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.Jessica WhitemoreEra scappata. Aveva imboccato la porta ed era scesa per quelle scale così velocemente che avrebbe potuto giurare di non aver mai toccato terra, rischiando anche di farsi seriamente male, se solo fosse caduta. Ma quella conversazione era stata troppo, per lei. Era una situazione logorante e le parole dure di Daniele, avevano minato quella corazza di strafottenza che si era costruita fin da quando i suoi genitori se n'erano andati per chissà quale motivo. Le aveva buttato giù le difese, l'aveva ferita. E non sapeva nemmeno perché facesse così male; insomma, non era la prima volta che litigava con un docente e certo non sarebbe stata nemmeno l'ultima. Ma quella volta c'era qualcosa di diverso, qualcosa di più grande di lei che riusciva a percepire ma, per quanto si sforzasse, non riusciva davvero ad afferrare mai del tutto.
Non seppe nemmeno dove i suoi piedi la stavano portando, semplicemente scese, scese e scese finché i muscoli non le urlarono una pietà che lei non aveva avuto, spingendo il suo corpo al limite come se stesse facendo una maratona. Voleva allontanarsi il più possibile dall'osservatorio e quale posto migliore delle segrete? Continuò a scendere le scale, trovandosi ben presto immersa nel buio più totale, circondata da un silenzio inquietante, ma nemmeno allora si fermò. Voleva lasciarsi alle spalle la serata e la lezione appena passata. Rallentò appena, giusto per aprire la borsa, prendere un pezzo di carta e scrivere -in maniera molto molto tremolante- "Aula in disuso. Adesso". Non non ce la fece proprio a scrivere altro; castò un incantesimo che trasformasse quel foglietto in un uccellino di carta, spedendolo da Blake, siccome come una scema si era dimenticata il magifonino sul proprio letto. Riprese quindi a passo spedito, raggiungendo il rettangolo di legno che era la porta dell'aula dove nessuno andava più davvero. Essendo nelle segrete, le finestre erano incantate e davano sempre -o quasi- un tempo mite, al contrario di ciò che c'era nel suo cuore, ovvero una tempesta in piena regola. Si accasciò dietro la cattedra, proprio dove, quasi un anno prima, aveva trovato Lilith e l'aveva salvata da quello stupido tentativo di suicidio. Si strinse le ginocchia al petto e portò le mani ad abbracciarle, posando il mento sulle ginocchia. Sperò che Bibi arrivasse, che avesse ricevuto il foglio. Era il suo migliore amico ed aveva estremo bisogno del suo supporto, anche se il più delle volte si prendevano in giro. Era forse la persona più importante della sua vita e doveva assolutamente parlare con lui.
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.Jessica WhitemoreIn momenti come quelli era davvero grata di essere una strega, avere i poteri e la bacchetta e, di conseguenza, aver potuto avvertire il suo migliore amico anche se si era dimenticata il proprio magifonino sul letto. Non era sicura che, in caso contrario, avrebbe avuto la forza per andare direttamente da lui. No, aveva girovagato per il castello a caso come se non lo conoscesse e fosse la prima volta, per lei. Alla fine si era trovata in quella stanza che ben conosceva -era lì che aveva detto a Blake di essere incinta- per i più svariati motivi... ma ora che c'era dentro, qualcos altro tornò a bussare alla sua mente, una nuvola di fumo, un'ondata di ricordi sbiaditi... vedeva lei seduta su uno dei banchi con Logan per studiare Magitecnica... no... forse era Antiche rune. Portò le mani tra i capelli corvini, disperata a quel ricordo che per qualche assurdo momento le era tornato in mente proprio nell'attimo in cui si era abbandonata contro il lato della cattedra, come se fosse strettamente legato a quell'aula, solo che lei proprio non riusciva a capire. Era un ricordo incompleto, lei ne era certa, tuttavia...
Una luce si fece strada nel buio della stanza notturna e ad un certo punto lei credette di essere svenuta, forse qualcuno l'aveva trovata e portata in infermeria ed ora Skyler stava controllando i suoi riflessi. Ma no, il suolo era duro, freddo e spoglio sotto di lei, il buio la circondava, segno che stesse ancora nelle segrete. Aveva sentito una voce mormorare qualcosa, forse una formula, ma ogni suono arrivava alle sue orecchie come terribilmente ovattato.
Improvvisamente, percepì una presenza che si mosse silenziosa fino a giungere alle sue spalle, senti un dolce calore sulle braccia ed un profumo che avrebbe riconosciuto tra mille. Quando lo sentì più vicino, indietreggiò quasi senza nemmeno pensarci, fino a trovare il suo petto e posarci la schiena, sentendosi finalmente al sicuro e, soprattutto, a casa. Blake era la sua casa, una certezza in mezzo al caos della sua mente, un caos che proprio non riusciva a spiegarsi. Reclinò il capo e le sue iridi scure incontrarono quelle decisamente più chiare di lui, poi si soffermarono per un momento su quelle labbra che erano state in posti del suo corpo che mai avrebbe creduto possibile ed infine su quei capelli tutti scarmigliati e sulla sua espressione assonnata. Era evidente che stava dormendo fino a poco prima e perciò Jess gli era ancora più grata per essere venuto subito da lei. Si accoccolò tra le sue braccia proprio come avrebbe fatto con un fratello maggiore, poi chiuse gli occhi e scosse la testa. No niente incubi... almeno, non mentre dormivo. Mormorò contro il suo petto, pensando che purtroppo c'erano anche gli incubi ad occhi aperti. Ma durante astronomia è successo qualcosa di strano... mi sono trovata nel mezzo di un temporale e... era come se avessi già vissuto quella scena e non in modo piacevole... ma non riesco proprio a ricordare quando e perché! Sbuffò, arrabbiata con sé stessa. Si sentiva stupida ed impotente davanti a tutto quello. Strinse i pugni. E prima ho visto Salvatore all'osservatorio e... è successa una cosa.
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.Jessica WhitemoreSe avesse detto, a qualsiasi abitante dell'Accademia, che aveva passato la serata tra le braccia di Blake, si sarebbe certamente messo a ridere per il resto della nottata e certamente anche il giorno dopo. Eppure eccoli lì. Lui dietro e non sessualmente parlando, lei contro il suo petto a farsi scaldare dal suo corpo e dalla coperta che poco dopo appellò. La cosa meravigliosa, con Blake, era il poter essere completamente se stessa e nell'avere un rifugio dal mondo quando esso sta crollando, quando tutto sembra andare storto. Blake era casa. Una casa stupenda. E non solo fisicamente, anche se molte persone e lui stesso avrebbero potuto pensare che dentro non fosse così bello. Ma Jessica credeva in lui, nelle sue potenzialità e sapeva quanto tenesse a lei. Non era la tipa che vedeva del buono in tutti indiscriminatamente, eppure per lei, lui aveva qualcosa di bellissimo.
Quando la ragazza parlò, ne seguì un piccolo silenzio, mentre lui le baciava la spalla e le accarezzava i capelli. Tutti quei piccoli gesti la rassicuravano forse più di mille parole e c'erano momenti nei quali avrebbe voluto stare così per sempre, senza pensare alla vita che scorreva inesorabile, alle lezioni che si susseguivano e ai mille compiti che avrebbe dovuto fare durante l'arco di quell'anno appena iniziato, il primo di specializzazione e che sicuramente sarebbe stato alquanto duro. Sì hai centrato il punto. Replicò stancamente, rizzandosi appena e riuscendo perlomeno a guardarlo negli occhi nella penombra di quella stanza. È come se dovessi ricordare qualcosa ma proprio non ci riesco... e a quanto dici, non succede solo a me. Un po' ne era sollevata, perché significava che non era lei ad essere impazzita, ma c'era per forza qualcosa sotto.
Rimasero stretti l'una all'altro ancora per qualche secondo, prima che lui se ne uscisse con una tipica domanda alla Blake Barnes. Quasi le venne da ridere nella disperazione del momento, ma non lo fece e scosse la testa. No non mi ha... scopata. Abbiamo solo... discusso e temo di aver esagerato. Mi aveva offerto una tazza di... non mi ricordo cosa... e l'ho lanciata a terra, accusandolo di star giocando con me e con i miei sentimenti, sia lui che tutti gli altri e che ci fosse qualcosa che non volessero dirmi. Ma io so che è così, Blake. Lo so. Non sono pazza... non sono pazza... non lo sono. Lo ripeté più volte come un mantra, sperando che fosse vero. Una lacrima solitaria le rigò la guancia, ma si sentiva comunque bene tra le braccia del ragazzo. Si strinse ancora un po' a lui e lo guardò proprio come una ragazzina spaventata guarderebbe suo fratello maggiore. Era incantata da lui, in quel momento. Dal suo profumo, dalle sue labbra... aveva un'immensa voglia di dormire tra le sue braccia.
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.Jessica WhitemoreA vederlo da fuori, come si atteggiava tutti i giorni nei confronti della vita, nessuno avrebbe mai detto che fosse in grado di essere una persona così dolce. Probabilmente, Jess lo pensò con uno strano senso di trionfo che poi si rimangiò subito con vergogna, nemmeno Lilith aveva potuto assaporare in toto quel suo lato così dolce. Ma non doveva proprio pensarle quelle cose; lui era il ragazzo della sua migliore amica, lui stesso era il suo migliore amico... e Jess non si doveva in nessun caso mettersi in mezzo. Doveva farsi da parte e lasciare che vivessero la loro vita come meglio credevano.
Ad ogni modo, si lasciò coccolare dal suo migliore amico, alternando profondi silenzi a sfoghi impauriti, a singhiozzi sommessi e lacrime. Si rilassò appena, sentendo i suoi baci. Era sempre stato così, tra loro. Non facevano niente con lo scopo di provocarsi a vicenda, almeno non fino al marzo precedente, ma lo facevano semplicemente perché era il loro modo di giocare e scherzare; pareva che si conoscessero da una vita e Jess conosceva così tante cose di lui (anche se non tutte) sia viceversa, che avrebbe davvero potuto affermare di essere la persona che lo conoscesse meglio, oltre ad Aaron e forse Jesse, ma di questo non poteva esserne certa.
Ascoltò le sue parole riflettendoci così attentamente, che quasi ignorò la sua ultima uscita che, però, le provocò un'alzata di occhi ed un sonoro sbuffo. Dici che potrebbero avermi... cancellato la memoria? Ma a che pro? E poi che c'entra il prof? Che abbia fatto... qualcosa e la preside pur di mantenere alto il nome della scuola, se n'è fregata cancellandomi la memoria invece che prendere provvedimenti? Era evidente che nella sua mente si stavano formando i peggiori scenari e l'idea di aver avuto una relazione con l'astronomo non le passava nemmeno per l'anticamera del cervello, riflettendo su situazioni ben più tragiche ed era quasi certa che Blake non avrebbe provato a minimizzare la situazione.
Mmm... oddio, il prof mi ha minacciato di espellermi, così come ha minacciato di espellere te anche se non so il perché, però... non lo so, se mi avessero davvero cancellato la memoria... potrei aver perso dei ricordi preziosi. Un po' come quella chiacchierata con Lancelot poco prima che le cancellassero i ricordi. Si sorprese molto quando lui la prese in braccio, ma non oppose nessun tipo di resistenza e gli avvolse le braccia attorno al collo, posando la testa contro la sua spalla. D'accordo sussurrò, felice di non passare la notte da sola e con il desiderio di dormire abbracciata a lui fino alla mattina dopo.
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