L'orizzonte si piega in avanti, offrendoti spazio per fare nuovi passi di cambiamento

Amelie & Mayra

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    Amèlie De Maris


    [Lunedì mattina ore 07.30 Spogliatoio femminile San Mungo]



    Una nuova settimana lavorativa che stava iniziando al San Mungo, ogni lunedì era sempre stancante e stressante dato che per altri sei giorni sarebbe dovuta stare seppur con turni diversi dentro l'ospedale per svolgere la sua mansione lavorativa. Era innegabile che le piacesse, aveva studiato per fare ciò nella sua vita seppur volesse specializzarsi sempre di più in un campo unico che le piaceva fin da quando era studentessa, ma a tempo debito avrebbe fatto tutto. Il tempo di arrivare all'ingresso riservato al personale che poi si diresse direttamente verso le scale che l'avrebbero portata allo spogliatoio femminile, il caldo era arrivato anche nel Regno Unito. Quella mattina indossava una scarpa bianca tranquilla, uno shorts sempre di colore bianco, una maglietta mimetica ma bella e una camicia in Jeans.



    Si portò fino allo spogliatoio in un paio di minuti e da lì si diresse al suo armadietto, mancava ancora oltre mezz'ora per entrare di servizio quindi il tempo non mancava assolutamente davanti a lei. Nel frattempo si tolse la camicetta di Jeans e la maglietta mimetica per metterle quindi nelle grucce del suo armadietto rimanendo temporaneamente solamente con lo short e il reggiseno sempre di colore bianco, un colore che era parte della sua vita per certi versi, era uno dei suoi preferiti. Sentì il magifonino vibrare, era un messaggio da uno dei suoi tanti social network che aveva, questo era Instagram, un altro mi piace a una sua recente foto, la cosa non le dispiaceva eccome. Quindi si diresse verso lo specchio che era presente nella stanza e andò a darsi una sistemata ai suoi capelli rossi ai quale teneva tantissimo, erano si molto importanti per lei, una delle cose che avrebbe difeso con le unghie e con i denti, insieme a un ragazzo o una ragazza che veniva avvicinato da altri/e era la cosa che le poteva dare più fastidio.


    Sembra che nella vita si abbia successo grazie a tre fattori: la salute, l’intelligenza ed il carattere, aggiungiamo un quarto fattore; un po’ di fortuna.
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  2. Mayra Ellis
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    (/pàu·ṣa/) Interruzione temporanea, intervallo.
    Era stata una mattinata davvero stressante. Si era alzata alle 5.30 del mattino con abbastanza fatica: aveva, infatti, avuto una gran voglia di prendere a calci la sveglia che squillava intensamente nelle sue orecchie, non ancora pronte a prendere nuovo pieno possesso dell’udito. Tuttavia, sapeva bene che rimanere a letto non le avrebbe fatto bene, anzi, l’avrebbe fatta riaddormentare e lei, quello, non se lo poteva permettere. Gettò di lato le coperte e si mosse, fino a quando le sue gambe non furono penzoloni. Sbadigliò e si portò un palmo di mano sulla bocca, come d’abitudine. Con gli occhi ancora socchiusi, si alzò dal comodo materasso e si fiondò in bagno, dopo essersi accorta di quanto la sua vescica stesse per scoppiare. Si diede alle sue abluzioni mattutine, si lavò il volto, le ascelle.
    Menomale che l’ho fatta ieri sera la doccia!” pensò.
    Davanti all’armadio della sua camera da letto, era sempre una lotta per decidere cosa indossare: alla fine, non volevo buttar via energie ad attenzioni inutili su vestiti che avrebbe dovuto ripiegare di nuovo, se avesse voluto gettarli sul letto dopo averli bocciati come outfit per il giorno, prese la saggia decisione di vestirsi con le prime robe che le capitarono per le mani.
    Una camicia bianca e un jeans scuro, elastico e comodo. Ai piedi, due stivaletti senza tacco, bassi. Banditi, invece, erano stati orecchini, bracciali, collane e anelli, qualunque tipo di oggetto che avrebbe potuto inficiare il lavoro svolto e, conseguentemente, la propria personalità.
    Dopo aver rifatto il letto e aver sistemato la sua camera, raggiunse il piano terra della propria dimora e, conseguentemente, la cucina. Lavò le stoviglie che erano rimaste dalla cena della sera prima, passò la scopa lungo tutto il pavimento, sistemò il salotto di fianco, riponendo i giocattoli di Edith nel cesto a loro dedicato.
    - Ah, Edith, Edith... quante volte ti devo dire di non lasciare in giro i giocattoli...? - sussurrò, scuotendo il capo. La bambina, ovviamente, non avrebbe potuto ascoltarla, perché dormiva profondamente nel suo letto.
    Diede uno sguardo all'orologio: si erano fatto le 6:15. Per quanto le dispiacesse, aveva bisogno di svegliare la piccola subito: avrebbe dovuto accompagnarla a casa dell'amichetta, Tessa, prima di andare al lavoro. Il suo turno, il lunedì, cominciava alle 7:45. Ciò significava che avrebbe dovuto essere in ospedale alle 7:30.
    Si inerpicò sulle scale, fino alla cameretta di sua figlia. Avvicinatasi alla piccola, si accucciò al fianco del letto e accarezzo la testolina della bambina.
    - Cucciolina... - la chiamò, sussurrando, con uno dei soprannomi che le aveva dato.
    - ...è ora di alzarsi... -
    Edith si limitò a mugugnare. Mayra si alzò in piedi, con uno scricchiolio di ossa, e cominciò ad aprire le tende, per far entrare un po' di luce. A quel gesto, la bambina si chiuse ancor di più a riccio e si mise la coperta sulla testa.
    - Edith... amore mio, su, forza! -
    - ...ma io ho sonno... -
    Si riavvicinò di nuovo alla piccola e si sedette sul lettino.
    - Lo so che hai sonno! Ma, quando tornerai da scuola, potrai sempre fare un sonnellino! -
    Edith infilò il braccio sotto alla coperta e gettò via dalla sua faccia l'angolo della trapunta.
    - Non mi piacciono i sonnellini! -
    Mayra non poté fare a meno di ridere a quell'affermazione.
    - Lo so che non ti piacciono. Nonostante tutto, ora devi alzarti! -
    Le tolse completamente di dosso le coperte. Le avrebbe dato altri cinque minuti. Nel frattempo, sarebbe scesa in cucina a preparare la colazione.
    Capiva sua figlia: non era facile per una bambina di nove anni sostenere quei ritmi.
    Quel breve strappo di mattinata non passò proprio liscio: Edith si riaddormentò e Mayra fu costretta a far tutto di fretta. Arrivò, con sua grande fortuna, alle 7:31 nello spogliatoio del San Mungo, con il suo solito sorriso al proprio posto. Non sarebbe stata una mattinata storta e un caffè mancato a renderla agitata con i suoi colleghi e pazienti. La prima che notò fu una ragazza dai capelli rosso fuoco specchiarsi allo specchio. Era giovanissima e non l'aveva mai vista. Chissà in quale reparto lavorava!
    - Hai proprio dei bei capelli, sai? - si complimentò. Mayra era fatta così: non le mancava mai occasione di scambiare due chiacchiere e far conoscenza.

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    Amèlie De Maris


    Il tempo di stare a quello specchio per sistemarsi i capelli non era molto, seppur fosse un lavoro tanto duro quanto piacevole voleva essere sempre perfetta almeno a livello visivo, poi era lo stesso anche per quello che faceva nel reparto, voleva diventare veramente una grande magipsicologa e avrebbe fatto tutto quello che era nelle sue grazie per diventarlo un giorno, era quello il suo sogno all'interno del San Mungo e forse anche all'esterno dell'ospedale, non avrebbe mai messo un limite ai sogni che aveva nella sua testa. Sentì un rumore di passi dietro di se e una voce femminile, una voce che non riconobbe di primo attrito, ma sembrava essere di una ragazza giovane. Si girò immediatamente per vedere chi fosse, forse una nuova collega, forse una collega con cui non aveva mai parlato prima di allora, tutto poteva essere. Era decisamente una ragazza molto carina, quello era innegabile, e sinceramente poteva anche essere il suo tipo, le piacevano eccome le ragazze dirette che erano anche belle come colei che aveva davanti. Le fece un bel sorriso poi appoggiò il pettine nel suo armadietto mettendolo nel reparto delle cose che aveva riservato per la cura del corpo. Da quella posizione anche la collega avrebbe potuto vedere la sua bella bandiera francese che aveva sulla schiena, una forma molto moderna della bandiera del suo paese. Era molto fiera delle sue origini della terra francese.



    Quindi prese la parola verso la collega, amava parlare, la solarità era il suo modo di essere, di vivere giornalmente la vita.

    Ehi ciao, grazie mille. Sei molto gentile. Anche i tuoi sono molto belli, lasciatelo dire.

    Rimase con il sorriso sul volto.

    Ah, sono Amelie, non sono da molto qui al San Mungo, te come ti chiami? Mi sa che non ci siamo mai incontrate prima vero?

    Lasciò quindi la parola alla collega.


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  4. Mayra Ellis
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    (/pàu·ṣa/) Interruzione temporanea, intervallo.
    Mayra sorrise alla ragazza. Cominciare la giornata scambiando due parole gentili con qualcuno era sempre un buon modo di iniziarla.
    - Grazie! – rispose, mentre i suoi occhi si illuminavano. La giovane medimaga aveva sempre amato i suoi ricci, anche se non mancavano momenti in cui li detestava profondamente. Tuttavia, durante il corso della sua vita aveva sentito spesso brutte parole rivolte verso la sua chioma che poi aveva compreso fosse tutta e sola gelosia.
    - Ti dirò la verità: a volte ho desiderato, soprattutto da bambina, nascere con i capelli rossi! Li ho sempre reputati qualcosa di speciale, che rende chi li ha una rarità! I miei, invece, sono sempre stati castani, così normali… -. Ridacchiò al pensiero di quante ne avesse combinate da bambina pur di avere una chioma di colore diverso: una volta, aveva rubato un po' di tinta per capelli dalla casa di una signora abbastanza ricca secondo i suoi standard, ma Mayra aveva combinato un verso disastro, perché la sua capigliatura era diventata di un arancione terribile. In seguito, aveva scoperto si trattasse, in realtà, di decolorante. Sua madre le aveva tagliato i capelli cortissimi da sé: non potevano permettersi di andare dalla parrucchiera; perciò, la ragazzina era stata costretta a girare con una chioma per nulla uniforme. Quanti pianti che s’era fatta!
    Tese la mano alla ragazza di fonte al lei.
    - Che bel nome Amelie! Sei francese? Comunque, piacere, io sono Mayra Ellis. E sì, credo che non abbiamo mai avuto modo di incontrarci prima. Io sono una medimaga di questo ospedale, ma non ti nego che, spesso, mi capita di svolgere le normali funzioni di infermiere, quindi, potrei esser scambiata per tale se non fosse per il mio camice -
    Le rivolse un occhiolino e scoppiò a ridere.
    - Io sto andando a prendere un caffè, prima del mio turno. Vuoi unirti a me in questa colazione improvvisata? -


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    Amèlie De Maris


    La giornata era iniziata nel modo migliore, trovare una bella chiacchierata con una ragazza prima dell'inizio del turno non era assolutamente male, anzi non era una cosa che capitava tutti i giorni alla fine. Spesso erano più i colleghi burberi che altro dentro al San Mungo, ma lei poteva assolutamente diventare una sua amica se non di più. Era stata sincera in quel parere sui capelli della ragazza, le sarebbe piaciuto poterli fare sua e toccarli con le dita. Fece un piccolo sorriso alle parole della ragazza, poteva vederlo benissimo dallo specchio. Poi riprese a parlare, rispondendole.

    Io sono stata molto fortunata in questa cosa, avere i capelli rossi per me è un dono speciale, una cosa che adoro.

    Una piccola pausa poi riprese.

    Saranno si di un colore normale, o come meglio dire classico, i tuoi ma ti stanno benissimo credimi. E poi si vede che li tieni al meglio.

    Una piccola risata pensando al fatto che per lei le rosse, come lei stessa era, erano le sue preferite. Aveva un quel che in più dal suo punto di vista ma non si poneva limiti del genere.

    Si, sono proprio francese, nata e cresciuta a Parigi prima di frequentare la scuola di Beauxbatons. La conosci vero? Spesso penso che il mio accento francese si senta fin troppo nel mio modo di parlare. Te lo avevi sentito?

    Una nuova pausa nelle sue parole.

    Mi piace anche il tuo nome, Mayra è alquanto particolare e non così classico. Sei britannica te invece?

    Si sistemò meglio quel reggiseno chiaro poi riprese a parlare.

    Penso che capiti a tutte noi di fare un po' tutto qui dentro, credo sia la norma.

    Un sorriso sul volto per poi ricambiare quell'occhiolino, vedeva che ci poteva essere del feeling con quella ragazza. Quella del caffè era una proposta difficile da rifiutare.

    Assolutamente si, ti seguo con piacere a fare colazione e prendere un bel caffè. Fammi solo mettere la maglia.

    Dall'armadietto fece arrivare con un colpo di bacchetta una camicetta bianca, una delle sue preferite e la indossò.

    Eccomi, ci sono, possiamo andare.

    Avrebbe quindi seguito la ragazza a fare quella colazione.


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  6. Mayra Ellis
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    - Oh, grazie mille! – affermò sincera, in risposta al complimento della giovane. - Normalmente, non ricevo complimenti per i miei capelli o per il mio aspetto… ma grazie, lo apprezzo molto! -
    Mayra non si riteneva una brutta ragazza, affatto, però pensava di sé stessa di essere una donna comune, sicuramente non una capace di spiccare per le sue doti fisiche naturali.
    - Comunque, puoi dire colore normale, eh! Non stai dicendo una bugia, alla fine -
    Si concesse una risatina.
    - Sì, i miei capelli sono nella norma, tranne che per i ricci che molte lisce invidiano. Io, invece, invidio loro! Sai quanto è difficile alzarsi la mattina, guardarsi allo specchio e non riuscire a raccapezzarsi? Diventano tutti crespi dopo ogni nottata e non c’è shampoo o spuma che tengano. Se voglio avere capelli perfetti durante il giorno, sono costretta a lavarli e metterli in piega di mattina, prima di venire a lavoro. Ma, ahimè, il tempo è così assurdamente poco già di per sé. Non avrei voglia, né tempo per farli. -
    Detto ciò, strinse i ricci in una mano chiusa a pugno, cercando di ravvivarli, come d’abitudine, davanti ad uno specchio. Si guardò, per dare un voto al suo aspetto.
    - Okay, ora va meglio! – affermò, dopo essersi osservata attentamente.
    - Si, Beauxbatons, ne ho sentito parlare ma non ho mai avuto modo di vederla, se non in foto. Ho sentito parlare dell’educazione e dell’istruzione eccellenti che forniscono in quella scuola, o sbaglio? Comunque, sì, si sente l’accento francese, ma non è un male, anzi! E’ bello potersi interfacciare con gente di diverse culture! E, poi, secondo me, l’accento straniero è molto più “figo” di quello nostro “british” hahaha ma shh, non lo dire a nessuno se non vuoi che mi lincino hahahahahaha -
    Sussurrò l’ultima frase, ponendosi un dito sulle labbra, giocosamente.
    - In realtà, il mio nome vero è Maurine, ma a me non piace, quindi, lascio che mi si chiami Mayra. Sono britannica, sì, esattamente della contea inglese di Essex. -
    Le porse amichevolmente un braccio.
    - Bene! Allora andiamo a prenderci questo caffè, prima che qualcuno ci rimproveri per aver iniziato tardi il turno! -



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    Amèlie De Maris


    Fare i complimenti alle ragazze? Per lei era una cosa normalissima alla fine e se voleva far cadere una ragazza nella sua tela amorosa poteva essere importante un bel complimento piazzato al momento giusto. Fece un sorriso alle parole della ragazza poi riprese.

    Credo che invidiamo sempre le altre per qualcosa, io per esempio ritengo una cosa normale avere i miei capelli rossi, ma in tante mi hanno detto che gli vorrebbero. Ti capisco benissimo, so cosa vuoi dire.

    Fece una risata.

    Ma adesso stai bene, te lo assicuro.

    Una piccola pausa tra le sue parole.

    Si, c'è una grande formazione nella mia ex scuola, molto dura ma come hai detto anche te eccellente. La differenza sta nel fatto che abbiamo solo tre casate, Papillonlisse, Bellefeuille e Ombrelune, al confronto delle quattro di quella che era Hogwarts per esempio. Pensa che oltre a materie classiche abbiamo fatto cose come Galateo, "Lingue: Maride, Goblin e Latino" e Storia e Diritto Magico. Un bel periodo della mia vita.

    Un sorriso gli apparì sul volto mentre ripensava ai suoi anni francesi e parigini, la sua vita nella sua terra natale e nella scuola che l'aveva formata.

    Piace molto anche a me l'accento francese, seppur lo senta poco ormai in me stessa, adoro la mia prima lingua da sempre. Se vuoi ti posso dare anche delle lezioni di francese. Hai la mia parola che non lo dico a nessuno, non vorrei essere la colpevole del tuo linciaggio.

    Una nuova pausa.

    Ah, ora ho capito. Vuol dire che ti chiamerò solo Mayra, come preferisci.

    Un sorriso che le era rimasto sul volto. Prese quindi il braccio della ragazza per seguirla a prendere il caffè, aveva una pelle magnifica e spettacolare la sua collega, era innegabile. Ciò lo capì al primo contatto.

    Non inizieremo tardi il turno, nessun rimprovero alla finestra.


    Volle proporre un bar dove andare a fare quella colazione.

    Sei mai stata al Duck & Waffle che si trova qui a Londra? Fa delle colazioni magnifiche. Ti proporrei di andare lì, ne rimarrai entusiasta, credimi.

    A quel punto fece una materializzazione congiunta con la medesima in un vicolo appena accanto al locale, la sicurezza non era mai troppa.

    [Duck & Waffle Londra babbana]


    E si diresse davanti al locale.

    Che ne dici? E' sia elegante e ha una vista magnifica sulla città. Non trovi?

    Mancava solo entrare nel locale, ma un tavolo per due si trovava sempre alla fine. Fece cenno alla ragazza di seguirla per prendere posto a un tavolo che venne assegnato velocemente a loro. Era vicino alla finestra e la vista era splendida.




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