Helping oneself.

Marcus - Blake

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    Quella giornata era una delle poche in quel mese, finora, che era riuscita a mostrare un briciolo di sole attraverso le nuvole cariche di pioggia. Quel grigiore continuo lo privava di parte delle sue energie, ma non voleva comunque dire che si era mai fermato. Non poteva farlo, perchè si sarebbe ridotto ad un limbo di nullafacenza insopportabile. C'era però un pensiero ormai familiare che lo continuava a visitare periodicamente, se non di giorno in giorno, quanto meno a giorni alternati. Aveva ancora la necessità di migliorarsi. Erano giorni che si arrovellava sul da farsi, ma non voleva cedere ad un'offerta che gli era stata fatta. L'orgoglio sembrò voler lottare indecentemente contro una cosa così semplice.

    Tutto questo era merito di Blake. Durante la permanenza successiva al suo primo incontro, Marcus ebbe modo di sentire in maniera un po' più accurata le voci su Blake. Poteva essere arrogante quanto voleva, ma non poteva dire molto sul fatto che potesse vantarsi. Il ragazzo aveva cercato di capire cosa provasse nei suoi confronti, e la risposta fu abbastanza semplice. Fastidio, ma una certa dose di... Rispetto. Quel suo carattere appariscente era dannatamente fastidioso, eppure non potè nemmeno negare il fatto che Blake non lo facesse con cattiveria. Da quello che aveva sentito, gli usciva semplicemente naturale, e lui lo aveva provato sulla sua pelle. Avrebbe potuto quasi dire che era tollerabile, in certi punti.

    Il Dioptase però aveva ancora in mente l'offerta di Blake di aiutarlo. Non sapeva se prenderlo troppo sul serio, ma aveva deciso che il gioco valeva la candela, che se avesse potuto veramente aiutarlo, non ci sarebbe stato nessun problema nell'accettare il suo aiuto. Doveva però ingoiare il rospo e aggiungere benzina al fuoco. Odiava quel pensiero, ma era un piccolo male necessario. Non sarebbe potuto peggiorare più di così, no?

    Si aggirava dunque fra quei corridoi proprio per andare a cercare Blake. Non sapeva dove fosse, ma a costo di dover setacciare ogni centimetro di Hidenstone lo avrebbe trovato. Si sarebbe anche preso un no, piuttosto, ma almeno doveva ricevere una risposta. A passo spedito, e passando sotto lo sguardo ogni luogo che attraversava. Ci avrebbe messo un po', lo sapeva, ed era preparato. Magari la fortuna lo avrebbe aiutato, magari lo avrebbe rincorso tutto il giorno senza trovarlo, questo era tutto da vedere, ma intanto era deciso a mettere da parte quella piccola parte di orgoglio che aveva.

    Se lo avesse trovato, o lo avesse visto prima lui dell'altro, gli sarebbe andato incontro, cercando di fermarlo, in qualche modo. Non sapeva nemmeno se si sarebbe fermato ad ascoltarlo, pieno di sè com'era, però doveva provarci. Almeno per quello che voleva fare. Per il suo obiettivo.

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    Marcus Ainsworth - Dioptase - 16 anni - Scheda - Stat.
     
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    Blake Barnes
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    La lontananza con la prefetta dei dioptase cominciava a farsi sentire ed anche la sua mancanza, ma Blake non solo era orgoglioso ma quando era ferito e nella parte della ragione era anche irremovibile. Il problema di Blake in quel momento, infatti era che per lui non aveva fatto niente di male e che la ragazzina aveva scelto per entrambi. Il fatto di dirgli che a lei mancava confermava quello che Blake aveva sempre pensato: aveva usato l'istinto ed adesso se ne pentiva. lui che era puro istinto stava rimproverando qualcuno per averlo usato? Certo che si! Blake sapeva sempre a cosa andava incontro e seppur non lo sapeva non tornava mai indietro prendendosi le sue responsabilità. Sempre. Lo aveva fatto quando aveva cercato di dare fuoco ad una persona nello scorso evento di Natale, lo aveva fatto quando aveva ttaccato briga con dei densiriani ed ancora quando aveva sfidato, in punto di morte, Naga. Non c'era che dire. Alla fine della questione Blake non si era veramente mai pentito di niente, e si era preso le sue punizioni portandole a termine come se non ci fosse un domani. Si morse appena il labbro seduto su di un muretto per i corridoi, si guardò intorno e visto che non c'era nessuno si accese una sigaretta. Ecco, come al solito infrangeva le regole,ma era li, con un cavolo di libro di pozioni in mano. Cosa volevano di più dalla vita? Già era tanto che stava studiando e che stava facendo dei compiti! Una sana boccata d'aria non faceva per niente male. E di conseguenza, li, nella solitudine dei corridoi, posò il librone sulle ginocchia e cominciò a leggere ciccando di tanto in tanto per terra. Si concentrava in quel modo e comunque era stato tutto il giorno con Phil. Quindi non poteva essere super concentrato, ma sapeva che se si fosse messo in camera sua si sarebbe addormentato ed addio pozioni. E poi Aaron Barnes chi cavolo lo sentiva? Già aveva un corpo docenti super attento ad ogni sua mossa, ci mancavano solamente le prediche del maggiore per farlo stare peggio. Alzò appena lo sguardo e riconobbe da lontano un primino che aveva già incontrato. Sogghignò appena. Quel tipo aveva del carattere, ma per una volta non volle infierire, anche se il libro venne posato affianco a lui e lo sguardo venne rivolto attento sul ragazzino. Cerchi qualcuno o ti sei perso? Ecco non ce la faceva proprio a stare zitto!
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    Ci mise diverso tempo per navigare in quei corridoi, anche a passo svelto. Lunghi minuti persi in una ricerca infruttuosa, che non sapeva nemmeno se avrebbe portato a qualcosa. I suoi passi si confondevano con quelli degli altri studenti, mentre il suo sguardo continuava a setacciare i volti di tutti coloro che gli passavano vicino.

    La fortuna però sembrò finalmente girare dalla sua parte. C'è chi avrebbe detto sfortuna, in realtà, considerando quale era il suo vero obiettivo, ma non era importante al momento. Quando incrociò lo sguardo con Blake, l'idea di retrocedere scomparve immediatamente. La frase che arrivò alle sue orecchie quando vide l'altro posare il libro sulle sue ginocchia scatenò un mezzo sorriso. - Sì. - Si avvicinò, incrociando le braccia. - Te.

    Ignorò il fatto che quella sigaretta lo infastidiva tremendamente, senza contare che stava pure andando contro il regolamento. Si appoggiò sul muretto, poco distante da lui, schiena contro muro. - Disturbo? - Il ragazzo stava fissando il libro di pozioni che l'altro aveva sulle gambe. Alzò un sopracciglio, in segno di evidente sorpresa, ma non disse nulla. Per una volta, l'altro non aveva ancora tentato di provocarlo, e preferiva tenere quel fuoco dormiente. In tutti i sensi. Si tolse quel sorriso dal volto, andando al punto del discorso. - Mi avevi fatto una proposta il giorno del nostro primo incontro. - Lo fissò, dubbioso. Non era ancora certo se avrebbe accolto la sua richiesta d'aiuto o meno, ma ormai aveva deciso di andare fino in fondo in questa situazione. Quando aprì la bocca, nel suo tono Blake avrebbe forse notato una briciola d'orgoglio spezzarsi. - Eri serio nell'offerta di aiutarmi?

    Il suo sguardo vagò per i corridoi che, dove lo aveva trovato, erano praticamente deserti. Quella situazione lo rendeva quasi a disagio, da solo a chiedere aiuto a qualcuno che a malapena conosceva. Scrollò le spalle, come se un brivido lo avesse attraversato, e aprì la bocca per rompere quel silenzio. - Studi sempre per i corridoi tu? - Non era proprio un'abitudine consueta, anche se doveva ammettere che a volte i corridoi sapevano essere vuoti e silenziosi, come in quel momento, se solo non ci fossero stati loro. Non era comunque un luogo su cui potevi avere controllo su quelle cose. Certo, aveva poco da osservare, lui che usava la musica a palla come metodo per concentrarsi. Ad ognuno il suo, d'altra parte.

    Con quell'ultima frase, lo stato d'animo di Marcus si calmò in parte, lasciando posto alla pace. Doveva solo aspettare una risposta. - Già, ma se rifiutasse, dovrei insistere o lasciarlo perdere?

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    Marcus Ainsworth - Dioptase - 16 anni - Scheda - Stat.
     
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    Blake Barnes
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    Blake si era guadagnato la sua fama sempre, in ogni scuola o posto dove era andato. Non aveva mai lasciato nulla al caso ma aveva semplicemente guidato il suo caos nella direzione giusta, o sbagliata, quello dipendeva dai punti di vista. Il fatto era che Blake non sapeva passare inosservato, anche quando non faceva niente era una persona che si sarebbe notata tra la folla, sia per il suo sguardo vivace e ribello, come lo aveva definito Aibeelin tempo fa: tempestoso, sia per il suo atteggiamento sempre fiero e delle volte con un menereghismo che faceva realmente paura. Il fatto era semplicemente quello: Blake era lanterna che brillava di luce propria e più era buio e più lui risplendeva. Non sapeva neanche lui come faceva, perchè gli era stata donata proprio quella proprietà, ma ci potevano scommettere che in mezzo a milioni di persone, lui sarebbe riuscito a distinguersi senza neanche sforzarsi troppo. Quando aveva conosciuto Marcus era semplicemente rimasto molto sul vago ed aveva osservato quei primini interaggire ed aveva commentato, semplicemente, quello che stava accadendo. Blake non voleva attirare l'attenzione su di se ne tanto meno aveva deciso di provocare qualcuno, quello era il suo normale atteggiamento che gli aveva sempre procurato fin troppi danni. Sogghignò e poi fece un tiro più profondo alla sigaretta quando gli disse che stava cercando qualcuno e cercava proprio lui. Ecco, quella rivelazione sembrava essere veramente molto interessante e di conseguenza, non fece altro che sorridere ed ascoltare. Scosse il capo quando gli chiese se lo stava disturbando, ma i suoi occhi si granarono quando gli chiese se faceva sul serio quando aveva detto che poteva aiutarlo. Dipende dal tipo di aiuto che ti serve. Ecco, Blake era una persona fin troppo schietta e diceva sempre quello che pensava, aveva la verità nel sangue e non se ne vergognava per niente. Eppure non ti facevo un tipo che chiede aiuto. Sorprendente Ainsworth. Lo chiamò per cognome giusto per fargli capire che si era informato e che sapeva con chi aveva a che fare, sperava che anche il ragazzino fosse abbastanza intelligente da averlo fatto. A quella domanda alzò gli occhi al cielo, mise il libro di pozioni sulla pietra fredda e si alzò da dove era, si stiracchiò. In realtà "studiare" è una parola grande per me. Sono rientrato da un tirocinio, sono a pezzi e visto che i professori non si danno mai una regolata, mi sono fermato nel primo posto utile per ripassare qualcosa...ma no, non studio spesso nei corridoi, ed in realtà non studio spesso in generale! La consapevolezza di Blake nel non essere un perfetto studente era veramente indicibile. Ma a lui non interessava essere il primo della classe, anzi, più gli altri desideravano qualcosa e più lui la rifiutava. L'unicità, un pò come l'esclusività erano due caratteristiche che bramava più di ogni altra cosa. Si mise di fronte al ragazzino, lo guardò meglio. Quindì? Vuoi il mio aiuto. Perchè? Domanda lecita, giusto?
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    Il fatto che Blake sapesse il suo cognome lo aveva sorpreso, doveva ammetterlo. Non che lui se ne fosse rimasto con le mani in mano. La fama di Barnes, comunque, viaggiava da sola anche se non andavi a cercarla. Se scavavi più a fondo, però, era interessante scoprire che aveva avuto i suoi successi nonostante il suo essere sopra le righe, e decisamente poco apprezzato. Si poteva quasi pensare che fosse un requisito per il successo.

    Odio chiedere aiuto, infatti. - Lo fissò dritto negli occhi, con un mezzo sorriso che gli dipingeva il viso. Era diretto almeno quanto l'altro, in quel momento. - Ma sono abbastanza cosciente da sapere che a volte può essere conveniente venire a patti con l'orgoglio. - Le sue mani si posarono sul muretto ancora dietro di sè. Gli venne da ridere, al sentirgli ammettere con quella facilità che quasi nemmeno studiava. I due avevano ben pochi punti in comune. Per come la vedeva Marcus, se c'era una cosa che poteva accomunarli, era la testardaggine, che probabilmente l'altro non avrebbe nemmeno definito tale. - E io che mi chiudo fra quattro mura! - Il commento sarcastico non voleva provocare Blake, anzi, aveva approvato quell'onestà d'animo. Almeno non si stava giustificando.

    La parte peggiore però arrivò presto. Perchè voleva il suo aiuto? Perchè era la prima persona a cui aveva pensato. Perchè anche se molti parlavano male di lui, aveva il coraggio di continuare a fare quello che voleva. In parte, c'era del rispetto verso di lui, rispetto che non avrebbe mai ammesso. - Perchè? Perchè non saprei scegliere meglio se non uno dei più appariscenti per aiutarmi. - Raddrizzò la sua postura, lasciando che il suo sguardo si muovesse per i corridoi. - Posso dire tutto quello che voglio, ma devo concedere che sai il fatto tuo. - Si fermò, incerto di voler continuare, ma sapeva che l'unica via era tirare dritto per la strada che aveva preso. Tornare indietro, ormai, non era fattibile. - Sai duellare meglio di me, "perchè lo fai da piccolo, e perchè sei più grande di tre anni e quindi più esperienza." - Recitò le parole che Blake aveva rivolto al gruppo di ragazzi, la prima volta che lo incontrò, anche se un po' parafrasate. - Hai ragione. Posso sempre imparare. - Si fermò, un sorriso nuovo che iniziò leggermente a farsi strada. - E magari, chissà, dopo un po' potrei superarti. - Sorrise in maniera canzonatoria, perchè sebbene ci fosse un fondo di sfida, era intesa come una battuta. Sospirò, poi prima di togliersi completamente da quel muro cui era appoggiato.

    Che ne dici? - Il peggio era andato, era riuscito a tirare fuori qualcosa che, in realtà, non credeva nemmeno lui di riuscire a dire. Era stato onesto, aveva ammesso di aver bisogno di aiuto ed era anche riuscito ad infilarci un po' di ammissione di superiorità per l'altro. Ma se sarebbe stato abbastanza, di quello non era affatto certo.

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    Marcus Ainsworth - Dioptase - 16 anni - Scheda - Stat.
     
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    Blake Barnes
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    Blake Bares aveva una pessima fama nella scuola e forse anche nella vita. più cercava di non somigliare a suo padre, più, in fverità, gli somigliava moltissimo. Blake era bravo a duellare, era bravo a darle ed era bravo a vincere perchè era un pessimo perdente,un pessimo diplomatico e non sapeva studiare. Non era bravissimo nelle cose teoriche, anzi, non lo era affatto e non gli costava niente ammetterlo. Era una persona pratica che cercava di capre l'avversario in maniera magistrale e lo trascinava con se, e nelle sue convinzioni. Blake era un bravo adulatore e sapeva scrivere molto bene, solamente la musica, ed infatti parlava poco, si esprimeva male ed il 90% delle volte il suo voto a lezione era sopra la sufficienza perchè i professori, li dentro, sapevano riconoscere i talenti quando li vedevano, ma non gli era mai stata riconosciuta una E perchè seppur esprimeva dei concetti interessanti e valevoli, lo faceva con un linguagio grezzo e poco approfondito. Si morse il labbro, guardò e studiò il ragazzino. Era sincero, in fondo era un dioptase, dedito alle regole ed agli schemi. Bastava solamente capire quale schema utilizzasse e la storia era fatta. Beh, ragazzino hai del caratere e la cosa mi piace. Blake aveva un ego che arrivava sicuramente prima di lui, ma era una persona intelligente ed inoltre non amava dimostrare niente a nessuno. Lui era così e lo era dalla nascita, era maestoso, speciale, importante e lo era perchè era destinato a divenire un leader conosciuto in tutto il mondo. Era sempre stata quella l'idea che aveva di se stesso e dio lo fulmini se qualcuno gli avesse fatto cambiare idea. Ma tutto quello era interessante. Beh, è meno intelligente chiedere aiuto a me, ma vuol dire che non sei solamente un secchione, ma che sei uno a cui piace il rischio. Si, e quello non lo diceva per vantarsi, ma per metterlo in guardia e non per lui, ma per se stesso. Blake era una persona rischiosa sia in senso positivo che in senso negativo: rischiavi sia ad essergli amico che ad essergli nemico, rischiavi di affezionarti a lui in maniera assurda e starci male per dei suoi atteggiamenti, oppure rischiavi che ti stesse sulle palle ed allora il problema era doppio perchè te lo ritrovavi da per tutto. Insomma era una persona rischosa, ma che sapeva il fatto suo. Rise quando gli disse che lui invece rimaneva sempre tra quattro mura!No a caso sei stato smistato tra i noiosini! Non lo diceva con cattiveria, lo diceva perchè era il suo modestissimo pensiero, ma la conversazione più andava avanti e più gli stava piacendo, quando gli chiese il suo aiuto e gli parafrasò quello che gli aveva deto in precedenza, gli venne da sogghignare e sfoderare la bacchetta. Voleva una mano per duellare? I suoi occhi quasi brillavano ma lo fece finire di parlare. Voleva sapere quanto si sarebbe spinto oltre. Ecco potresti superarmi se io mi impegnassi davvero ad insegnarti qualcosa! Perchè, ovviamente senza di lui c'era veramente ben poco che sarebbe riuscito a fare. Ma comunque alla fine annuì. Perchè vuoi imparare a duellare? Chiese poi incuriosito da tutto quello, perchè non dimentichiamoci mai che Blake è sempre una scimmietta curiosa che non si fa mai i fatti suoi!
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    Alzò un po' il mento, alla prima frase. Poteva anche non essere onesto, ma i complimenti erano sempre tali, indipendentemente dalla bocca da cui uscivano. Seguì con interesse poi le parole seguenti di Blake, che semrbavano più un presagio di disastro che altro. Il ragazzo scrollò le spalle, indifferente. Quel commento non era un po' strano, ma poteva aspettarsi di peggio da qualcuno del genere. - Mi piacciono i rischi calcolati. - Che era la verità, tutto sommato. Sapeva che anche quel semplice chiedere aiuto altro che non era un rischio che si era preso, che poteva fruttare qualcosa come assolutamente niente. Un gioco d'azzardo.

    Non a caso sei stato smistato tra i noiosini! - Commentò Blake come al suo solito, al che Marcus scosse la testa con un mezzo sorriso. In fondo non aveva torto, anche i modi di approcciare queste cose variavano interamente, ma era abbastanza certo che chi aveva di fronte non rappresentasse la massa, come neanche lui stesso. Quando invece parlò di duellare, vide lo sguardo dell'opale cambiare, e alla seconda frase, che doveva essere una battuta, rispose in modo che, onestamente, ormai cominciava a divertire Marcus. - Allora non impegnarti troppo, non si sa mai.

    Infine, il ragazzo più grande arrivò al punto della conversazione. - Perchè vuoi imparare a duellare? - Domanda che, in realtà, in parte si aspettava. Si grattò il collo, un po' a disagio, ma risposte senza esitazione lo stesso. - Perchè devo. - Alzò lo sguardo, da rivolto verso un lato del corridoio vuoto su quello di Blake. - O meglio, perchè devo e voglio. - Scosse la testa, rendendosi conto di essere un po' troppo criptico. Decise di renderla più semplice. - Punto a diventare un Auror, Blake. Questo è quanto. - Annuì alla sua stessa frase, come a voler rafforzare la sua convinzione, quindi rivolse uno sguardo interrogatorio all'interlocutore. - È abbastanza interessante? Blake Barnes avrà sicuramente qualche ambizione più alta, non so, il dominio del mondo! - Era sarcastico. Pregò affinchè non rispondesse in maniera affermativa, non seriamente almeno. Non aveva il coraggio di pensare a quale ego avrebbe avuto dentro di sè, ma sperava non fosse così ingombrante... O stupido, se proprio vogliamo dirla tutta.


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    Marcus Ainsworth - Dioptase - 16 anni - Scheda - Stat.
     
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    Blake era una persona lunatica e nel verso senso della parola. non era nato sotto quell'astro ma sapeva che era la cosa che lo dominava in maniera assurda ed anche abbastanza ingombrante. La sua personalità era complessa, instabile ed allarmante sotto ogni punto di vista. Poteva stare bene in un momento ed il momento dopo stare male e sopratutto innervosito. marcus era un ragazzino interessante, le sue risposte lo erano e doveva anche ammettere che lo intrigava. Quel senso di superiorità che gli aleggiava intorno, Blake, lo rispettava. I rischi calcolati. Sei un ottimo studente per i professori di questa accademia! Eh lo diceva perchè a lui era stato detto più e più volte di calcolare i rischi prima di fare qualsiasi cosa. Se Marcus si fosse davvero informato sulla reputazione di Blake, avrebbe saputo che solamente perchè un ragazzo aveva riso di lui, lui lo aveva punito con dell'alcool in faccia ed un accendino pronto a fargli prendere fuoco e lo aveva fatto con una tale scioltezza e sopratutto con una tale calma che davvero dovevano mettersi paura. blake era così, c'eranopochissime cose che non riusciva a comprendere e a tollerare, quindi, chi era pronto a colpirlo in quei punti doveva anche aspettarsi di essere contraccambiato con un attacco più pesante. Comunque non gli sembrava quello il punto. Sogghignò ancora per quella risposta secca ma sempre molto chiara a quello che disse. Riesco sempre in tutto quello che decido di fare quindi... non serve che io mi impegni troppo! Ne per essere un bravo insegnante per te, ne tanto meno per riuscire a stare sempre al di sopra di te! Aggiunse poi divertito di tutta quella situazione. Poi si alzò ed andò verso il ragazzino. Gli diede una rapida occhiata. Lui, grazie agli allenamenti di Phil, e sopratutto a quei tirocini assurdi che aveva scelto, stava sviluppando un fisico niente male. Si morse il labro e fece un giro intorno al ragazzino. Se vuoi diventare davvero un auror cominciati ad allenare tutte le mattine. Io vado a correre la sera perchè il buio mi rilassa di più. Non che lui aveva deciso di fare l'auror nella vita, anzi, aveva appena cambiato percorso proprio perchè si era reso conto che non era proprio il suo mondo quello da subordinato a qualche principio che neanche condivideva, proprio come la condivisione ed il lavoro in Team. Non deve essere interessante per me, deve essere abbastanza motivante per te. Quindi per te è abbastanza interessante il tuo sogno? Crescendo stava diventando sicuramente una persona molto più saggia e sopratutto stava cominciando a capire cosa voleva veramente dalla sua vita. Sorrise ancora poi per quell'affermazione/domanda retorica che fece. So combattere pensavo di voler diventare un auror anche io, ma poi ho capito che essere il soldato di qualcuno non fa per me. Io faccio fatica a seguire le regole di qualcun'altro, quindi non uscirò da questa accademia con il solo scopo di entrare in un'altra accademia a seguire regole che neanche condivido. Non mi piace stare al di sotto di nessun altro. E credo anche, che il dominio del mondo, sia un sogno così tanto svenduto che per uno come me che insegue l'unicità e l'originalità sarebbe veramente qualcosa di assurdo. Puoi stare sicuro che il mio nome lo sentirai da per tutto e non ci sarà nessuno su questo pianeta che non lo conosca. Sono stato concepito per diventare un Leader e lo diventerò. A qualsiasi costo. La determinazione e la tenacia non gli era mai mancata. Sicuramente non era uno che le cose le mandava a dire. Se Marcus voleva il suo aiuto doveva essere ben cosciente di chi aveva davanti. Blake era una persona sincera con se stessa e con gli altri, non si mostrava mai diverso da quello che realmente era. Si fermò davanti a lui. Allora ci vediamo domani, ore 18.00 nella arena dei duelli. Mettiti comodo e sappi che non ci andrò leggero. Aveva accettato no? E Marcus si doveva seriamente ritenere un ragazzo fortunato, Blake odiava quel genere di cose, se lo stava facendo era solamente perchè... non sapeva esattamente perchè, ma gli andava.
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    Era davvero un ottimo studente, in fin dei conti su quello finora non aveva torto. Ma il tono gli fece capire che non fosse proprio un complimento, o che almeno non lo vedesse esattamente come un pregio. Ogni volta che una frase del genere usciva dalla sua bocca, Marcus si chiedeva cosa gli passasse per quel maledetto cervello pieno di ego e poco, o forse tanto, altro. Alla frase sull'impegno, la risposta venne naturale al ragazzo. - Va bene, vedremo se sarà così davvero allora. - Il tono era a metà fra una sfida e una semplice frase buttata lì. Era chiaro che non intendesse lasciare la superiorità a nessuno, età o meno. Puntare in alto era l'unico modo. Sebbene sottostare a qualcuno non fosse un problema, sapere di essere il migliore rimaneva comunque un bisogno, specialmente se voleva perseguire quel mestiere che tanto ardentemente desiderava.

    Più il discorso continuava, più Blake sembrava essere, tutto sommato, una persona decente. Umano. Poteva anche stargli antipatico, ma almeno non era così irritante come aveva pensato fino a quel momento. Forse, si diceva, interagendoci un po' di più gli avrebbe mostrato qualcosa di positivo... O di estremamente negativo. Qualsiasi delle due fosse, gli avrebbe dato un'idea migliore di chi aveva davanti. Gli rispose, quando gli disse di allenarsi. - Avevo smesso, per svariati motivi, ma sto riprendendo. - Non cercò scuse, spiegò brevemente la realtà dei fatti lasciando che l'altro la prendesse come voleva.

    Toccare l'argomento Auror e soprattutto mettere in dubbio il suo sogno era un buon modo per renderselo nemico, ma capiva che quella di Blake fosse più una domanda di incoraggiamento che altro. - Se dovesse smettere di essere interessante, probabilmente qualcosa di pessimo si sarà impossessato di me. - Quella frase gli uscì su un tono molto più grave e solenne, in serio contrasto con l'aria allegra che aveva fino a quel momento. Lo sproloquio sulla battuta di Marcus, invece, lo interessò non poco. Gli diede vari spunti su cosa passasse per la sua mente, che volesse essere non solo il capo di sè stesso, ma che puntasse alla cima più alta, e di arrivarci a modo suo. I due erano abbastanza diversi nei metodi e anche negli obiettivi, ma c'era un fondo di similitudine nel loro modo di voler ottenere le cose ad ogni costo, e di impegnarsi per quell'obiettivo. Si sentì improvvisamente quasi in dovere di condividere qualcosa della sua visione. - Non mi importa essere leader di nessuno. I miei genitori sono Auror, e l'ho sempre visto come un mestiere di grande prestigio. Non punto nemmeno ad essere mediocre, però. Non lo sarò qui, non lo sarò successivamente.

    Allora ci vediamo domani, ore 18.00 nella arena dei duelli. Mettiti comodo e sappi che non ci andrò leggero. - Annuì verso Blake. La decisione era presa, e onestamente era anche felice dello sviluppo. - Non lo faranno neanche nemici. Sempre meglio qualcuno che sai che per quanto possa pestarti non ti ucciderà. - Poteva essere esagerato, ma sapeva che chi aveva di fronte non era uno stupido. Fargli male era una cosa, ferirlo gravemente un'altra. - A stasera, allora. - Si allontanò alzando una mano in segno di saluto. Adesso doveva solo aspettare. La parte peggiore di ogni cosa.

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