I suoi passi, oramai, erano veramente l'unico rumore del bosco, tuttavia nemmeno se ne rese davvero conto, estremamente impegnata ad analizzare ogni più piccolo rametto che trovava per la sua strada, cercando di capire se potesse essere adatto a diventar parte integrante del falò.
Ci mise davvero troppo tempo ad accorgersene. Quando, per caso, drizzò le orecchie e liberò la mente dai suoi propositi, dopo aver trovato un ramo robusto e che sicuramente avrebbe bruciato a lungo, lo sentì. O meglio, non sentì proprio nulla. Il silenzio era divenuto assordante e poco aveva di naturale; in quella situazione, la ragazza che tanto credeva di essere coraggiosa, sentì un brivido percorrerle violentemente la schiena. Iniziò a girarsi da tutti i lati, nella speranza di veder comparire anche una piccola luce, segno che i suoi amici non erano poi così lontani. E da quando sei diventata così fifona, Jess? Si sussurrò nel tentativo di darsi forza, mentre si girava di centottanta gradi per ritornare esattamente da dov'era venuta, nella speranza che la strada scelta, si rivelasse anche quella più giusta. Charlie e gli altri, la attendevano.
Ed ecco il primo scricchiolio. Tenebroso e raccapricciante, le fece fare un salto di parecchi centimetri. Sicuramente è solo frutto della mia immaginazione tentò, per tranquillizzarsi, mentre i suoi passi continuarono più veloci, cercando di arrivare dagli amici il più in fretta possibile, con la netta sensazione di essere osservata. Un nodo le avvolse lo stomaco. Era forse... paura? Quell'odiosa sensazione che aveva già provato in determinate occasioni, pareva tornata per perseguitarla ancora una volta.
Lo scricchiolio era sempre più forte e vicino, improvvisamente accompagnato da un ringhio basso e cupo, un ringhio che le ricordava qualcosa... prese a correre, la mente che galoppava alla ricerca di una soluzione, alla ricerca di dove avesse già sentito quel suono. E proprio mentre superava con un balzo una radice nodosa, le venne in mente. Durante il tirocinio dello scorso anno con Brian Ensor, quando aveva dovuto affrontare un licantropo. Un. Licantropo.
Solo in quel momento, dopo aver realizzato, Jessica urlò. Ma forse fu un urlo muto, perché non le sembrò di sentir alcun suono fuoriuscire dalle sue labbra. A quel punto, lasciò cadere sia legna che torcia, commettendo forse un grosso errore dettato dal panico, eppure si era sempre definita così a sangue freddo e poco incline a farsi dominare dal panico, ma in quel momento sapeva a cosa sarebbe andata incontro. E continuò a correre. Alla cieca. Cambiò direzione per non condurre il licantropo dai suoi amici, ma tutto quello non sarebbe durato molto. L'essere era troppo agile, troppo veloce. E lei non riusciva a vedere al buio, non aveva nemmeno la sua bacchetta... e fu quello il suo sbaglio, non portare la bacchetta e riflettere troppo sul fatto che non l'avesse portata. Non riuscì a saltare una radice, si incastrò con il collo del piede ed inesorabilmente, inciampò sbattendo con forza la testa. Ora nulla poteva impedire alle sue lacrime di uscire copiose, mischiandosi con la terra brulla. Non capì più molto, da quel momento, cercò solo di girarsi... sentì la creatura avvicinarsi sempre di più, sempre più vicina e famelica... finché un ombra non le fu sopra. Poi dolore, sensazione di bagnato sul viso, ancora dolore ed altro bagnato sul corpo, ma stavolta era diverso. Il liquido era vischioso, un odore acre si diffuse nell'aria e se non fosse stato buio, avrebbe tranquillamente potuto vedere una macchia cremisi allargarsi sul proprio ventre. Poi fu davvero tutto buio, ma per lei. Perse i sensi o forse combatté con ogni mezzo, prima di perderli. Non capì più nulla, non ricordò più nulla.
18 y.o ▸ Studente ▸ Black Opal ▸ III anno ▸ From NY