L'aria frizzante del mare le ricordava casa, non Londra, la sua vera casa, Malta.
Aveva lasciato che i suoi riccioli lottassero contro il vento per il tutto il tempo che le fu concesso, ma poi la nave iniziò le procedure per l'immersione e le sue scarpe strisciarono verso la sua cabina.
Era sola.
Il cuore le divorava il petto e faceva ribollire così tanto il sangue che le pareva potesse scioglierle la pancia da un momento a un altro.
-Oliviette...-
Un lamento a denti stretti mentre il cuscino della sua cuccetta assorbiva come una spugna le sue lacrime -Perché fa così male?-
Era passato troppo poco tempo da quando aveva tagliato tutti i ponti con la sua ragazza -ex ragazza.-
Faceva così male pensare quella parola, figuriamoci dirla, eppure era colpa sua, era stata proprio Elisabetta ad allontanarla, a cambiare numero, a cambiare mail, account instagram, a cambiare tutto; anche indirizzo. Per le vacanze estive era tornata a Malta, dove suo padre e altri alti cavalieri dell'ordine degli Ospitalieri l'avevano informata al meglio sulle personalità di spicco dell'isola e condotto le ultime prove; dovevano accertarsi che Elisabetta fosse stata veramente pronta per fare ciò per cui era stata concepita ed educata. Essere uno strumento del popolo del Mar Mediterraneo e fungere da spia.
Doveva raccogliere informazioni sui Denrisiani e poi, in gran segreto condividerle con l'ordine di Malta.
-Ho lasciato Oliviette per tutto questo.-
Ogni tanto la sua determinazione vacillava come una canna esposta al vento, ma subito dopo arrivava il fulmine dell'indottrinamento a risvegliarla. Aveva uno scopo nella vita, non poteva buttare via tutto quello per cui era esistita fino a quel momento per una cotta momentanea. Non poteva.
Dopo diverse ore ci fu una comunicazione e Elisabetta alzò la faccia dal baratro del cuscino. con un paio di schiaffetti cercò di riprendersi, fece tutta una serie di vocalizzazioni per ridare vigore alle corde vocali corrotte dal pianto e via. Indossò la divisa anonima e aprì la porta della cabina.
-Ok, manca poco. Ce la posso fare.-
Aveva parlato con qualcuno strada facendo, tra un finto sorriso e un altro, ma ora, come gli altri, aveva occhi solo per una cosa. L'enorme statua dorata. Lo snaso di Hidenstone pareva sorriderle e le venne spontaneo ricambiare.
-Che cosa sto facendo?- la chioma cespulgliosa si scosse come un albero colpito dal vento. -Stai concentrata Betta, concentrata!-
Chiamarono un nome, poi un altro, un altro ancora e infine... -Elisabetta Law-
Con fare sicuro e altezzoso, la ragazzina si avvicinò e seguì le istruzioni che erano state date dai responsabili delle tre casate.
Puntò la bacchetta di agrifoglio contro lo snaso, il polso scattò nella danza di un movimento e proprio lì in quel nanosecondo che precedette le labbra dal pronunciare la formula, Betta si accorse di una cosa.
Ordine di Malta, Denrise, Oliviette, in quel momento non le importavano più, ora era lei davanti al suo futuro più prossimo. Era lei che doveva mettere sé stessa dentro un incantesimo e decidere cosa diventare, era lei e non uno stupido cappello a decidere il suo destino in modo passivo. Lo snaso era solo un interprete e lei gli lanciò contro l'incantesimo con tutta la forza di cui era capace.
Quel singolo momento della sua vita, fu, forse, l'unico in cui fu veramente libera.
-Revelio-
Una lacrima scivolò sul pavimento.
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