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.Mani nelle tasche del pantalone della divisa, cravatta allentata e primi bottoni della camicia slacciati, zazzera di capelli privi di una reale forma e piedi strascicati. Ecco, in tutto il suo splendore, un annoiato Nathan che si aggirava come uno spettro tra i corridoi del castello orfano del suo migliore amico hidenstoniano impegnato con i suoi doveri da Spillato, senza la sua adorabile follettina al suo fianco, spasmodica amante del vomito di parole, ma anche privo del divertimento a tinte hot che condivideva con la Whitemore nel loro solito posto. Il vuoto di stimoli ed interessi aveva portato il mago a passeggiare senza meta, con i pensieri che finivano con il posarsi sempre sulla Ghiacciolina numero uno: Amelia Farley. Dopo la loro giornata londinese il bostoniano aveva ottenuto qualche elemento in più sulla rampolla purosangue senza però avere la capacità di mettere tutte le tessere di quel puzzle che la componevano al loro posto. Quello che sapeva era che l'argentea si stava dimostrando l'unica ragazza capace di smuovergli qualcosa oltre gli ormoni e l'affetto fraterno che invece riversava sulla piccola Lewis. «Devo trovare un modo per scioglierla... e metterla dentro un calderone a fiamma bassa non è la giusta soluzione.» Era innegabile il suo timore degli effetti che aveva su di lui, ma siccome aveva la profondità di un cucchiaino non si interrogò più del dovuto. La suola delle scarpe, dopo il pavimento liscio dei corridoi, grattavano anche i vialetti acciottolati del giardino, giardino che era avvolto da una luce fredda per colpa delle nuvole che oscuravano gli ultimi scampoli di sole. Sole che sembrava essere stato assorbito del tutto da una ragazzina del primo anno come lui, nonché Ametrina. L'incedere di King si arrestò ritrovandosi davanti una Aibileen Beatrix in preda a delle convulsioni -okay, no, era un balletto- gioiose. « Ma è una di quelle wicca che fanno la danza della pioggia?» Pensò avvicinandosi di soppiatto alle sue spalle, troneggiando con la sua grande altezza e finendo con il completare la frase di quella canzone dei Queen che diverse volte aveva sentito risuonare all'interno degli spogliatoi dei Wampus. «And we'll keep on fighting 'til the end!» E nel cantare scivolò dapprima al suo fianco e poi per mettersi di fronte a lei, afferrare una sua mano e indurla a fare una giravolta su se stessa. «Oh, we are the champions... We are the champions...» E al termine della piroetta l'avrebbe guidata in un casquè, avvicinando il petto allo stomaco della ragazza, abbassando il tono del suo canticchiare, come a voler rafforzare la successiva frase di quel successo senza tempo. «No time for losers!» E con la pressione del braccio e della mano dietro la sua schiena l'avrebbe risollevata fino a farla scontrare contro il suo fianco. «'Cause we are the champions... Of the wooooorld!» E al termine della sua strofa lasciò andare la presa sulla ragazza con gentilezza, arretrando di qualche passo e guardandola divertito. «Mai pensato di darti ad una carriera da cantante?»Nathan Parker
King"The biggest misunderstanding about me is that I'm just a bratty, gobby idiot."AmetrinWampusQuidditchcode by ©#fishbone
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.Che fosse un disagio vivente era ormai in dubbio e per chi ancora li avesse avrebbe avuto conferma con il suo modo di dar manforte alla sua concasata nella sua performance invitandola in un passo a due su un classico del rock dei Queen. Se all'inizio la streghetta si era irrigidita tra le sue braccia, con il passare delle battute della canzone e dei suoi movimenti sexy riuscì a coinvolgerla interamente, riuscendo perfino a strapparle una risata con tanto di complimento. «Dovevo pur puntare su qualcosa, no?» E infatti il suo movimento di bacino era stato più che apprezzato oltreoceano e anche lì sembrava non esser da meno. Quanto ai suoi di complimenti per la mulatta King assistette ad una perfetta razionalizzazione delle sue parole con relativo imbarazzo crescente che venne confermato anche dal balbettio continuo dell'altra. «Ma dai, vezzo o non vezzo dovresti pensarci seriamente. Sarebbe un peccato se finissi con il tralasciarlo.» Se c'era del talento bisognava coltivarlo e farlo crescere, non estirparlo dalla radice. Prendiamo proprio King ad esempio: a dieci anni aveva capito che fosse un idiota e, pertanto, aveva optato per accrescere la sua idiozia in ogni sua forma e manifestazione possibile. Lasciò andare comunque la canterina portandosi al suo fianco e tentando di iniziare una camminata per i giardini. Starsene fermo non era proprio il suo obiettivo. «Oh bene, sarò il jolly della squadra!» La tradizione americana era arrivata anche in Europa e per lui non è che cambiava così tanto. «Vuol dire che mi allenerò con gli altri e che quando servirà entrerò in campo lì dove ci sarà bisogno di me.» Poi, ripensando ai volti presenti allo stadio al momento dei provini non trovò quello della Beatrix. «E tu? Perché non hai partecipato alle selezioni? Paure delle altezze o il quidditch non ti interessa così tanto?» Poi grattandosi la nuca pensò comunque di continuare ad alimentare la conversazione, in fondo era comunque una ragazzina interessante nonostante i balbettii continui. «Anche tu, come la maggior parte qui, sei andata ad Hogwarts? In che casa eri?» Mani infilate nelle tasche dei pantaloni della divisa, piedi strascicati sui vialetti acciottolati, con lo sguardo che si alternava tra la maestosità del verde ben curato e il visetto vispo della mulatta.Nathan Parker
King"The biggest misunderstanding about me is that I'm just a bratty, gobby idiot."AmetrinWampusQuidditchcode by ©#fishbone
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.«Dimmi qualcosa che già non sappia, splendore.» Occhieggiò divertito l'Ametrina che in realtà non aveva fatto altro che gonfiare il suo ego già fin troppo enorme. Peccato che la gialloviola non lo conoscesse ancora così bene -come la maggior parte degli abitanti del castello- e che si facesse un po' intortare dal viso da bravo ragazzo sebbene fosse un po', come dire, fin troppo sicuro delle sue capacità relazionali con il sesso femminile. Il tutto stava nel trovare i tasti giusti per usarli nel comporre melodie personalizzate, un po' quello che fece anche con la Bellatrix. «Il ballo è perfetto se voglio fare colpo ma da qui a dire che il mio sogno è diventare il nuovo Billy Elliot ce ne vuole, ma sì alla fine è più il canto a mettermi di buon umore. Cioè dai, quanto è bello canticchiare sotto la doccia prima dell'inizio di una giornata di merda tra lezioni e compiti? Se non facessi così credo che mi avrebbero già trovato spiaccicato ai piedi della torre più alta del castello.» Il suo motto di vita in fondo era proprio di vivere la vita con leggerezza, senza paturnie varie rifuggendo dai drammi e rivisitando una massima famosa cambiandone solo la seconda parte "fate l'amore, non fate i minchioni". «E comunque no, Aib, dico sul serio. Potresti farne la tua professione, tu sì che sei brava.» E no, non stava cercando di sfilarle le mutandine, era terribilmente serio.
Per colpa del suo essere instabile il ragazzo riprese il cammino, non meravigliandosi di come l'altra preferì seguirlo piuttosto che accomiatarsi da lui, cercando un qualsiasi appiglio pur di continuare a parlare con lui. E non era neanche così popolare tra le mura di Hidenstone, almeno non come oltreoceano.
«Sette lunghissimi ed infiniti anni di inferno ad Ilvermorny. Wampus, sarebbe un po' il Grifondoro di voi inglesi, nonché buona parte dello spirito Ametrin.» Si passò una mano tra i capelli, tirandosi qualche ciocca, ridendo già alla successiva parte di risposta alle mille domande. «Anche lì ero un jolly ma per lo più giocavo come Cacciatore o Portiere. Alla fine il Quidditch non è una religione per me, quanto più un modo per evadere, divertirsi e tenersi in forma.» E nel dire quello sollevò camicia e giacca rivelando degli addominali bassi niente male. Fu però il suo di turno nel fare domande e che ovviamente finì con il vertere tutto al gioco delle tre palle. «Noooo, ma dai, come il nostro fantastichissimo nuovo Capitano Adamas Vesper!» Commentò dandole un po' di gomito, prima di cercar di dare una risposta forse un po' più precisa rispetto a quella di prima. «Non ho un ruolo preferito, davvero, semplicemente mi piace giocare come e dove non importa, ma soprattutto mi piace vincere. Per cui, mia cara Aibileen, il prossimo anno ti voglio alle selezioni. Vedi un po' come ti devi mettere. Guarda sono persino disposto ad allenarmi con te per tutto l'anno così sarai un portento e finirai col dare del filo da torcere a quel pasticcino di Adamas. Che dici, ci stai?» Era quanto di più vicino ad una storia potesse offrire ad una persona di sesso femminile e, fosse stato nella mulatta, non ci avrebbe pensato su due volte prima di accettare. Ma chi era lui infondo per spingere le persone dove avrebbe desiderato?
«Oh, tipo le favole della buonanotte? In effetti credo che le fiabe di Beda il Bardo siano ormai obsolete, così come quelle babbane. Ci vorrebbe qualcosa di nuovo, qualcosa di frizzantino.» La soppesò con lo sguardo, senza mai arrestare il lento incedere della loro camminata, e pensando che tutto sommato sì, ce la vedeva a scriver storie per bambini.
«Allora che tipo di percorso G.E.M.M.A. vorrai intraprendere? Lo so che manca ancora tutto il primo e il secondo anno, ma qualche idea l'avrai già in mente, no?»
Quanto a lui... beh lui si nutriva di così tanti sogni che subito finiva con l'averne noia, dimostrandosi incostante e poco propenso a far sì che venissero realizzati in un certo qual modo. Eppure c'era una idea che era tornato a bussare alla sua porta, sin da quel giorno in cui aveva comunicato con l'animo del Rame ad una delle lezioni di Magitechnica. «Vorrei provare a diventare un Magiveterinario, ma da qui a dire che lo diventerò davvero ci passano almeno altri cinque anni. Staremo a vedere...» Era la prima volta che lo ammetteva ad alta voce con qualcuno che non era se stesso. Un piccolo passo avanti, senza dubbio un bel bicchiere mezzo pieno.Nathan Parker
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.Che lui avesse un ego spropositato -sebbene in misura minore rispetto a qualche altro abitante del castello- era cosa risaputa, però più che credere davvero nelle sue capacità, pomparle ed esporle, lui era semplicemente bravo nel sparare fregnacce e renderle credibili.
«Autostima, dici? Nah, è solo tanta idiozia» Un occhiolino e una risatina divertita, ben sapendo che la mulatta col piffero che avrebbe voluto seriamente essere come lui. Lui che poteva essere una discreta spalla, ma mai il protagonista.
Lasciò scivolare il discorso dal ballo alle lezioni, così come decise di non ribattere al fatto che alcune fossero interessanti poiché farlo sarebbe stato un po' come ribattere l'ovvio e lui, in quella conversazione, ne aveva già abusato largamente di quell'escamotage.
Finirono quindi con il parlare di scope e di Quidditch con la Beatrix che finalmente iniziò a dimostrare come lo Snaso dorato l'avesse smistata negli Ametrin non solo per il suo essere buona, dolce e disponibile, ma anche perché amante del rischio, con la capacità di vibrare per un'idea che con uno come King non sarebbe poi per forza rimasta solo sulla carta o una parola soffiata nel vento.
«Perché no, dovremmo provare!» Lanciarsi con la scopa dalla torre più alta del castello era una eventualità a cui, ora che era entrata nel suo cervellino da demente, difficilmente sarebbe riuscito a privarsene. «Facciamo così: se dopo le vacanze di Natale troverai ancora interessante farlo, beh... bussa alla mia porta che lo facciamo, sul serio! Al diavolo punti e punizioni, bisogna viversela!»
Un po' come lui, poi, aveva suggerito all'altra di viversi la sua dote canora. Insomma, perché mandare alle mandragole un talento come quello solo per un pizzico di vergogna. Su quella ci si poteva far sempre qualcosa, a differenza di Parker che al suo carattere non sarebbe mai riuscito del tutto a farne una regola. Motivo? Beh, poteva mica lasciarsi sfuggire un assist come quello che gli aveva appena offerto Aib. «La tromba, sì, decisamente la tromba. Il flauto non rientra poi così tanto tra le mie corde» Doppio senso banale su un eventuale strumento che sapesse suonare. Per eventuali conferme sarebbe bastato solo tendere l'orecchio e ascoltare i gossip che imperversavano tra i corridoi della scuola associati al suo nome. «No, okay, faccio il serio. Non so suonare uno strumento ma la batteria mi ha sempre affascinato. E pensare che è uno strumento moooolto sottovalutato, soprattutto perché ci sono le chitarre elettriche o i bassi che ti conquistano con più facilità». Eppure, era il ritmo dettato dalla batteria ad essere fondamentale per la riuscita di un successo. Almeno secondo lui.
E sempre per lui la parola evasione aveva un sapore tutto suo. «Dalla noia. La noia è terribile, triste e noiosa!» Non voleva strapparle un sorriso, semplicemente si stava limitando a condividere con lei qualcosa che per lui risultasse ovvio e non così personale.
Come personale non sarebbe stata la possibilità che l'altra entrasse nella squadra degli Ametrin. «Oh, ma non è che devi buttarlo fuori dalla squadra, eh! Semplicemente c'è sempre bisogno di una mano in più, metti caso dovesse farsi male? Ecco che entri in campo tu. Immagina: gli studenti sugli spalti che invocano il tuo nome...» Arrestò il passo, portando una mano alla bocca e imitando il brusio di uno stadio, ripetendo a lungo il suo nome, scoccandole occhiate divertite.
Era piacevole trascorrere quel breve tragitto insieme, parlando di cose come venivano, senza un filo logico o una ragione precisa. Tra i vari argomenti Nathan riuscì a recuperare informazioni importanti sulla vita della ragazzina: era una cantante, timida, con la passione per il quidditch ma timorosa per una figuraccia, e... figlia di una medimaga.
«Oh, no, io con le persone non ce la potrei fare. Le creature magiche, gli animali tutti, sono meglio di tutti gli umani, anche quelli più ostici e oscuri!» Iniziò, agitando frenetico le mani davanti al suo viso come a scacciare quella che per lui era una vera e propria bestemmia.
«In realtà quando da piccolo avevo fatto diventare il box un rifugio per gli animali del quartiere: scoiattoli, gatti, cani, topi, rospi... una volta persino una volpe! E solo perché vivevamo praticamente in quartiere babbano e quindi le creature magiche se ne riguardavano dal mettervi piede, eh, altrimenti avrei offerto il mio aiuto anche a loro. Solo che rifocillarli, mettere qualche benda qua e là, non fa di me un magiveterinario. Per quello sono richiesti così tanti anni di studio che al solo pensiero mi viene da piangere. Eppure, sono qui, forse perché il desiderio alla fine sta tornando sempre più con forza. Ma, ripeto, staremo a vedere!»
Le diede una spallata gentile, decisamente bonaria, aiutandosi anche un po' con il gomito. «Dai, allora è altamente probabile che finiremo con il terminare insieme l'accademia!» Poi la vide sobbalzare, leggermente preoccupata il che lo fece impensierire ed arrestare il passo.
«Dove? Cosa?» Si guardò dapprima intorno, per poi abbassare lo sguardo ad una delle fontane, salvo poi scoppiare in una fragorosa risata. «Oh, no. Semplicemente siamo davanti ad una fontana incantata che rimanda il nostro riflesso però distorto. Ad esempio, vediamo un po' cosa c'è qui?» Perché mai perdere tempo a studiare l'arco del sole per capire in quale ala del giardino si trovassero quando si poteva specchiare peggio di Narciso? Infatti, l'immagine che ne ebbe in cambio fu il suo visto distorto dall'invidia. «Sì, direi proprio che siamo nel regno di Zelena!» Ah, la cara e tenera strega dell'ovest dalla pelle verdognola per il troppo livore per la buona sorte di altri. «Prova anche tu, dai!» E si girò per posarle le mani sulle spalle e spingerla verso la fontana zampillante, forse un po' con troppa foga, visto che finì con il bagnarla. «Ops, spero che tu non ne abbia bevuto neanche una goccia!» Già, perché bere un sorso dalla fonte avrebbe finito con il renderla invidiosa, almeno per un po'.Nathan Parker
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Edited by Aibileen Beatrix - 24/2/2021, 07:48.