dangerus game

Ed&Joanne

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    Denrise
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    Era come se stesse prendendo delle nuove consapevolezze. Da quando era andate via di casa stava scoprendo delle cose su di lei e della sua vita che non aveva neanche mai pensato di avere. I suoi genitori, alla fine neanche l'andavano a trovare, non avevano neanche idea di dove si trovasse in quel momento e la cosa la infastidiva veramente. Come si poteva pensare di mettere al mondo qualcuno e poi lasciarlo al suo triste destino? Erano mesi che pensava che non era davvero figlia loro eppure non riusciva a non essere completamente distaccata. Alla fine quando era tornata da quella assurda missione si era quasi pentita delle sue scelte ma una cosa gli era rimasta in testa: quel cretino di Edwards non solo non aveva fatto altro che folleggiare con tutte ma aveva fatto in modo di vendicarla quando era stata colpita. Nessuno, a parte Jason, si era mai prodigato in quel modo per lei, nessuno si era mai preoccupato della sua salute e nessuno aveva mai avuto neanche l'ardore e la capacità di voler proteggerla in qualche modo. Era sempre stata da sola, lei la sua terra, la sua pesca ed i suoi lavori di casa. Neanche si erano mai preoccupati di insegnarle a leggere o scrivere, le avevano insegnao l'uso dell'arco solamente per farla cacciare... poi arrivava uno qualsiasi e si preoccupava addirrittura di chiamare qualcuno per farla stare meglio, per curarla mentre lui faceva fuoco e fiamme insieme a predoni. Insomma gli faceva strano come situazione ma la cosa ancora più assurda è che la faceva arrabbiare. Non sapeva effettivamente bene il perchè ma la aggitava come situazione. Era stesa sul divano, aveva dei pantaloncini corti ed una canottiera senza reggiseno. si andò ad affacciare dalla sua finestra per vedere un pò il mare, e pensare ad altro, ma appena uscì dalla finestra, boom vide quei capelli biondini saltellare allegri dietro ad una ragazza. Oddio quanto lo odiava. Chissà se diceva a tutte quante la stessa cosa. Alzò da prima lo sguardo ma poi non ce la fece. Ed. Sei tu? Mi hai detto che mi sposavi ed adesso vai dietro a quella? Aveva deciso di rovinargli la festa, ed infatti si era messa delle scarpette da ginnastica, visibilmente vecchie, ed era scesa velocemente dalle scale, cercando di fare una scenata di gelosia, chiaramente finta.
    Joanne Nilsson

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    Joanne Nilsson - 23 anni
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  2. Edward Heart
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    Edward Heart
    Statistiche – Mezzosangue – Predone
    La missione a cui aveva partecipato qualche giorno prima sulla nave Nightwing, guidata da quello stronzo del Capitano Philipp Garlic, era stata davvero uno spasso. Edward, infatti, per quanto conoscesse i pericoli del mare, guardava ad essi quasi come fossero un vero e proprio divertimento: aveva vissuto su navi sin da bambino, era cresciuto assieme ad una ciurma, con affianco Black Heart, l'unico che considerava davvero come suo Capitano (perché era stato l'unico che avesse mai preso davvero a cuore il bambino che era, il giovane che è e l'adulto che sarà. Gli aveva insegnato molto, gli era stato accanto sia nei momenti difficili sia in quelli da ricordare, come le prime scopate o quelle successive), il quale, però, non aveva preso posto sulla stessa sua nave durante la spedizione contro il villaggio africano. Edward Heart aveva un senso del pericolo rimodellato secondo le sue stesse esigenze, tranne in un solo caso: Joanne Nilsson. La giovane, infatti, era un'arciera di talento e il nome non faceva altro che portarle onore e merito: come la famosa Joan of Arc (Giovanna D'Arco), aveva la stoffa di una gloriosa combattente e di una stratega di fine intelligenza. Forse, quei suoi pensieri erano solo frutto della pesante infatuazione che la ragazza stava esercitando su di lui, ma, in quel momento, la considerava davvero come tale e non avrebbe cambiato idea facilmente.
    Al suo ritorno, la sua mente non aveva fatto altro che vagare costantemente attorno al pensiero della sua figura, della sua capacità di combattimento, della testardaggine che aveva mostrato all'intera ciurma e a quel coglione di Garlic, che aveva osato umiliarla davanti a tutti. Aveva portato risultati vincenti, brandendo l'arco come fosse una semplice estensione del suo braccio e le frecce dei suoi occhi, fino a quando tutti avevano dovuto riconoscere quanta stoffa da Predona ella avesse in corpo.
    L'aveva immaginata persino durante l'ultima delle sue avventure "amorose", in camera da letto con una gran bella signorina che, seppur avesse tutte le fattezze al posto giusto, non era riuscito più a prendere possesso del suo lato focoso. Gli aveva persino rinfacciato di essere cambiato, ma Edward si era limitato a riderle in faccia, senza svelar nulla dei suoi segreti più intimi. E quello di Joanne lo era, rinchiuso nelle profondità del suo cuore. L'amava? No. Edward non era capace di amare. O, almeno, era questo che aveva sempre pensato di sé stesso: aveva sigillato la richiesta della sua anima di amore incondizionato molto tempo prima. Non credeva nemmeno di essere degno di amore: se non era capace di darlo, come poteva riceverlo in cambio? Era con questa convinzione che si limitava a seguire ragazze senza uno scopo preciso, con l'obiettivo di prenderne possesso per una notte, o due, per poi lasciarle a loro stesse e alla loro strada. Ma con Joanne era leggermente diverso. Forse, totalmente. Ma non era in grado di dare a questa sua sensazione un nome, una spiegazione razionale. Non aveva nemmeno preso piena coscienza di quello che le aveva mostrato sulla nave, quando si era avvicinato a lei, una volta ferita abbastanza gravemente, e aveva chiamato soccorsi per far sì che fosse curata, vendicandosi, in tutta risposta, del male che le era stato fatto. Edward non aveva mai vendicato qualcuno, né, tantomeno, sentito l'inesprimibile esigenza di accarezzare i capelli con premura e preoccupazione e rivolgere a quel qualcuno queste parole: - Ci sono io qui... -. Infatti, quegli atti non erano mai arrivati agli occhi e alle orecchie della giovane donna, perché il ventitreenne aveva forzato sé stesso per contenersi e non dar a vedere la paura che aveva preso possesso dei suoi arti, dei suoi occhi color ghiaccio, di tutte le membra del suo corpo, trasformata, un istante successivo, in pura adrenalina, che non l'aveva lasciato fino al loro ritorno. Era rimasto guardingo, gettando costanti occhiate di soppiatto verso la sua figura, perché potesse essere pronto per eventuali attacchi, che fossero del mare, dei quei cazzo di auror o ministeriali o, ancora, di quello stronzo del Capitano della Nightwing.
    Allo sbarco lungo la costa di Denrise, aveva trattenuto un sospiro di sollievo perché la ragazza era ritornata sana e salva, guarita da ogni ferita che avrebbe potuto "marchiarla" di cicatrici. Le avrebbe anche proposto di accompagnarla a casa, se non fosse stato per la sensazione di essere stato sulle famose montagne russe babbane, che si era preso il lusso di provare, per una buona volta, da ragazzino, dopo una scappatella dalla nave del Capitano Heart, per evitare le famose "faccende" che, tutti, ogni fottuta volta, provavano ad appioppargli, senza alcun successo. Giramenti di testa e una leggera nausea erano tutto ciò che gli era rimasto dopo la spedizione, non tanto per l'avventura in sé, che lui aveva adorato, quanto per lo sconquasso delle sue viscere dopo aver visto lo stato di Joanne, sensazioni che l'avevano accompagnato per molte ore dopo, costringendolo ad evitare, per una notte, le "visite" di routine. La ripresa, tuttavia, lo accompagnò lungo i giorni successivi, durante i quali non fece sconto ad alcuna, proprio come in quella bella mattinata di sole: stava gironzolando, come al suo solito (proprio come se non avesse nulla da fare, il solito scansafatiche!), lungo i vicoli del villaggio, godendosi il calore dei raggi solari lungo le sue braccia scure, sempre abbronzate, lasciate scoperte dalla mezza manica della camicia chiara che metteva in risalto i suoi muscoli scolpiti. Era in procinto di fischiettare allegramente una melodia imparata da un uomo della ciurma di sua appartenenza, quando i suoi occhi intercettarono una pupa interessante all'angolo della strada, una rossa, dai capelli infuocati e dalla silhouette longilinea e abbastanza armonica, con in mano alcune buste della spesa. Per quanto la sua mente avesse appena pensato "Denrisiani cretini! Hanno la magia, ma continuano a farsi carico di pesi solo per mostrare a non so chi la loro forza "bruta"...", la sua parte irrazionale e infantile, invece, esultò, perché quello era proprio un ottimo pretesto per avvicinarsi alla fanciulla e "far faville".
    Alzò il suo passo, precedentemente strascicato sul selciato, e, in meno di un minuto, raggiunse la rossa, a cui diede modo di avvertire la sua presenza con un - Buongiorno principessa! -, a cui segui un inchino e un - Sapete, non ho potuto fare a meno di accorrere, vedendo una così bella signorina portare, tutta sola, queste buste pesanti... forse volete una ma- AH! -. Esclamò dal dolore, perché la ragazza non era solo infuocata di capelli, ma anche, evidentemente, d'animo, dimostrato dallo spintone forzuto che gli arrivò ad altezza spalla. Si portò una mano a massaggiarsi il punto dolente e stava per pronunciare un - Signorina, ma sono questi i modi?! -, quando una voce familiare raggiunse le sue orecchie. "Bingo! Due piccioni con una fava!" pensò. Nella foga del momento, non aveva fatto alcun caso che fosse nel vicolo di casa Nilsson. Alle parole di Joanne, sogghignò: si volto verso di lei, due fossette incoronavano il sorriso del ragazzo. Si passò una mano lungo la chioma bionda, per appiattire i capelli ribelli che avessero voluto sfuggire alla messa in piega di cui si era fatto carico quella stessa mattina.
    - Uh-uuuuh, ma chi abbiamo qui?! La mia arciera preferita! - si permise di affermare.
    - Non si preoccupi, signorina, io non vado dietro a nessuna. I miei occhi sono solo per lei! -
    I suoi occhi non poterono fare a meno di cadere sulla figura "seminuda", osservando attentamente la parte sporgente del seno, non contenuto da alcun pezzo intimo, e le gambe atletiche. Si, pensò, era decisamente bella!
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    Denrise
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    A volte c'erano delle cose che succedevano e basta. Succedeva che Joanne avesse dei momenti strani nella sua vita, come se qualcosa non avesse del tutto senso e come se ci fosse qualcosa di se stessa che lei non sapesse. Certe volte si sentiva seriamente fuori posto, ma da quando viveva da sola quella sensazione, piano piano stava sparendo. Aveva arredato la sua casa piano piano, cercando sempre di comprare solo le cose che la rappresentavano davvero, come se dovesse per forza essere rappresentativa della sua anima. Non le piacevano le cose troppo asettiche ma neanche le cose troppo piene. Infatti sulle sue pari cerano delle stampe originali, per di più di animali e piante. Aveva trovato la sua strana e piano piano avrebbe anche capito come percorrerla. Aveva comprato vari libri e vari ingredienti per divenire una brava pozionista, ma soprattutto per divenire una brava strega di Magia verde. La cosa non solo la incantava ma doveva ammettere che era qualcosa che l'appassionava e voleva utilizzare tutto quello che era in suo possesso per diventare almeno sapiente la metà di com'era Jason, oppure Kàra. Si era presa una piccola pausa da tutto quello, e soprattutto dal fatto che erano, praticamente in guerra, che come al solito aveva rischiato la vita per un popolo che neanche la riteneva una di loro e che, ancora peggio, si era presa una vera e propria fissazione per un biondino. L'ennesimo. Cominciava anche a pensare che tutte quelle restrizioni che le avevano messo i suoi genitori fossero qualcosa di veramente scomodo e che forse, le avevano fatto eccessivamente il lavaggio del cervello. Comunque, piano piano la sua vita stava cambiando e stava prendendo una piega che non si aspettava. Li, affacciata dalla sua finestrella, avrebbe voluto solo lanciargli un qualcosa in testa per tutte le stronzate che stava continuando a dire. Non mi sembra che lei la pensi in quel mondo, però! Era davvero divertita, forse non si divertiva in quella maniera da un sacco di tempo. Poi ridacchiò e vide la ragazza quasi sconvolta dalla situazione. Sei promesso a quella? Insomma! Sbattè il piede per terra, e si allontanò da lui. Voi uomini siete tutti dei gran cafoni! Aggiunse prima di spintonarlo appena. Joanne si godette la scena divertita, davvero tanto divertita. Poi ridacchiò appena e scosse il capo. Sei sempre così coglione? Oppure oggi è un giorno speciale? Chiese con un tono strnamente sarcastico.
    Joanne Nilsson

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    Joanne Nilsson - 23 anni
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  4. Edward Heart
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    Corteggiatore impenitente di donne, audace e fortunato, talvolta millantatore.
    Certo era che Joanne era proprio bella: sì, ne aveva conosciute di ragazze belle, ma lei… lei aveva qualcosa in più, che la rendeva diversa ai suoi occhi. Cosa fosse proprio non lo sapeva: non ne aveva assolutamente idea! Nel corso degli anni aveva conosciuto una serie di giovani donne: magre, in carne, formose, simpatiche, arcigne, timide, puritane, semplici. Avrebbe potuto utilizzare un’altra infinità di aggettivi, ma non sarebbero bastate due ore per esporli tutti. Se avesse dovuto classificare l’arciera avrebbe sicuramente affermato fosse una ragazza dalle semplici abitudini e davvero molto, molto pudica. Era una di quelle serie ed erano proprio quelle che aveva scartato sempre nella sua vita. Lui aveva sempre voluto il divertimento, la scopata di una notte e via, non una vera a propria relazione. Ma cosa vedeva in Joanne? Perché tutto quello non lo spaventata più? Che stesse facendo vecchio e, conseguentemente, meno saggio?! No, perché altrimenti non se lo spiegava. Lui non era mai riuscito a capire come gli uomini o le donne avessero potuto vivere con una sola persona per tutta la vita, senza mai concedersi il lusso di divertirsi ogni tanto. Era vero che gli uomini erano più propensi a tradire, però questo non diminuiva la percentuale di coloro che – Stupidi cretini! – decidevano di sposarsi con qualcuna (o qualcuno e viceversa).
    Per quale possibile motivo non aveva mai pensato di scartare Joanne dalla sua lista di ragazze da sedurre? Era un interrogativo che gli martellava il cervello e non vi trovava risposta: avrebbe dovuto sicuramente cercare di conoscerla meglio e quella era l’occasione perfetta.
    - Perché? Riesci a leggerla nella mente?! – le rispose, divertito, con un sorriso ampio sul volto, che si trasformò in un ghigno quando l’altra ragazza insinuò che fosse promesso a Joanne.
    - Ah, non credevo che si capisse… - disse, sbattendo una mano contro la propria fronte e insinuando che lo fosse per davvero, con l’obiettivo di mettere in imbarazzo l’arciera.
    - SI VA VIA PER TORNARE! RICORDATELO, BAMBOLINA! – le urlò dietro, mentre quella se ne andava. Si girò verso Joanne, passandosi una mano tra i capelli biondi, tirando indietro il ciuffo che era caduto davanti ai suoi occhi che, però, ricadde nuovamente. Si limitò a sbuffare in direzione di quella massa di capelli, che si sollevarono per poi riabbassarsi. Sicuramente, la ragazza aveva osservato tutta la scena. Edward le sorrise e scrollò le spalle.
    - Direi… direi che oggi è proprio un giorno speciale! Il semplice fatto di averti vista scalda il mio cuore! Come non può essere una giornata speciale, eh? -
    Era ilare.
    - Ma, passiamo a cose meno serie – davvero, Edward??! – Mi farai entrare o faremo per tutto il giorno Giulietta e Romeo? No, perché io lo faccio davvero! -
    Si mise in ginocchio, sotto la finestra di Joanne: - Dice qualcosa… Parla ancora, angelo luminoso, sei così bella, e da lassù tu spandi sul mio capo tanta luce stanotte quanta più non potrebbe riversare sulle pupille volte verso il cielo degli sguardi stupiti di mortali un alato celeste messaggero che, cavalcando sopra pigre nuvole, veleggiasse per l’infinito azzurro! -. Era uno dei passi della commedia shakesperiana che aveva imparato a memoria per impressionare le belle donzelle.
    - Devi ammetterlo: io sono il perfetto Romeo! -

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    EDWARD HEART
    Il pubblico si è sempre aspettato che io fossi un playboy, e un bravo ragazzo non delude mai il suo pubblico.
     
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    Denrise
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    Abitualmente scettico o sospettoso nei confronti degli altri e delle loro azioni.
    La sua vita era stata una sfiga dietro un'altra. Era stata sforntunata con le amiche, era stata sfortunata con le persone che le piacevano, era stata sfortunata con la sua famiglia e con un'altra infinità di cose. Ogni volta che si era provata a lasciare andare con qualcuno, alla fine, questo qualcuno o se ne era andato via, oppure, semplicemente, era sparito nel vuoto. Non era qualcosa che le era veramente mai appartenuto essere una diffidente stronza, ma era nata e cresciuta in un posto come Denrise, e soprattutto, piano piano, aveva accumulato così tante brutte esperienze con le persone intorno a lei, che davvero non ne voleva sapere quasi più niente. Poi era arrivato quel tizio, senza chiederle minimamente il permesso, senza neanche preoccuparsi del suo stato d'animo ed aveva incasinato, di nuovo, tutto quanto. Era come se il mondo avesse deciso che ancora non era il momento di gettare la spugna e quindi di darle un altro caso umano. Le venne da ridacchiare sentendo le parole di quella ragazza e quando lei andò via alzò appena le spalle, come per farle capire che a lei non le sarebbe cambiato niente, se se fosse rimasta ne se fosse andata via. Anzi! Scosse il capo quando Ed si rivolse a lei e poi sbuffò appena, fintemente scocciata. Quindi aspetti che lei torna, oppure davvero non ti interessa ed hai detto solamente una frase ad effetto? Chiese poi sorridendogli e pensando alla proposta che lui le fece. Joanne non era neanche mai stata corteggiata, davvero da un uomo. Lucas ci aveva provato, ma poi anche lui era completamente sparito. Certo era piccolo ed aveva la scuola! Ma cavolo! Neanche un messaggio? Si morse il labbro e non fece nient'altro in quanto rimase completamente esterefatta dall'atteggiamento del ragazzo. No, ancora non era pronta ad accoglierlo in casa sua, quindi senza dire niente, chiuse la porta di casa, scese di corsa le scale ed andò vicino a lui. Si, saresti un Romeo Perfetto e devo dire che sai recitare fin troppo bene, il che ti rende un grande bugiardo, lo sai? Chiese poi dandogli un piccollo pugnetto sulla spalla. Non essere troppo lusinghiero con me. Non mi piacciono le persone che mi prendono in giro. Comunque, come stai? Chiese cercando di avere una conversazione con il biondo normale, anche solo per conoscerlo un pò. Era importantissimo per lei parlare e capire la persona che aveva davanti. Gli fece segno con il capo di cominciare a camminare! Che diavolo, una passeggiatina se la meritava, no?
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    DENRISIANA
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    Joanne Nilsson
    Diffida di tutto, tranne di quello che ti dice il tuo cuore.
     
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  6. Edward Heart
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    DONGIOVANNI
    Corteggiatore impenitente di donne, audace e fortunato, talvolta millantatore.
    Spalancò le braccia, a mo’ di attore teatrale, per sottolineare la sua ultima affermazione. Non aveva mai pensato di recitare, ma si era dilettato spesso sulle navi su cui aveva salpato nell’arte della recitazione, per divertire in primis sé stesso e, poi, tutti gli altri appartenenti alla ciurma. Si trattava di piccoli sketch comici, basati su esperienze di vita reale che, con un buon boccale di vino o birra, strappavano delle grasse risate fino al lacrimare degli occhi. Il biondino era sempre stato così: divertente, dongiovanni, “fanfarone”, come l’aveva definito un’anziana donna, donnaiolo a più non posso. Si era sempre concesso ogni lusso, senza badare a spese e spesso era finito con un portafoglio piangente, perché aveva buttato tutto il suo stipendio a signorine e alcool. Nessuno, per tutto l’arco della sua vita, l’aveva mai frenato, anzi, suo fratello Black era peggio di lui. Edward non aveva mai avuto un padre, né una madre, né ancora un tutore: se l’era sempre dovuta cavare da solo, perciò, non aveva mai sviluppato il senso della misura, dell’equilibrio. Il motto dei suoi modi di far esperienza era “o tutto o niente”, seppur non fosse proprio contrario ai compromessi, a cui a volte cedeva pur di raggiungere lo scopo del momento.
    Il ragazzo guardò Joanne con occhi che, se fossero stati un emoji, sarebbero stati disegnati “a cuoricino”.
    - Colei che davvero mi interessa sei tu, mia dolce Giulietta -
    Le inviò un bacio volante.
    - Non posso non utilizzare frasi ad effetto, scorrono nel mio sangue da quanto sono nato! – affermò, scherzandoci su. Tuttavia, se si fosse reso necessario, Edward sarebbe stato più che capace d’esser serio e Joanne l’aveva visto durante la spedizione: si, aveva potuto muovere avances, ma non aveva nemmeno per un istante – beh, più o meno – perso la concentrazione durante la missione loro affidata.
    Quando la ragazza chiuse le persiane della finestra, il predone rimase interdetto per un istante. Gli aveva appena chiuso una simil-porta in faccia? Abbastanza divertito da tutta quella situazione, aprì la bocca per cacciar via qualche frase urlata: - Signorina, lei non può far così! Il suo Romeo vorrebbe continuare ad ammirarla, ma- -. Nel frattempo, salì le scale che conducevano alla porta di ingresso. Fu spalancata d'improvviso, ritrovandosi davanti la figura dell’arciera, in tutta la sua bellezza. Erano vicini, fin troppo vicini: poteva ammirare le sue meravigliose iridi scure, olivastre. Avrebbe voluto dirle che aveva dei bellissimi occhi, ma si limitò a guardarla.
    - Aaaah, capisco ora! Non puoi fare a meno di me… - affermò, con un ghigno sul volto e uno sguardo impertinente, mentre alzava una mano per tirarle dietro un orecchio una ciocca di capelli.
    Le porse il braccio, facendole un cenno del capo per spingerla a prenderlo. Non appena il pugno cadde sulla sua spalla, si portò una mano sull’avambraccio, fingendo di essersi fatto un male cane. Si piegò in due, emettendo gemiti di dolore, tutto per farla spaventare. Se ci fosse riuscito o meno, sarebbe scoppiato a ridere.
    - Chi lo dice che sono un grande bugiardo? E se la finzione fosse la vera verità e ciò che ci sembra vero fosse finzione? -
    Forse non era una mossa saggia confondere le idee della ragazza con chiacchiere inutili, ma Edward era fatto così. Avrebbe fatto aprire gli occhi su domande che non erano passate a nessuno per la testa.
    - Ehi, signorinella, io non ti sto prendendo in giro! Sono serissimo! E posso pure dimostrartelo… -
    (Non fare mosse avventate, Ed!)
    - Come sto? Mah, direi che tutto sommato sto come l’ora di ieri a quest’ora -
    Non aveva limiti, avrebbe continuato a scherzare fino a quando non gli fosse passato per la testa di fare il serio. In quegli istanti, voleva solo sentirla ridere. Era così bella quando lo faceva… e chissà quanto lo sarebbe stata se avesse potuto baciarla, toccarla, spogliarne quel corpo di cui aveva così tanta pudicizia.
    - Okay, parlo seriamente. Sto benissimo, mai stato meglio! E tu? Non mi dire che qualcuno ti ha conquistata prima di me… mi offenderei, sai? -
    Sicuramente sarebbe diventato molto geloso all’improvviso e il predone non avrebbe mai fatto marcia indietro davanti ad un duello d’amore, soprattutto per una bella donzella che considerava come sua. Sarebbe stata comunque la prima occasione, visto che mai si era permesso di voler sottrarre una giovane alla presa altrui, ma con Joanne sarebbe stato diverso.
    All’improvviso, se ne uscì con – Lo vuoi un gelato? O una granita o qualsiasi cosa tu voglia! -


    24 ANNI
    PREDONE
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    EDWARD HEART
    Il pubblico si è sempre aspettato che io fossi un playboy, e un bravo ragazzo non delude mai il suo pubblico.
     
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    Joanne Nilsson era destinata a fallire. Se avesse saputo la verità su quello e chi fosse veramente, sarebbe rimasta così male che non avrebbe avuto pace fino a quando non avesse incontrato sua sorella. Il fatto era che era anche successo, ma lei non lo sapeva. Si era sempre sentita sola, un pò abbandonata a se stessa e forse neanche troppo voluta dalla sua famiglia. Lei era completamente differente sia da suo padre che da sua madre che da tutti i suoi parenti. Aveva la curiosità nel cuore e negli occhi, era una a cui piaceva veramente, ma veramente tantissimo sapere più cose possibili ed il fatto che non era riuscita mai a convincere i suoi genitori a portarla a scuola, era per lei qualcosa non solo di assurdo ma anche di estremamente triste. joanne ci aveva provato più e più volte ad essere una persona con la mente aperta ed avere tremila possibilità, crearsi tremila situazioni, ma niente. Non ci era mai riuscita. Ogni volta che ci provava alla fine riusciva sempre a fallire. Adesso quel ragazzo ci stava riuscendo di nuovo e lei aveva una paura di essere abbandonata di nuovo che quasi, una volta chiuse le tapparelle, sarebbe voluta rimanere li, nel suo appartamento un pò disordinato, al primo piano di una stradina anonima di Denrise. Ma alla fine era una ragazza piena di vita e di conseguenza voleva vivere. Si era ripromessa, ed aveva promesso a se stessa che non sarebbe stata più la piagucolona di una volta. Si stava facendo anche un sacco di missioni con i densiriani e piano piano stava veramente cercando di intraprendere una strada sua, tutta e completamente sua. Quindi scese contenta e ridacchiante per andare in giro con quel giovane e spalancò spesso gli occhioni, già grandi di suo, mentre il ragazzo faceva il teatrale. Scosse il capo. Si, sei un commediante ed in genere, i commedianti, sono fin troppo bugiardi! Lo prese in giro con tono scherzoso. Poi posò il suo braccio su quello del ragazzo e lo guardò con fare indagatore. Chissà dove era la fregatura. Doveva esserci per forza una fregatura, ne era seriamente convinto. Il gelato! Non compro un gelato da una vita e mi piace! Allora... a parte le cazzate che dici ed il fatto che sta alla grande e cose del genere... pensi di riuscire a smetterla di fare l'ape che impollina ogni fiore possibile ed immaginabile oppure non ce la fai proprio? Chiese poi sospirando. Non che la cosa la disturbasse troppo, ma insomma! Loro erano amici no? E gli amici si dicevano sempre quello che pensavano veramente, giusto?
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  8. Edward Heart
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    Corteggiatore impenitente di donne, audace e fortunato, talvolta millantatore.
    Non appena vide che lo guardava con quell’aria di chi si aspettasse che stesse per accadere qualcosa di strano o di male da un momento all’altro, le disse, mentre un sorrisetto gli tirava le labbra, mettendo in rilievo quelle fossette che facevano cadere tutte ai suoi piedi, perché gli conferivano un viso d’angelo: - Non mi guardare così! Sto solo facendo il gentiluomo! Lo so che al giorno d’oggi non sono molti a comportarsi così, ma, ehi, devi cominciare ad apprezzare la mia unicità! -
    Strinse il braccio, in modo tale che la ragazza si avvicinasse un po' di più a lui.
    - Ah, benissimo! A dir la verità, anche io non lo mangio da parecchio tempo. Che gusti prendi di solito? Secondo me, cioccolato e pistacchio sono i migliori. Ma adoro anche la nocciola. E con su una bella panna montata è una goduria! Comunque, i fiori non esisterebbero senza l’ape che impollina, quindi, direi che, forse, potrei cominciare a scegliere i miei fiori… -
    E la sua prima scelta sarebbe stata lei, ma non glielo disse. Tutto a tempo debito. Calciò una pietrolina che intralciava il suo sentiero, poi virò il suo sguardo verso la ragazza.
    - Ho appena pensato che noi due non ci conosciamo abbastanza… raccontami un po' di te, sai, il tuo colore preferito, se ti piacciono i film o le serie tv, se sei mattiniera o dormigliona… roba del genere! -
    L’avrebbe ascoltata con attenzione e avrebbe scelto, nel frattempo, la gelateria in cui l’avrebbe portata: Denrise non ne era pienissima, però ce n’era una che faceva al caso loro e, soprattutto di Joanne. Una struttura piccola, rustica e romantica, dove gustare quel bel dessert in compagnia familiare e, forse, intima.
    Si fermò davanti all’ingresso e le fece cenno di entrare per prima: - Prego, madamoiselle! –.
    Varcò l’arco e seguì l’arciera fino al carrello dove erano esposti i gelati e i relativi gusti.
    - Cosa desideri? – si rivolse alla giovane.



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    EDWARD HEART
    Il pubblico si è sempre aspettato che io fossi un playboy, e un bravo ragazzo non delude mai il suo pubblico.
     
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    Abitualmente scettico o sospettoso nei confronti degli altri e delle loro azioni.
    Il fatto era che non era abituata a tutta quella parlantina, energia e positività. Non era abituata ad essere al centro dell'attenzione di qualcuno e non aveva idea di come ci si comportava con le persone. Non che lei non avesse un carattere, ma aveva sempre un pò di timore di non essere accettata pienamente e da fidarsi troppo di qualcuno per essere poi messa da parte senza alcun tipo di remora. Edwards era un ragazzo bello come il sole, che faceva sempre mille conoscenze al minuto, spigliato, pieno di se e che sembrava sempre avere la risposta o la domanda pronta. Forse era per quello che si era avvicinato in un modo così assurdo e così presto ad uno come lui. Si morse il labbro appena e poi distolse lo sguardo. Se ne era accordo che lo stava guardando in maniera strana. Si strinse nelle spalle e poi scosse il capo come per contraddirlo. Non ti sto guardando in nessun modo! é che... insomma sei strano. Sei troppo simpatico e gentile per essere uno normale di denrise. In genere qui sono sempre troppo musoni ed io non sono mai stata il prototipo di ragazze che piace da queste parti! Quindi... ecco sono sempre stata presa un pò in giro! Ammise anche se un pò a malincuore. Avrebbe preferito essere una di quelle ragazze belle da paura che avevano sempre tutto ai loro piedi e a portata di mano, lei invece non era per niente in quel modo. Si morse il labbro ancora e poi si strinse a lui assecondando quello che voleva lui. Tipico di Joanne. Rise per l'ultima cosa che disse. E chi te lo ha detto che non apprezzo la tua unicità? Sussurrò appena divenendo leggermente rossa in viso. Che cosa strana era per lei tutto quello. Quasi si sentiva una persona normale, un'adolescente in piena regola, peccato che fosse più grande, ma non era quello il momento di puntualizzare la cosa. Ed adesso? Cosa gli diceva? Si morse appena il labbro. Fino a qualche mese fa lei non si poteva permettere neanche un gelato. Quindi ancora non capiva, esattamente, quali erano i gusti che veramente le piacevano. Penso stracciatella e menta! Disse pensandoci. Beh, l'ultima volta che lo aveva preso era stato esattamente così. Ma si, forse la menta non le era piaciuta proprio tantissimo. Ma non disse niente, si sentiva un'idiota anche solo al pensiero di dover dire una cosa del genere. Mai assaggiata la panna! Troppo spontanea, a dire il vero. Ecco, quel supplemento ancora non se l'era sentita di farlo, comunque alla fine ridacchiò per la questione dei fiori e non disse niente. Sarebbe stato bellissimo essere uno dei suoi fiori preferiti e l'unico, ma non disse niente. Non era il caso. MEntre arrivavano alla gelateria da lui scelta, Joe ci pensò un pò alle sue domanda e si rese conto che forse neanche lei si conosceva poi così tanto. Mmmm penso che sono più tipa da film, da quando vivo da sola ne ho visti tantissimi... poi che dire su di me? Oh, mi piace svegliarmi presto, mi alleno molto con l'arco e le freccie, è una mia passione da quando sono piccola... e poi... ecco, non sono mai andata a scuola e la cosa mi pesa tantissimo, ma tutto quello che ho imparato è perchè ne avevo voglia. Era una cosa interessante da dire? Non ne aveva idea, ma quella era la sua vita. Poi ho incontrato Jason e la mia vita è migliorata, anche se... beh ecco, lui ha la sua vita, ovviamente! Aggiunse poi alzando le spalle ed entrando nella gelateria guardando tutto quel ben di dio!Stracciatella, cioccolato, pistacchio e panna!Oddio! Forse aveva esagerato? Ma ce li aveva i soldi per pagare tutto quello? Ecco, ed adesso che brutta figura ci avrebbe fatto?
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  10. Edward Heart
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    Ah, lui era quello strano ora! Nessuno gli aveva mai affibbiato un appellativo del genere. Gli avevano detto di tutto: che era fanfarone, farfallone, pigro, scansafatiche, eccentrico, egocentrico, ma strano… beh, era la prima volta che se lo sentiva dire. Ma la spiegazione che seguì non fece che fargli sgranare gli occhi.
    - Prima di tutto, Jo – va bene se ti chiamo Jo? – le domandò. Essere chiamati per nome era un grande passaggio di grado con Edward, perché lui non chiamava nessuno per nome tranne che le persone che considerava davvero importanti. Il resto, invece, si vedeva appellare una serie di soprannomi diversi.
    - Non si è mai troppo gentili e simpatici, anche se si è a Denrise e soprattutto con giovani donzelle come te. E, in secondo luogo… -
    Stava per dirle quanto fosse bella, ma si morse la lingua. Non era ancora il momento: aveva bisogno della situazione giusta. E quello sarebbe stato il giorno in cui lui l’avrebbe creato.
    - E in secondo luogo, io non sono originario di Denrise, cioè il mio sangue non appartiene a questa terra. – le confidò, con una certa naturalezza, nascondendo bene i sentimenti contrastanti che sgorgavano nel suo cuore ogni volta che pensava al suo paese natale, Cullen, in Scozia, a sua madre che non aveva mai conosciuto e alla sua cara nonna, la balia che gli aveva fatto da figura genitoriale per qualche anno, fino alla sua morte.
    Guardò Joanne con sguardo divertito non appena lei si fece rossa in volto. Le diede un leggero tocchetto affettuoso sul naso.
    - Aah, quindi mi apprezzi! Buono a sapersi, allora! -
    Non appena si morse il labbro, Edward fermò i loro passi e avvicinò il pollice alle labbra della ragazza, togliendo il labbro inferiore dalla presa dei denti.
    - Per quanto tu sia incredibilmente sexy quando lo fai, non dovresti farlo… non in pubblico almeno -
    Le fece un occhiolino.
    - Vedi, Jo, il mondo è come il mare: è pieno di mostri. E davanti al pericolo, non devi mai mostrarti insicura. Devi solo agire e reagire, seppur tu senta di non sapere appieno come muoverti. Io non sono un pericolo, lo metto in chiaro! E con me puoi mostrare la tua vera identità, ma! – si bloccò per un attimo, prese fiato e alzò un indice ammonitore. – Non devi mostrare al resto del “mondo” ciò che ti rende vulnerabile -.
    Era un consiglio sentito quello che le aveva appena dato. Edward aveva imparato quella lezione a sue spese e, in quel momento, voleva che la ragazza imparasse da lui, senza che dovesse imparare attraverso brutte vicissitudini. Il biondino si sentì strano: non era mai stato così con nessuno. Tuttavia, voleva godersi la compagnia dell’arciera, perciò lasciò correre le sue sensazioni, seppellendole in un angolo della sua mente.
    - Dovresti assaggiare la panna! Ti piacerà! – affermò.
    - Allora, procediamo con ordine: a me piacciono sia i film che le serie tv, ma non ho una preferenza netta, solo che il mio lavoro non mi consente di vederne spesso. Se vuoi possiamo andare al cinema un giorno! Che ne dici? – domandò, con una certa euforia. – Poi, io non riesco ad essere mattiniero. Mi piace dormire, rimanere sotto le coperte, abbracciare il mio cuscino… rilassarmi, non far nulla. Sono più un tipo notturno, sì! -
    Rimase sbalordito quando gli rivelò di non essere mai andata a scuola.
    - Come non ci sei mai stata?! Davvero vuoi dire che non hai mai visto Hogwarts o Hidestone?! -
    Scosse il capo. Era proprio scioccato. Chi erano i cretini che non avevano mandato una ragazzina a scuola?! Per quanto lui non l’avesse amata, la scuola era proprio tutto per un adolescente! Si facevano conoscenze, oltre che compiti. Si imparavano, a volte e non sempre, cose utili per la vita dopo.
    Si grattò il capo.
    - Se vuoi… anche se sono un po' rovinati, posso prestarti i miei libri di Ilvermorny o Hidestone… io ho frequentato prima la scuola americana. Poi, se hai bisogno di una mano, posso provare ad aiutarti, ma non ti assicuro niente… -
    Si concesse una risatina, per stemperare la tensione. Poi, aggiunse, con un tono di voce più alto a segnalare la sua iniziale gelosia: - Chi è Jason?! Perché non lo conosco?! -.
    Entrati in gelateria, procedette con le ordinazioni.
    - Ottima scelta! Cono, cestino o coppetta? – esclamò rivolgendosi alla ragazza, non appena espresse i suoi gusti.
    - Due gelati con stracciatella, pistacchio, cioccolato e panna, rigorosamente sotto e sopra, grazie! Per me, cono, mentre per la signorina… -
    Guardò Joanne, lasciandole la parola.
    - Potresti tenermi il gelato per un attimo? – le domandò, consegnandole il suo cono, e si avvicinò alla cassa. Pagò l’importo richiesto e, poi, fece cenno alla giovane di prender posto ad un tavolino a caso.
    - Bene, buon appetito! Poi dimmi com’è la panna! -



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    Non solo mai nessuno si era mai comportato in quel modo insieme a lei, ma le sembrava che lo conoscesse da così tanto tempo da sentirsi quasi rilassata a stargli vicino, il che non era del tutto qualcosa di estremamente piacevole per una ragazza come lei che non era mai stata una socievole e sopratuttto era sempre stata quella un pò bullizzata da tutti. Ed aveva quel tono spigliato, quell'aspetto angelico e da bravo ragazzo che più Joanne contemplava, più non riusciva veramente a farsene una ragione. Insomma perchè si stava interessando così tanto a lei? Forse ra una sfida con qualcuno? Nah, lui non lo avrebbe mai fatto, ne era sicura. Si vedeva che era un ragazzo per bene, aveva sempre la parola giusta da dire e soprattutto con lui era fin troppo gentile. Sorrise appena alle sue parole e si strinse nelle spalle. Si, puoi chiamarmi Jo!Disse semplicemente. Un nomignolo che nessuno le aveva affibiato mai, ma che lei trovava bello e confidenziale, carino. Le stava dando quell'affetto che le era sempre mancato e che lei aveva sempre cercato. Era qualcosa di incredibile!Ascoltò attentamente sia il primo che il secondo punto che fu ancora più interessante del primo. E di dove sei, esattamente?Chiese poi sorridendogli con fare curioso. Insomma si, lo apprezzava e la cosa la spaventava a morte e non avere assolutamente nessuno con cui parlare e chiedere consigli, era qualcosa di brutto, veramente, ma veramente brutto. A volte neanche io mi sento del tutto di queste parti. Come se mi ci avessero catapultato per forza... eppure sono di qui! Quella frase venne detta da prima con fare malinconico, ma poi con fare più spensierato, oramai era abituata a quel tipo di sensazione. Sorrise dandogli una piccola spintarella quando disse che allora lo apprezzava e quando le disse che era sexy e fece quel gesto con la mano, allora divenne rossa e distolse lo sguardo. Era davvero sexy? Qualcuno la trovava veramente bella? Eppure lei si vedeva sempre troppo poco. Smettila! Disse chiudendosi un pò a riccio. Il mondo è come il mare... era proprio vero che lo era, il problema era che a lei quel mondo non piaceva per niente. Non riusciva davvero a goderselo, non riusciva in nessun modo a capirlo o sentirsi parte di qualcosa. Era come se lei vivesse da spettatrice sempre, costantemente. E a me non piace. é come se non fossimo compatibili, io ed il mondo. Ogni volta che ho provato a vivere secondo alcune regole alla fine sono rimasta sempre fregata! Ammise stringendosi nelle spalle. Non rispose immediatamente allo sdegno e alla proporsta di Ed per quanto riguardavano i libri,non aveva voglia di parlare di quella cosa e soprattutto se ne vergognava così tanto che si era anche pentita di averlo detto, quindi alla fine fece cadere il discorso e quando entrò nella gelateria, ordinò anche lei il cono, lo prese, rimase sorpresa per il fatto che fu lui a pagare anche per lei, ed ancora andò a sedersi su di una sedia mentre reggeva il gelato al biondino. Solamente quando lui tornò, cominciò a leccare il suo gelato e ridiede il gelato del ragazzo al legittimo proprietario. Quando il gelato non sgocciolò più, i suoi occhi scuri si piantarono in quelli di Ed. Saresti davvero disposto a prestarmi i tuoi libri? Non credi che siano una cosa personale oppure che io non sia in grado di leggerli? Io...Non dovevo dirti questa cosa. Adesso penserai che sono una sciocca. Si rimise a mangiare il gelato. Quindi era andato in america. Chissà a fare cosa, precisamente.
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  12. Edward Heart
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    Dopo aver preso posto ad un tavolino a caso, raccolse il suo gelato dalle mani di Joanne e ne prese un assaggio, seguito da una espressione estasiata.
    - Mmh, da quanto tempo che non ne mangiavo uno così buono! E chi l’avrebbe detto che Denrise nasconde tesori così! Dobbiamo venirci più spesso -
    Aveva utilizzato la prima persona plurale senza accorgersene: erano tutti piccoli segnali che lui pensasse bene di lei e, probabilmente, in un certo qual modo. Era sicuro dentro di sé che ci sarebbe tornato volentieri in quella gelateria in compagnia della giovane: non solo era bella fisicamente, ma aveva un bell’animo, un carattere spigliato, anche se timido, per nulla con la puzza sotto il naso come molte invece avevano (e ciò innervosiva non poco il biondino).
    Quando sentì che si definì come una sciocca, la rivolse uno sguardo serio. Le poggiò una mano sulla sua e la strinse e puntò i suoi occhi cristallini in quelli scuri della ragazza.
    - Non voglio sentire più chiamarti sciocca, Joanne. Hai detto che hai studiato da sola, no? Quindi ho pensato che tu sappia leggere. Ma, nel caso in cui non fosse così, non c’è problema. Penso di poter essere un mezzo bravo insegnante almeno sull’alfabeto! – le disse, sottolineando l’ultima frase con un bel sorriso. Le lasciò la mano, perché erano state incrociate per abbastanza tempo da metterla in soggezione – perché Edward aveva occhi di falco e si rendeva conto di tutto – e continuò a mangiare il suo gelato, leccando un lato del cestino su cui si era sciolto e stava colando.
    - Comunque, basta chiamare il signor Edward Darkness Heart – cominciò a scimmiottare sé stesso, con la mano poggiata a mo’ di cornetta del telefono sull’orecchio – far l’ordine di libri, e lo recapiterà lui stesso a casa Nilsson! La soddisfazione del cliente è il nostro miglior premio! -
    No, se Joanne avesse voluto continuare a trattarlo, non avrebbe mai avuto un Edward del tutto serio.
    - Maaa tornando a questioni più serie, forse… io sono scozzese, precisamente di Cullen. Poi mi sono imbarcato all’età di otto anni sulla nave del capitano Heart e ho viaggiato per circa tre anni. A undici anni ho frequentato Ilvermorny, in America, perché la drakkar era ferma lì e dopo, tornato nel Regno Unito, sono stato studente di Hidestone. A seguito del diploma, mi sono imbarcato come predone -
    Le fece un mega riassunto della sua vita, eliminando molti dettagli importanti, ma che non avrebbe condiviso con lei, non ancora.
    - Prima mi hai detto che hai una sensazione di estraneità… non so tu cosa ne pensi, ma ho imparato che spesso i nostri sesti sensi sono esatti… potresti affidarti a un divinante, forse, per capire meglio -
    Edward non era come la maggior parte dei denrisiani lì: lui era colto, aveva conosciuto diverse culture, aveva studiato; perciò, sapeva bene di quello di cui parlava.
    Notò il naso di Joanne sporco di panna: raccolse un fazzoletto dal portatovaglioli sul tavolino e lo avvicinò delicatamente al volto dell’arciera.
    - Hai un po' di panna qui… permetti? -



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    Stava provando così tante emozioni che quasi si sentiva di esplodere. Come aveva fatto fino a quel momento a non sentire tutto quello? A privarsi di tutti quei piaceri. Quando assaggiò la panna un esplosione di gusto arrivò nella sua bocca, sorrise soddisfatta e la mangiò come se fosse la cosa più buona al mondo. Non è che i suoi genitori non le avevano dato proprio niente, ma era qualcosa di rarissimo che succedeva e non poteva, in nessun modo essere una persona costante e coerente con le altre. Non usciva mai e quando usciva era sempre la più povera e di conseguena quella più sfigatella. Lei puzzava di animali ed aveva sempre le mani sporche di terra. Chi avrebbe mai voluto un'amica in quel modo? Si morse il labbro, ma poi ricordandosi quello che il ragazzo disse si mise la mano davanti. Ecco, su moltissime cose era veramente ma veramente una ragazzina ingenua. Comunque, Jason è il proprietario dello speziale. Lui mi ha dato un lavoretto ed io curo le sue piante. A me piacciono tantissimo, insieme agli animali e così sono riuscita andare via di casa. Non sai quanto ho aspettato questo momento. Non ho moltissimi soldi da parte, ma spero di riuscire a crescere ed un domani avere una casa davvero tutta mia e riuscire a comprare un altro arco! Aggiunse poi riflettendo che non aveva risposto ad una sua domanda precedente. Poi si strinse nelle spalle ed istintivamente, anche lei strinse la mano del ragazzo quando lui le disse quelle cose. Aveva una belle pelle ed odorava di nuovo, si!Va bene! Allora si, vorrei i tuoi libri, specialmente quelli di erbologia, o magia verde! Mi piacciono molto quelle cose ed anche di divinazione! Aggiunse poi sorridendogli felice prima di scoppiare a ridere per la sua teatralità. Era veramente, ma veramente bellissimo stare così, in quel modo con lui. Gli stava donando leggerezza, quella che lei non sapeva neanche dove stesse di casa e la cosa le piaceva, le stava facendo vedere il mondo da un altro punto di vista. Quando lui gli fece un racconto breve della sua vita, Joanne rimase in posa ed attenta mentre mangiava quel gelato come se fosse la cosa più buona del mondo. Poi sospirò. Anche io voglio diventare una predona. Posso essere utile!Aggiunse poi seriamente. Piano piano stava acquisendo sempre più conapevolezza e la cosa gli piaceva un sacco. Wao... sei partito subito da casa tua! Mi piacerebbe tantissimo andare in scozia, sai? é una parte dell'inghilterra che secondo me è bella e caratteristica, più di altre parti! Aggiunse con gli occhietti sognanti. Viaggiare, dio solo sapeva quanto lo voleva. Poi quando lui chiese il permesso di fare un sapeva esattamente bene cosa, fece un segno di assenzo con il capo.
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    - Sei, comunque, già un passo avanti rispetto a me! Hai una casa, un lavoretto, qualche soldo da parte… è bello. Poco, ma è bello perché è tuo, anche se la casa è in affitto o roba del genere. Io, invece, non ho casa a cui tornare… prendo ogni volta una camera in affitto presso qualche locanda, spesso fatiscenti perché la paga non è altissima e non posso permettermi il lusso. A volte mi aiuta mio fratello… ma quella è un’altra storia -
    Perché si stava aprendo così tanto con lei? Gli faceva una certa impressione vedere quanto effetto lei avesse su di lui. Il biondino, infatti, non si confidava mai su certe cose, anche se erano tutte risapute. Con Joanne, però, si sentì così a suo agio che gli venne naturale aprirsi in quel modo.
    - Sinceramente, da un lato, vorrei iniziare a fare qualche lavoretto, dall’altro pffff- sbuffò. – Cioè non mi va di star a lavare pavimenti o stoviglie! È noioso, non c’è nulla di divertente… -
    Ora si stava comportando proprio come un bambino capriccioso e lagnoso. E ci assomigliava anche con quella faccia da angioletto che possedeva.
    - Già è tanto che riesco a scappar via dal resto della ciurma quando fanno certe faccende… e non sempre poi. A volte mi hanno beccato e costretto a fare quello che dicevano loro a suon di schiaffi. Beh, i denrisiani e i predoni in generale non sono noti per le loro maniere gentili ed educate. Io, invece, sono l’eccezione alla regola! -
    Un sorriso si diffuse sul suo volto, regalando alla vista della ragazza due belle e tenere fossette, non appena lei ricambiò la stretta di mano.
    - Come desidera, principessa! – le rispose. Glieli avrebbe portati o fatti recapitare il prima possibile, probabilmente con un bel mazzo di fiori vicino. Chissà quali erano i suoi preferiti!
    - Certo che puoi diventarlo! Non so bene il processo, ma già che ti sei imbarcata qualche volta è un grande passo avanti verso questa professione -
    Il suo sorriso, però, diminuì d’intensità non appena gli rivolse quelle domande.
    - Si? Beh, io non mi ricordo molto… -
    Non sapevo se lui avrebbe voluto tornarci, sinceramente. Faceva male, troppo.



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    Abitualmente scettico o sospettoso nei confronti degli altri e delle loro azioni.
    Sentire quelle parole la ricuoravano e neanche poco. Sentire che qualcuno pensava che lei stesse costruendo qualcosa di buono non erano per niente sciocchezze per lei. Non era mai stata incoraggiata ed anzi, da quando era andata via nessuno si era posto il problema di dove fosse andata e con chi fosse. Nessuno l'era mai andata a trovare o portato qualche verdura. Era come se fosse sparita nel nulla. E cavolo, quella era la sua dannatissima famiglia. Pensò alle parole del ragazzo, al fatto che forse doveva sentire un divinatore, ma non rispose ne appena glielo disse ne tanto meno in un secondo momento. Forse doveva pensarci davvero, ma non era sicura che fosse una cosa appropriata e religiosa. Non disse niente, doveva informarsi e doveva cercare di capire se quel senso di non appartenenza fossero solamente sue pippe mentali o altro, il che non era per niente qualcosa da escludere, ma quel gelato la distolse da qualsiasi tipo di pensiero e di conseguenza continuò a beatarsi di quello che disse anche se poi sorrise appena quasi capendolo per quello che disse. Ecco... se vuoi... la prossima volta puoi venire a dormire da me...Azzardò. Non lo diceva perchè non poteva permettersi la stanza di una locanda, ma perchè a lei non piaceva stare da sola e di conseguenza potevano usare uno l'altro. Finì il suo gelato e rise ancora per il suo modo di fare. Era bello, era una persona leggera ma si vedeva che c'era qualcosa nel suo sguardo che trasudava sofferenza. Ehi, non ti volevo intristire! Disse seriamente. Oh, sei un pigrone quindi. E quindi se vieni a dormire da me quanto tempo ci metti a svegliarti? Significa che non mi darai neanche mai una mano? Oh andiamo! Davvero quando ci sono delle cose da fare te ne scappi? Sei un fannullone allora! Cambiò drasticamente argomento tornando a quello precedente! Si, era un casino, ma lui faceva tanto per farla ridere e lei non aveva nessuna intenzione di farlo stare male, per nessuna ragione al mondo! Era qualcosa di incredibile tutto quello e non voleva in nessun modo che lui pensasse a qualcosa di sconveniente. Non lo conosceva e non sapeva tirarlo su! Quindi preferiva che non accadessero cose che l'avrebbero portata in errore. Non in quel momento, non con lui.
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