Un estremo gesto

Louise&Thomas

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  1. Louise De Maris
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    17 ANNI AMETRIN FIDANZATA MEZZOSANGUE RICCA
    C’è un prato di papaveri che ti somiglia e racconta di te
    LOUISE DE MARIS

    Era da un po' di giorni che avvertiva dentro di sé il desiderio di stare un po' da sola, allontanarsi dall'ambiente scolastico e pensare a sé stessa, più o meno, visto che, comunque, aveva deciso di portar con sé i compiti di Magitecnica, in quanto li aveva procrastinati abbastanza, per una serie di motivi familiari e non. Non portava nessun anello al dito: dopo averlo recuperato dal giardino di papaveri, durante l'incontro con Blake, aveva deciso di non indossarlo più a scuola. Gli portava alla mente solo brutti ricordi.
    "Vaffanculo alla spia!"
    Sì, non si era dimenticata che suo zio avesse assoldato una spia per tenerla costantemente sotto controllo. Non aveva ancora scoperto chi fosse, ma era ormai arrivata a pensare che, se suo zio avrebbe dovuto picchiarla, almeno l'avrebbe fatto con uno scopo. Un pensiero macabro, davvero, ma la sua mente non poteva partorire altro se non queste idee per la sua sopravvivenza mentale.
    Aveva deciso di passeggiare e non di smaterializzarsi, per godersi la brezza di quella giornata, un po' nuvolosa per i suoi gusti. Avrebbe preferito splendesse il sole, ma la Gran Bretagna non era conosciuta per il sorridere del cielo, piuttosto, per il suo pianto. Quel giorno, però, nessun cielo aveva pianto pioggia, fortunatamente, consentendo a Louise una camminata rilassante.
    Sulle sponde del Lago Vaan vi era pochissima gente. Raccolse un telo dalla sua borsa a tracolla e la distese sull'erba circostante, per poi posarsi sopra di essa.
    Fece un respiro profondo e lasciò che il suo sguardo vagasse sulle acque increspate del lago. Con le dita intirizzite dal freddo, raccolse il suo quaderno, dove cominciò ad abbozzare le prime frasi della relazione che era stata consegnata dal professor Morgan, mentre ogni tanto gli occhi le cadevano sul materiale che aveva raccolto il giorno primo.
    "Almeno un passo è stato fatto" aveva pensato.
    Ma più rimaneva lì, più il rumore delle piccole onde la distraevano, concentrando tutta sé stessa su pensieri cupi e oscuri.
    - Non sono nemmeno capace di portare a termine degli stupidi compiti - disse, mentre con rabbia sbatteva la matita sul quaderno, che fu scaraventata dal balzo dalla parte opposta.
    Lo sguardo le si diresse ancora una volta sulle acque. Dovevano essere davvero molto fredde.
    Si sentiva confusa e il dolore si riaccese nel suo petto, sordo.
    Non si rese conto di essersi alzata in piedi e di aver raggiunto la sponda del lago, fino a quando dapprima le sue caviglie, poi le sue gambe e infine tutto il corpo non furono raggiunti da mille spilli di gelo.
    Sentiva gli occhi bruciarle di lacrime, subito spazzate via dall'acqua che le bagno il volto e, infine, i capelli.
    La bramava quella pace, una pace che non arrivava mai. C'erano solo il gelo nelle sue ossa e il dolore nel suo petto, un po' per l'anima, un po' per la mancanza di aria che cominciò ad artigliare senza successo. Nelle pupille solo oscurità nera e densa.

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    Thomas Richenford ~ AurorNon ce la poteva fare ne a stare lontano da quell'isola, ne dai suoi studenti. PErchè mai aveva deciso di iniziare l'accademia auror e non l'accademia di Hidenstone? Ovvio, la differenza era sostanziale ed aveva un nome: Alexander Olwen. Era altrettanto ovvio il fatto che le due cose non fossero veramente uguali e che l'accademia auror non solo era molto più costosa ma richiedeva anche molto più sacrifici, oltre al fatto che si rischiava la vita ogni due per tre. Oddio, in realtà anche ad Hidenstone succedeva, ma, appunto, questo Thomas non poteva saperlo. In genere andava sempre al lago per correre e soprattutto per allenarsi. Era qualcosa che gli era sempre piaciuto e doveva anche ammettere che non era male, ne l'aria ne il paesaggio. Era novembre e di conseguenza non solo faceva un freddo boia, ma faceva anche buio quasi subito e di cosenguenza, tutte le trafile dei densiriani per entrare in quell'isola le aveva fatte molto prima, in maniera tale da poter stare li un'intera giornata e poi tornare a Londra in tarda serata. Odiava le restrizioni che gli abitanti dell'isola avevano fatto a prescindere e a tutti i londinesi, Thomas odiava quando lo si metteva in una categoria generalizzata. Comunque, quel giorno, non era li per allenarsi, bensì per studiare un caso o comunque qualcosa che lo aiutasse a risolverlo. Aveva un libro in mano, piccolino, ma molto intenso. Stava leggendo di alcuni crimini molto efferati dell'acromantula, stava studiando le loro mosse, come agivano e soprattutto perchè lo facevano. Aveva preso quel libricino nella biblioteca dell'accademia, che comunque ancora frequentava, giusto per nostalgia visto che oramai era divenuto un auror a tutti gli effetti. Si morse il labbro e quando alzò lo sguardo per riprendere fiato, e sopratutto per stiracchiarsi, vide una ragazza, bionda, carina, avvicinarsi a lago e come se fosse spinta da un imperio camminare verso il centro. All'inizio pensava davvero che si sarebbe fermata, ma poi la vedeva camminare sempre più lentamente, con un passo perso, con un passo completamente vuoto. Si alzò di scatto e mentre i capelli della ragazza venivano raggiunti dalle delide acque del lago, Thomas si levò la maglietta, i pantaloni e senza pensarci due volte si tuffò per andare da lei. Se la ragazza si fosse fatta prendere, Thomas le avrebbe sorriso con dolcezza e l'avrebbe stretta tra le sue braccia, prendendola in braccio e risalendo verso riva. Se volevi attirare la mia attenzione, bingo! Ci sei riuscita! Lo disse con dolcezza, lo disse con innocente ironia e perchè non sapeva veramente perchè era entrata quasi in trans in quel lago, ma non voleva metterla a disagio. Sentiva freddo? Decisamente, ma era un auror e sarebbe morto per salvare una vita.


     
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  3. Louise De Maris
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    C’è un prato di papaveri che ti somiglia e racconta di te
    LOUISE DE MARIS

    In quell'uragano di emozioni e pensieri che vorticava incessantemente nella sua mente e nel suo cuore, all'altezza del petto, come fosse una furia, non si rese conto di un ragazzo che si tolse qualsiasi cosa di dosso pur di soccorrerla. La trance l'aveva inghiottita completamente, inibendo ogni suo senso, tranne che per il freddo pungente che si irradiava sotto le sue carni fino a raggiungere le ossa, come fosse costituito da migliaia di spilli. Non guardò il suo corpo, non guardò le sue mani bluastre, soprattutto, non guardò in basso, ma volse gli occhi all'orizzonte, cosicché non avesse paura. Non poteva permettersi di provarla. Eppure, il muro che aveva costruito non era stato eretto con premura, perché, tra i massi, si stagliava un piccolo foro, invisibile, di cui ne fu a conoscenza solo quando il terrore la assalì.
    Pensò che fosse troppo tardi e che non si poteva più tornare indietro. Eppure, il destino aveva deciso per lei che non fosse la morte la strada migliore da seguire.
    Due braccia forti la presero e la strinsero a sé. Louise si strinse più che poté. I denti battevano così forte che sembravano quasi spezzarsi. Faceva freddo, molto freddo. Si portò le braccia attorno al corpo, cercando una qualche fonte di calore che non arrivava. Avverti la terra sotto le sue scapole. Non riusciva a stare seduta: era supina e le mancavano le forze per fare qualsiasi cosa.
    Aprì leggermente gli occhi, ma gli richiuse quasi subito.
    - H-o-ho f-ffr-e-dd-do - disse con voce flebile.
    Voleva morire. Voleva esser morta. Forse non sarebbe stato così doloroso tutto quello. Forse non si sarebbe sentita squarciata così, in anima e corpo.

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    Thomas Richenford ~ AurorEccolo la a ritrovarsi sempre nel posto sbagliato sempre al momento giusto. Cominciava a pensare che era lui la causa di tutti quei disastri, che quando c'era lui in giro il mondo si concentrava e puf, rendeva le persone estreme! Incredibile ma vero, non era la prima volta che salvava una persona da morte certa! Gli era capitato spesso in America e forse era proprio quello che lo aveva spinto a diventare un auror e fare di quella sua proprietà una missione di vita oltre che il suo lavoro! La guardò e la strinse intensamente, poi con un incanto non verbale fece prendere fuoco un pò di legna accatastata li, magari da un falò imminente e si andò a mettere vicino a quel fuocherello che presto divenne caldo e molto attivo. La mano gli accarezzò la guancia e scosse appena il capo quando disse che sentiva freddo. Vedrai che adesso andrà meglio! E comunque io sono un tipo caloroso, la mia temperatura corporea è sempre bella alta, quindi se ti stringi a me sarà tutto più semplice! Aggiunsesempre gentile, dolce e sorridente stringendola effettivamente a lui. Vestis! Altro incantesimo che gli costò una stanchezza immensa, ma in fondo era seduto su di una spiaggia con una bella bionda tra le braccia avvinghiata a lui. Cosa mai poteva volere di più uno come Thomas? Niente. I suoi vestiti bagnati vennero completamente sostituiti da una felpa nera che le arrivava fino appena sopra le ginocchia ed una bel pantalone della tuta dello stesso colore, solamente felpato all'interno. Mi chiamo Thomas... e credo che non dovresti mai più fare una cosa del genere, a meno che non ti lascio il numero di telefono e mi chiami prima di farla! Il suo tono di voce era sempre molto pacato, gentile e soprattutto trasmetteva una certa dolcezza e tranquillità. Thomas era la quinta essenza del rilassamento. Non c'era assolutamente niente da dire. Anzi, era qualcosa di incredibilmente assurdo come riusciva ad essere così passionale, coraggioso e focoso ed allo stesso tempo un tenero orsacchiotto di peluche. Sorrise ancora accarezzandole i capelli. Ecco, quelli erano l'unica cosa bagnata anche se solo alle punte, ma piano piano avrebbe dovuto riscaldarsi e riprendere un minimo di conoscenza.


     
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    C’è un prato di papaveri che ti somiglia e racconta di te
    LOUISE DE MARIS

    Lasciò che i suoi occhi rimanessero chiusi volutamente, perché aveva pensato che, forse, l'oscurità delle palpebre avrebbe permesso di sbarazzarsi delle sensazioni contrastanti che stava provando in quel momento: da un lato, la frustrazione per non essere riuscita neanche a morire, dall'altro lato, la speranza che a qualcuno interessasse anche la sua misera vita.
    Udì il rumore dei passi sull'erba, lo scricchiolio dei legnetti profumati di bosco accatastati gli uni sugli altri. La sua pelle avvertì il calore formicolante del fuoco appena acceso, crepitante.
    Forti braccia la raccolsero in una stretta di abbraccio e dita gentili che accarezzarono la guancia insensibile, che vide, perché aveva deciso di darsi l'opportunità di capire chi fosse quel ragazzo misterioso che l'aveva appena salvata. Fu, persino, così premuroso che la aiuto a cambiarsi di abito. Rimase in tuta felpata, di colore nero: se non fosse stata in quella condizione disperata, probabilmente avrebbe riso per la scelta del colore, visto che era proprio quello che si era soliti vestire ad un funerale. Il suo era un funerale mancato, in effetti, e l'unica che poteva indossare il nero era proprio lei, la defunta mai pervenuta. Ironia, sarcasmo, non sapeva come chiamarle quelle parole.
    Aveva detto di chiamarsi Thomas, un bellissimo nome a dire della ragazza, o, almeno, nei suoi pensieri. Abbozzò un sorriso alle sue parole, ma non lasciò che la sua bocca parlasse troppo presto. Si sentiva ancora troppo intirizzita per farlo.
    Si strinse ancora di più, ma cercò di non far troppa leva tra le braccia di Thomas, non volendo dargli fastidio e creare disagio. Le gentili carezze che le sfioravano i capelli la rilassarono.
    Ad un certo punto, però, consapevole di aver taciuto troppo a lungo, trafisse il silenzio con la sua voce delicata, piccola: - Io sono Louise -.
    Non si poteva sfuggire dal proprio nome, ma lei avrebbe voluto farlo, da molto tempo.
    - Perché? - si ritrovò a dire sottilmente. In quel preciso istante, era suo desiderio capire perché l'avesse salvata.

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    Thomas Richenford ~ AurorEra sempre stata una persona gentile, altruista e mai banale. Thomas era fatto in un determinato modo, era un ragazzo all'antica ed allo stesso tempo fin troppo moderno. Era una di quelle persone che non facevano altro che cambiare forma, cambiare carattere e forse anche consapevolezze. Thomas era uno che cresceva in fretta ed imparava altrettanto in fretta. Non gli piacevano le cose statiche ed infatti, fin da bambino, era sempre stata una persona dinamica, iperattiva e non aveva nessuna intenzione di mutare, almeno, in quella sua caratteristica. Le sorrise ancora, anche se lei aveva deciso di non parlare, la guardò in quegli abiti forse un pò troppo grandi per il suo verso aspetto, per la sua vera taglia. Ma non smise mai di stringerla a se, sia per darle calore che conforto. Era un auror, ma non lo avev fatto per quello, lo aveva fatto perchè la vita, per lui, era veramente un bene prezioso, era qualcosa che bisognava, a prescindere, tutelare, di qualsiasi persona. Per quello non avrebbe mai capito i membri dell'acromantula, per quello non avrebbe mai neanche cercato di capire un assassino, ed al contrario si arrabbiava quando vedeva una persona essere l'assassina di se stessa. Ma in quel momento non c'era nessuna predica che gli stava frullando per la testa, solamente la preoccupazione per una ragazzina così bella che invece di andare li in bichini a far girare la testa ai maschietti, aveva deciso di voler affocare in un lago già pericoloso di per se. Oh, hai veramente un bellissimo nome complimenti! Altra caratteristica di Thomas: i complimenti non riusciva a trattenerli. Mentre le persone erano, al contrario, restie a dirli, lui non ce la faceva, quando pensava qualcosa doveva per forza dirla, specialmente quando si trattava di qualcosa di bello. La voce ancora tremolante della ragazza arrivarono forte e chiare alle sue orecchie. Thomas non fece altro che avvicinarsi a lei e darle un dolce bacio sul naso ancora gelato. Perchè nessuno merita di morire. Specialmente da solo, in un lago gelato, ed alla tua età. Se ci metti anche che sei bellissima ed hai degli occhi dolci, direi che no, non te lo meriti davvero! Qualsiasi cosa tu possa dire che hai fatto, io non cambierò idea, puoi scommetterci! Aggiunse poi rimanendo comunque vicino al suo viso. Non voleva farle assolutamente niente, era solamente un modo per scherzare. Thomas era un giocarellone, non riusciva a non sdrammatizzare, anche nelle situazioni peggiori al mondo.


     
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  7. Louise De Maris
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    C’è un prato di papaveri che ti somiglia e racconta di te
    LOUISE DE MARIS

    Non sapeva se quei complimenti fossero veritieri, ma, detto sinceramente, non sembrava una persona falsa il ragazzo che aveva di fianco, anzi. Le pareva fosse più un modo di sdrammatizzare una situazione già tesa e drammatica di suo. Il suicidio non era di certo allegro. E Louise non l'avrebbe interrotto in quel suo fare giocherellone, per due motivi: primo, le piaceva avere al suo fianco - inteso letteralmente - qualcuno con un buon senso dell'umorismo che potesse farla ridere e scordare, per qualche tempo, delle vicende che la sopraffacevano; secondo, era grata che l'attenzione non fosse su di lei, altrimenti si sarebbe sentita profondamente a disagio. Non voleva parlare dei suoi problemi. Non sapeva nemmeno chi fosse quel Thomas.
    Finalmente riscaldata dal fuoco e dal calore del corpo dell'auror, riuscì ad arrossire come suo solito quando un bacio si posò sul suo naso.
    - Grazie... - rispose dolcemente. Era da molto tempo che non sentiva un complimento così semplice, ma di buon gusto. Non che Alton non gliene facesse, ma, spesso, le si insinuava nella testa che potessero essere solo cazzate per tenerla buona. Eppure c'era stato un rapporto intimo: non le bastava per dimostrarle la sua lealtà. A chi era più leale Alton: a lei, a suo zio o a suo padre? Non sapeva darsi risposta e quella domanda la divorava. Ma non voleva continuare a vivere quell'interrogativo.
    Scosse la testa, per cancellare via tutti quei pensieri. Il viso di Thomas era vicino al suo, ma Louise non si allontanò, anzi, gli sorrise con gentilezza e, finalmente, una luce raggiunse i suoi occhi, illuminandoli. Era una espressione spontanea.
    Ancora una volta, il ragazzo le rivolse altri complimenti. Non sapeva davvero che rispondere: lui era davvero bello e riceverli da un ragazzo così era a dir poco... piacevole.
    - Ehm... - disse, abbassando il volto, con lo sguardo imbarazzato. - grazie! Io... non so che dire... -

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    Thomas Richenford ~ AurorThomas era fatto per consolare le persone e soprattutto per essere l'amico essenziale della maggior parte di loro. Thomas era fatto in quella maniera da sempre, anche quando era più piccolo si rendeva conto che era sempre vicino a qualcuno che aveva bisogno nonostante fosse lui ad averne di più. Non era una persona che si lamentava, non era un piagnone e non era neanche uno che metteva sempre se stesso al primo posto, anzi! L'esatto contrario. Si rendeva conto che spesso e volentieri le persone pensavano che lui fosse un fesso da prendere in giro o da fare fesso solamente perchè si era sempre prodigato, ma dalla parte sua aveva sicuramente la gentilezza e la riconoscenza di moltissime persone che lo avevano voluto conoscere come si doveva. Aaaah per così poco! Mi hai fatto fare una buona pausa studio! Possiamo dire che mi sono rinfrescato le idee? Era simpatico e cercava comunque di non metterla a disagio in nessun modo, come Blake, vero Louise? Si morse il labbro vedendola arrossire e poi vedendola non allontanarsi dal suo viso. no Thomas, la tua ninfomania non è richiesta in questo momento. Si allontanò lui, più in segno di rispetto che per altro e poi sorrise ancora alla ragazzina continuandola a tenere tra le braccia. Senti non ti chiederò perchè lo hai fatto, perchè credo che una ragione ci sia, ma posso chiederti se ti va di mangiare qualcosa? Io ho portato un sacco di cose buone e possiamo dividerle, nel frattempo ti scaldi e magari mi lasci il tuo numero di telefono! Metti che voglio farmi un tuffo? So chi chiamare!Non la stava prendendo in giro, il suo tono non era sarcastico, ma ansi rilassato, amichevole e giocoso. Davvero non voleva chiederle perchè aveva fatto quel gesto seppur stava morendo dalla curiosità, ma sapeva che certe cose erano fin troppo delicata da dire ad uno sconosciuto, su di una spiaggia, ancora mezzo bagnato e con uno zaino pieno di porcherie. Era strano, ma quell'isola a Thomas piaceva enormemente, non poteva farci assolutamente niente.


     
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  9. Louise De Maris
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    C’è un prato di papaveri che ti somiglia e racconta di te
    LOUISE DE MARIS

    Era davvero gentile e premuroso da parte di quel ragazzo non fare domande che in quel momento le sarebbero potute sembrare scomode e metterla a disagio. E poi, si era resa conto che il suo cavaliere si era allontanato dal suo volto pur di farla stare tranquilla, seppur sapeva che lui lo stesse facendo per sdrammatizzare. Probabilmente, quel Thomas era un burlone giocherellone, sì, lo avrebbe chiamato così. E le avrebbe strappato davvero qualche risatina da un momento all'altro, una di cuore, sincera. Le infondevano una certa speranza i tipi così, pieni di vita e di allegria e sicuramente fervidi credenti nelle opportunità del destino. Un po' come lei prima che quello sfacelo si impossessasse del suo corpo, della sua anima e della sua mente. Sapeva di non stare bene, sapeva che, molto probabilmente, se fosse riuscita ad uscirne, avrebbe dovuto farsi anni di sedute da qualche buono psicologo o qualche figura magica annessa.
    Nella sua testa cominciò ad elencare tutti i suoi disturbi: si tagliava, aveva provato a suicidarsi due volte, una tagliandosi i polsi, l'altra, in questo caso, cercando di affogarsi, era probabilmente depressa e i pensieri suicidari erano ricorrenti. Aveva provato con tutte le sue forze a tenerli lontani, ma era evidente non ci fosse riuscita.
    Girò il suo sguardo verso il corpo del ragazzo: era umido, fortunatamente non più grondante d'acqua gelida, ma sicuramente doveva provare freddo. Che fosse così temprato da non avvertirlo?
    - Non voglio che tu prenda freddo per me... puoi allontanarti, se vuoi vestirti. Io... ti prometto che starò qui, buona buona... - gli disse. Era la verità, non avrebbe riprovato le acque gelide del lago Vaan, era stata solo una terribile esperienza e una terribile decisione.
    La proposta successiva le aveva provocato due emozioni differenti:
    - riconoscenza per tutte quelle attenzioni;
    - imbarazzo per il semplice fatto che lei non aveva un telefono e ammetterlo significava dire qualcosa di altamente scomodo di sé.
    Prese un sospiro profondo.
    - ...non ho un telefono... mapuoiscrivermitramutegufo! - disse tutto d'un fiato. Poi, per cambiare argomento, rispose - Se per te non è un problema condividere, allora per me va bene - con una vocina piccola piccola.

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    Thomas Richenford ~ AurorThomas era la regina ed il re dellecondivisioni. Lui non era per la monogamia e tutto quello che era mono non faceva per lui. Era una persona non solo solare ma anche positiva, altruista, era sempre di buon umore e cercava sempre di dare il meglio di se stesso in tutte le occasioni possibili ed immaginabili. Thomas Richenford aveva preso tutto quando da suo padre: intelligente, bello, sportivo e buono. Estremamente buono. Suo padre faceva l'avvocato, lui era un auror. Insomma, era di famiglia il voler aiutare le persone e sempre, ogni volta che si vedevano, si rinnovavano la promessa di fare sempre del loro meglio di lasciare il mondo migliore di come lo avevano trovato. Era un motto di famiglia? Possibile, ma era la loro firma, il loro sentirsi sempre collegati. Sorrise alla ragazzina quando, questa volta, fu lei a preoccuparsi per lui. Scosse il capo con il ciuffo ancora un pò scompigliato. Sono un auror! Sono abituato a queste temperature. Fanno degli allenamenti assurdi in quell'accademia e poi... ci sei tu che mi fai calore, l'importante è che tu abbia una bella visione ed un pò di caldo! Disse facendole l'occhiolino prima di sentire un brivido dietro la schiena. Ecco, si, magari fare il figo anche meno, visto che non poteva ammalarsi per niente al mondo e doveva per forza andare a lavoro. C'erano troppe scartoffie sulla sua scrivania per prendere dei giorni di malattia, ammesso e non concesso che non glieli avrebbero mai dati davvero! Ma quella era un'altra cosa. Sorrise ancora all'imbarazzo della biondina e ridacchiò. Sai cosa? Anche a me non va più di avere un telefono. Lo prese da dentro la sua tasca e lo lanciò verso il mare, lasciando che si rompesse. Certo, era un folle, ma le foto le aveva tutte salvate su di un computr e comunque era un auror, poteva fare sempre una denuncia e riavere tutti i suoi numeri e cose varie. Adesso direi che siamo alla pari, anche io non ho un telefono e dovrai scrivermi tramite un gufo! Pur di non farla sentire male ed inadeguata, Thomas avrebbe fatto di tutto. Era nella sua natura. E mentre Blake era uno che tendeva a trovare le tue debolezze e metterti proprio a disagio utilizzandole, Thomas era l'esatto contrario. Allora andiamo a mangiare! Che ho una fame pazzesca. Allora, quanti anni hai? E soprattutto in che casata sei finita ad Hidenstone? Chiese per cambiare completamente argomento, poi se la ragazza si fosse alzata insieme a lui, sarebbe andato verso i suoi vestiti e li avrebbe rindossati, insieme anche ad una sciarpa. Si forse, effettivamente, fa un pò freddo! Ammise poi ridacchiando da solo per le cazzate che diceva per farsi il figo. Prese il suo zaino e le fece segno di sedersi affianco a lui. Aprì quel piccolo zainetto e ne cacciò due panini enormi con la mortadella. Spero che ti piaccia, comunque ho anche la frutta, cioccolata e penso un panino con la cotoletta! Insomma serviti pure senza fare complimenti! Aggiunse levando la carta e poi dando un bel mozzico al panino. Ecco, chiuse gli occhi ed assaporò quella bontà attendendo la risposta della ragazza.


     
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  11. Louise De Maris
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    Quel ragazzo, che si era presentato come un Auror, di nome Thomas, era davvero un tipicino stravagante: le aveva appena detto di non aver freddo, nonostante le temperature non fossero proprio clementi e si fosse tuffato nell’acqua gelida. Come poteva non correre ad indossare i suoi vestiti? Sì, aveva sentito parlare dei duri ed estenuanti allenamenti dell’accademia Auror, ma non credeva che potessero abituarli a certe “calamità”. Fortunatamente, il fuoco aveva avuto un certo effetto e Louise aveva riacquisito leggermente il suo colorito, nonostante il suo volto fosse rimasto pallido. Tuttavia, alle parole del ragazzo, le guance di Louise si colorarono di un rosso acceso, seppur quell’arrossire fosse nascosto dalla circolazione sanguigna prepotente, obbligata dal punto di calore. Gli sorrise con naturalezza e un leggero imbarazzo, tanto fu che abbassò lo sguardo per non darsi a vedere e per non far pensare al ragazzo che lo stesse guardando di proposito.
    Ma quando la visuale di un telefono volante le occupò la vista, non poté fare a meno che sgranare gli occhi e spalancare leggermente la bocca, mentre si girava di scatto verso il carnefice, sussultando al suono della rottura del magifonino.
    - Thomas! – esclamò, in un misto di stupore, incredulità e rimprovero. Poi continuò, con più calma: - Non sono nessuno per dirti cosa devi o non devi fare, ma… non era necessario lanciare il tuo telefono… -. Scoppiò a ridere a crepapelle. La serata stava prendendo una piega inaspettata e ciò le piaceva: per un attimo le aveva fatto dimenticare i suoi stessi problemi.
    - Siamo alla pari! – ripeté. – Ora, però, mi dovrai dare il tuo indirizzo -.
    Nel momento in cui si rese conto dell’ambiguità con cui poteva essere intesa quella frase, cercò di correggersi, ma farfugliò solo, troppo rapidamente: - O io il mio- cioè-insomma-vogliodireche… -.
    Si zittì, arrossendo ancora di più per quella figuraccia. Promise a sé stessa di non dire più alcuna parola che non fosse necessaria.
    - Ho 17 anni e sono in Ametrin -.
    Alla fine, il ragazzo aveva ammesso di avere freddo. “1 a 0, caro auror Thomas” pensò, ma non lo disse ad alta voce.
    Si sedette al fianco dell’Auror, seguendo le indicazioni della mano, e raccolse il panino con gratitudine, anche se non era sicura l’avrebbe finito, visto che il suo stomaco era chiuso.
    - Grazie… - disse e tirò un piccolo morso al panino. – Sì, mi piace! -


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    Thomas Richenford ~ AurorThomas poteva sembrare davvero un tipo un pò ambiguo e straordinariamente assurdo, era una di quelle persone non comuni ma belle, una di quelle che cercavano, anche se non ti conoscevano affatto, di risollevarti la giornata, di prendere con se le cose veramente brutte della tua vita e farle proprie e lasciare invece qualcosa di buono, qualcosa di cui ne vale davvero la pena. Thomas era buono, era una persona estremamente complessa ma che agli occhi degli altri poteva sembrare e risultare una persona semplice, senza nessuna increspatura, delle volte anch esuperficiale ed estremamente sciocca. Gli piaceva apparire in quel modo perchè la vita era stata arrogante, presuntuosa e veramente dura con lui e da quando si era allontanato da sua madre si era reso conto che la sua vita spettava a lui deciderla ed aveva scelto di vivere in una maniera bella, spensierata e senza nessun tipo di pesantezza. Faceva tutto quello che voleva nel rispetto dell'altro, in qualsiasi situazione, in qualsiasi occasione. Sorrise appena alla ragazza quando lei lo chiamò con il suo intero nome vedendo il telefono volare nel lago e poi scosse il capo come per dirle che non era successo assolutamente niente. Infatti non mi hai detto che dovevo levare il telefono, è una mia decisone e comunque ne volevo comprare uno nuovo! Mi hai solo fornito la scusa giusta e poi... siamo in un modo dove basta un incantesimo per riparare la maggior parte delle cose, quindi... non ti preoccupare! Ma la sua gratificazione più grande, comunque fu la risata di cuore della ragazza. Ecco, aveva raggiunto il suo scopo, il suo obiettivo ed adesso poteva stare tranquillo, adesso sarebbe stato tutto più facile. Certo che ti darò il mio indirizzo e vorrò anche ricevere una tua lettera! Se no avrai per sempre un auror offeso nella tua vita, il che non è mai una cosa buona! Gli auror possono aprire veramente tante porte! Disse poi con tono scherzoso, anche se, fondamentalmente, era vero! Fece un sospiro e quando disse che era una studentessa di Hidenstone e che era un'Ametrin il suo pensiero andò immediatamente ad Emma, che ancora una volta non era riuscito a vedere. Eppure era li, perchè non le aveva scritto? Scosse appena il capo e dopo essersi rimesso la maglietta ed essersi assicurato che Luise stesse riprendendo la sua temperatura normale, addentò il suo panino. Tu credi che sia giusto non dire ad una ragazza che ti piace che sei qui e vuoi vederla solamente perchè non vuoi che la tua cotta diventi qualcosa di di più? Domande a caso ad una persona sconosciuta. Nel perfettissimo stile di Thomas. Possibile che doveva parlare sempre con tutti e sentire sempre il pensiero di tutti? Specialmente quando il suo voleva ignorarlo per estrema paura o comunque inadeguatezza. Ma Louise gli stava simpatica e pensava anche che era una ragazzina matura rispetto a quello che voleva far apparire, e comunque oramai aveva chiesto e voleva sentire una risposta. Si voltò a guardarla.


     
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  13. Louise De Maris
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    17 ANNI AMETRIN FIDANZATA MEZZOSANGUE RICCA
    C’è un prato di papaveri che ti somiglia e racconta di te
    LOUISE DE MARIS

    Quel ragazzo era davvero un tipicino pazzo: non molto più grande di Louise di età, si era permesso di compiere un gesto folle. Sì che “basta un incantesimo per riparare la maggior parte delle cose”, ma la ragazzina non pensava che potesse salvare un magifonino da una tempesta d’acqua! Forse, pensò, avrebbe avuto su qualche incantesimo repellente o appositamente creato per proteggerlo dal bagnato. A conferma della tesi, le bastò pensare a tutti i disastri che i piccoli maghetti avrebbero combinato con i telefoni tra le mani sin dalla più tenera età! Non ci voleva davvero nulla per far finire quell’apparecchio elettronico in un water o all’interno di un lavandino o di una pozzanghera, creatasi per le strade, dopo aver piovuto.
    Comunque, non espresse i suoi pensieri ad alta voce: si limitò a ridere, accorgendosi del quasi impercettibile cambio di espressione sul volto dell’Auror. Sembrava contento di essere riuscito a strapparle una vena d’allegria.
    - E un auror offeso ne potrebbe chiudere davvero molte! – gli rispose, con arguzia e senso di umorismo.
    - Non ci tengo molto ad averne a che fare, grazie mille! – e rise ancora. Era la prima volta, dopo molto tempo, che si permetteva di far esplodere le sue risatine, senza paura o vergogna. E ne era contenta: a casa dei suoi zii non ne aveva il permesso, tantomeno il diritto. Non c’erano diritti fondamentali che tenessero in quella sua prigione, come la chiamava Louise.
    Avvertì Thomas sospirare e lo osservò: il suo volto, fino ad un minuto prima spensierato, era ora solcato da rughe di preoccupazione e pieno pensiero.
    - Non voglio sembrare scortese o inopportuna, ma mi sembri preoccupato… - gli chiese, con voce piccola, poco prima che lui le rivolgesse una domanda improvvisa.
    - Ecco, è una ragazza il motivo della tua preoccupazione, allora – rispose, rivolgendogli un piccolo sorriso.
    - La vera domanda, la più giusta, non è questa, ma: perché hai paura che la tua cotta si trasformi in qualcosa di più? -
    Generalmente, Louise non si sarebbe mai permessa di rispondere ad una domanda con un’altra domanda, ma era una ragazza d’animo profondo e si sarebbe rammaricata di non poterlo aiutare in quel momento e di non ricambiare il gesto compiuto fino a qualche istante prima.
    Fissò il suo sguardo nei suoi, trattenendo silentemente il respiro e attendendo la voce di Thomas.

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    Thomas Richenford ~ AurorThomas era una persona altruista, Thomas era una persona che detestava quando aveva tra le braccia persone tristi, sia se le conosceva che se non le conosceva. Non gli piaceva per niente essere davanti ad una persona triste e maliconica per qualcosa e non riuscire a fare niente, o comunque provare a fare qualcosa per farla tronare contenta. Sentire le risate di quella ragazzina che aveva provato a morire nell'acqua gelida del fiume, era qualcosa che non riusciva a capire oltre al fatto che non voleva neanche approfondire la questione, almeno non fino a quando fosse stata veramente bene. Ecco, anche se non l'aveva mai vista in vita sua, voleva che stesse bene, e che non pensasse a tutto quello che aveva in mente. Quando l'avrebbe vista veramente bene allora avrebbe voluto sentire tutta quanta la storia. Era veramente importante, era seriamente preoccupato per lei ed avrebbe fatto qualsiasi cosa anche solo per rubarle un sorriso. Sentire le sue risate e le sue battute, quindi, fu come un lenitivo per la sua coscienza, per i suoi principi ed il suo cuore. Adesso si sentiva più leggero sia perchè non aveva più un telefono sia perchè lei rideva. Louisa. Ecco si, si chiamava così e a dire il vero suonava anche molto bene quel suo nome e l'accostamento con il suo viso sembrava essere veramente molto azzeccato. Tu si che mi sembri una ragazza sveglia! Rise anche lui con lei visto che aveva una risata contaggiosa e poi ridacchiò appena prima di sospirare a quello che disse a quello che la ragazza le rispose. Quanto aveva ragione rivolgendogli quella domanda!Non rispose immediatamente, perchè doveva ancora analizzare i suoi pensieri e doveva ancora capire bene cosa dire visto e considerato che alla fine della fiera con Emma non riuscivano a vedersi veramente come lui avrebbe voluto e comunque non riusciva ad essere costante. No, non ci riusciva affatto. Si voltò verso la ragazzina e fece un piccolo sorriso, poi sorrise davvero. Perchè so che la ferirei ed io non voglio ferire nessuno. Ma non sono un ragazzo da relazioni serie. Lo so che non sembra, lo so che... non lo so, ma io ho 21 anni e non me la sento. Non mi sono mai innamorato di nessuno e non credo... non lo so. Tu sei mai stata innamorata? Era un ragazzo dolcissimo ma non voleva dire che era anche una persona affidabile, o meglio lo era, e lo era per davvero ma non su quell'aspetto. Non ci riusciva, non riusciva ad essere una persona migliore e non riusciva seriamente a rimanere fedele. Era quello il problema e non voleva far del male a nessuno. Specialmente ad Emma.


     
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  15. Louise De Maris
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    17 ANNI AMETRIN FIDANZATA MEZZOSANGUE RICCA
    C’è un prato di papaveri che ti somiglia e racconta di te
    LOUISE DE MARIS

    Che cosa aveva la gente contro le relazioni serie? Relazionarsi seriamente con qualcuno significava, secondo Louise, voler provare a costruire qualcosa di bello insieme, nel rispetto e nell'amore reciproci. In mancanza di quell'amore, era meglio non tentare. Ma se un ragazzo aveva una cotta per una ragazza e affermava di non essere uno per le cose serie significava che, sul lato dell'amore, non era per niente affidabile. Lungi dal giudicare uno sconosciuto, Louise credeva che, se non si aveva intenzione di proseguire una relazione perché consapevoli già in partenza del fatto che non sarebbe scoccata mai alcuna scintilla, allora, sarebbe stato meglio lasciar perdere tutto dall'inizio.
    - Non puoi non dirglielo e non puoi evitare di ferirla... se la rispetti veramente, ti conviene parlarne, senza però rinfangare in un passato, forse, burrascoso. Spiega le tue motivazioni con calma, ma non ti aspettare che la sua reazione sia la stessa. Non so chi sia questa persona, ma se lei ci credeva davvero, nel caso in cui tu le abbia dato motivo di crederci, si incazzerà da morire di sicuro. -
    Louise volle essere sincera fino in fondo. Non era sua intenzione ferirlo o essere impertinente e ingrata, ma credeva che fosse giusto dire la verità, per quanto scomoda fosse.
    - Io non voglio dirti una bugia, perché, se lo facessi, probabilmente farebbe più male dopo... - spiegò, per evitare fraintendimenti.
    Lui le aveva salvato la vita e meritava la stessa attenzione che l'Auror le aveva rivolto.
    - Io... sì, ma non nel senso proprio del termine... non sono mai stata innamorata di un ragazzo e non ho mai avuto relazioni. Cotte si, ovviamente, a bizzeffe! Ma amore in una relazione mai... -
    E se pensava che suo zio voleva costringerla a costruire un matrimonio con un uomo che non amava, beh, lei... era meglio che non ci avesse pensato, perché tutta la tristezza le ripiombò addosso come un macigno.
    - È mille volte meglio la verità che una bugia, te lo assicuro! - affermò, pensando al suo destino fatale.

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