Parole, parole paroooleee!

Blake&Erik

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    Black Opal

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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    Avrebbero dovuto parlare un sacco di tempo prima tra una cosa ed un'altra, alla fine non erano riusciti veramente a dirsi assolutamente niente. Blake aveva un eterno contrasto con quel ragazzino, lo adorava, perchè era impossibile non adorare Erik, ma allo stesso tempo era in eterna competizione con lui per il rapporto con Jesse. Sapeva benissimo che le cose non erano paragonabili e non perchè ci fosse una runa di mezzo, ma semplicemente perchè avevano due modi di fare completamente differenti ed anche di voler bene e dimostrare quel bene! Erano persone diverse ed a Jesse servivano entrambi! Ma in quel momento non era di Jesse che voleva parlare o sapere, in fondo del biondino sapeva fin troppo, ma di Erik? Dopo quella volta che si era confidato e dopo che avevano passato veramente dei moemtni belli appena a capodanno insieme, non si erano sentiti e questa cosa non andava per niente bene, quindi, Blake Barnes, decise di rimediare, senza contare, che alla fine Liz lo aveva proprio rimproverato di non essersi fatto sentire e di conseguenza, Blake che non era uno stupido e cercava comunque di imparare dai suoi errori aveva deciso di cercare di farsi sentire di più con i suoi amici e quindi, eccolo li che aveva chiesto ad Erik un incontro, magari sotto casa sua o nelle sue zone per capire meglio come se la passava. Era come se dopo la questione della droga fosse successo qualcosa nella sua vita che lo aveva cambiato, doveva semplicemente capire cosa e sopratutto doveva anche capire esattamente cosa gli passasse per la testa, anche perchè, il tarlo di quello che aveva comunque visto, o meglio non visto, qualche anno prima, rimaneva vivido nella mente del ragazzino. Erik Foster aveva sicuramente un segreto, e quel segreto doveva essere condiviso con Blake. Perchè? Ovviamente perchè era stato deciso dallo stesso Blake e non aveva nessuna intenzione di ritirare quei suoi pensieri. Doveva esserci qualcosa in cui Erik non era perfetto, no? Davvero stava pensando che Erik era perfetto? Sgranò gli occhi da solo, mentre andava verso la zona del ricciolino, e sembrando un pazzo in macchina che fa delle espressioni a caso e per caso. Si, Blake aveva preso finalmente la patente e finalmente aveva deciso che era ora di utilizzare qualche macchina di suo fratello. No, era una battuta, gli era stata comprata una macchina da battaglia per renderlo autonomo, ma Aaron era geloso delle sue macchine e non si fidava, ancora, abbastanza di quel piccolo taz. Una volta arrivato nel luogo in cui più o meno si erano detti (?) Blake Parcheggio ed inviò un messaggio al ragazzino con scritto: Ci sono! E semplicemente attese. Aveva anche un regalino per lui e sapeva benissimo che gli avrebbe fatto più che piacere, ma prima di tutto bisognava cercare di capire cosa passava nella testa puffolosa di Erik!
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    Erik Foster | Ametrin | III anno
    Nel corso dell'ultimo anno erano avvenuti grossi e importanti cambiamenti. Dal suo primo anno a Hidenstone aveva detto a tutti i suoi amici che viveva a Liverpool, ma da un anno a questa parte, a seguito di quel che era successo con Luke durante quella sera al magic, il moro si era trasferito a Londra senza però dar notizia di ciò ai suoi amici.
    Ecco, probabilmente Blake poté percepire come sotto ci fosse qualcosa che non andava non appena ricevette l'indirizzo in cui recarsi. Camden Town era uno dei quartieri più alternativi di Londra. Lì scoppiavano nuove mode, non era difficile incrociare per strada gente che seguiva la moda punk, dai capelli estremamente colorati con acconciature altrettanto particolari. La puzza di alcol era presente anche di giorno, probabilmente dovuta alla moltitudine di bottiglie semivuote lasciate a corniciare i lunghi marciapiedi e dalle finestre delle varie abitazioni emergeva gente che la società avrebbe definito poco raccomandabile. A crear una particolare atmosfera c'erano alcuni gruppi di ragazzi che prendevano posto sulle panchine di parchi lì vicino, muretti o determinati vicoli. Da lì, grazie alle loro casse bloothoot, facevano risuonare stili di musica differenti, anche se quelli che andavano per la maggiore erano il death metal, l'hard rock e più raramente musica di pura elettronica. Ora, mentre Blake guidava poteva porsi una domanda: cosa c'entrava Erik con tutto quell'ambiente?
    Ricevuto il messaggio, l'ametrino fece per registrare un audio. Ciao amicone, sono felice che tu sia arrivato! Senti, ho avuto delle complicazioni e non posso farti venire a casa, ma lungo la via dell'indirizzo che ti ho dato che un parchetto, vediamoci lì!
    Detto ciò prese il cappotto e uscì di casa. Dopo aver parcheggiato, Blake non avrebbe avuto difficoltà a individuare il parchetto. Non passava inosservato, proprio come non lo facevano i vari cestini stracolmi delle bottiglie della notte prima. Il cielo era soleggiato, tuttavia era inverno e soffiava un vento poco piacevole. Erik giunse lì in fretta. Addosso aveva delle semplici scarpe da ginnastica, pantaloni scuri con tanto di catenella che però aveva adornato con delle spille di pokémon, un cappotto evidentemente non suo data la taglia estremamente più larga con tanto di feroci teschi crepati, ma da cui emergeva dalla felpa indossata sotto un cappuccio a forma di pikachu.
    Al centro del parco c'era una fontana, vicino ad essa Erik attendeva il suo amicone seduto in una panchina in pietra senza schienale.





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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    Voleva morire. Ecco si. Più si guardava intorno più non sapeva se ridere oppure piangere malissimo. Erik. Erik li. Ma perchè? Perchè mai doveva rimanere li? Perchè aveva deciso di andare da Liverpool a quel quartiere. Ok, si sapeva, perchè ne avevano parlato, della sua situazione in casa, ma cosa era cambiato? E sopratutto, esattamente, cosa pensava di aver migliorato nella sua vita? Davvero aveva deciso di trasferirsi li in mezzo? Che Blake Barnes fosse un damerino, con vestiti firmati dalla testa ai piedi era sicuramente qualcosa di assolutamente scontato ed anche abbastanza visibile, ma aveva avuto anche lui il suo periodo no, ma non era mai stato così no. Si inumidì le labbra più volte cercando un senso a tutto quello che stava vedendo, ma niente. Al messaggio che ricevette di Erik, lui non fece altro che sgranare gli occhi e cercare quel parchetto. La cosa divertente era anche che alla fine della giostra, Blake era anche abbastanza preoccupato per Erik e non capiva il perchè! In fondo se fosse morto non sarebbe diventato lui il parabatai di Jesse? No. Assolutamente no e neanche pensava davvero una cosa del genere, ma era preoccupato davvero. Effettivamente non ci volle molto prima di individuare il posto che Erik gli aveva detto, quindi una volta parcheggiata la macchina, messo l'allarme e guardatosi intorno più volte con aria schifata, finalmente individuò Erik, e lo fece solo dal cappuccio a forma di pichaciu! Sgranò gli occhi ed accelerò il passo. é uno scherzo vero? Certo un ciao era sempre gradito ma vedere quel giaccone addosso all'amico e tra le altre cose più grande di non sapeva quante taglie e con quelle cose addosso lo sorprese e neanche poco! Poi c'era puzza di immondizia da per tutto, l'alcool lo si respirava in aria e Blake aveva bisogno di una sigaretta. Guardò di nuovo il ragazzo e la catenella lo fece rimanere ancora più perplesso e poi ancora vide quelle spille e quasi si sentì meglio. Perchè qui? Non ce la poteva proprio fare, aveva un impellente bisogno di capire perchè si trovavano li. Non abitavi a Liverpool? Cosa ci fai a Londra e sopratutto in questo punto bellissimo di Londra? Chiese prima di guardarlo meglio. Erik. Se sei nei guai puoi dirmelo. Pagherò chiunque e qualunque prezzo. Ecco, i problemi si risolvevano facilmente no? Poi, finalmente si decise a sorridergli. Come stai? Disse avvicinandosi a lui ed abbracciandolo. Ecco, strano ma vero, solo con lui riusciva ad avere quel contatto. Non sapeva esattamente neanche il perchè, ma effettivamente era difficile non abbracciare Erik!
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    Erik Foster | Ametrin | III anno
    La percezione che Erik aveva di Blake era assolutamente contrapposta a quella che di lui aveva la maggior parte degli studenti di Hidenstone. Per il prefetto degli ametrini, l'opale era un ragazzo dal buon cuore, generoso e sotto sotto un sacco coccoloso e, quindi, la durezza e la spavalderia con cui solitamente si mostrava altro non era che una solida barriera contro i pericoli e le crudezze del mondo esterno.
    I due amiconi non si vedevano più da un po' di tempo a causa delle vacanze invernali, ragion per cui non aveva motivo di rifiutare un possibile incontro. Quindi, eccolo lì, seduto su una panchina con un outfit particolare in attesa dell'arrivo del suo piccolo Blake. Poi arrivò. Aveva il viso stranamente preoccupato, estremamente diverso da quello rilassato del moro che oramai aveva imparato a vivere in quel luogo e ad apprezzare i rarissimi aspetti positivo. Cosa? Purtroppo non era uno scherzo, quello era il quartiere in cui abitava. Osservò perplesso l'amico parlare, salvo poi ricambiare l'abbraccio in modo estremamente caloroso quando questo avvenne e alzò la destra in maniera tale da poter accarezzare il retro della nuca del suo amico. Blake, ti voglio bene. Il tono di voce era calmo, sereno forse come lo era stato ben poche volte. E sto bene. Ok, sono scappato di casa e convivo con due spacciatori ora, ma non sono mai stato meglio. Cosa? Spacciatori? Cosa diamine stava accadendo? Ma ti racconterò tutto con calma, intanto tu come stai? Gli chiese, separandosi dall'abbraccio e tirando fuori dalla tasca del cappotto delle caramelle al latte e miele. Tra l'altro, perdonami se son vestito così, ma leggendo che eri arrivato volevo arrivar qui il prima possibile e quindi ho preso il cappotto di Luke. Lo avrei riempito di spille colorate, ma mi ha chiesto per favore di non farlo. Piccolo istante di silenzio, in fin dei conti per Erik tutto era adorabile.
    Voglio comunque rassicurarti. Non sono nei guai, cioè qui non ne hai se possiedi le conoscenze giuste e i miei coinquilini mi sono riconoscenti perché ho evitato loro la prigione. Fantastico, papabili galeotti. poi ho capito che Liverpool non fa per me. La mia vecchia vita non fa per me. Davvero, Blake, dentro quella casa non riuscivo più a vivere. Per non vedere più mio padre l'anno scorso ho trascorso le vacanze natalizie a Hidenstone! Qui mi sto costruendo una nuova vita e sto imparando un sacco di cose nuove! Ok, tutto ciò aveva dell'inverosimile, ma sia nella voce che nello sguardo Erik appariva estremamente convinto di ciò che diceva.






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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    Partendo dal presupposto che Blake non era un tipo da contatto fisico con gli amici, o meglio non era un tipo da abbracci, con Erik era seriamente impossibile non esserlo. Non sapeva che tipo di influenza aveva su di lui, ma comunque era qualcosa di estremamente strano. Erik era, praticamente, il suo opposto, aveva sgridato Jesse per quello che invece lui non solo aveva capito ma aveva anche inocoraggiato. Lui era per l'amore e Blake per il sesso, lui era per gli abbracci e Blake era per un ciao con una alzata di mano, lui era per gli unicorni e Blake per i draghi. Insomma, il punto principale della situazione era che avevano una versione della vita completamente differente. Adesso, però, il punto non era quello. Blake aveva conosciuto un sacco di gente poco raccomandabile ma perchè lui aveva cercato la droga, il fumo e cose del genere... esattamente Erik, in quel contesto cosa diavolo ci faceva? Quando l'abbracciò si sciolse e Erik cominciò a parlare Blake aveva la mascella per terra e gli occhi fuori dalle orbite. Si inumidì più volte le labbra per cercare di non essere crudele o comunque di non fare una scenata degna di Blake e quando gli disse ancora che era quello il suo posto e che in quel momento si sentiva bene, voleva seriamente morire. Stava dicendo sul serio? Lui come stava? Io sto bene, ma io sto bene veramente. Adesso. Cosa diavolo significa che vivi con degli spacciatori e che sei protetto perchè gli hai evitato la prigione? Stai ricattando degli spacciatori? Ecco, perchè in quel caso avrebbe anche potuto capire, ma poi si rese conto che stava sempre parlando con Erik e di conseguenza no, neanche quello poteva capire. Certo che il tizio gli aveva detto di non riempire il suo giubotto macabro ed anche molto brutto di cose colorate. Fece un respiro profondo e questa volta la sigaretta se l'accese seriamente. Si lasciò andare sulla panchina li vicino e poi gli fece segno di avvicinarsi e sedersi anche lui. Ecco, gli serviva un attimo per cercare di metabolizzare tutto quello. Perchè nessuno gli chiedeva un appartamento? Lui per Erik glielo avrebbe dato ed anche gratis! Fece un bel tiro di fumo e poi, una volta sputato verso l'alto, tornò a guardare il riciolino. Tu stai parlando degli spacciatori che hai conosciuto nella mezza specie di missione che ci ha chiesto il capo auror? Cioè... aspetta. Tu credi che coprendo loro vada tutto bene? Erik. Se a questi gli gira il cocco non solo ti metteranno nei guai ma sarai il loro capo espiatorio e non mi sembra il caso. Sono due spacciatori! Non vendono delle cazzo di caramelle della felicità!Sono contento che tu te ne sia andato da casa tua e che... ecco insomma tuo padre non faccia più niente, ma siamo caduti dalla padella alla bracce! C'erano poche cose che facevano andare nel panico Blake Barnes, Erik era riuscito a centrarle tutte quante. Poteva un piccolo dolce unicorno come lui essere finito in quella rete assurda? Certo! Meglio di lui chi poteva essere vittima di tutto quello. Almeno ti trattano bene? Chiese cercando poi di darsi una calmata da solo, ma si, era seriamente preoccupato e le sue parole per "rassicurarlo" lo resero ancora più nervoso. Jesse lo sa? Chiese quasi come se volesse sapere anche la sua opinione. Però anche in quello era una lama a doppio taglio: se rispondeva di si, voleva dire che parlavano di più ( e quello caro Blake era una certezza per il mondo tranne che per te, gelosone del nostro cuore) se diceva di no, voleva dire che Erik aveva dei segreti nei confronti di Jesse e non andava bene da una parte, ma lui si sarebbe sentito comunque speciale perchè voleva dire che Erik si fidava. La complessità e la contraddittorietà non avevano fine!
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    Erik Foster | Ametrin | III anno
    Forse l'ingenuità di Erik era la sua grande pecca. Doveva immaginarsi quel genere di domande quando Blake gli scrisse per organizzare l'incontro. Sospirò. Probabilmente il prefetto avrebbe dovuto mettere da parte il suo parlar a cuore aperto e prepararsi un discorso, ma se c'era qualcosa che l'ametrino aveva in comune con l'opale era proprio l'impulsività nell'agire genuinamente di fronte a ogni tipo di situazione.
    E' un discorso complicato, ma ho intenzione di spiegartelo. Scosse poi un attimo la testa. Però ho paura che ti arrabbi. E ciò era vero. Erik non voleva far del male a nessuno, tantomeno voleva che i suoi amici si arrabbiassero o se la prendessero con lui. Forse vederci qui è stato uno sbaglio, ma se c'è qualcuno che può capirmi quello è Blake.
    A dir il vero di spacciatore ce n'è solo uno, l'altro ragazzo sa che il nostro coinquilino spaccia, ma che io sappia non ha mai fatto niente di illegale. Sospirò per l'ennesima volta, abbassando lo sguardo. Io ora te lo dico, ma tu mi prometti di rimaner calmo? Il volto era serio e dalla sua voce si comprendeva quanto non si sentisse pronto nel dire ciò che stava per dire. Ebbene sì, lo spacciatore con cui vivo stava lavorando al Magic la notte della missione, ma è stato super collaborativo, poi per una volta ho incontrato una persona che mi stava simpatica! Seh, vabbé, a Erik stavano tutti simpatici. Così quando ho scritto agli auror di intervenire immediatamente son andato ad avvertire il mio nuovo amicone che stava arrivando la polizia - è babbano - e lui ha avuto modo di fuggire. Quindi, insomma, non lo ricatto, ma si sente in debito. Praticamente stava dicendo di aver aiutato un criminale a farla franca e ora ci convive, fantastico.
    Al di là di tutto Luke, lo spacciatore di cui ancora non faceva il nome, non si comportava male con Erik. Certo, inizialmente non c'era la migliore delle simpatie, ma come accadeva spesso dopo che trascorrevi un sacco di tempo col moro non potevi far a meno che andarci d'accordo. Mi trattano davvero bene, mi sento quasi loro fratello. Pensa che quando a natale gli ho fatto crescere la piantina che coltivava con tanta cura era così felice che ha portato me e l'altro coinquilino a casa di sua madre ma mangiare la pasta con le polpettine - che poi non ho mangiato perché non sapeva che sono vegetariano - come fanno in Italia. Certo, l'altro coinquilino - lui è un mago - non era molto contento della mia buona azione, ma abbiamo spiegato la cosa dicendo che avevo il pollice verde. Ma sì, aggiungiamoci anche il rischiare di infrangere lo statuto di segretezza. All'inizio avevo paura, sai? Storse appena il capo, poi lo scosse, infine alzò le spalle. Inizialmente avevo paura che si drogassero e che quindi potessero comportarsi come mio padre, ma è diverso. La cosa brutta brutta brutta che vende non la fuma e anche se a volte si esagera con l'alcol nessuno è violento, anzi uno non smette più di ridere e l'altro mi parla dei massimi sistemi del mondo, una volta ci ho parlato anche di astronomia. La situazione in cui Erik si trovava era assai singolare, ma lui stesso non la descriverebbe tragica. C'erano molti pericoli anche se i due coinquilini si comportavano bene con lui, pericoli che forse Erik sottovalutava ma di cui conosceva l'esistenza.
    Jesse non lo sa. Tu sei il solo con cui ne ho parlato. Per ciò che hai passato credo che tu sia l'unico che possa capirmi. Era sincero nel dire quelle cose, mentre poi i pensieri tornarono su Jesse. A lui non saprei come dirglielo, non so neanche come potrebbe prenderla. Ho paura di rovinare la nostra amicizia.





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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    C'era un'unica verità in quella situazione: Blake voleva veramente bene ad Erik e più parlava più i suoi occhi azzurri diventavano grandi. Non mi arrabbierò. Rispose solamente prima di sprofondare in un lunghissimo baratro di silenzio. Lo lasciò parlare fino alla fine, cercò davvero di non fare alcuna espressione, anche se non ci riuscì assolutamente, ma almeno non lo aveva interrotto ogni due per tre come era suo solito fare. Il fatto era che Blake aveva fatto così tante cazzate che in quel momento non gli sembrava il caso neanche rimproverare ulteriormente l'ametrino. Il fatto era che sapeva benissimo che Erik era una persona buona e forse più che tutto si stava preoccupando proprio del fatto che poteva andarci di mezzo e che non avrebbe potuto fare niente se non fornirgli il miglior avvocato magico e babbano del mondo e pagargli una cauzione per farlo uscire dalla prigione. Ovviamente non voleva essere così tragico quindi decise che alla fine era cosa buoan e giusta affrontare un passaggio alla volta in maniera razionale e senza fare il solito Blake senza tatto. Non era sicuramente qualcosa che gli sarebbe uscito sicuramente, ma per Erik ci avrebbe provato. Ma per andare per gradi cosa doveva rispondergli o dire al fatto che aveva coperto uno spacciatore e che aveva ingannato gli auror aiutandolo? Insomma era un reato quello no? Precisamente "intralcio alla giustizia" ma per fortuna Blake non lo sapeva! Si toccò più volte il sopracciglio destro prima di guardare negli occhi scuri e profondi il ragazzino. Non dirò una parola sulla questione perchè quello che mi viene da dire non ha un filo logico. Il problema era che in quel momento anche lui era diventato, automaticamente loro complice e lui, a differenza di Erik, non era proprio un ragazzo che era sconosciuto alle autorità che fossero babbane o magiche, quindi se lo beccavano a sapere certe cose, veramente avrebbe passato il resto della sua vita in compagnia di un dissennatore! (Certo Blake era un bipolare con il dramma quindi era quello che si era figurato in testa!) Andiamo Erik, sarei stato più sorpreso se mi avessi detto: l'ho portetto perchè mi stava antipatico e non capivo come mai visto che riesco a vedere del buono anche dove del buono non c'è! Ecco l'operazione "Blake usa il tatto per parlare con Erik" aveva appena fatto uno scivolone assurdo, ma non riusciva veramente a non dirglielo. Insomma era assurdo che l'amico di tutti aveva detto che finalmente aveva trovato qualcuno che gli stesse simpatico! Ma lasciò correre e non infierì ulteriormente. Alzò gli occhi al cielo. Basta che non sia tu a sentirti in debito con lui, mai e per niente,ok? E non sapeva se quella fosse una domanda, una domanda retorica, un consiglio oppure un'affermazione. Era solamente Blake che aveva un modo tutto suo per preoccuparti per davvero di qualcosa o qualcuno. Che genere di piantina? Pensava di conoscere la risposta ma, veramente, non sapeva se in quel momento voleva scoppiare a piangere oppure ridere fino a quando i polmoni non fossero seriamente collassati. In entrambi i casi era seriamente contento della situazione. Insomma se Erik si stava confidando con lui voleva dire che si fidava veramente di lui ed in quel momento, davvero a parte Jesse - e forse neanche lui al 100% - si fidava di lui come stava facendo il giovane lupo. No, aspetta, fin quando sei in casa con uno spacciatore e gli fai crescere le piantine posso anche superarla con qualche traoma, ma erik. Niente casini con lo statuto di segretezza, gli auror e cazzi e mazzi vari. Li veramente sono casini. Ed io non sono pronto a diventare un omicida. Era il suo modo più dolce per dirgli che per lui avrebbe ucciso pur di difenderlo? Si, era esattamente così, ma in quel momento non voleva neanche pensare a quell'eventualità. In fondo era un ragazzo coscenzioso, sicuramente più dell'opale, anche se viveva in quel mondo di coniglietti ed unicorni che non sapeva se detestare od amare ancora di più, infatti, come tutto nella vita del piccolo Barnes, c'erano delle emozioni contrastanti ed altalenanti. Fece un respiro profondo. Posò una sua mano sulla spalla del ragazzo. Erik. Giurami che se provano anche solo ad alzare le mani su di te, ancora una volta, chiunque si permetta di farlo, me lo dirai. Voleva che davvero nessuno lo toccasse più. Io ti giuro che farò lo stesso con te. Ecco, se parlare di sua madre era difficile, ammettere che veniva picchiato da suo padre lo era ancora di più. Non solo perchè aveva un ego sproporzionato ma perchè l'ego, veniva sempre accompagnato dal suo orgoglio.
    Quando disse che Jesse non lo sapeva fece un respiro profondo. E non lo saprà da me. Ma Erik... non puoi dire niente a Jesse che possa rovinare la tua amicizia con lui. Ti vuole bene, sei il suo parabatai, se gli fosse concesso un ultimo giorno sulla terra, lo vorrebbe passare con te, quindi... trova il modo, magari non rendendolo complice, ma parlagliene! Ed in quel momento una parte di se lo stava prendendo a pugni allo stomaco. Ma come era possibile che ogni volta che aveva l'occasione di dividerli, non faceva altro che volerli vedere più uniti? Ma allora era stupido? No, il fatto era che Erik e Jesse erano veramente gli unici amici che avesse mai avuto. Sapeva che su di loro poteva contare e sapeva che ci sarebbero sempre stati nonostante fossero tutti e tre completamente differenti.
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    Erik Foster | Ametrin | III anno
    Erik si fece coraggio e sputò il rospo: raccontò a Blake come se la stava passando, chi erano i suoi coinquilini e anche le varie dinamiche che lo avevano portato a quella situazione. Blake promise che non si sarebbe arrabbiato e contro ogni aspettativa mantenne la parola. Erik notò le varie espressioni che mostrò in volto, ma anziché soffermarsi per argomentare bene ogni punto, scelse di far tutta una carrellata in maniera tale che poi lo stesso Barnes potesse scegliere su quale parte concentrarsi maggiormente.
    Sguardi che lasciavano poco spazio all'immaginazione furono quelli di Erik quando il biondo domandò quale tipo di pianta avesse fatto crescere e in tutta risposta ebbe un monito sullo statuto di segretezza internazionale. Oh, beh, sì, in effetti hai ragione, ho rischiato, ma eravamo vicino a Natale! Ebbene, ciò non cambiava proprio nulla.
    Sospirò e con la destra fece per stringere la mano di Blake quando fece intendere che per difendere il moretto avrebbe potuto uccidere. Non ce ne sarà bisogno, te lo assicuro. Comunque ti confermo ciò che ho detto prima: con me sono entrambi adorabili, anzi mi hanno difeso più volte! Ma se ti aiuta a star più tranquillo, va bene, ti prometto che se alzeranno mai le mani su di me ti avvertirò il prima possibile. Su ciò fu estremamente serio, poiché stava fuggendo da un luogo in cui la violenza veniva praticata tutti i giorni, quindi piuttosto che restare lì in quel caso sarebbe andato altrove.
    Erik era preparato su tutto, ma non su Jesse. Quando si trattava del suo parabatai la paura di deluderlo era sempre altissima e per quanto dimostrasse ogni giorno di volergli bene in maniera incondizionata, il terrore che tutto ciò potesse finire era atroce. Blake ha però ragione. Lui lo vorrebbe sapere. Sospirò, poi i non riuscì più a trattenere i nervi e scoppiò in un pianto. E se non capirà la situazione? E se insisterà affinché io torni dai miei? E se, boh, non vorrà più essere mio amico? Tra singhiozzi e respiri affannosi Erik tentò di posare il capo sulla spalla sinistra di Blake, tornando a stringerlo con forza. Non voglio che la nostra amicizia possa finire. Lui è il mio parabatai e tu Blake sei il mio amicone. Cosa potrei fare senza di voi?





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    Blake era una persona che non si interessava moltissimo degli altri ma era una di quelle persone che quando sceglieva qualcuno per la sua vita era meglio di un cane: la fedeltà era assoluta. Erik e Jesse erano parte integrante della sua vita e seppur in maniera completamente differente, si rendeva conto che gli voleva bene, completamente ed incodizionatamente. Erik, in realtà, era stato il primo a fare amicizia con Blake ed anche in maniera abbastanza insolita, ovviamente come ogni amicizia di Blake, ma da subito si erano presi e la loro amicizia era stata un crescendo. Aveva parlato con lui di Jesse varie volte ed anche in occasioni alquanto spiacevoli, ossia per la questione sentimentale Joshua, avevano parlato della situazione famigliare di Erik, Blake aveva qualche sospetto su qualcosa di, sicuramente, molto più grande di lui, e gli voleva veramente bene. Quindi a sentire tutta quella situazione Blake era preoccupato ed anche visibilmente. Il fatto era sempre lo stesso, anche se non voleva ammetterlo era arrabbiato con Erik perchè non aveva chiesto aiuto a lui. Avrebbe potuto dargli un appartamento tutto per lui, senza neanche chiedere una lira, non gli importava dei soldi, purchè lui stesse bene. Ma comunque adesso abitava conn quelle persone e sembrava essere sicuramente più tranquillo e tanto bastava per farlo stare, momentaneamente bene. Erik, capisco che a Natale è tutto magico ma anche no. Insomma anche un pò meno magico. Non frlo mai più. Lo so che le tue intenzioni non sono mai cattive ed i tuoi intenti sono sempre schifosamente buoni e gentili, ma le persone non sono sempre come te, quindi quello che tu puoi dire che il tuo amico babbano non ha visto... ecco magari lo ha visto e puf un dissenatore a casa tua! Non voleva essere drastico ma con Erik o drastico o coccoloso ma coccoloso non gli riusciva ancora moltissimo bene!E poi ci fu il momento x che Blake non si aspettava e che non sapeva gestire. Infatti quando disse quella cosa fi Jesse, non riuscì a parlare di altro, anche se voleva approfindire delle questioni, gli sembrò il caso di farle cadere rovinosamente ed andare oltre. Si morse il labbro e lo accolse sulla sua spalla picchiettando su quelle muscolose del ragazzo e sentendo il suo sfogo. Fece un respiro profondo e poi lo allontanò leggermente tenendo le sue mani sulle spalle del ragazzo. Sicuramente Jesse non capirà la situazione e sicuramente Jesse si preoccuperà per te, ma non insisterà mai per far si che tu torni dai tuoi specialmente se lui sa quello che succede dietro la porta di casa tua, e se non lo sa glielo diremo. INSIEME. Gli stava salendo anche un pò di orticaria nel frattempo, ma era quello che pensava seriamente. Blake voleva bene ad entrambi e sapere che nonostante loro fossero parabatai, Erik lo comprendeva nel pacchetto era qualcosa di importantissimo per lui. Il fatto che non vorrà essere più tuo amico lo escludo, Jesse si darebbe la colpa per non aver capito e ti chiederebbe scusa perchè in qualche modo è colpa sua se non... non soè Jesse, ma escludo questa opzione! Entrare nella mente di Jesse per uno che non sapeva neanche cosa voleva dire "darsi la colpa per qualche disattenzione" era veramente complicato ed infatti non ci riusciva neanche un pò. Non dire minchiate. Non finirà nessuna amicizia. Siamo un trio e vorrei anche dire che siamo un trio vincente, quindi se vorrai glielo diremo insieme. Sappi che da me non uscirà niente, ma adesso basta piangere ed andiamo a comprare un gelato, ci stai? Ecco quella era un'idea strepitosa. Non ce la faceva a vederlo piangere e sopratutto lui non era la persona più adatta per cercare di farlo calmare quindi prese un fazzoletto che aveva in tasca e glielo porse. Se Jesse ti vede piangere, piangerà anche lui ed a me verrà il mal di testa! Quindi forza e coraggio ed andiamo a prendere un gelato, susu! Glielo ribadì giusto per esserne sicuro!

    Revelio GdR

     
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    Erik Foster | Ametrin | III anno
    Quando Blake disse che comportandosi in quel modo sconsiderato, prima o poi un dissennatore sarebbe venuto a far visita a Erik, lo sguardo del licantropo impallidì. Ma io non voglio i dissenatori! Ecco, per non averlo avrebbe dovuto agire di conseguenza. Annuì con decisione e si strinse le spalle. Va bene, presterò maggiore attenzione d'ora in poi. Specialmente a Natale.
    Purtroppo la conversazione andò man a mano degenerando, fino a far scoppiare in lacrime l'ametrino. Aveva paura di come potrebbe cambiare il suo rapporto con Jesse dopo che la verità fosse venuta a galla. A rendere difficile le cose era il loro affetto e anche una piccola parte di egoismo: Jesse vedeva in Erik solo il buono, quasi come se andasse bene ogni cosa che lui facesse in nome della loro amicizia. Ma come si fa ad accettare anche una cosa del genere? Ciò da una parte avrebbe chiarito perché non lo aveva mai invitato a casa sua, perché nonostante parlasse bene di Liverpool non si era mai proposto di ospitare anima viva, ma dall'altra parte rivelava anche quanti problemi avesse passato e non voleva che tutto ciò fosse attutito da un filtro color pena. Dirglielo insieme sarebbe più semplice. Ammise, stringendosi maggiormente tra le spalle di Blake. Credo che solo tu possa darmi la forza necessaria per dirglielo. Ammise, cercando poi di asciugarsi le lacrime e ricomporsi un minimo. Quella situazione era assai complicata, perché tutto ciò che lo riguardava doveva sempre essere così complicato? Sono un disastro. Non mi merito amici come voi. A questo giro non diede voce ai suoi pensieri, annuendo però quando Blake gli propose di prendere un gelato insieme. Credo che ora un gelato possa farmi stare meglio. Qui vicino c'è un bar che ha tantissimi gusti! Sono certo che lo apprezzerai tantissimo! E così fece strada fino al bar.
    I due avrebbero trascorso il resto della giornata a chiacchierare di argomenti ben più leggeri, rimandando il momento della verità quando il licantropo si sarebbe sentito pronto.



    RevelioGDR
     
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