Clive Greenwell - smistamento

Clive Greenwell

Non aveva affatto paura, Clive, sebbene molti altri ragazzi quindicenni come lui fossero stati sovrastati dall'ansia per tutta la durata del viaggio. D'altro canto, era comprensibile come dei ragazzini, lontani da casa, vedessero il primo giorno alla prestigiosa accademia di Hidenstone, che dal 2012 aveva fatto risuonare la sua fama nell'intero mondo magico. Persino Dahlia, la cui istruzione magica godeva della solidità secolare di Beauxbatons, si era convinta a scegliere per il suo unico figlio quell'istituzione. Il ragazzo, dagli occhi azzurri, era tutto intento a rincuorare i suoi compagni di viaggio e ad intessere relazioni con gli studenti degli anni successivi sulla nave Denrisiana. Vedrai, Derek, questo qui finirà come noi nei Dioptase, me lo sento. Non vedi come è sveglio? disse uno studente dai capelli fulvi, esattamente come il suo amato gatto Elvis. Ma no, che dici...Per me è sicuramente un Ametrin, basta guardare quanto è vispo negli occhi. Ma poi, dai, passeresti interi pomeriggi su tomi polverosi? chiese una ragazza dai capelli biondi, che rise del nugolo dei ragazzi assieme alle sue amiche. "Uhm, ma io esattamente non lo so... Di sicuro voglio entrare nella squadra di Quidditch!" si fece il petto grosso, mentre lo studente fulvo gli assestò un coppino sulla nuca, che lo fece sorridere.
I suoi occhi si spalancavano per lo stupore delle bellezza del lago, che rendeva l'atmosfera ancor più magica di quanto non lo fosse, nell'esatto momento la navigazione stava giungendo al termine. Notò un coetaneo in disparte, molto timoroso, con gli occhi pieni di lacrime. Clive rimase davvero male per quella visione: un giorno così importante per un giovane mago, costellato da cotanta tristezza! Per questo motivo, si avvicinò al coetaneo e gli regalò il più bel sorriso che potesse fare. "Ehm, ehi! Io sono Clive, di cosa hai paura? Tra poco scoprirai la casata che ti accompagnerà in questi anni. Magari saremo smistati insieme!" proruppe ottimista, proprio mentre gli venne indicato di seguire il sentiero che separava il lago dall'istituto vero e proprio. Mentre camminavano fianco a fianco, l'adolescente disse con voce fioca e flebile: "Sono Colin... Eh, io sono preoccupato di trovarmi male. E se sbagliano casata e mi trovo con gente antipatica, che mi prende in giro e mi tratta come uno sfigato? Io sono figlio unico, non conosco molte persone qui.... Il cuore di Clive sobbalzò, perché lui stesso si trovava in una situazione simile: non aveva in effetti pensato a quell'evenienza. Rispose di getto, facendogli forza: "La cerimonia dello smistamento è magica, è impossibile che ci siano errori. E adesso sorridi, OK, Colin?.
Tutto il buonumore dell'anglo-francese si smorzò parzialmente quanto presagì che il momento dello smistamento fosse giunto. Il sorriso gli si spense nell'esatto momento in cui i tre responsabili di casata pronunciarono quel discorso altisonante, che gli procurò un'adrenalina mai sperimentata prima. Le tempie si imperlarono di sudore e il suo viso divenne più duro. Diede un occhiata a Colin e a tutti gli altri, trovando il medesimo stato d'animo. Le istruzioni erano state chiarissime, niente di più facile per scoprire il proprio destino. La cosa che più lo galvanizzò fu sfilare sotto gli occhi di tutti - studenti e personale scolastico - nella sua divisa monocromatica, ancora neutra. Era una sensazione strana, l'essere sotto gli occhi di una sorta di platea e andare incontro ad un destino in grado di rivoluzionare una vita. Sarebbe stata, come era stato preannunciato, nell'immaginario della fondatrice Burke, la rivelazione del profondo del suo animo. Una prova, di certo non indifferente per un quindicenne che ha abbandonato da poco la scuola che aveva accolto i suoi ricordi più cari, tra le fila dei figli di Godric.
Rimirando i fuochi fatui fluttuanti, quando fu il suo turno, Clive si diresse verso il lato sinistro del tavolo degli insegnanti, dove ad attenderlo c'era il simulacro aureo di uno snaso, ospitato nella nicchia. Tutto si svolgeva come gli era stato precedentemente spiegato. Cercò di trovare se stesso in quel percorso, pur nella sua giovane età cercò di chiedersi chi sono, ripensò ai ricordi più belli e felici con i suoi genitori e i suoi amici, sorrise allo snaso, aprendogli il cuore, sebbene esso tamburellasse prepotente nella cassa toracica.
Prese la sua bacchetta in legno di melo e pronunciò distintamente la formula magica: "Revelio"

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