Confidenze, amori e gelosie

Giada & Louise Role per il contest

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    Giada McCarthy Stundentessa

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"



    [Domenica mattina ore 10,30 Guferia di Hiddenstone]


    Quella mattina Giada aveva passato la mattina prima di colazione a preparare una lettera in cui voleva aggiornare i suoi genitori di come stava andando in accademia, cosa stava succedendo giorno dopo giorno, di fatto era anche arrivata tardi alla colazione, ma il mangiare non mancava mai. Prima di uscire dalla stanza del suo dormitorio rilesse la lettera.

    Ciao mamma, ciao babbo.
    Qui in accademia devo dire che sta andando tutto alla perfezione, tra lezioni, ragazzi e amiche non mi posso assolutamente lamentare. Sapete con chi ho un grande rapporto così come era prima di ritrovarsi in accademia? La nipote di Evrard, Louise, lei forse è l'amica più vera e sincera qui dentro. Anzi credo che l'amicizia si sia rinforzata in tutto ciò. Ah, ci sono dei ragazzi fantastici mamma, uno in particolare, e se devo essere sincera questo qui sarebbe il mio tipo ideale, diretto e affascinante, diciamo va dritto al sodo. Sai quanto me cosa intendo, vero? Il cibo qui è veramente ottimo seppur mi manchi in parte avere la servitù che abbiamo in casa. A voi invece come va? Tutti bene in casa? In ogni caso attendo vostra risposta.

    Saluti, la vostra Giada.


    Mise il timbro della scuola sulla lettera e scrisse l'indirizzo per essere consegnata. Raggiunse quindi il piano terra del castello e si diresse verso l'esterno dello stesso, doveva andare alla Guferia.

    [Domenica mattina ore 10,15 Guferia di Hiddenstone]



    Raggiunse il luogo desiderato in pochi minuti e cercò il suo gufo per spedire la lettera a casa, era quasi in cima appollaiato a riposarsi. I trespoli e le mangiatoie erano alla base di quel luogo, un ambiente perfetto per far riposare i volatili. Per fortuna quel luogo con le gabbie dove era lei era decisamente più caldo rispetto al resto del posto. Non furono pochi gli scalini per raggiungere il gufo, ma non era un problema, aveva sempre una lettera da spedire e non poteva biasimarlo se stava al caldo. Anche in cima il pavimento era in classica pietra di colore scuro e stette ugualmente attenta a ogni passo, non voleva far suo qualche ricordino di quegli animali, c'era anche qualche pacco su quel tavolo ma non vide niente per lei al momento, non fu sorpresa non aspettava nulla quel giorno. Quando gli fu vicino prese la parola.

    Eccoti, ti eri nascosto per non lavorare eh?

    Gli mise la lettera alla zampa e gli disse la destinazione.

    Vai alla tenuta McCarthy.

    Gli dette un buffetto poi lo salutò mentre andava via e si librava in volo. Riscese quelle scale tornando al piano terra della guferia.

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  2. Louise De Maris
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    LOUISE DE MARIS

    L’ultima lettera che le era stata consegnata era, sorprendentemente, di suo zio, Evrard Boyer. Non si aspettava che l’uomo potesse mettersi in contatto con lei, aveva sempre pensato che sarebbe spettato a sua zia quel compito, considerato da loro “rognoso”. Eppure, da quanto aveva potuto comprendere dalle poche righe che il Boia le aveva scritto, ormai, la sua educazione era diventata una sua priorità.

    Se ti scrivo questa lettera, è solo perché diversi fattori mi costringono a farlo. Di certo, non è mia intenzione scambiare convenevoli inutili, soprattutto quando si tratta di te.

    Quell’ultima frase fu un’ennesima pugnalata al cuore per la ragazzina: avvertire di essere disprezzata era un conto, ma sentirselo dire tutto un altro e di certo faceva più male.

    Viste le condizioni in cui siamo immersi ora, con l’imminente matrimonio di Alton Mckinley e la mia alleanza con lui, sono costretto ad avere riguardi circa la tua educazione. Non mi perderò in ulteriori chiacchiere: devi spedirmi una lettera, il prima possibile, su come stanno andando i tuoi studi e dirmi in quale casata sei stata smistata. Ti conviene scrivere la verità: se non lo fai, la verrò a sapere. Ho contatti all’interno della scuola che mi dicono di ogni tuo passo falso, quindi, stai attenta a quello che fai.
    Evrard Boyer

    P.s. Spero per te che tu non sia stata smistata ad Ametrin o a Dioptase, altrimenti sai quali saranno le conseguenze.


    Una lettera avrebbe dovuto rincuorare, ma quella era tutto fuorché rincuorante: l’aveva solo avvilita e portata al panico. Era stata smistata ad Ametrin. Ma come l’avrebbe detto? E, poi, chi era la spia che la controllava? Sapeva che non sarebbe mai stata al sicuro dai suoi zii, nemmeno a scuola. Perciò, non avrebbe dovuto fidarsi di nessuno, tantomeno di coloro che facevano parte dell’alta società e che frequentavano i salotti e le feste dati nella loro tenuta.
    Mentre la mano scriveva sulla pergamena sgombra, la sua mente sembrava ancorata ad un dubbio assillante: dire la verità o dire una bugia? Se avesse scelto la prima opzione sarebbe seguito un caos; se avesse scelto la seconda non sarebbe stata salva comunque. Quindi, meglio dire la verità subito.

    Caro zio,

    Le parole erano tremolanti nella scrittura, a causa di un pennino poco fermo, tenuto tra dita che vacillavano nel loro compito e la carta cominciava a impregnarsi di inchiostro sbavato. Il cuore le batteva a mille e aveva paura.
    Come avrebbe dovuto continuare?

    mi dispiace. Io sono E’ stata scelta Ametrin come casata di appartenenza. Ma ve lo posso giurare, io non volevo! Ho chiesto di essere smistata a Black Opal, ma non mi ha ascoltato! Non è colpa mia.
    Le lezioni vanno bene, come vi aspettate. Spero che questo colmi la vostra delusione.
    Louise De Maris


    Non poteva scrivere altro. Aveva già terrore di spedire quelle poche righe che aveva gettato di pugno. Aveva pensato che, forse, usare la formalità che il Boia le richiedeva quando non era presente alcun ospite, l’avrebbe calmato un poco.
    Il giorno seguente aveva camminato avanti e indietro per tutta la sua stanza, pensando che, forse, sarebbe stato meglio ritardare l’invio di quella lettera. Ma quando aveva pensato che se l’avesse fatto più tardi le conseguenze sarebbero state peggiori, si decise a prendere coraggio. Raggiunse a passo svelto la guferia: prima l’avrebbe fatto, prima sarebbe finito l’incubo. Tutto questo fino a quando, in cima alle scale, non si era scontrata con una ragazza, cadendo entrambe a terra, mentre la lettera che Louise aveva in mano volò fino a poggiarsi sul pavimento, a qualche metro da lei.
    Gemette per il dolore al fianco e girò il capo verso colei che aveva colpito.
    - Giada! – esclamò, in stupore. Ma si riprese subito, cambiando l’aspetto del suo volto e assumendo un’aria aristocratica. E se fosse stata lei la spia?


     
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    Giada McCarthy Stundentessa

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    Stare in quella zona era quasi come essere all'aria aperta, con tutte le fessure che aveva il vento passava da ogni parte della struttura della guferia, però tutto sommato era un venticello che non gli dispiaceva nonostante gli scompigliasse un po' i capelli. Si guardò a giro per vedere se notava qualcosa di strano, ma quando dopo aver appurato che tutto era nella norma si portò verso la porta della guferia, ma non ebbe nemmeno il tempo di provare a scendere le scale del piano superiore del luogo che venne presa in pieno da un'altra persona che appena si girò per rialzarsi e provare a dirle qualsiasi cosa riconobbe in Giada. Non gli avrebbe mai detto nulla a lei, non poteva e voleva assolutamente dato anche il rapporto tra le famiglie, poi erano amiche.

    Ehi Louise, sei di fretta oggi a quanto vedo. Come stai?

    Fece una risata poi si rimise in piedi vedendo la lettera a terra, non era una cosa sua, doveva essere cascata a Louise, gliela raccattò e lì per lì gli venne anche la curiosità di sapere cosa c'era scritto, ma non poteva farlo assolutamente.

    Ti sei fatta male per caso?

    Gli allungò una mano per aiutare ad alzarsi, poi se si fosse rimessa in piedi gli avrebbe allungato la mano con la lettera.

    Prendi pure, questa deve essere caduta a te, io la mia l'ho già spedita e poco fa non c'era niente a terra se non lo sporco di questi animali.

    Poi si dette una piccola pulita ai vestiti dalla polvere che poteva aver trovato a terra nel cascare. Una veloce spolverata, il grosso lo avrebbe fatto nel dormitorio, e una sistemata ai capelli rapida, ci teneva a essere sempre perfetta con le altre persone.

    Allora, a chi scrivi di bello?

    Era curiosa della cosa, aspettò una risposta dalla ragazza e amica con il sorriso sul volto.

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  4. Louise De Maris
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    - Abbastanza di fretta – rispose, nascondendo l’accortezza della sua voce in un timbro più caldo, che Giada avrebbe riconosciuto come il tono che era solito utilizzare in sua presenza.
    - Sto bene, grazie. Mi dispiace di averti presa in pieno, non era mia intenzione. Semplicemente non stavo guardando dove mettere i piedi. Tu lo sai che spesso sono con la testa tra le nuvole! – fece una risatina. In realtà, non era per nulla goffa e non aveva mai la testa per aria. Era soltanto preoccupata e dire che stesse bene era un eufemismo: il fatto che la salute non le mancasse in questo momento era solo presagio di quello che sarebbe accaduto una volta che suo zio avesse posato gli occhi su quella misera lettera dalle parole tremolanti.
    - E tu come stai? -
    Era una domanda di cortesia, non che in quel momento le interessasse davvero, visto che la ragazza poteva essere la pedina perfetta per il Boia. Le passò per la mente il dubbio sinistro che non fosse una coincidenza averla trovata lì.
    Guardò la ragazza con sospetto quando raccolse la lettera che le era sfuggita dalle mani e la osservò con aria curiosa. Non gliela strappò da sotto il naso solo per non destare litigi e occhi di falco.
    “Non ti dirò un centesimo di nulla!” pensò.
    Accettò la mano che Giada le offrì per rialzarsi in piedi: si spolverò le vesti, pregando che non si fossero sporcate, visto che quella era una Guferia e non era di certo un posto famoso per la sua pulizia immacolata. Potevano benissimo esserci escrementi di gufo sul pavimento.
    - Sto bene, non mi sono fatta nulla. Ti sei fatta male? -
    Raccolse la lettera, spolverando anche quella. Avrebbe potuto farsi una grossa risata pensando alla faccia di suo zio se si fosse trovato un bell’escremento appioppato sulla carta, ma, sfortunatamente, questa non si era sporcata.
    - Grazie – disse, - Oh, è soltanto una lettera a mio zio! -.
    Sarebbe stato meglio dire la verità senza approfondire il suo contenuto. Ed era anche arrivato il momento di spostare l’attenzione da sé stessa all’altra interlocutrice: conosceva la ragazza e il suo egocentrismo, a volte. Sapeva che le piaceva parlar molto di sé stessa e dei suoi amori perduti o conquistati.
    - E tu? A chi hai scritto? A qualcuno che ti piace? – chiese, ammiccando. Tutta una mossa, in effetti.
    - Ma, alla fine, hai attuato il tuo piano subdolo con quel ragazzo di cui mi parlasti alla festa a casa mia? -




    Edited by Louise De Maris - 29/9/2021, 22:28
     
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    Era curiosa di sentire cosa avesse a che fare con una lettera la ragazza, la sua amica.

    Vai tranquilla, non mi sono fatto nulla. Capita a tutti di avere prima o poi la testa tra le nuvole, l'importante è che stiamo entrambe bene.

    Una piccola risata poi riprese.

    Non mi lamento dai, il clima sta cambiando e sinceramente non è la stagione che amo di più questa. Diciamo che mi mette un po' di tristezza l'autunno. Mi piace di più poter stare al sole in costume per prendere colore. A te no?

    Fu lieta di poterla aiutare a rialzarsi.

    No no, solo una piccola caduta, e come si dice il sedere a terra. Siamo state fortunate, questa zona viene pulita spesso dagli elfi della scuola da quello che ho capito, no sto scherzando è la zona più sudicia forse del castello, abbiamo avuto una fortuna sfacciata sennò i vestiti andavano diretti in lavanderia.

    Fece una bella risata.

    No, non ho scritto a nessuno che mi piace almeno a questo giro, se vuoi la più sincera verità ho scritto a casa dato che ci tengono molto a sentirmi ogni tanto. Sai, le classiche cose che scrivi verso i tuoi genitori.

    Fece una pausa.

    Assolutamente, colui è uscito dalla mia vita, menomale, quel bastardo traditore. E' uscito di casa con la testa che guardava il pavimento, mio padre gli ha anche tirato un ceffone dicendo tipo che non si doveva permettere di fare una cosa del genere a sua figlia, la frase precisa non la ricordo. Dovevi esser presente a vedere come è andata, avresti fatto due risate, ma come si dice mal voluto non è mai troppo.

    Si accorse dopo che non aveva risposto per chi fosse quella lettera Louise, ma sinceramente non ci fece caso al momento, quella scena era la cosa principale che voleva raccontarle.

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  6. Louise De Maris
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    Almeno il discorso era stato dirottato sulle stagioni: autunno, inverno, estate, primavera... non che avessero molta importanza nella mente di Louise. Ora il tempo sembrava sfocato, il susseguirsi delle stagioni non aveva più una netta distinzione, tutto pareva sfociare in altro, come ci fosse una nebbia ad oscurare la vista. Alcune volte, la ragazza pensava che stesse venendo meno la sua lucidità mentale, in quanto molti ricordi le parevano sbiaditi e con il passare dei mesi non riusciva più a ricordare distintamente il tatto delle carezze di suo padre, la voce di sua madre.
    Da bambina, ogni stagione le portava al suo piccolo cuoricino un'emozione diversa.
    - Personalmente non ho una stagione preferita. Ognuna ha la sua specialità, mi piacciono tutte quante - rispose semplicemente, senza troppi giri di parole. Se avesse affermato ciò che pensava davvero, probabilmente le sue parole sarebbero state: "Quando ero bambina, mia mamma mi ripeteva sempre che ad ogni tempo rispondeva una bellezza e, per gioco, mi faceva indicare tutte le "bellezze" che trovavo per strada: così, al cominciare dell'autunno, indicavo le foglie secche sparpagliate sui sentieri, le pozzanghere piene d'acqua, il mio riflesso in esse, le nuvole che scorrevano veloci, portate via dal vento, verso luoghi sconosciuti; al cominciare dell'inverno puntavo il piccolo indice verso i primi fiocchi di neve, le guance arrossate dal freddo, l'odore delle arance a natale, il profumo d'agrumi; al cominciare della primavera raccoglievo mazzi di fiorellini da portare a mia mamma e rimanevo meravigliata dagli ingredienti di pozioni che si potevano raccogliere con papà e, infine, al cominciare dell'estate indicavo le acque del lago dove ero solita fare bagni limpidi, purificanti e rinfrescanti, gli animaletti che si avvicinavano ad abbeverarsi, il sole che scaldava la pelle. Grazie a mia madre ho imparato ad apprezzare tutto quello che mi circonda".
    Rimase sbalordita quando sentì che suo padre gli avesse dato un ceffone.
    - Un ceffone?! Cavolo, immagino benissimo la reazione di tuo padre. Fosse stato il mio, penso che ci sarebbe stato ben più di un ceffone. -
    Come tutti i padri, Pacome De Maris ci teneva alla propria figlia e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di difenderla e far si che nessuno le facesse del male. Almeno quando era ancora vivo.
    - Spero, comunque, che abbia imparato la lezione. E, dimmi, c'è qualcuno che ti piace al momento? - disse, con un sorrisino furbo sulle labbra. Era il continuo della sua strategia.




    Edited by Louise De Maris - 30/9/2021, 18:11
     
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    Giada McCarthy Stundentessa

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    Non tutti amavano la stessa cosa, lei amava veramente stare in costume sulle rive del mare o in piscina a prendere il sole, il colore era la cosa che amava principalmente dell'estate oltre a mostrare il suo fisico.

    Capisco, per te ogni stagione è come se avesse un qualcosa che ti piace.

    Fece una piccola risata. Non sapeva cosa ci fosse di bello nell'inverno dove il freddo regnava con la neve, gli autunni piovosi del Regno Unito, lei le altre stagioni le odiava, solo l'estate era nella sua testa come una vera stagione, una pelle color bronzo che risplendeva con un gonna al di sopra del ginocchio, cosa poteva chiedere di più dalla vita, nulla. Non volle indagare ulteriormente sulla cosa.

    Solitamente, non mi mettono mai le mani addosso, è come una regola di casa, la figliola unica cioè io non si tocca, per questo sono fortunata. Si arrabbiano solo se gli sciupo i vestiti, ma questo è da sempre e lì come ti dicevo mio padre e mia madre ci tengono molto perchè mi dicono di stare attenta dato che i soldi sono guadagnati e non crescono sugli alberi. Cosa ti avrebbe fatto tuo padre per una cosa del genere?

    Fece una piccola pausa poi riprese.

    Credo assolutamente abbia imparato la lezione, poco ma sicuro.

    Quella domanda la lasciò sorpresa, gli piaceva quel modo di approcciare l'argomento, diretta e inibita, il giusto modo a suo avviso.

    Vuoi la verità, rimanga tra me e te. Ci sono due ragazzi che mi piacciono particolarmente in accademia. Uno dei due è Julian, lo conosci? Ci siamo già visti prima della scuola, un incontro fortuito ma molto interessante, una notte molto caliente se capisci cosa intendo. Penso che lo hai presente vero? L'altro è una seconda scelta seppur carino. A te invece piace qualcuno? Quello mi dici sarà il nostro segreto, non lo dirò a nessuno.

    Sperava che gli dicesse qualche nome, era una delle sue migliori amiche e non dovevano nascondersi quelle cose.

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  8. Louise De Maris
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    LOUISE DE MARIS

    - Penso che tu abbia travisato le mie parole. Intendevo dire, che mio padre avrebbe dato più di un ceffone a colui che mi avesse fatto del male, ma con me non si sarebbe arrabbiato, ovviamente. Non sarebbe stata colpa mia per la situazione -.
    Storia totalmente diversa sarebbe stata con suo zio, Evrard, il quale le avrebbe attribuito qualsiasi colpa, anche quella per il tradimento da parte del suo futuro marito: le avrebbe sicuramente detto che non era abbastanza moglie, che non si comportava come tale, che non dava attenzioni a suo marito. E, a quel punto, avrebbe alzato le mani. Non che Louise non ci fosse abituata. Ma non poteva dire quel dettaglio a Giada.
    - Sicuramente avrà imparato la lezione. Mi dispiace, ma non credo che tornerà da te, secondo me è troppo spaventato da tuo padre per provare solo a parlare con te. Però penso che ci siano ragazzi senza ombra di dubbio migliori e uno, in particolare, che ti attende. Un po' come la favola del principe azzurro, sai? -
    Erano ragazze e si sapeva che queste avessero una concezione dell’amore molto romantica e favolistica: per quanto alcune l’avrebbero potuta prendere in giro, Louise non si vergognava di questo suo puro sogno. Era bello pensare che qualcuno l’avrebbe aspettata, per giorni e per notti, di stagione in stagione e che quando si sarebbero incontrati lui le avrebbe potuto dire che l’aveva cercata così tanto.
    Ma quando Louise sentì il nome di Julian, la sua bocca si spalancò in stupore e gli occhi assunsero uno sguardo più duro. Non riuscì a trattenersi dal dire: - Julian?! Ti piace Julian? Quel Julian?! Julian Miller? -
    Non voleva che quella ragazza avesse una cotta per colui che l’aveva salvata. Era quasi gelosa, anche se non voleva ammetterlo a sé stessa. Julian era solo suo, nessuno poteva strapparglielo dalle mani. Era una delle persone più vicine che aveva avuto da quando si era trasferita in Inghilterra, uno dei pochi a sapere la sua situazione e non avrebbe permesso che Giada diventasse per lui ciò che lui era per lei.
    Comunque, si ricompose, schiarendosi la voce.
    - Sono rimasta scioccata, scusami per la mia reazione. Conosco Julian Miller di vista e so quanto sia altolocato, forse più di entrambe messe insieme. Sei proprio sicura di riuscire nel tuo intento? E lui lo sa? -
    Dopo aver posto quelle domande, attese che la ragazza rispondesse. Dopo aver annuito, con un falso sorriso, guardò l’orologio e disse: - Scusami, Giada, è stato un piacere parlare con te. Dovremmo farlo più spesso -
    “Solo per scoprire cosa combini, piccola mostriciattola succhiasangue o, dovrei dire, succhiaragazzi”.
    Consegnò la lettera ad un gufo con l’ordine di darlo nelle mani di Evrard Boyer e salutò la ragazza, proseguendo la sua vita con l’intento di tenerla sott’occhio.


     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"



    Aveva si capito male quel discorso, non era legato al padre, ma a quel ragazzo ormai uscito dalla sua vita.

    Si, ho proprio travisato scusa. Avrebbe fatto bene a dare più di un ceffone a chi ti voleva male e chi ti ha fatto male. Certamente non sarebbe stata colpa tua come non lo è per me in questo caso.

    Fece una piccola risata poi riprese.

    Sono certa che abbia imparato, ma nemmeno io lo vorrei più vedere te lo assicuro. Ci saranno sicuramente ragazzi migliori di lui, il mondo ne è pieno. Il principe azzurro? Potrei forse anche averlo trovato. Speriamo che la favola si avveri.

    Fece una nuova risata.

    Si, proprio quel Julian Miller, parlo effettivamente di lui.

    Fece una pausa a quel momento vedendo un po' la reazione di Louise, poteva essere anche lei interessata a lui, nel caso non pensava di avere problemi, ammaliare e far suo un ragazzo era una cosa che sapeva fare bene, la sua specialità, quello poteva essere veramente il principe azzurro ne era certa ne aveva tutte le sembianze.

    Non sarebbe un problema se è altolocato, anche io lo sono. Sono certa di poter riuscire nel mio intento. Vuoi la verità? Penso lo sappia eccome.

    Fece una nuova risata verso l'amica e forse nuova rivale in amore. Il tempo a loro disposizione era ormai concluso.

    Vai pure se devi andare, non ti preoccupare. Quando vuoi sai dove trovarmi. Andrebbe fatta tutti i giorni una bella chiacchierata tra noi ragazze. A presto Louise.

    La salutò poi dopo che la ragazza uscì dalla Guferia fece la stessa cosa anche lei, sarebbe rientrata velocemente nel castello ma prima si sarebbe fermata a dare uno sguardo alla vista che offrivano le scale della Guferia, unica nel suo genere.

    [Role Conclusa]


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