Lezione Biennio 20/21

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  1. Kjell Halvorsen
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    Se c'era un qualcosa di più sacro del salmone per il norvegese, quello era senza ombra di dubbio il weekend. Studiava per il gusto di farsi una cultura su ciò che più gli interessava: cercare di fare colpo sul corpo docente o professarsi il più bravo del corso non era tra i suoi interessi; dover prendere parte ad una lezione di sabato era dunque un'eresia che ne avrebbe macchiato l'umore per il resto della giornata.
    Con questa consapevolezza e con la morte nel cuore, aveva abbandonato le coperte ad un orario improponibile dopo aver lanciato una manata al proprio magifonino nel tentativo di interrompere le note della fantastica sveglia che ogni mattina buttava giù dal letto sia lui che Thomas.
    Porca troia che palle.
    Biascicò il suo solito buongiorno alla volta dell'amico, con la voce soffocata dalla morbidezza del cuscino, prima di trascinarsi giù dalla branda.
    Quasi come a voler portare avanti una ribellione silente, quel giorno aveva deciso di non pettinare i capelli. Come se il dettaglio avrebbe in qualche modo potuto ferire intimamente Olwen che, con tutta probabilità, aveva di meglio a cui pensare se non al suo nido inconcludente di ciuffi biondicci.
    Ti giuro, spero che abbia un buon motivo per fare lezione di sabato sennò oggi finisce male.
    Scegliere cosa indossare quel giorno fu abbastanza semplice: una banale t-shirt bianca giaceva abbandonata sulla sedia di fianco al suo letto, dunque gli parve cosa buona e giusta affidarsi al cotone di quella dopo aver calzato un jeans chiaro, sdrucito ad altezza ginocchia. Un paio di dr martens nere alte ed una giacca anch'essa in tessuto jeans conclusero l'opera d'arte del giorno, conferendogli l'aria di chi era pronto per andare in gita.
    L'espressione sul suo viso suggeriva tutt'altro che prontezza, sembrava più che altro in procinto di schiantarsi di faccia contro il pavimento e riprendere a dormire. Ma per lo meno stava cercando di sforzarsi.
    Recuperata la bacchetta in legno di acero ed intascato il magifonino, non gli restò che dirigersi assieme a Thomas e Haydar verso il limitare della Foresta Eterea. O almeno quella sarebbe stata la loro meta ultima.

    Le mani affossate nelle tasche del jeans e la camminata blanda indicavano fin troppa tranquillità e disinteresse. Il fatto che fossero in ritardo non rappresentava una novità né un grave problema nella sua mente. Avrebbero subito eventuali conseguenze come facevano sempre: con facce da culo.
    Quando riuscirono a raggiungere il gruppo già radunato e intento ad ascoltare le parole del professore, rivolse un cenno del capo ad Harry Wood per puro spirito di cameratismo, dunque sospirò prima di rivolgere le sue assonnate attenzioni a Lancelot che prese a spiegare il motivo per il quale erano lì quel giorno. Di sabato. A quell'ora.
    Andò a scaricare l'intero peso del corpo sullo stesso tronco contro il quale era puntellato il gomito di Thomas, allacciando le braccia al petto ed incrociando le gambe all'altezza delle caviglie.
    Ascoltò i commenti dei compagni di corso con in volto l'espressione scettica di chi sembrava starsene lì in attesa che qualcuno riuscisse a soddisfarlo con una teoria abbastanza convincente e lui, dal canto suo, non si risparmio dall'allungare un ghigno sornione sulle labbra nel momento in cui l'amico si scusò per il loro malaugurato ritardo.
    Deformazione professionale da sabato mattina.
    Soggiunse criptico, senza soffermarsi su chi o che cosa li avesse effettivamente trattenuti. Le interpretazioni varie ed eventuali le avrebbe lasciate a tutti gli altri.
    Giunto il suo turno, sfoderò la bacchetta con la mano destra, mentre mantenne la gemella nascosta nella tasca del pantalone. Rilassò le spalle, scollandole dal tronco dell'albero e andando a tracciare un quadrato nella maniera più decisa e precisa possibile, accompagnando il movimento alla formula magica con la quale Olwen si era premurato di martellarli per giorni e giorni senza sosta.
    Atramenta.
    "Infame" e "Rabarbaro" furono le parole frutto del suo incanto. Lanciò un'occhiata alla bacheca prima di nascondere nuovamente la bacchetta sotto la giacca e tornare ad assumere la precedente posa rilassata.
    Infame perché in Norvegia ogni tanto la primavera pare una farsa: il clima migliora un po', ma poi ti trovi la neve ad aprile. Rabarbaro perché questo è il periodo in cui fiorisce e ci facciamo un sacco di torte.
    Concluse, spicciolo e sbrigativo, umettando le labbra ed accennando in ultimo ad Amelia con un blando movimento del capo che portò i ciuffi scompigliati di capelli a solleticargli la fronte.
    Ad ogni modo, concordo con Fawley. L'estate fa schifo.

    Kjell
    Halvorsen

    CAN YOU TELL THAT I'M FULL OF MISCHIEF?

    Black Opal - I anno

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76 replies since 3/3/2021, 00:58   2271 views
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