Rubin dove sei? - (Compiti di alchimia)

Regina&Adrien

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    Regina Beauvais ~ DioptaseAlla fine, gira e rigira, anche se non aveva nessuna intenzione di ammetterlo, l'unica persona che davvero voleva al suo fianco quando faceva i compiti era proprio il suo gemello. Per quanto non facesse altro che rompere le scatole, Adrien era la sua dolce metà e come tale la capiva e non falliva mai. Era peggio di lei, era competitivo, era uno stacanovista, era uno che amava l'ordine e la precisione e quando c'era lei di mezzo non faceva altro che peggiorare la situazione. Aveva seguito le orme di Rubin, almeno uno di questi ed alla fine dopo averne acciuffato almeno uno, l'altro, fece la spia su dove potessero nascondersi tutti gli altri: a casa. Era ovvio e normale che alla fine della fiera tutto si sarebbe svolto all'interno di casa loro, quella che per loro poteva essere un luogo sicuro il che era veramente un'arma a doppio taglio: per quanto fosse quasi scontato il loro nascondiglio, quell'ala era per lui/loro qualcosa di troppo conosciuto, troppo assurdamente famigliare, per lei invece? Ancora no. Aveva fatto un sacco di lezione di alchimia ma forse era una di quelle materie che l'annoiava, nonostante avesse comunque dei buoni voti, o comunque ci provasse davvero ad averli. Era la matematica della maggior parte dei ragazzi babbani, quella cosa che proprio non ti entrava davvero in testa. Si morse il labbro, si voltò verso il fratello e scosse il capo. Dobbiamo prenderne il più possibile. e riportare dal prof. Ma il problema principale della questione è che se il piccoletto mi ha detto la verità, qui dentro dovrebbero essercene di ogni, ma rubin è furbo. Secondo te, anche se ovviamente sarà quello che penso io, perchè quello che penso io è giusto, se acciuffiamo e riconosciamo l'originale, possiamo far tornare tutto quanto alla normalità? Chiese poi con un tono di voce molto basso. Doveva e voleva portare a termine anche questo compito, non c'era niente che dire. Anche perchè, se no cosa diavolo ci scrivevano sulla relazione? Ecco, forse Adrien su quelle cose era molto più portato. Gli diede una botta al braccio. Ehi, ma mi stai ascoltando? Lo rimproverò!


     
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  2. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
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    Era totalmente assente. Non ci sarebbe stata Regina che tenesse: non avrebbe svolto i compiti di Alchimia, era troppo stanco o, forse, era troppo fatto. Nonostante la promessa fatta all’Auror qualche tempo prima, era di nuovo caduto in tentazione e si era fumato una canna. Si sentiva svuotato di ogni forza e gli sembrava che il cervello si fosse trasformato in gelatina, perché non riusciva a pensare lucidamente: era così tanto stanco che non aveva pensato di farsi una doccia prima di raggiungere sua sorella, per cancellare l'odore del fumo che gli si era attaccato addosso. Dopo aver dato uno sguardo all'orologio ed essersi reso conto fosse leggermente in ritardo, aveva corso fino al punto di incontro. I suoi ricci erano disordinati, non seguivano più una linea definita. Sotto ai suoi occhi, due occhiaie violacee, nascoste da un paio di occhiali da sole dalle lenti molto scure. Il suo viso era più pallido del solito. Era molto rilassato, finalmente. Aveva vissuto un forte periodo di stress, soprattutto dopo che, qualche mese prima, era stato preso da quell’Auror. Aveva paura che, se avesse compiuto qualche mossa falsa, la preside lo avrebbe espulso. Ma nemmeno quel timore lo aveva frenato dal fumarsene un’altra.
    Sentì Regina parlare, digli qualcosa sui Ruben. Ma che cosa erano i Ruben? Si portò una mano alla sommità nel naso, tra le sopracciglia, che strinse tra due dita, mente chiudeva gli occhi e cercava, in un certo senso di ricomporsi.
    Fu una bella botta al braccio a scuoterlo dal suo torpore.
    - Ehi, ma mi stai ascoltando? -
    - Eh? – rispose, quasi urlando. Non si era nemmeno reso conto della forte vicinanza di sua sorella che, sicuramente, avrebbe sentito la puzza attaccatagli ai vestiti. La guardò male e si massaggiò il punto ferito. Fatto com’era, con gli occhi iniettati di sangue, gli sembrava che il dolore fosse più forte del solito.

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    RevelioGDR
     
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    Poteva essere anche una grandissima stronza ma Regina avrebbe dato al vita per il suo gemello, per i suoi fratelli. Non c'era niente che poteva tenere e quando suo fratello si era presentato in quelle condizioni per fare un compito insieme a lei, Regina, che come al solito su alcune cose dormiva, si rese conto troppo tardi che il fratello non la stava ascoltando. I suoi occhiali scuri e soprattutto quella puzza di fumo era evidente, palese ed assurdamente vergognosa. Non perchè lei si vergognasse di lui ma perchè lo malediceva per il fatto che una persona così intelligenete non poteva essere così tremendamente stupida e ridursi in quello stato. Adrien... Sussurrò poi scuotendo il capo e guardando la punta delle scarpe del fratello, ed ancora la ferita che aveva. In quel momento si allarmò ed anche di parecchio. Dovevano spostarsi da li, se no, se qualche professore li avrebbe visti, allora sarebbero stati guai seri e lei, per quanto potesse essere una stronza e volere la coppa delle case in qualsiasi modo e maniera, quello erail suo gemello e quello che lui provava, lei provava. Fece un respiro profondo e poi lo afferrò per un polso e lo portò all'interno di una delle stanze che era nel corridoio. Mi spieghi cosa sta succedendo? Chiese davvero preoccupata e non aveva neanche paura di dargli uno schiaffo in faccia se solo non avesse risposto. Adrien lo sapeva. Potevano farsi la guerra e mangiarsi quanto volevano, ma erano legati e lui non era uno stupido. Sapeva riconoscere il tono di Regina, sapeva esattamente cosa voleva dire quando lei diveniva seria. Non ci interessava delle cose stupide, voleva la verità e l'avrebbe ottenuta a tutti i costi. Perchè ti sei ridotto in questo modo? Incalzò ancora, questa volta rimanendo in silenzio, davanti alla porta per non farlo andare via, ed incrociando le braccia sotto il petto.
    Regina Beauvais

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  4. Adrien Beauvais
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    Forse non avrebbe dovuto presentarsi in quello stato davanti a Regina: lo sapeva come era fatta, quanto si preoccupasse per lui e gli volesse bene. Non avrebbe mai lasciato perdere i segnali di uno stato di malessere, come anche Adrien avrebbe fatto se fosse stato al posto suo. Pensò al perché si fosse diretto al loro appuntamento: forse voleva una mano ad uscirne… ma faceva fatica ad ammetterlo a sé stesso, proprio lui, sempre perfetto e che non aveva bisogno mai di nessuno, se non di sé stesso. Ma non voleva che Regina si preoccupasse inutilmente: ce l’avrebbe fatta da solo, si ripeté più volte nella sua mente, a volersi convincere di poterlo fare, quasi fosse un mantra. Ma, si sa, in questioni del genere l’autoconvincimento non è proprio il pezzo più forte. Più che altro, quello di cui aveva bisogno il Black Opal era di una spalla su cui poggiarsi, su cui piangere, di mani forti (nel senso metaforico del termine) che lo aiutassero a rialzarsi al cadere, perché ultimamente cadeva troppo spesso, più di quando stesse cercando di rimettersi in piedi e in sesto.
    Osservò la faccia di Regina, contorta in una smorfia di grossa delusione: anche il tono con cui aveva pronunciato il suo nome era indice di tale sentimento. Si sentì così male e così vergognosamente imbarazzato che abbassò lo sguardo sulle sue scarpe: di tutte le persone che voleva deludere, Regina era proprio quella che non compariva nella lista. Lasciò che lo portasse via da quel luogo aperto fino ad una stanza più sicura. Si schiarì la gola e si bagnò le labbra, ormai secche: quanto voleva dirle di tutto quel trambusto?
    - Quanto saresti disposta ad ascoltare? -
    Ascoltare era una parola davvero grossa, ma sapeva che sua sorella ne era capace, quando voleva. L’importante era che non si facesse prendere dalla rabbia. Non aveva bisogno di una sorella incazzata in quel momento della sua vita. Si sentiva già di merda così com’era.
    17 Y/O - BLACK OPAL - STUDENTE - PUROSANGUE
     
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    Regina non era mai stata innamorata, a dire il vero, ma sapeva cos'era l'amore. Non aveva mai avuto modo di concludere qualcosa con qualche ragazzo, sia per disinteresse sia perchè non era per niente una socievole, o comunque non riusciva propriamente a fare amicizia con i ragazzi, per Julian, per Adrien, per suo padre molto geloso! Insomma era un casino, ma Regina sapeva cosa voleva dire amare una persona incodizionatamente. Era esattamente quello che provava per Adrien. Lei era così assurdamente attaccata a quel ragazzo, al suo gemello che sapeva sempre mettere da parte se stessa quando lo vedeva in quelle condizioni. Quando lo vide arrivare con quegli occhi ed in quello stato si sentì morire, prima di tutto perchè non si era accorta di niente, secondo perchè Adrien non poteva stare in questo modo! Lo guardò dritto negli occhi e quando lui li abbassò capì che era grave e che quello non era per niente il momento di fare la stronza. Quello non era il momento di essere una persona testarda. Adrien aveva bisogno davvero di sua sorella, aveva bisogno della sua dolce metà. Regina si sentiva esattamente in quel modo vicino a suo fratello. Potevano urlarsi contro, potevano odiarsi per qualche secondo, ma alla fine Regina ed Adriens i appartenevano. Avevano gli stessi geni, avevano lo stesso sangue e si conoscevano da sempre. Da sempre avevano avuto un legame speciale e seppur era uscita prima lei, quindi lei la più piccola dei due, Regina sapeva che Adrien avrebbe sempre contato su di lei. Fanculo Rubin e i compiti del cavolo. Adesso doveva solamente pensare a lui e a quello che gli stava succedendo. Sorrise appena al ragazzo e con un dito gli fece alzare lo sguardo. Lo sai che con me puoi parlare di tutto. Il suo tono di voce era deciso ma estremamente dolce, era completamente inerte e disposto all'ascolto. Comincia dall'inizio e non tralasciare assolutamente niente. Aggiunse poi prendendolo per mano e facendolo sedere su di unbanco. Lei si mise di fronte a lui, proprio per essere attenta e non farsi sfuggire neanche un minimo dettaglio di quello che stava per dire il gemello. Era preoccupatissima, ma cercò di rimanere calma e non darglielo a vedere. Sapeva quanto Adrien fosse suscettibile su quelle cose, sapeva quanto odiava chiedere aiuto e soprattutto quanto odiava non essere autonomo, seppur in quel momento si parlava di sentimenti.
    Regina Beauvais

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    Regina Beauvais - 17 anni
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  6. Adrien Beauvais
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    Non aveva intenzione di guardare sua sorella negli occhi, perché, effettivamente, non ce l’avrebbe mai fatta con la vergogna che gli sconquassava il petto e il groppo in gola che sembrava farsi premonitore di lacrime pronte ad abbandonare il loro nido oculare. Non aveva la certezza del come quella manifestazione di tristezza sarebbe emersa: avrebbe potuto giostrare il tutto sulla sua rabbia cieca e impulsiva, di cui, però, voleva farne a meno, poiché si sentiva fin troppo svuotato per tentare di arrabbiarsi ulteriormente. In secondo luogo, non voleva sfogarsi su Regina: per quanto, a volte, fosse proprio un cretino e la prendesse in giro, facendola irritare, tuttavia, Adrien non era un cattivo ragazzo e non avrebbe mai voluto far del male al sangue del suo sangue. Già, di per sé, il ravvicinato racconto degli eventi l’avrebbe ferita troppo, come a morte. Non si sarebbe stupito se, dopo quel monologo, l’avesse lasciato solo in balia delle conseguenze delle sue azioni. E, effettivamente, se lo meritava del tutto. Ma un lato del suo cuore, un piccolo nascondiglio, celato agli occhi di tutto e tutti, sperava davvero che la sua omonima non l’abbandonasse, che non voltasse i tacchi, dopo avergli rivolto uno sguardo pieno di delusione. Avrebbe preferito tutto (la rabbia cieca, ad esempio, che sapeva bene Regina fosse in grado di tirar fuori), ma non quello.
    Si lasciò tirar su il mento, sentendosi come un bambino immeritevole dell’affetto altrui, e si concesse la piccola debolezza di ancorare i suoi occhi distrutti nei suoi, ancora pieni di speranza che, a breve, sarebbe stata infranta come le onde di un mare in tempesta su un molo. Annuì dolcemente alle sue parole, perché non si sentiva in grado di lasciar che la sua voce pronunciasse quel “sì”, che avrebbe potuto dire più di mille parole messe assieme.
    Non scacciò la mano che raccolse la sua, anzi, la strinse, forse per l’ultima volta di tutto un suo pezzo di vita. Stava esagerando? No, Adrien non esagerava: conosceva sua sorella, sapeva di cosa fosse capace. Si sedette sul bordo del banco, con il corpo teso e i piedi rivolti verso la porta d’uscita, pronto a scattare in piedi e scappare via, proprio come il codardo che era. Adrien poteva essere davvero duro con sé stesso, a volte, ma, forse, pensò "...non abbastanza…”.
    Abbassò di nuovo lo sguardo, questa volta sulle sue ginocchia e si passò, frustrato per le difficolta che stava riscontrando nel parlare, una mano tra i capelli ricci.
    - Ben- ehm – si interruppe, schiarendosi la voce bassa e rauca, cercando di consegnare ad essa nuovo splendore, per quanto fosse ancora possibile.
    - N-non voglio… io andrò dritto al sodo… ho fumato una canna, sono stato trattenuto da un auror. Mentre mi stavo recando verso l’uscita, mi ha fermato Vath Remar che ha scoperto tutto. Ho fatto una scenata nell’atrio del Ministero, ho urlato, ho spaccato il tavolo dell’ufficio di Vath Remar e ho gettato due sedie a terra. -
    Lo disse tutto d’un fiato, riuscendo a malapena a trattenere l’incrinatura della sua voce. Si rese conto della gravità della situazione, in cui si era messo con le sue stesse mani.

    17 Y/O - BLACK OPAL - STUDENTE - PUROSANGUE
     
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    Per quanto non avesse per niente un carattere facile, Regina voleva veramente bene a suo fratello. Era qualcosa di incredibilmente assurdo tutto quello e non lo aveva mai visto in quello stato. Aveva sentito la sua mano stringersi pericolosamente alla sua. Pensava che mentre gli stringeva la mano, lui l’avrebbe cacciata, come faceva di solito, in maniera così strafottente e stronza che tutto quanto sarebbe tornato come prima. Ed invece Adrien l’aveva stretta come mai era successo prima, o comunque come succedeva raramente, solamente quando era distrutto lui, oppure quando doveva dare della forza a lei. Sospirò appena, quasi come per non disturbare la sua dedizione al silenzio ed al pensiero. Cerò in tutti i modi di non preoccuparsi ulteriormente, di evitare di entrare nel panico, perché, esattamente, a cosa serviva? Adesso doveva essere lei quella forte. Adesso doveva essere lei quella che doveva raccogliere i suoi pezzi e doveva farlo andare avanti. Dirgli che sarebbe andato tutto bene, perché per quanto avesse potuto sapere che aveva fatto una cazzata, per quanto ci fossero dei momenti che voleva solamente prenderlo a schiaffi in faccia, quello era il suo gemello e lei ci sarebbe stata. Si morse il labbro internamente ed attese con l’ansia fino dentro le ossa di ascoltare il suo racconto. Per una volta rimase anche lei in silenzio percependo, comunque, la sua agitazione, la sua preoccupazione, la sua solitudine ed anche tutta la sua rabbia. Sperava che non esplodesse da un momento all’altro. Lei non era in grado di contenerla e sicuramente avrebbe subito tutto quello facendolo sentire ancora più in colpa di quello che già non si sentiva. Si morse il labbro ancora ed ancora fino a quando la verità e l’accaduto gli esplose in faccia. Strabuzzò gli occhi più volte ed aprì più di una volta la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa. Doveva ammettere che avrebbe voluto sentire tutt’altro, ma quello no. Abbassò lo sguardo. Non era delusa, stranamente non lo era affatto. Era preoccupata. Preoccupata per quello che gli passava per la testa, era preoccupata per il suo modo di reagire a tutto quello e soprattutto alle conseguenze che avrebbe dovuto subire. Lui voleva diventare un auror, giusto? Ed allora perché mai non faceva la persona seria. Cosa diavolo gli stava succedendo? Non disse niente, non seppe per quanto tempo, alla fine, non guardò più i suoi piedi, ma guardò gli occhi del gemello, riflettendo i suoi pieni di lacrime. Si alzò in piedi e infilandosi tra le gambe del fratello gli diede un abbraccio, forte, fortissimo. Posò la testa sulla sua spalla. Poi, dopo qualche istante, si allontanò e lo guardò più severa. Sei un cretino e per vari eragioni: la prima è perché fumare canne ti fa male, la seconda è perché vuoi essere un auror e questa non è affatto la strada giusta, e terzo perché prima di fare qualsiasi cosa non vieni mai da ME. Aveva l’indice puntato contro il suo naso. Se solo avesse provato a risponderle lei lo avrebbe azzittito. Sei diventato matto cosa? Perché lo hai fatto? Mi dici cosa diavolo ti passa per la mente? Il signor Remar capirà, ci andremo a parlare insieme. Fece una piccola pausa, il fiatone stava prendendo il sopravvento, perché lei non era del tutto abituata a quegli stati d’animo, lei era una persona per lo più calma e diplomatica che non amava affatto tutto quello, che non amava quei momenti di tensione. Era una che discuteva, diceva la sua ma MAI litigava veramente. Poi esplose. PERCHè NON VUOI CAPIRE CHE NON SEI SOLO E CHE CI SONO SEMPRE IO CON TE? Glielo aveva urlato in faccia perché era esausta e preoccupata. Aveva lo stomaco in completo scompenso e non riusciva più a trattenere quella frustrazione che, a volte, la teneva sveglia la notte. Perché doveva per forza affidarsi agli altri e mai a lei? Perché prima di fare qualsiasi cosa non chiamava lei esattamente come lei faceva con lui? Si morse il labbro e cercò di ricacciare indietro le lacrime. Era incredibile come in quel momento avrebbe voluto dargli uno schiaffo in pieno viso solamente per fargli capire che lei non era solamente la gemella da prendere in giro quando andava tutto bene. Lei era molto altro e lui non voleva capirlo. Era come se avesse un rifiuto. Comunque si ricompose. O almeno cercò di farlo in attesa che lui dicesse qualcosa.
    Regina Beauvais

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    Regina Beauvais - 17 anni
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  8. Adrien Beauvais
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    Adrien alzò lo sguardo, seppur provasse una paura immane per la reazione di sua sorella, che non voleva affatto deludere, tuttavia, voleva osservare cosa provasse. Lui ci sarebbe stato sempre per lei, a prescindere da chi fosse stato a provocarle quelle sensazioni negative: anche se, ora, sua sorella avrebbe potuto sentirsi delusa, triste, arrabbiata, Adrien non si sarebbe mai tirato indietro. Se avesse voluto picchiarlo, non parlargli più, evitare di guardarlo, beh… lui avrebbe accettato tutto, perché se lo meritava. Come aveva potuto fare del male a Regina? Sì, era conseguenza indiretta delle sue azioni, ma, comunque, rimaneva l’evidenza fattuale per cui lui l’avesse ferita con le sue azioni. Perché cazzo non aveva preso la santa decisione di cambiare quando ne aveva avuto modo?! Glielo avevano sempre detto tutti che aveva una testa di merda e che doveva smetterla di lasciare che l’impulsività prendesse il sopravvento. Perché non poteva fare come la sua gemella? Lei viveva la sua stessa medesima situazione, eppure gestiva tutte quelle responsabilità meglio di lui.
    Intravide il luccichio di lacrime nelle sue iridi scure.
    Sono proprio una testa di cazzo! Fottiti Adrien!” pensò tra sé, rivolgendo a se stesso una serie di appellativi poco simpatici.
    Non si aspettò le magre braccia che gli cinsero il collo qualche istante dopo: non poté evitare di abbracciare la ragazza, con forza, aggrappandosi alla sua vita come se fosse la sua ultima speranza. Era così disperato. Quasi non riconosceva più Regina, che tornò a farsi viva nel suo carattere in una manciata di secondi. Ascoltò la prima parte di quel discorso incazzato, con il labbro stretto tra i denti e lo sguardo basso, rivolto al pavimento.
    - In realtà- - provò a dire, ma fu subito interrotto dall’indice puntato contro il suo naso e dallo scoppiare di parole che lo lasciarono di stucco. Regina sarebbe venuto con lui da Vath Remar? Cosa?! La sorpresa fu immediatamente cancellata dalla confessione della Dioptase.
    Perché non capisco che non sono solo e che c’è lei…?” ripeté nella sua testa.
    Riuscì solo a sillabare un flebile – Ti prego… n-non piangere -.
    Adrien non aveva mai balbettato in vita sua: il fatto che fosse appena accaduto dimostrava a Regina quanto fosse a pezzi. Si portò le gambe al petto, che cinse con le sue braccia. Nascose la testa nell’incavo tra le ginocchia e il busto, mentre una lacrima gli solcava la pelle pallida. Non aveva mai pianto di fronte a Regina e, infatti, stava ancora cercando di trattenersi.
    - Sai, ho cambiato idea… - sospirò. – Sul mio lavoro futuro, intendo… Voglio lavorare al Ministero, non più essere Auror… -
    Alzò il capo, ma prima spazzò via il bagnato con la manica della giacca dai suoi occhi.
    - Ecco perché ho chiesto al signor Remar di darmi lezioni… lui mi insegna le lingue e ora i-io… -
    Il groppo in gola lo costrinse ad abbassare la voce.
    - …ho rovinato tutto… - continuò, rivolgendo lo sguardo al pavimento. Seguirono istanti di silenzio: aveva bisogno di trovare il coraggio di dirle tutto. Un singhiozzo gli morì in gola.
    - Non ce la faccio più, Regina! Io sono stanco delle pressioni, delle responsabilità… non voglio più essere perfetto! Non voglio più essere un modello per tutti, non voglio… io- ecco perché ho iniziato a fumarmi quella roba… non ce la facevo più. -
    Virò i suoi occhi su quelli di Regina, ancorandoli ai suoi. Deglutì sonoramente.
    - Ho sempre fumato e lo so che nessuno di voi lo ha mai saputo… poi, le sigarette non mi bastavano più e sono passato alle canne. E’ già da diverso tempo che lotto contro questa dipendenza… h-ho iniziato g-già a-a c-asa n-nostra, a New York… Ti prego, non mi o-odiare… -


    17 Y/O - BLACK OPAL - STUDENTE - PUROSANGUE
     
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    Incredibile ma vero. Regina era distrutta e sapeva di esserlo solamente perchè Adrien lo era. Si stava dando della stupida perchè non si era accorta di niente, non si era accorta di quanto suo fratello stesse in difficoltà, non si era accorta di quanto lei fosse sempre protetta da lui e quanto lui poco da lei. In quel momento era più arrabbiata con se stessa che con lui. Possibile che in tutto quel tempo era stata così egoista? Possibile che non si era mai resa conto di niente? Possibile che era stata così cieca a tutto quello? Sospirò, cercò di trattenere le lacrime, non piageva mai, ma quando cominciava non la finiva più. Si morse copiosamente il labbro e quando esplose in tutto quello che davvero voleva dirgli si sentì anche una grandissima stronza. Possibile che aveva, ancora una volta, messo davanti quello che provava lei a quello che stava provando lui? All'inferno che lui stava passando? Quando lo sentì balbettare, sentì il cuore fermarsi per un momento. Era davvero così distrutto? La sua mente era un turbinio di emozioni che non sapeva seriamente spiegarsi e sicuramente non riusciva neanche ad avere contezza di quello che stava davvero provando. Si asciugò le lacrime e qualsiasi cosa fosse uscita dai suoi occhi sarebbe stata spazzata via da un pollice ben curato. Si era alzata dal banco vicino a lui e si era andata a sedere affianco al gemello. Sorrise appena accarezzandogli quei ricci e prese quasi di forza la sua testa posandola sulla sua spalla ed accarezzandolo, coccolandolo e facendogli capire che cazzo, davvero non era da solo. Lei era la sua gemella! Ci sarebbe stata sempre e per sempre!Adrien. Sei il mio gemello, sei la mia metà. Ci conosciamo da prima che avessimo una forma. Sei una parte di me ed io una parte di te. Come devo farti capire che arriverei in capo al mondo pur di guardarti le spalle? Questa volta aveva parlato con una certa dolcezza, era sicuramente diversa, aveva capito che in quel momento non poteva essere davvero stronza, in quel momento Adiren aveva bisogno di lei e lei ci sarebbe stata e glielo avrebbe dimostrato. Quando disse che aveva rovinato tutto scosse il capo e sospirò. Non hai rovinato niente. Tra qualche anno sarai tu ad insegnare a lui altre e tante lingue. Sei una persona perspicace, capace e molto intelligente, e smettila di piangerti addosso. Ci hai insegnato a prenderci quello che vogliamo, sempre. Di conseguenza rimetteremo tutto apposto, il sig. Remar sarà contento e fiero di averti come studente e tu diventerai una persona importante.Lo credeva davvero ed era davvero fiera e contenta del fratello. Nonostante la preoccupazione aveva completamente preso possesso di ogni suo muscolo. E poi quando quella confessione venne fuori da dentro le viscere di Adrien, Regina ebbe una reazione che non pensava neanche di avere: rise. Non seppe perchè, ma fu quasi come se lo avesse sentito per la prima volta, davvero. Come se finalmente aveva sentito parlare Adrien, il suo gemello e non la sua brutta copia. Una lacrima le rigò il viso di porcellana. Quello che tu non hai mai capito è che sei già perfetto! Non devi essere la brutta copia di te stesso. Non devi fumare perchè ti fa male, non perchè è una cosa che non si fa! Andiamo chi non si è mai fumato una canna? Io no, ma a me non piace! Devi cominciare a fare quello che ti senti davvero. Basta recitare una parte che non ti appartiene! Io... sono contenta che finalmente lo hai capito. E mi odio per non averti scoperto prima, per non averti spronato prima a fare queste cose. Il suo era tenero e semplice affetto. Gli voleva bene e forse si sentiva quasi più rasserenato da tutta quella situazione.
    Regina Beauvais

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    Regina Beauvais - 17 anni
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  10. Adrien Beauvais
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    Quanto la vide spazzare via una lacrima di quelle che stava cercando di non lasciar cadere sul suo volto sempre perfette, Adrien comprese di averle spezzato il cuore in qualche modo. Non sembrava delusa, anzi, si stava comportando in maniera totalmente diversa da quello che il ragazzo si era aspettato: credeva che ci sarebbero state urla, forse anche qualche schiaffo – che si sarebbe preso senza fiatare, perché sentiva di meritarselo tutto. Invece, Regina gli aveva preso la testa, lasciando che il suo capo riccioluto poggiasse sulla sua spalla magra e gli aveva accarezzato i capelli, cosa che Adrien non aveva interrotto perché, in quel momento, aveva pieno bisogno di quell’affetto che la sua gemella stava riversando su di lui, copioso.
    Allungò un braccio filo alla mano della ragazza, che prese e strinse, intrecciando le dita. Il Black Opal non era solito manifestare questo tipo di emozioni ma era un momento davvero particolare per lui: non voleva più fingere di essere senza cuore, almeno quando era in compagnia di sua sorella. Forse avrebbe davvero dovuto cambiare… ma le abitudini erano dure a morire. Lui non era abituato a farsi vedere sentimentale: non riusciva lui stesso a vedersi piangere e, quindi, cedere alla manifestazione di sentimenti come la tristezza, figuriamoci se avessero dovuto farlo gli altri! Avrebbe sicuramente pensato di essere debole, un coglione senza speranze. Lui, Adrien Beauvais, ragazzo che, forse, non meritava nemmeno il cognome che portava.
    - Lo so… - le rispose, stringendo la presa sulla mano di Regina.
    - Io farei lo stesso per te… - disse, senza troppo timore, anche se gli sembrava strano esternare quelle parole che erano state sempre riconosciute da entrambi senza bisogno di parole dette. Avevano sempre convissuto in un tacito assenso.
    - …il signor Remar mi ha detto di passare fra un mese se voglio continuare a seguire le sue lezioni… vedi? Io sono proprio un cretino, Regina! Prima di tutto, sono stato un grande ineducato con lui che… – sospirò – cioè, dopo tutto il casino che ho fatto, lui mi ha persino detto di tornare tra un mese se avessi voluto… E, poi, ho rischiato tutto… ho messo a rischio persino la mia carriera accademica… -
    Alzò la testa, abbandonando la posizione che aveva assunto sulla spalla della ragazza. Non poté trattenere l’ennesima lacrima che spazzò via con la manica della sua felpa.
    - E se mamma e papà mi avessero ritirato da scuola?! Avrebbero potuto… avrei anche potuto avere serie conseguenze a scuola se solo l’Auror con cui ho parlato avesse contattato la preside o qualche insegnate… o il mio capocasata… -
    La risata di Regina fu una totale sorpresa: Adrien virò d’improvviso lo sguardo su di lei, per poi vedere che anche la diciassettenne stava cercando di trattenere ancora le lacrime, dalle quali una sfuggì. Fu lui, quella volta, a cancellarle dal volto quella riga bagnata con un marcato, ma dolce, movimento di pollice. Il suo sguardo, tuttavia, si fece duro quando udì le parole della ragazza.
    - Regina, non dirlo nemmeno per scherzo! Non è colpa tua. È colpa mia. Mi dispiace solo di essere stato un maledetto stupido… avrei dovuto fare affidamento su di te. Perché so che tu ci sei sempre per me… e io sempre per te, sappilo! Purtroppo, bisogna ammetterlo, mamma e papà hanno scaricato tutto sulle nostre spalle… da soli, è difficile reggere, ma insieme… possiamo provarci, vero? – domandò, quella volta con un sorriso sul volto. Poi, fece un gesto che compiva davvero raramente: avvolse la ragazza in un abbraccio forte.



    17 Y/O - BLACK OPAL - STUDENTE - PUROSANGUE
     
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    C'erano delle volte in cui Regina odiava veramente moltissimo i suoi genitori. Si, certo a loro 4 non era mai mancato assolutamente niente. A loro quattro era stato dato tutto il mondo e forse anche qualcosa di più. Doveva ammettere che qualsiasi cosa volesse l'aveva ottenuta, sia moralmente che materialmente, ma li avevano lasciati sempre soli. Adrien e Regina erano cresciuti in una gabbia d'oro, ma pieni di responsabilità, insicurezze e qualche complesso da dover superare, sempre da soli. Regina aveva un carattere più mite del ragazzo e di conseguenza non aveva mai avuto moltissimi problemi a rimanere in casa, badare agli altri due gemelli ed ancora a rimanere in casa a leggere un libro o a sentire la musica. Lei ballava e di conseguenza di allenava moltissimo. Ma sapeva che per Adrien non era mai stato poi così semplice. Lui la sua mania del controllo, dell'avventura, della scoperta e tutto il resto appresso lo avevano sempre portato ad uscire, ad andare sempre oltre e a fare sempre qualcosa per il quale si era sempre preso dei rimproveri e delle minaccie velate, tranquilla ma pur sempre pesanti. Quella situazione era l'ennesima che lo metteva sotto pressione e lui minifestava tutto quello in quella maniera barbara e sconsiderata. Regina piangeva perchè voleva bene ad Adrien più di ogni altra persona al mondo e sapere che lui era stato così male senza però che si fosse concesso di dirlo almneo a lei. Si morse il labbro, gli accarezzò i riccioli ed ancora sentì quello che lui aveva da dire. Questa volta non disse nulla, doveva cacciare tutte le sue preoccupazioni e le sue ansie fuori. Doveva imparare a parlare prima con se stesso e poi con lui. Dopo la sua risata, sentì la felpa di Adiren asciugarle di nuovo la lacrima che era sfuggita e poi si strinse nelle spalle. Stava per dire qualcosa, ma l'abbraccio del ragazzo arrivò inaspettato ma super gradito. Sorrise e lo strinse fortissimo a lui, cercò di fargli capire tutto quello che avrebbe detto in un unico abbraccio. Quel giorno era stato quasi sacro, ma doveva ammettere che dopo quella conversazione avrebbe cercato di più suo fratello, lo avrebbe cercato in maniera assidua e non lo avrebbe mai più lasciato da solo. Si allontanò quanto bastò per sorridergli e posare la sua fronte su quella di lui. Siamo sempre stati solo noi due e sempre sarà così. Sussurrò abbracciandolo di nuovo. Erano inutili altre parole. Nessuno lo avrebbe portato via da lei, o da quella scuola o da tutto quello che poteva essere e diventare. Adrien era destinato a grandi cose. Lo sapeva e così ci si comportava di conseguenza. Regina sarebbe morta per lui.
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