Voglia di qualcosa di buono

Isaac e Blake

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    Isaac_01
    Isaac Callahan
    Dioptase | 16 anni


    La luna filtrava dalle grandi vetrate che animavano i corridoi di Hidenstone, gettando malinconici raggi sui pavimenti di pietra – talvolta nudi e talvolta coperti da soffici passatoie, a seconda della nobiltà o meno del corridoio di cui erano fiero basamento. Le innervature dei mosaici spezzavano la luce siderea e fredda del satellite terrestre: cesure forzate in un percorso che, altrimenti, sarebbe stato netto e pulito.
    Una figura alta e allampanata terminò di scendere le scale che collegavano l'ala ovest del castello con il pianterreno; svoltò a sinistra dopo l'ingresso della Sala Grande e oltrepassò l'arco di pietra a sesto acuto che precipitava nell'oscurità – un'oscurità però punteggiata di fiammelle tremule e vaghe. L'ultimo raggio di luna lo investì proprio mentre il suo piede sinistro, nudo, accarezzava il gradino inferiore, principiando la discesa verso i sotterranei: era Isaac. Sedici anni e qualche mese, carnagione chiara, occhi scurissimi e capelli mori tutti arruffati, il giovanotto non sembrava avere sonno. Il suo volto dai lineamenti regolari ma piuttosto banali non esprimeva alcun genere di stanchezza; i suoi occhi erano vispi e vitali, perlustravano incessantemente la discesa che stava cominciando ad affrontare.
    Appoggiò, più per abitudine che per reale necessità, la mano sinistra sulla parete di pietra: le pellicine del medio e dell'indice erano un po' rovinate, segno che il ragazzo aveva l'abitudine di mordicchiarsele e di mangiarsele nei momenti di nervosismo. Fece scorrere il palmo e le dita sulla superficie fredda, sottilmente ruvida e innervata della parete e intanto scese le scale, un gradino dopo l'altro. La mano destra era impegnata: le dita erano strette attorno a un libro. Non di scuola, nient'affatto; si trattava, per la verità, di un libro babbano: 'La serie infernale' di Agatha Christie. Un segnalibro indicava che il Dioptase ne aveva letto almeno un terzo.
    Isaac indossava un pigiama da uomo molto classico: blu scuro con minuscoli disegni bianchi, era costituito da una casacca abbottonata davanti e da pantaloni ampi, comodi. La stoffa frusciava debolmente ad ogni passo che compiva nella luce tremula delle torce che rischiaravano gli scalini alti e spigolosi: altrimenti non avrebbe prodotto alcun genere di rumore, i suoi piedi nudi accarezzavano il pavimento in maniera molto delicata e silenziosa. Una volta giunto al termine delle scale, Isaac non perse tempo e si diresse verso le immense cucine della Scuola. Qui si fermò senza oltrepassare, sulle prime, la soglia d'ingresso; quasi timidamente si sporse in avanti e: “ChefRub? È permesso? Si può?”, chiamò il responsabile delle cucine stesse.

    Silenzio.

    Quello che l'accolse fu solo silenzio, non che – in effetti – si aspettasse di ricevere una vera e propria risposta: dopotutto erano le dieci e mezzo passate e il pasto serale era lontano ormai qualche ora, ben plausibile che gli elfi e il loro responsabile si fossero ritirati nei loro alloggi per riposare. Varcò quindi la soglia delle cucine e si guardò attorno. “Oh, speriamo che ci siano ancora quei deliziosi muffin... ma mi andrebbero bene anche dei biscotti al burro con una bella tazza di caffelatte e miele. Mi accontento di poco, in fondo.”, borbottò tra sé e sé mentre prese a cercare, con garbo e discrezione, qualcosa con cui fare uno spuntino notturno.

    Narrato - "Parlato" - 'Pensato' | Isaac Callahan || Stat.
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    Blake Barnes
     
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    Blake Barnes | Black Opal | 19 anni | 4 Anno


    Il quarto anno di Hidenstone, e pensare che al primo anno stava già per essere espulso, oppure era il secondo? Beh, non lo ricordava, ma quello che ricordava bene era sicuramente il ragazzo che aveva rischiato di prendere fuoco quella notte ad un ballo scolastico. Blake non aveva mai avuto un temperamento calmo, non aveva mai detto di avere pazienza e spesso e volentieri era lunatico, presuntuoso, permaloso ed anche abbastanza arrogante, ma non si poteva dire che fosse cattivo. Blake aveva solamente un carattere oltremodo complicato, sempre vispo e forse, delle volte, era anche un chiaro modo di ricercare delle attenzioni che forse lui aveva ma comunque non vedeva veramente. Era incredibilmente testardo e quando si metteva in testa una cosa o comunque una sensazione non c'era niente da fare, nessuno lo avrebbe davvero distolto dalla sua idea, se fosse giusta o sbagliata. La cosa davvero buona, però, era che Blake rivendicava sempre le sue azioni prendendosene anche tutte le responsabilità del caso, sia nel bene che nel male. Era al penultimo anno di quell'avventura ed ancora, però, non aveva imparato a rispettare il coprifuoco. Non era tardissimo, ma non aveva nessuna intenzione di tornare nel suo dormitorio, specialmente perchè quella sera aveva fatto tardi a cena e non aveva mangiato come avrebbe voluto. In realtà, non aveva mangiato affatto visto che subito dopo i compiti si era infilato una tuta e si era messo a boxare in camera sua. L'ccaduto con Jesse a denrise lo aveva comunque segnato e stava ancora cercando di capire come parlare e se voler davvero parlare con Adamas, e tutto quel pensare, lo aveva portato a tirare cazzotti a raffica e non finire e di conseguenza a sudare come un maiale e ad avere una fame boia. Quando si era accorto di che ore fossero, era tardi, quindi decise di asciugarsi un pò il sudore, farsi una doccia al volo, infilare di nuovo una nuova tuta e scendere nelle cucine. In fondo sapeva cucinare bene, lo aveva imparato da piccolo. Si mise ai fornelli dopo aver battibbeccato con lo chef e quando tutti quanti se ne furono andati fece un sospiro di sollievo. Uova, bancetta, un succo di frutta all'arancia, sigaretta a modi matita muratore e si mise seduto a mangiare, quando sentì qualcuno entrare alzò gli occhi al cielo e continuò a fare quello che stava facendo salvo sentire le sue parole. Ne sono rimasti alcuni, se apri il frigo senza far cadere niente, prendine uno anche a me. Certo si era che seppur non era come thomas che riusciva a fare amicizia al volo, era uno che se voleva una cosa la chiedeva senza neanche pensarci due volte. E comunque, sei fuori orario ed in pigiama. Hai capito che siamo in un'accademia? Non voleva essere antipatico, era proprio il suo essere a parlare in quel modo.
     
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1 replies since 16/9/2021, 17:35   37 views
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