Talk to me, kiddo.

Eve & Blake

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    San Mungo
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    · medimaga · 25 · ex corvonero · animagus

    E
    velynn stava sfogliando la sua agenda con uno sguardo annoiato. Non era stata una giornata produttiva, ne tanto meno con qualche avvenimento importante, e sperava che il pomeriggio portasse qualcosa da fare. Delia l’aveva chiamata quella mattina per dirle che stava andando dai futuri suoceri per un paio di giorni, nello Staffordshire, per parlare con la madre di Derek delle decisioni che aveva preso riguardo il matrimonio, e così lei era rimasta senza nulla da fare e con un pomeriggio di lavoro davanti. Sospirò e si alzò dalla poltroncina, sistemandosi i capelli alla bell’e meglio e preparando lo studio per il prossimo paziente. Sistemò i cuscini del divano, aprì appena la finestra per far cambiare un po’ l’aria e accese qualche candela senza profumo, giusto perché lei adorava il modo in cui la fiammella facesse sentire il calore dello studio. Alzò lo sguardo a controllare l’orologio, e si rese conto che mancavano solo venti minuti all’appuntamento. Prese l’agenda e controllò il nome. “Blake Barnes…” si fece pensierosa per un attimo “ma è il fratello di Aaron!”.
    Sorrise a se stessa, per poi afferrare il magifonino e mandare un messaggio all’uomo in questione: “Sta per arrivare tuo fratello per una seduta. Giuro di non strapazzarlo troppo”, per poi sedersi sulla sua poltroncina e posarsi una mano sulla ferita. Aaron la stava aiutando ancora tantissimo con la ricerca sulla sua ferita, ed era stato davvero gentilissimo dal primo giorno in cui era piombata nel suo studio. Non poteva che cercare di ricambiare il favore. Cercò di riportare alla mente tutte le cose che sapeva della loro famiglia - ossia veramente poco - per poi alzare le spalle. Sarebbe stato Blake a parlare, se lo avesse voluto. Si mosse, sedendosi più comoda, e cominciò a giocare con il cellulare, scorrendo Instagram. Allo scricchiolio della porta, alzò gli occhi.
    -Ciao! Tu devi essere Blake…io sono Evelynn. - gli sorrise, come sempre, come con tutti - vieni, accomodati. Vuoi qualcosa da bere? [




    Evelynn Mia Rowen


    PARLATO - PENSATO - NARRATO - ASCOLTATO
    © .isabella.

     
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    Blake Barnes ~ Black Opal Aveva sempre rifiutato qualsiasi tipo di aiuto mentale da parte di qualunque persona. Sinceramente, seppur con un medimago bravissimo in casa, non credeva in quelle cose. Non credeva che certi traumi si potessero davvero rimarginare e superare. Blake aveva sempre usato la violenza per fare qualsiasi cosa, aveva sempre reagito male ed aveva veramente sempre rifugiato le sue emozioni in quella rabbia che era tutto tranne che repressa. Aaron lo aveva pregato più e più volte di farsi seguire da qualcuno, anche solo per evitare di uccidere qualcuno. Perchè si, anche se adesso succedeva di meno, Blake non sapeva regolarsi, non sapeva in nessun modo essere una persona tranquilla e quando perdeva la staffe vedeva nero ed avrebbe dato cazzotti in faccia a chiunque, senza una vera ragione e soprattutto senza veramente essere lucido. Sicuramente, il giorno successivo, si sarebbe pentito o comunque sentito in colpa della cosa, il suo deficit emotivo era arrivato ad un punto di saturazione quando aveva rivisto, qualche giorno prima di quell'appuntamento suo padre. Adesso era un uomo, si era sempre detto che si sarebbe saputo difendere da lui e da quell'arroganza del cazzo che aveva sempre sul viso, ed invece, non appena aveva visto suo padre, e quando lo stesso anche solo per divertirsi un pò aveva alzato un pugno verso il ragazzo lui, non aveva fatto niente, aveva alzato solo il braccio per pararsi da un colpo, ed era stato preso in giro come al solito. Ancora una volta lo aveva annientato. Blake cercava sempre in maniera rituale di far capire al padre che voleva solamente la sua attenzione che la maggior parte delle cazzate che aveva fatto era solamente per farsi vedere da lui, ed invece niente. Sempre più invisibile. Ovviamente non si erano visti a casa loro ed era stato del tutto causale, ma a volte, quelle causalità, a lui, lo ammazzavano. Si morse il labbro ed entrò nello studio di Evelyn. Aaron, dopo l'ennesima rissa, dove un ragazzo stava per finire in coma da quanti pugni in faccia il mago gli aveva dato, aveva preso in mano le redini della situazione scrivendo ad una sua vecchia amica, se così si poteva definire. Sta attenta a non farti strappazzare da lui, è bravissimo nel rigirare la frittata e cominciare a parlare di te! la medimaga avrebbe ricevuto quella risposta dall'ex corvonero. Aaron era serio.
    Un maglioncino firmato RL, verde pino, dei jeans dal lavaggio chiaro, scarpette nike air forze bianca e basse, ciffo sistemato, occhiali da sole per corpire il livido sulla faccia. Ma che bello sapere che mio fratello ha un debole per le Evelyn e le rosse! Appunto, non era una persona che ti metteva a proprio agio. Si andò a sedere di fronte alla scrivania. Immagino che non puoi servirmi alcolici, quindi credo che... si, un bicchiere d'acqua sarebbe gradito. Posò di fronte a lei la sua scheda clinica.Possiamo darci del tu? Bene, tu come stai? Si, sapeva essere un grandissimo figlio di una mignotta se voleva.
    cit. Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra


     
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    EvelynnRowen
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    Per Evelynn ogni persona aveva un modo diverso di approcciare alla terapia. C’erano quelli che venivano da lei e raccontavano qualsiasi cosa passasse loro per la mente, quelli che venivano e le prime sedute le passavano in completo silenzio e infine…quelli come Blake. La ragazza di certo non si reputava un illustre dottore o una psicologa formidabile, ma aveva la sua buona dose di esperienza nel capire le persone, e Blake - per quanto fosse una persona complicata - presentava tutti i comportamenti di una persona lasciata a combattere per troppo tempo con i suoi demoni, da solo. Sospirò, alzandosi dalla sedia dove stava poltrendo e cominciando a sistemare, fermandosi solo per leggere il messaggio di Aaron. Sorrise, infilando il telefono in tasca, e cominciò ad attendere l’arrivo del ragazzo.
    Poco dopo, Blake entrò, ben vestito e di sicuro pronto a metterla in difficoltà. Eve non si scompose, anzi sorrise e alzò le spalle.
    -Be’, ognuno ha punti deboli, meglio averli per un nome e per un colore di capelli che per qualcos’altro o qualcun’altro, giusto?
    Annuì alla richiesta del ragazzo, alzandosi e riempiendogli un bicchiere di acqua fresca, posandolo di fronte a lui.
    -Già, alcolici super proibiti. Magari, se mi diventi simpatico… - fece un piccolo occhiolino, sorridendogli e prendendo in mano la sua cartella clinica. Sfogliò un po’ le pagine, facendo attenzione a dettagli generali ma non mettendosi a spulciarla con estrema attenzione. Insomma, era solo la prima seduta no?
    -Possiamo benissimo darci del tu, Blake, e io sto bene, tralasciando dolori generali dati dalla mia pessima postura a lavoro. - occhieggiò gli occhiali che aveva ancora calati sugli occhi, alzando leggermente il sopracciglio.
    -Sai, non è proprio una giornata luminosa…e quegli occhiali non sono abbastanza grandi per coprirti anche il lato della faccia.
    Si sistemò sulla poltrona, levandosi le scarpe e incrociando le gambe sotto di se, per poi afferrare la bacchetta e incantare il foglio e la penna che erano sistemati sul tavolo, lasciandoli li e non portandoseli vicino. Utilizzava sempre quella tecnica, perché odiava quando gli psicologhi ti cominciavano a scrivere in faccia e sembrava come se non ti ascoltassero. Lei voleva far capire a Blake che era li per aiutarlo, per ascoltarlo, e soprattutto per farlo sentire a suo agio e fargli superare qualsiasi problema si stesse trovando ad ascoltare.
    -Ti va di parlarmene? E sopratutto, se vuoi posso curarti senza problemi, a meno che non lo consideri un qualche tipo di monito e abbia bisogno di lasciarlo sul viso per ricordartelo.
    Posò la schiena contro la poltrona, guardando il ragazzo e aspettando che prendesse parola.
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    Blake Barnes ~ Black Opal Aveva il suo fratellone come Psicologo, la sua parabatai bona e lui non era mai andato da uno spicologo nella sua vita. In realtà non avrebbe neanche fatto quello sforzo, se non lo avesse promesso al maggiore. Era un casino la sua vita ma gli piaceva per quella che era e sopratutto non amava chiedere aiuto, a nesusno. Era sempre stato da solo ed aveva sempre trovato una soluzione da solo. Non gli serviva Eve e sopratutto neanche la conosceva. Quando entrò nel suo studio e la vide accomodarsi dietro la sua scrivania sospirò appena e poi a sua richiesta si mise gli occhiali da sole dietro le occhirre sopra la testa. Aveva il contorno dell'occhio destro completamente livido. I suoi occhi azzurro intenso spiccavano sul viso. Beh, è una bellissima teoria, ma sono pur sempre caratteristiche che appartengono a qualcun altro e qualcos altro... quindi non è un pò come dire la stessa cosa? Quanto era antipatico quando ci si metteva. Incredibile. Ridacchiò per quello che asserì la medimaga. La simpatia non è qualcosa che mi appartiene, non credo che ti starò mai simpatico, quindi comincerò a portarlo da casa fino a quando questo inutile teatrino possa aver fine! Ed ecco cosa pensava davvero di tutto quello. Era veramente qualcosa a cui lui non credeva, qualcosa che aveva sempre rifiutato. Alzò gli occhi al cielo. Di cosa vuoi che ti parli? Ho un occhio nero perchè ho fatto una rissa. Niente monito! Sono in un ospedale, credo anche che sia tua competenza e compito curarmi, quindi... quando vuoi! Non avrebbe parlato, non così in fretta! Blake era convinto di quello che pensava e se i suoi professori ci avevano messo almeno 4 anni per farlo calmare a suon di parole, bastonate, punizioni e tanta comprensione ed amore, nessuno poteva davvero sperare di farlo parlare in poco meno di un'ora! cit. Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra


     
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    EvelynnRowen
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    Adesso capiva percentuale Aaron l’avesse messa tanto in guardia dal fratello. Di certo Blake non era un cattivo ragazzo, era solo chiuso - anche troppo, in realtà - e si approcciava alla vita in maniera…complicata.
    -Si? Quindi pensi sia la stessa cosa rimanere attaccati ad un nome piuttosto che ad una persona fisica? Non cambia proprio niente?
    Il tono con cui aveva parlato di certo non spaventava la ragazza. Era normale, non si aspettava di certo che si aprisse con lei dopo un minuto e mezzo che la conosceva. Sorrise comunque al ragazzo, considerato che per lei era parecchio difficile trattenere il lato estroverso del suo carattere.
    -Non ne sarei così sicuro. Ho conosciuto gente trilioni di volte più antipatica di te e comunque in qualche modo ci parlo. Troviamo i punti in comune con le persone che ci circondano, capisci? - decise che magari scucire qualcosa sulla sua vita lo avrebbe messo più a suo agio - il marito della mia migliore amica, ad esempio. Lui è un coglioncello senza palle - si portò una mano alla bocca - ops. Non che ti scandalizzi, ma non dovrei qui in ospedale…eppure, siamo amici in un qualche senso. Non chiedermi qual’è il suo colore preferito, ma è un Animagus anche lui, e ci divertiamo a parlare di quello.
    Spostò il discorso nuovamente su di lui, precisamente sull’occhio nero. Sollevò un sopracciglio alla spiegazione del ragazzo, e mosse la bacchetta prima ancora che finisse di parlare, curandolo e applicando un unguento lenitivo che si assorbì in pochi istanti.
    -Ecco fatto. Dimmi un po’, perchè hai fatto una rissa con qualcuno? - decise di alzare leggermente la posta - è per una ragazza? Hai davvero bisogno di menare qualcuno per guadagnarti una ragazza?
    Era quasi sicura che Blake non avesse preso a pugni qualcuno per una cosa così banale, ma allo stesso tempo sentiva come se il ragazzo avesse bisogno di una valvola di sfogo. Magari, se si alterava un pochino, si sarebbe anche sfogato, e di certo se le urlava contro non era un problema, considerato che era una parte del suo lavoro. Incrociò gli occhi con quelli di lui, attendendo risposta.
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    Non sapeva esattamente come cavolo aveva fatto Aaron a convincerlo di quella cosa, fatto si era che ci era riuscito ed adesso era li di fronte ad una ragazza che sembrava essere sveglia fin troppo. Sapeva quello che faceva e seppur sembrava che stesse tentando una terapia i suoi movimenti e le sue parole erano perfettamente in linea con una persona che sa esattamente quello che deve dire e quello che deva fare per attirare l'attenzione del proprio interlocutore e di chi ha intorno. La guardò attentamente e poi sorrise appena per quello che disse. Cominciava a pensare che le Evelyn fossero persone simpatiche, empatiche e dolci. Aveva esattamente quell'aspetto e la cosa gli piaceva, ma non si fidava comunque.No, certo non è la stessa cosa, ma dipende esattamente da che punto di vista guardi la situazione: se sei attaccato ad un nome è perchè sei attaccato particolarmente ad una persona. Se io ti dico un nome a caso tipo: william, tu associerai il nome a qualcuno che conosci e ti verrà da sorridere oppure da fare una faccia seria solamente perchè la tua mente associa il nome alla persona. Eppure sei una psicologa, no? Chiese poi sospirando prima di scuotere il capo. No, non capisco. Non me ne frega niente di essere amico con chi mi sta antipatico. Io posso essere antipatico ma alla fine mi amano tutti. Il che non toglie che la simpatia non è del tutto uno dei miei punti forti. Comunque. Come hai conosciuto mio fratello? Ecco che cercava di parlare di nuovo di qualcosa che non lo appartenesse. Poi la guardò meglio, aveva un viso particolare ma particolarmente solare. Non seguì l'ultima parte del discorso, ma quando gli fece quella domanda rimase serio. Rimase in silenzio guardandola per un minuto che a lui parve un'eternità e poi distolse lo sguardo. L'aveva curato. si posò i polpastrelli sull'occhio che pulsava ma che non gli faceva male come prima. Perchè è così che sfogo le mie sensazioni. Mio padre mi massacra di botte da quando sono nella culla. Ho spesso attacchi di rabbia e tutto quello che provo si trasforma in prurito alle mani. Aaron mi ha scritto a pugilato dopo che ho mandato in coma un ragazzo della mia vecchia scuola. Voleva sapere il perchè? Bene, adesso lo sapeva. Si alzò di scatto dalla sedia e si accese una sigaretta. Ho visto mio padre, qualche ora fa, a fatto per darmi un pugno. Non sono riuscito a fare niente. Solo a mortificarmi. Odio questa sensazione. alzò il braccio a mezz'aria e poi le fece vedere la mano in orizzontale come tremava al solo pensiero. Blake era così, era imprevedibile, era anche possibile che dopo quella volta non ci sarebbe andato mai più da lei, oppure che si sarebbe affezionato e sarebbe tornato ogni volta che avrebbe avuto bisogno prima di picchiare a sangue una persona e farsi di conseguenza picchiare. Ma dipendeva molto da come stava, da come credeva di affrontare al meglio la cosa. Era più forte di lui.
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    blake barnes - 19 anni
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