Lezione Biennio 21/22

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  1. Louise De Maris
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    Louise De Maris
    FORESTA, CALIGO, MAREA
    N
    Louise non era in anticipo per la lezione di Antiche Rune, ma, secondo il vecchio orologio al suo polso, nemmeno in ritardo. Semplicemente, avrebbe preferito arrivare in aula prima che fossero entrati i suoi compagni, per non attirare maggiore attenzione: sperava soltanto che tra le facce che avrebbe incontrato ci fosse qualcuna conosciuta. Non vedeva davvero l'ora di cominciare le sue lezioni di piano: la promessa del professore l'aveva scolpita su pietra, il suo cuore ovviamente, rimembrandosela giorno e notte. Le pareva quasi un'opportunità tangibile, anche se non sapeva con certezza di cosa: l'uomo l'aveva capita profondamente, più di quanto avessero fatto altri e Louise l'aveva apprezzato.
    Da quel giorno in cui la famiglia Olwen era stata ospitata in casa dei suoi zii, non le era rimasto altro che un ricordo dolce-amaro.
    Il corridoio imboccato l’accolse con un debole brusio e una canzone molto particolare, che Louise trovava leggermente inquietante: avrebbe, infatti, preferito si trattasse di musica classica, ma pensò che, probabilmente, doveva aspettarselo, visto che Halloween si stava avvicinando. La festa in sé non le dispiaceva, ma non era molto interessata a quella tradizione: nonostante fosse in Inghilterra da qualche mese, non era riuscita ad integrarsi del tutto con le sue tradizioni e i suoi costumi. Lei era e sarebbe rimasta sempre la piccola francesina.
    Varcò la porta spalancata, pronunciando un – Buongiorno – abbastanza forte da farsi sentire anche dal professore. Non gli rivolse un saluto diretto, tranne che per i suoi occhi che incontrarono i suoi e per un cenno rapido del capo.
    Passò davanti ad Aidan e lo salutò con entusiasmo: - Ehi, ciao Aidan! Anche tu qui, oggi? -
    Non volendo sedersi da sola, si avvicinò ad una ragazza che lo era e, con un leggero imbarazzo, le chiese - Posso sedermi qui? -, mentre le sue guance si coloravano leggermente di rosso. Se le avesse dato il suo assenso si sarebbe seduta vicino a lei.
    Ascoltò il primo “compito” che il professore aveva dato loro che, più che compito, era una attività ricreativa. Detto sinceramente, non era dell’idea che i banchi andassero pastrocchiati, perciò lei si sarebbe astenuta da tale attività, concentrandosi sui teschi.
    Puntò uno di questi con la sua bacchetta e pronunciò un deciso – Atramenta -, disegnando sulla carta una serie di linee e riquadri. Dalla sua borsa a tracolla, tirò fuori una rivista che portava sempre con sé e un borsellino con una serie di “strumenti” babbani, come penne biro, matite colorate, pennarelli, colla stick.
    Strappò i fogli più interessanti in pezzi di media grandezza, incollandoli con grande abilità sulla superficie del teschio, fino a farne un bellissimo collage vintage.
    Osservò il suo lavoro con soddisfazione negli occhi e un sorriso sul suo volto.
    Non rispose alla domanda del professore, ormai ne avevano abbastanza i suoi compagni di classe.
    Mentre gli altri lavoravano, si alzò dal suo banco per avvicinarsi a Lancelot Olwen.
    - Professore – disse, un po' titubante. – Mi perdoni se la disturbo, ma… ecco, vede… vorrei chiederle se ci sia ancora l’opportunità di quelle lezioni di piano… -.
    Non voleva costringerlo, forse lui non ne aveva più voglia o era impegnato, ma, comunque, valeva la pena tentare.
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