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.■ Data & Luogo di nascita27.01.03, Artide
■ RazzaHalf Giant
■ OccupazioneStudente
■ AllineamentoNeutrale Puro
■ Patronus//La mano del mezzogigante afferrò il lembo della coperta e le palpebre si spalancarono di colpo. Nella silenziosa tela di Hidenstone, il suo fiatone era l'unico tratto di colore. "Ancora..." Il capo curvò verso il letto del suo compagno di stanza. "Sta dormendo?" Ryu era un tipo strano ma attento e il suo dormire indicava che no, nessuno stava facendo schiamazzi a quell'ora del giorno.
Ciarán non ne rimase sorpreso.
Tutto cominciò il giorno del suo compleanno. Il ragazzone non aveva i mezzi o i modi per imbandire una festa degna di nota, dunque si era limitato a festeggiare come meglio poteva all'interno del castello. Gli incubi lo colsero quella stessa notte. Da prima, incolpò l'ansia per i M.A.G.O.; lo studio si faceva ogni giorno più pesante e solo l'aiuto dei suoi compagni sembrava l'unica soluzione possibile per far fronte al problema. Poi, comprese che ci fosse anche dell'altro.
I suoi incubi erano delle messe in scena: un teatro in cui lui era il protagonista della tragedia e qualcun altro il divertito spettatore. Aria, fuoco, acqua e terra; il suo corpo mutava ogni volta ma in ogni scena c'era un singolo elemento ricorrente: il vischio. Aveva avuto modo di confidare il suo disagio a pochi intimi, tra cui Howard e Elisabeth, ma sapeva che questo non sarebbe bastato.
"Non può essere una coincidenza" Il braccio si tese e la coperta si sollevò permettendo al ragazzo di uscire dalle coperte. La mano scivolò verso il basso per afferrare il catalizzatore magico. Il pollice scivolò sulla superficie della bacchetta "Vischio bianco". Quella che teneva in mano era una singolarità, come d'altronde lo era anche lui.
Il gigante si spogliò degli abiti ricoperti di sudore. Sapeva che quello non era più il suo posto, almeno per quel momento. Stivali, jeans, una maglietta nera e un pesante montone che aveva rubato a qualche londinese scemo; poi, fu finalmente libero di uscire dal castello.
Il cuore era una bussola e il forte dolore che sentiva al petto doveva esserne l'ago. Ciarán seguì il "nord, finendo ai piedi del labirinto. "Questo non è un bel posto" Il mezzogigante deglutì, conscio di come quel luogo nascondesse segreti che, per quanto l'opale fosse robusto, non avrebbe saputo digerire.
Poi gli occhi puntarono una pianta particolare. "Vischio" Il ragazzo era conscio di come questo fosse innocuo. Le bacche non andavano digerite, certo, ma al contatto non avrebbe dovuto causare problemi.
L'indice sfiorò la pianta e questa si tese annodandosi su sé stessa. La mano si chiuse giusto in tempo per afferrare quella che poteva ricordare una scopa. Gli occhi del mezzogigante brillarono; dato il suo stato economico non gli capitava spesso di maneggiare oggetti simili. Sapeva volare, certo, ma se nessuno l'avesse reclamata, a fine serata se la sarebbe sicuramente portata con sé (Se a fine serata ci sarebbe arrivato).
"Dovevo indossare qualcosa di più pesante" Seguendo la sua bussola interiore, inquinata da quelle voci distanti, Ciarán sarebbe volato fino alla radura. Il vento gli graffiava la pelle ma era l'ansia che gli stava stringendo lo stomaco il vero problema.
Ciarán piegò la schiena e la scopa perse di quota. I piedi sfiorarono il terreno, una rapida occhiata ai sassi disposti a cerchio e l'attenzione venne rivolta verso i presenti.
«Sera» Il capo venne chinato in segno di rispetto. Le ombre della notte erano un velo che impediva al ragazzo di riconoscere i volti dei druidi e ciò lo accese di curiosità.
Un'ultima occhiata venne riservata al cerchio. La natura sfrutta questa forma in diversi contesti ma lo stesso vale per i maghi. Dall'aritmanzia il cerchio aveva raggiunto altre branchie della magia. La prima che venne in mente al mago fu l'alchimia. Pochi mesi prima, durante una lezione con il professor Black, Ciarán aveva avuto modo di approfondire il concetto dell'uruboro: un serpente che prendeva la forma di un cerchio, divorando la sua stessa coda.
Il cerchio non era completezza ma continuità; un simbolo positivo in contesti allegri e uno nefasto in contesti tragici.
Anche la mitologia norrena raccontava di una creatura simile: Jormungand, figlio di Loki; ma questa era solo una coincidenza.
«Dove mi trovo?» Un ultimo sguardo venne rivolto verso quello che tra i presenti doveva essere il capo. Gli occhi dorati del gigante ne studiarono il viso, la mani e i modi. Era un nemico? Forse avrebbe potuto affrontarlo ma cosa avrebbe fatto con gli altri? Le dita scivolarono verso a fondina in cui teneva la bacchetta in attesa di un'eventuale risposta.
«Parlato»
"Pensato"
NarratoSPOILER (clicca per visualizzare)Stats
Coraggio: 09
Empatia: 09
Intelligenza: 05
Resistenza: 12
Tecnica: 13
Intuito: 09
Destrezza: 15
Carisma: 12
Oggetti
Anello in quarzo ᛖ: Chi lo indossa ottiene un bonus al dado di +1 quando lancia Incanti Grafici.
Idromave- potere di Aiace: +3 Coraggio, +1 Resistenza per tre turni; gli incanti offensivi fanno un D10 aggiuntivo di danno per tre turni.
Recap
Ciarán raggiunge la radura
Azione 1: Cerca di comprendere le intenzioni dei presenti, o per lo meno di Magnus
PP: Empatia 9
Azione 2: Si guarda attorno cercando di comprendere cosa stia succedendo
PP: Intuito 9/Intelligenza 5©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.. -
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■ Patronus//Udendo il tono di Magnus, Ciarán riprese fiato. L'enorme mano si allontanò dalla fodera in cui teneva la bacchetta per posarsi sul fianco. "Magnus Korsbenet" Il nome gli sembrava famigliare. Il mezzo gigante era stato educato dai druidi ma negli ultimi due anni la sua casa era stata Hidenstone. "Korsbenet" Un cognome adatto a un santone.
Se non fosse stato per la famigliarità che lui e i suoi uomini stavano esercitando su di lui, probabilmente l'opale avrebbe reagito diversamente; eppure, in quel momento sentì il dovere di essere onesto.
«Io sono il grande Pdor, figlio di Kmer della tribù di Instar! Della terra desolata del Sknir!Io sono Ciarán Hinds, figlio di Vale e di Magmi Hinds» Il tono del ragazzo era solido come il granito ma il nome del padre venne pronunciato con l'enfasi di una serpe che sussurra di fronte a una preda.
Prima di continuare, decise di prendersi qualche secondo per riflettere. Gli occhi dorati erano ancora puntati su quelli di Magnus, quasi volesse scorgere nella mente di uno dei druidi più rilevanti di Denrise. "Dunque, non siete stati voi a mandarmi questa scopa" Il ragazzo sentì il cuore tuonare nel petto.
«Dal 27 Gennaio, gli incubi hanno preso ad infestare i miei sogni» Ciarán avrebbe rivelato al druido tutto ciò che aveva visto e sognato. Avrebbe cercato di descrivere al meglio le sue sensazioni, più per il desiderio di esorcizzarle che di essere d'aiuto.
«Questa sera mi sono svegliato ancora una volta. Tutti voi conoscete Hidenstone» L'attenzione del ragazzo sarebbe passata da un druido all'altro. Aveva compreso come le loro intenzioni potessero essere genuine, eppure una smorfia - o la sua mancanza - lo avrebbe portato a comprendere cosa ne pensassero sulla scuola sorta sulla loro terra.
«Sono arrivato ai piedi del labirinto di Hidenstone dove ho trovato del vischio selvatico. Dopo averlo sfiorato, quest'ultimo ha preso la forma di una scopa. Subito dopo, sono arrivato qui» Decise di condividere con gli altri anche quella informazione. Se non erano stati loro a concedergli quell'artefatto, significava che ad averlo fatto era stata l'altra parte in quella disputa.
Il capo venne rivolto al cielo per qualche secondo, subito dopo tornò verso gli altri druidi. «Posso chiedervi il vostro nome?» Sapere, in quelle situazioni, sarebbe potuto tornare utile; e chiamare per nome sarebbe stato sicuramente un buon modo per portare rispetto.
«Sacerdote» L'attenzione sarebbe tornata su Magnus. «Mi dica tutto quello che sa. E quello che dovrei fare per essere d'aiuto alla mia patria» Il ragazzo credeva realmente nel sacrificio? Difficile a dirsi, era solo un bambino.
La mano sinistra si strinse attorno al manico della scopa. Se ne sarebbe potuto andare, lasciando a Denrise i suoi problemi. Eppure, ciò avrebbe significato un debito verso la sua stessa comunità.
Affrontare quella situazione, al contrario, gli avrebbe offerto un credito.
«Parlato»
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Empatia: 09
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Anello in quarzo ᛖ: Chi lo indossa ottiene un bonus al dado di +1 quando lancia Incanti Grafici.
Idromave- potere di Aiace: +3 Coraggio, +1 Resistenza per tre turni; gli incanti offensivi fanno un D10 aggiuntivo di danno per tre turni.
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Ciarán interagisce con i druidi©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.. -
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■ Patronus//Tra le pietre ne esisteva una particolarmente importante. Invisibile alla vista, intangibile al tatto e inodore all'olfatto. Con questa, da millenni, l'uomo aveva eretto i templi più resistenti. Si chiamava fede e in quel momento, per il giovane mezzo-gigante, questa era in crisi.
«...» Il parlottolare dei druidi inquietò Ciarán. Non temeva la loro reazione; anzi, se così fosse stato, si sarebbe tenuto l'argomento Hidenstone per sé. La verità era che delle persone che si soffermavano su dettagli così insignificanti, o informali, sembravano tra le più inadatte per porsi di fronte all'avatar del chaos.
L'opale si limitò ad annuire in seguito alla presentazione dei quattro. Il ragazzo tentò di memorizzare i loro nomi ripetendoli tra sé e sé. Con la consapevolezza di come questo Player amasse snervare i master chiedendo dettagli superflui, i presenti furono pronti a passare avanti.
«Siete sicuri di non aver fatto qualcosa contro Loki?» Pronunciò il nome con sicurezza. Ciarán sapeva quanto i druidi temessero quella divinità, ma in quel momento l'istinto gli suggeriva qualcosa di diverso. Il mezzo-gigante, in mezzo a quei nerd, era il belloccio dell'istituto: il quarterback che ci avrebbe provato con la reginetta del ballo.
«Pensate che questi avvenimenti possano essere collegati all'invasione del capitan fitzegerald nella Foresta Eterea?» Quello doveva essere il dominio di Freya, ma Loki non sembrava il genere di divinità che potesse rispettare i limiti.
Ciarán avrebbe atteso le risposte dell'altro, per poi portare la mano destra sulla cerniera del montone che aprì subito dopo con un colpo secco. La scopa venne appoggiata nel primo luogo utile e sia la maglietta che la giacca la seguirono subito dopo. «Sambuco, per il viso; sorbo, per il braccio sinistro; betulla, per il torso e vischio, per la schiena» La morsa del vento avrebbe stretto a sé il mezzo-gigante che, umilmente, avrebbe lasciato agli altri il tempo di preparare il loro rito. Il suo tatuaggio era in bella vista. Tra tutti gli unguenti, sapeva di dover scegliere il vischio per quella specifica parte del corpo. Al contrario, non rifletté neanche per un secondo su quale effetto avrebbero potuto portare tutti gli altri «È questa la gabola della fede. Se sai cosa aspettarti, non hai veramente fede, dico bene?».
I muscoli del ragazzo si tesero. Grosso come un orso ma privo della pelliccia di quest'ultimo, decise che avrebbe opposto resistenza alle intemperie a modo suo. «Posso usare l'astra natura su me stesso?» Avrebbe domandato a Magnus per eseguire l'incanto in una delle parti libere del corpo se e solo se avesse ricevuto il consenso dall'alto druido. «Astra natura» La mano avrebbe disegnato il simbolo di Plutone per resistere al freddo. «Astra natura» Il mezzo-gigante avrebbe ripetuto la formula subito dopo per incidere poi il simbolo di Urano, nella speranza di inibire il vento che martoriava il suo corpo.
«Parlato»
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Coraggio: 09
Empatia: 09
Intelligenza: 05
Resistenza: 12
Tecnica: 13
Intuito: 09
Destrezza: 15
Carisma: 12
Oggetti
Anello in quarzo ᛖ: Chi lo indossa ottiene un bonus al dado di +1 quando lancia Incanti Grafici.
Idromave- potere di Aiace: +3 Coraggio, +1 Resistenza per tre turni; gli incanti offensivi fanno un D10 aggiuntivo di danno per tre turni.
Recap
Ciarán interagisce con i druidi
Sceglie Sambuco (Viso), Sorbo (Braccio sinistro), Betulla (Torso) e Vischio (Schiena).
Azione 1 e 2
UsaCITAZIONENome: Sortilegio dell’elemento astrale
Classe: Grafico
Formula: Astra Natura
Movimento: Tracciare un simbolo planetario e poi una stoccata
Effetto: genera un marchio argenteo del simbolo tracciato e lo imprime sulla pelle del bersaglio o sulla superficie designata
Note: gli oggetti saranno caricati dell’elemento riferito al pianeta, mentre gli esseri viventi, se il simbolo sarà diritto, riceveranno bonus alle magie di quell’elemento e subiranno meno danni, mentre se inverso avranno malus alle magie e subiranno danni maggiori.
Per ottenere una resistenza dal ghiaccio (Plutone) e dal vento (Urano).
Quirk: //
Oggetti: Anello in quarzo ᛖ: Chi lo indossa ottiene un bonus al dado di +1 quando lancia Incanti Grafici.©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.. -
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■ Patronus//L'indice grattò il mento del mezzo-gigante. Magnus non sembrava intimorito da Loki ma i suoi adepti si «No». Quella parola venne detta con sicurezza. I druidi erano uomini in grado di comprendere la natura grazie alle loro doti empatiche e sarebbe stato semplice per l'altro comprendere come Ciarán stesse dicendo la verità. «Sto cercando di capire, ma non riesco» Questa volta il tono fu più debole. Il ragazzone amava vivere e, quando serviva, sapeva farlo improvvisando; però, per sopravvivere a una tempesta bisogna soppesare ogni scelta. Se era ancora vivo, lo era per la sua ragione.
Fu l'odore del sambuco a riportarlo con i piedi per terra. «Grazie» Gli occhi di Ciarán seguirono quelli di Nadir. Il denrisiano si sarebbe dovuto mostrare scettico, era la ragione a suggerirglielo; ma in quel campo di battaglia l'unica arma che gli avrebbe permesso di sopravvivere sarebbe stata la fede.
Poi fu il turno di Thabita. «Grazie» Il capo si voltò verso la donna e un sorriso genuino comparve sul volto del mezzo-gigante. La cura con cui disegnò quei simboli gli ricordò l'amore con cui una madre abbraccia il pargolo.
Immerso nei ricordi del passato, fu il tocco di Alfhind a riportarlo con i piedi per terra. Se il mezzo-gigante era affondato in un oceano di memorie, alla druida era bastato un tocco per far evaporare ogni singola goccia d'acqua. «Grazie. Grazie ad entrambe» Il freddo gli era penetrato tra le ossa, ma quel tiepido calore riuscì a distrarlo. «Si, dovrò trovare un modo per ringraziarvi entrambe» Ciarán era cresciuto lontano dai vizi che la ricchezza avrebbe potuto portare, ma la carne - nella sua umiltà - aveva avuto modo di assaggiarla in diverse occasioni.
«Non più» Non disse altro alla seconda delle dame. La domanda di Naenia avrebbe potuto ricevere una qualsiasi risposta ma a quale fine? Ciarán avrebbe dovuto sfoggiare la sua sicurezza prima di confrontarsi contro una divinità del chaos? Aveva lasciato al caso tutti gli unguenti da scegliere. Tutti, tranne il vischio. Perché avrebbe dovuto combattere con Loki? Era quello l'obiettivo di quel rito? Non avrebbe avuto senso. Una divinità avrebbe potuto schiacciare il ragazzo con la stessa facilità con cui quello stesso ragazzo avrebbe potuto schiacciare un canarino.
«Sono pronto» Con quelle ultime parole, Ciarán allungò il braccio verso la ciotola di Magnus. L'enorme mano portò il liquido alla bocca e il sapore che gli esplose nel palato ricordò al giovane quella bevanda babbana chiamata caffé. Ma era due volte più amara.
Il mezzo-gigante deglutì a fatica. Percepì la sostanza scivolargli nell'esofago e un conato di vomito gli risalì in petto. Il volto si tese in una maschera di dispiacere. Poi, le iridi si spostarono sul fuoco. La presa di Magnus era viva attorno al suo capo. Sentiva le dita del druido premere. Eppure, se ne dimenticò in qualche secondo.
"Cosa mi ha condotto qui?" Non avrebbe saputo rispondere a quella domanda e quello era il punto. Non poteva comprendere le intenzioni dell'avatar del chaos.
«In nome del dio Loki, chiedo che le mie parole vengano trasportate dal vento. In nome del dio Loki, prego affinché la più solida della volontà diventi il più liquido dei pensieri. In nome del dio Loki, chiedo che il mio animo diventi il fuoco che sto osservando. Energia in eterno movimento, senza inizio e senza fine. Un uroboro alimentato dall'energia primordiale: Uruz» Le palpebre si spalancarono e lo sguardo si perse nelle fiamme. Il mezzo-gigante percepì il tatuaggio sulla sua spalla. Non poteva essere certo di aver incontrato veramente Loki, ma se quella era la verità, allora il dio lo aveva marchiato come suo.
Fissando le fiamme cercò di rimembrarne i contorni in eterno movimento e un'emicrania lo pugnalò all'altezza delle tempie. Era impossibile, perché come il chaos anche il fuoco era in continuo movimento.
«C'è qualcosa» Un sospiro abbandonò le labbra. Nei ricci di fuoco comparve l'immagine di un ragazzo troppo alto per essere un semplice umano. I colori erano opposti a quelli del mezzo-gigante, come in un chiaroscuro, ma Ciarán era certo di trovarsi di fronte alla sua stessa immagine: un mezzogigante in jeans che teneva stretto tra le mani una figura dall'alone accecante... ricordava quasi un dado a cento facce.
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Coraggio: 09
Empatia: 09
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Carisma: 12
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■ Patronus//«Per sdebitarmi, queso è altro» La malizia incorniciò il volto del mezzo-gigante che, solo in un secondo momento, si ricordò degli altri saggi lì presenti. Non li temeva, ma la sensazione che Elisabeth potesse scoprire quanto detto lo mise in soggezione.
Gli occhi tornarono fissi su Magnus; ringraziandolo con un cenno del capo prima che il rito avesse inizio. Poi, il ragazzo cadde vittima della sua inesperienza. Le parole del druido gli si schiantarono contro frantumandosi a un millimetro di distanza e il mondo collassò su sé stesso.
"Arde" All'altezza della schiena un chiodo arroventato scavò nella carne avvampando il corpo del mezzo-gigante. Sentì il tatuaggio bruciare, né percepì i dettagli sibilare mentre i vivi odori degli unguenti scomparvero sopraffatti dal potente aroma di vischio. Sentì i filamenti espandersi sul suo corpo e le gambe presero a tremare in preda al dolore.
Poi, il ragazzo tornò in sé. I polmoni si riempirono d'aria nella speranza di soffocare quell'ansia che lega alla terra l'amante di fronte alla persona amata; se Ciarán era il quarterback in grado di rimorchiare il capo cheerleader, c'erano almeno diverse cene di mezzo prima che questa gliela smollasse. Ma un passo falso avrebbe portato a conseguenze ben peggiori.
Vide il mondo dall'alto, come in un sogno. Percepì il corpo spostarsi, ma non era lui a muoverlo. Ciarán aveva compreso quello che era successo, e non aveva potuto fare nulla per opporsi; avrebbe potuto riflettere, ma il fulcro di quella serata era il non farlo. "Loki" Gli diede del "tu" perché se l'altro era il chaos, i formalismi si sarebbero rivelati un mero ostacolo "Sono esseri inutili e la loro morte, come quella di una formica, verrebbe dimenticata nel giro di qualche anno".
Il Dio avrebbe potuto percepire ogni sentimento del mezzo-gigante, questo era vero, ma Ciarán voleva essere onesto. Provava per i cinque compassione perché erano suoi concittadini, e per le gemelle sana lussuria, ma le parole che aveva sibilato a Loki erano vere. "Se stai lasciando a me la facoltà di scegliere il mio bersaglio, lasciami inscenare uno spettacolo più intenso, destinato a portare risvolti più interessanti" Se il limite del suo potere era il cielo, il mondo intero era il suo palcoscenico, e questa volta Ciarán non stava recitando, anzi, dirigeva. "Flipendo" Se avesse ripreso il controllo del suo corpo, il ragazzo avrebbe alzato la bacchetta di vischio verso i cieli per poi concentrarsi su uno scenario ben preciso.
A miglia di distanze, dal cielo sarebbe calato un fascio di luce che si sarebbe abbattuto contro una persona precisa, privandola della sua vita: si trattava del primo ministro inglese. Sapeva come Londra fosse l'epicentro di diversi tumulti ultimamente e porre fine a un "capitolo" avrebbe permesso a tutti di godersi il prossimo.
Si sarebbe sentito in colpa per aver tolto una vita? Probabilmente. Ma se il ragazzo ambiva a una potenza infinita, il motivo era che non voleva più sentirsi impotente nel momento in cui avrebbe dovuto difendere i suoi cari. Tirare la leva salvandone molti e sacrificandone pochi, lo avrebbe fatto perché il suo istinto gli suggeriva così.
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■ AllineamentoNeutrale Puro
■ Patronus//Vide il mondo come non lo aveva mai visto. Pochi prima, Ciarán aveva solcato i cieli di Denrise su una scopa di vischio donatagli dagli dei. Ora, con la forza dello stesso dio, il ragazzo era diventato parte di quello stesso cielo.
"Incredibile" Si sentì vivo come non mai. Nel corso della sua vita, il ragazzo aveva affrontato diverse situazioni pericolose e né ricordava bene le scariche d'adrenalina da queste generate; non gli sarebbe servito osservare le cicatrici rimaste come monito per ricordarselo. Ma nessuno dei suoi ricordi era lontanamente paragonabile.
Percepì l'ignoranza negli occhi del primo ministro inglese. Ancora una volta, si domandò su quanto potesse essere facile raggiungere il potere rimanendo privo di competenze: gli parve quasi di aver bruciato anni di duro lavoro. Che fosse la noncuranza la chiave del successo? A quanto pare no.
Aveva deciso di vestire i panni del regista, ma in quell'occasione si trovò nuovamente spettatore. Poi, venne ridimensionato ancora una volta passando al ruolo dell'attore.
La sua energia finì per mietere una vita, ma ciò parve soddisfare il dio.
"Cos'altro devo fare?" Magnus e i suoi druidi erano l'ultimo dei suoi pensieri "Loro sono un ostacolo ma io ho le gambe lunghe".
L'attenzione del ragazzo era stata catturata da quella che vedeva come l'altra faccia della sua stessa medaglia "Offriamogli il raccolto migliore della storia di Denrise: devono pensare che sia tutto risolto, che siano stati loro a salvare l'isola. Facciamogli credere che sia stato un bene metterci in comunione. Non solo faranno tutto per rifarlo, ma diventeranno pedine per il nostro gioco" L'opale non aveva avuto ancora modo di apprendere l'arte dell'invocazione o dell'evocazione, questioni così compresse il docente le aveva rimandate al triennio; e sicuramente non sapeva come funzionasse un esorcismo. Tuttavia, riuscì a percepire come Magnus provasse paura. Il druido non poteva nulla contro una divinità, ma se avesse continuato così il suo piano si sarebbe rovinato "Possono interromperci ma entreremo di nuovo in contatto per il secondo tempo, Loki. Sempre che tu voglia".
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