gli rivolse tutta la sua attenzione.
- Oh, mi scusi, sono stata senza buone maniere! Buon pomeriggio – rispose, con un cenno del capo in riconoscimento della sua presenza, già attestata da qualche minuto.
- Come può vedere, ero abbastanza distratta dal casino che mia figlia aveva combinato, ma lei… -. Fece una pausa. - Beh, lei ha risolto tutto in modo davvero impeccabile… -.
Ascoltò attentamente la spiegazione di quel che era accaduto, ma non riuscì a cogliere molto di quanto detto. Mayra notò come fosse una persona umile e, per questo motivo, già le stava simpatico.
- Beh, non direi che siano proprio cose semplici, almeno che non sia talmente asina io da non capire quasi nulla di quel che ha detto! -
Si concesse una risatina. Non aveva mai avuto peli sulla lingua, nemmeno sulla sua istruzione o sulle sue conoscenze.
- Siete dottore, quindi. Presumo in ambito accademico. Forse, docente universitario? – domandò, incuriosita.
Edith non aveva ascoltato una singola parola di tutta quella conversazione, perdendosi il nome e cognome del salvatore del suo gelato, perciò si ritrovo a fare una domanda a cui avrebbe saputo già dover dare una risposta. Sua madre non si intromise, notando l’animo disponibile del dottor Drake nel rispondere agli interrogativi di sua figlia con pazienza.
- Io sono Edith! – esclamò la bambina, contenta di ricevere finalmente un po' di attenzione. Non appena la mamma l’avesse rimproverata, avrebbe messo su un piccolo broncio, con un: - Ma io non l’ho fatto apposta, mamma! -. Mayra conosceva bene i teatrini di sua figlia, perciò decise di troncare lì il rimprovero, soprattutto perché c’era l’uomo ad osservare la scena. La medimaga, infatti, pensava che i rimproveri e le punizioni fossero da affrontare a porte chiuse, per evitare traumi ai piccoli.
- Sì, certo, ha pienamente ragione, ma, purtroppo, Edith è abbastanza vivace e tende a far tutto di testa sua. Ma avviciniamoci al tavolo e, se mi permette, vorrei offrirle qualcosa per ricambiare il suo gesto -
Prima che potesse pronunciare un sì o un “no”, la giovane aggiunse, con sguardo supplicante: - Non mi dica di no… -. Edith, dal canto suo, prese la mano di Vincent e cercò di tirar l’uomo verso il tavolo, con scarso successo.
- Daii, vieni!! -
- Edith, dove sono le tue buone maniere? Lascia stare subito il signore, forza. -Madre Medimago 28 y/o Statistiche MAYRA-ELLISOggi è il giorno in cui la mia vita comincia. . -
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