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.SPOILER (clicca per visualizzare)Adrien Beauvais.
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Adrien Beauvais.
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Quella sera era da tutt'altra parte rispetto alla sua destinazione futura: era a fumarsi una sigaretta poggiato ad un muretto di un terrazzo della scuola. Poco dopo, il trillo del magifonino gli notificò un messaggio, che, poi, scoprì fosse stato inviato da un suo compagno di stanza.
Ehi, Adrien. Vieni in stanza, c'è una lettera per te. Non è che è della tua morosa?
Adrien sbuffò alla faccina ammiccante. Diede un'altro tiro alla sigaretta, prima di spegnerla, appiccicandone la punta accesa lungo l'intonaco. Non poteva essere Gyll, lei aveva il suo numero di telefono. Se avesse voluto sentirlo gli avrebbe scritto o chiamato. E non potevano nemmeno essere le sue sorelle. Chi altra donna conosceva? Mah, non gli veniva in mente nessuna.
Si avviò lungo i vicoli del castello, fino ad arrivare alla sua stanza da letto.
- Finalmente sei arrivato! - disse John, il suo coinquilino. Era un tipo schivo, un po' come lui, a volte abbastanza seccante.
- Non ne potevamo più di quell'uccellaccio! -
- Parla per te! - rispose l'altro ragazzo presente nella camera, intento nel dare del cibo al gufo incaricato di portare la lettera. Quest'ultima fu raccolta da Adrien, il quale, una volta letto il nome del mittente, si portò una mano al volto, stringendosi il ponte del naso tra le dita.
- E ora che cazzo vuole questa?! - esclamò ad alta voce, in maniera non proprio educata.
"Non le è bastata la chiaccherata dell'ultima volta?!" pensò.
Giada, tuttavia, sembrava volersi scusare di persona e sarebbe stato da grande ineducato non presentarsi ad un evento nella storia della vita della ragazzina, che gli era sembrato non avesse mai avuto il coraggio di chiedere "scusa". Gli pareva più la tipa da "io voglio, ma non mi mettete in mezzo a situazioni sconvenienti" e, in effetti, non si sbagliava affatto. Guardò l'orologio al suo polso: era abbastanza tardi anche solo per darle una risposta. Che rimanesse sulle spine!
Lasciò la sua stanza e si recò prontamente al luogo dell'incontro, seppur avesse virato il tragitto per giungere abbastanza puntuale.
La trovò in piedi, di fronte alla porta, con una sacca ai suoi piedi, sul pavimento.
- Signorina Mccarthy. A cosa devo il piacere? - le disse sarcastico, sfottendola un po'.. -
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Adrien Beauvais.
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Una risposta non avrebbe fatto male, era vero, ma la ragazzina non poteva pretendere di giudicare il suo operato sulla base dei suoi pregiudizi: era un ragazzo scontroso, a tratti ribelle e anarchico, acido, ma le avrebbe fornito una risposta se avesse potuto darglierla. Non era stato il caso, visto che era arrivato nella sua stanza troppo tardi per poter fare una cosa simile.
- Signorina Mccarthy, ti consiglio di non giudicare l’operato delle persone sulla base dei pregiudizi che hai su di loro. Se la risposta non è stata recapitata c’è un motivo ben preciso: non ero in camera mia quando il gufo ha fatto capolino nella stanza. Sono stato avvisato troppo tardi del suo arrivo, dopo che i miei coinquilini si sono permessi di ficcare il naso dove non dovevano. Essendo l’appuntamento molto vicino di orario, conseguentemente, ho deciso di recarmi subito qui, senza darti risposta. Altrimenti, quell’uccello sarebbe arrivato nello stesso mio momento! – la rimproverò, spiegandole il motivo di quella che, secondo lei, era mancanza di buona educazione. Non ricambiò il sorriso che gli rivolse: lui non era tipo da sorrisi.
Aveva davvero portato con sé due bottiglie di alcool puro per farsi perdonare? Effettivamente, non era una cattiva idea, ma sbagliava se pensava che si sarebbe scolato una bottiglia intera di quelle robe.
- Delle scuse decisamente piacevoli… E credi che due bottiglie d’alcool basteranno per farti perdonare? – le chiese, abbastanza sarcastico, mettendo du uno sguardo che avrebbe potuto ucciderla. Si stava comportando da duro con lei, anzi, da stronzo, ma poco importava. Alla fine, cedette. Si accese una nuova sigaretta e si avvicinò al divano, dove c’era la ragazza, a cui porse un pacchetto di quella robaccia che si fumava.
- Vuoi una? Non dire che non si può fumare in uno spazio scolastico, perché sai benissimo che è illegale anche bere... -
Si fece un tiro alla sua e buttò fuori il fumo dal naso. Se la ragazza avesse accettato, avrebbe tirato fuori l’accendino e, galantemente, le avrebbe acceso la sigaretta.
- Hai mai fumato? Comunque, possiamo pure sederci sui divani che certo non mancano! – affermò.. -
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Adrien Beauvais.
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Ghignò quando la ragazzina prese la sigaretta, se la fece accendere e ne prese un tiro.
- Guarda, che non fossi una santarellina l'ho visto la scorsa volta, quando non hai mancato di farti vedere mezza nuda da me... ma, se proprio devi fare la parte del diavolo, allora facciamolo in due, no? -
Aspirò il fumo anche lui, sputando dalla bocca un cerchio bianco perfetto. Era un trucchetto che aveva imparato molti anni addietro, quando era alle prime armi con una sigaretta.
Raccolse per prima la bottiglia di Vodka e la rigirò tra le sue mani, osservandola e leggendone l'etichetta.
- Non è che ci hai messo dentro una qualche pozione d'amore? - le chiese, a metà tra il sarcastico e il serio. Se l'avesse fatto, non era per niente divertente. Non voleva essere drogato con una stupida pozione del cazzo. E la ragazzina avrebbe fatto bene a tenere le manine al suo posto, altrimenti gliele avrebbe spezzate in due.
Poi, raccolse anche la seconda bottiglia, seguendo il procedimento della prima. Dopo averle studiate, domandò: - Hai portato i bicchieri? O presumi che dovremmo bere dalla bottiglia direttamente? -
Bere dalla stessa bottiglia, beh, gli faceva abbastanza schifo. Era davvero schizzinoso su certe questioni: posate e bicchieri dovevano essere diversi per ognuno, non bisognava scambiarseli. Non lo faceva nemmeno con i suoi fratelli o genitori e, soprattutto, non l'avrebbe mai fatto con un'estranea.
Attese la risposta della ragazza: e no, non avrebbero bevuto dai bicchieri. Partivano proprio bene... se avesse ritenuto che i bicchieri fossero da deboli, si sbagliava di grosso. Ma non conoscendo alcun incantesimo di trasfigurazione, né volendo scendere fino alle cucine, decise che avrebbe fatto uno sforzo.
- Bene - disse, - allora dividiamoci le bottiglie. Io parto con la Vodka, tu con il Whiskey. Una volta arrivati a metà, ce li scambiamo. -
Lo affermò con sicurezza e fermezza, quasi fosse un ordine diretto. Con Adrien si faceva quello che diceva lui, e basta.
Stappò la bottiglia di Vodka e se la portò alle labbra: il primo sorso fu piano, ma il liquido non meno pungente nella sua gola. Tossì amaramente, portandosi un gomito di fronte alla bocca. Fece una faccia disgustata.
- Cazzo, è forte! Ma se fosse stata bella ghiacciata sarebbe stata super! -. -
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Adrien Beauvais.
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La risatina della studentessa lo fece ghignare: quindi, ne era pienamente consapevole del suo atteggiamento e non se ne vergognava affatto. Chissà quante ne aveva combinate?! Sembrava così carina e ingenua, ma, in realtà, la sua facciotta nascondeva una malizia non di poco conto.
- Sembri una santarellina. -
Sottolineò il “sembri” con un tono di voce più basso.
- E invece… come hai detto tu, sei una diavolessa… o ne fai le veci… chi l’avrebbe mai detto?! -
Rese la sua voce più sensuale del solito, ma solo per stuzzicarla un po': non ci sarebbe mai finito a letto, perché, per lui, c’era solo Gyll e mai sarebbe riuscito a togliersela dalla testa.
- Dipende da cosa intendi per “queste cose” – affermò. Le parole che uscivano dalla boccuccia rosea della fanciulla impertinente erano ambigue, a tratti provocanti. E lui se n’era accorto. Per quanto potesse sembrare puritano, non era uno scemo: certe cose le conosceva bene. Non era uomo per niente: era capace di sedurre una donna e farla infilare tra le sue lenzuola. Era capace di far perdere la testa, comportandosi da subdolo pervertito. I santarellini non esistevano: la malizia era dentro ogni persona, femmina o maschio che fosse, anche se solo di un pizzico. Stava a loro controllarla, il che era molto a piacimento: Adrien, a differenza di Giada, usciva quel lato di sé solo in particolari occasioni.
Approfittando della vicinanza dei loro corpi, approssimò il suo capo in direzione del volto della ragazzina: voleva farla eccitare, farle perdere la testa fino a desiderarlo, per poi non concludere niente. Era la punizione che si meritava per essere stata “cattiva”. Era su di lei, una mano poggiata sul bordo della spalliera del divano, per bloccarle la strada: le loro labbra erano vicine, ma non abbastanza per far scattare un bacio. Se ci fosse dovuto essere un bacio, avrebbe dovuto deciderlo lui.
- …vuoi far la diavolessa? – le domandò, sussurrando.
Raccolse la bacchetta con un movimento di polso fluido e lanciò silenziosamente un – Anteoculatia – verso il capo della piccolina. Due corna di cervo le sarebbero spuntate all’istante. Così fu.
Mosse la testa, fino ad avvicinare le proprie labbra al suo orecchio: lei sarebbe rimasta stata inebriata dal suo profumo selvaggio, spruzzato sul collo, dalle note speziate, agrumate e legnose, unite a una giusta dose di lavanda.
- …eccoti servita… -
Sperava di averle fatto venire i capogiri. Si scostò appena, tanto da ristabilire una distanza di “sicurezza”.
- Ne sono certo… - le rispose, con un leggero sorriso ghignante disegnato sul suo volto.
Prese un sorso dalla Vodka e fece una smorfia.
- Non c’è verso di berla cosi! – affermò. Con un brusco movimento, le strappò la bottiglia di Vodka di mano.
- Ragazzina, impara da chi ne capisce di certe cose. Dal tuo maestro... -
Si alzò dal divano e si avvicinò alla busta che aveva portato con sé Giada. Ah, la piccola monella aveva nascosto i bicchieri! Con un ghigno divertito, ne prese due in vetro ed uno in plastica e, poi, li mostrò alla ragazza, inclinandoli a destra e sinistra.
- Avevi detto che non c’erano bicchieri? Ah-ah! -
Si avvicinò al suo corpo e le puntò un dito indice contro, direttamente sul petto femminile. Fece scorrere il polpastrello in risalita, tracciando il suo collo lentamente, fino a raggiungere il mento, che strinse in una presa salda. Le alzò il capo, per farle dirigere il suo sguardo verso di lui.
- …non va affatto bene… -
Le rilasciò il mento e si affaccendò con i drink. Puntò la bacchetta verso il bicchiere in plastica e lanciò un Sortilegio dell’acqua, tenendolo su fino a quando il recipiente non si fosse riempito. Poi, provvide a congelare l’acqua con un – Glacius – e a spaccare il ghiaccio con un forte pugno improvviso, che avrebbe potuto far sobbalzare la ragazzina. Inserì l’acqua gelata nei due bicchieri di vetro e versò in essi, rispettivamente nell’uno e nell’altro, vodka e whiskey, separati.
Prese il bicchiere e lo porse all’unica donna presente nella stanza.
- Prego, madame… - affermò. Poi, raccolse il proprio, e, sedutosi nuovamente sul divano, con aria di uno che non avesse idea di cosa fosse successo in precedenza, provvide ad assaggiare il suo drink alcolico.
- E’ di vostro gradimento? – chiese alla ragazzina.. -
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