Dai: cantiamo insiemeeeee!!! (Pre-Quest)

Per Nathan Parker King

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    Aibileen Beatrix
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    Aibileen non aveva per nulla premeditato di finire ai giardini. Ci era finita e basta: semplice e lineare.
    Almeno per lei, che ne aveva più che l'abitudine. Aveva cominciato a passeggiare subito dopo la fine delle lezioni, così, per passare il tempo.
    Ed i giardini si erano ritrovati sulla sua strada.
    Le piaceva il tempo nuvoloso che, come del carbone sfumato su un foglio, riusciva a creare un'atmosfera che sembrava voler sospendere tutto tra lo spazio ed il tempo.
    Era decisamente molto contenta, quel giorno. E soddisfatta, anche. Era riuscita a preparare una Pozione Cura Ferite praticamente perfetta! Saltava dalla gioia per la felicità!
    … Letteralmente. Aveva infatti interrotto la sua passeggiata, ed i lunghi capelli ondulati stavano già ballando la ola tra le sue spalle e la sua schiena, liberi da qualsivoglia tipo di acconciatura e, ormai, pure assai spettinati, da praticamente un quarto d'ora, mentre la signorina emetteva strilletti allegri alquanto acuti e saltellava da un piede
    all'altro senz'alcuna ragione apparente.
    I suoi occhi scuri brillavano, e tanta era la sua gioia che ben presto si ritrovò ad improvvisare un vero e proprio balletto.

    Con tanto d'interpretazione canora, ebbene sì.

    << We are the champions, my frieeeeeeeend!! >>


    … Suo padre e la sua mania per la musica babbana. E per i babbani in generale.
    Non era uno scrittore di romanzi babbanofili per nulla, in fondo.
    Meno male che la sua voce poteva ritenersi quanto meno orecchiabile.

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    Mani nelle tasche del pantalone della divisa, cravatta allentata e primi bottoni della camicia slacciati, zazzera di capelli privi di una reale forma e piedi strascicati. Ecco, in tutto il suo splendore, un annoiato Nathan che si aggirava come uno spettro tra i corridoi del castello orfano del suo migliore amico hidenstoniano impegnato con i suoi doveri da Spillato, senza la sua adorabile follettina al suo fianco, spasmodica amante del vomito di parole, ma anche privo del divertimento a tinte hot che condivideva con la Whitemore nel loro solito posto. Il vuoto di stimoli ed interessi aveva portato il mago a passeggiare senza meta, con i pensieri che finivano con il posarsi sempre sulla Ghiacciolina numero uno: Amelia Farley. Dopo la loro giornata londinese il bostoniano aveva ottenuto qualche elemento in più sulla rampolla purosangue senza però avere la capacità di mettere tutte le tessere di quel puzzle che la componevano al loro posto. Quello che sapeva era che l'argentea si stava dimostrando l'unica ragazza capace di smuovergli qualcosa oltre gli ormoni e l'affetto fraterno che invece riversava sulla piccola Lewis. «Devo trovare un modo per scioglierla... e metterla dentro un calderone a fiamma bassa non è la giusta soluzione.» Era innegabile il suo timore degli effetti che aveva su di lui, ma siccome aveva la profondità di un cucchiaino non si interrogò più del dovuto. La suola delle scarpe, dopo il pavimento liscio dei corridoi, grattavano anche i vialetti acciottolati del giardino, giardino che era avvolto da una luce fredda per colpa delle nuvole che oscuravano gli ultimi scampoli di sole. Sole che sembrava essere stato assorbito del tutto da una ragazzina del primo anno come lui, nonché Ametrina. L'incedere di King si arrestò ritrovandosi davanti una Aibileen Beatrix in preda a delle convulsioni -okay, no, era un balletto- gioiose. « Ma è una di quelle wicca che fanno la danza della pioggia?» Pensò avvicinandosi di soppiatto alle sue spalle, troneggiando con la sua grande altezza e finendo con il completare la frase di quella canzone dei Queen che diverse volte aveva sentito risuonare all'interno degli spogliatoi dei Wampus. «And we'll keep on fighting 'til the end!» E nel cantare scivolò dapprima al suo fianco e poi per mettersi di fronte a lei, afferrare una sua mano e indurla a fare una giravolta su se stessa. «Oh, we are the champions... We are the champions...» E al termine della piroetta l'avrebbe guidata in un casquè, avvicinando il petto allo stomaco della ragazza, abbassando il tono del suo canticchiare, come a voler rafforzare la successiva frase di quel successo senza tempo. «No time for losers!» E con la pressione del braccio e della mano dietro la sua schiena l'avrebbe risollevata fino a farla scontrare contro il suo fianco. «'Cause we are the champions... Of the wooooorld!» E al termine della sua strofa lasciò andare la presa sulla ragazza con gentilezza, arretrando di qualche passo e guardandola divertito. «Mai pensato di darti ad una carriera da cantante?»
    Nathan Parker
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    La giovane ametrina ringraziò in tutte le lingue che conosceva (ossia l'inglese, abbastanza bene il francese, discretamente lo spagnolo e qualche vocabolo di portoghese e d'italiano – la maggior parte soprattutto grazie ai suoi numerosi viaggi con la famiglia) di essere nata meticcia: aveva qualche chance in più che il compagno, nonché concasata, non notasse il suo imbarazzo.
    Quando aveva sentito la voce di Nathan cantare le altre strofe della canzone, e la mano del suddetto afferrare la sua per farla piroettare, si era notevolmente irrigidita, smettendo di cantare all'istante.
    Ma, man mano che il ragazzo continuava a cantare e a farla ballare, si rilassò un po' e si lasciò guidare con più naturalezza, scoppiando a ridere divertita.

    << Ma sei un ballerino provetto, Nathan! >>

    Si complimentò appena la lasciò andare, salvo poi sentire l'imbarazzo aumentare notevolmente quando il ragazzo, con nonchalance, le chiese se avesse mai pensato di lanciarsi nel mondo della musica come cantante. Strabuzzò gl'occhi.

    << O-oh, oh, n.. no! È.. È soltanto un mio vezzo. >>

    “Oh no! Che palle. Sto balbettando. Riprenditi, Aibileen, riprenditi! Non è successo niente, suvvia. Nathan è stato galante. Tutto qui. Calma e sangue freddo. Calma e sangue freddo.”

    Prese un bel respiro, buttando immediatamente fuori tutta l'aria, nel tentativo di riprendere a parlare come una persona normale. O giù di lì.

    << Come sono andate le selezioni di Quidditch? >>

    Gli domandò sorridente.

    “Ooooooh! Ora sì che si ragiona. Una banalissima domanda, posta con il tono più naturale e sicuro del mondo!”

    ….

    “Vabbé. Adesso non esageriamo. Sufficientemente naturale e sicuro, ecco.”

    Non era una gran seguitrice di quello sport, ma adorava giocarci con gli amici ed i cugini, soprattutto durante le vacanze. In particolar modo, si divertiva ad assistere ai battibecchi trai due fratelli, suoi cugini, Tyler e Charlie (che, il Quidditch, non lo potevano proprio soffrire, e se spesso finivano col cedere in nome della maggioranza dei voti sulla risposta alla fatidica domanda “Ed ora che si fa?”, non per questo lesinavano in battute ed in lamentele colorite di vario tipo), e Taylor (la gemella di Tyler, nonché sorella più piccola che, quello sport, lo adorava), e a cercare di parare il maggior numero di tiri possibile nel ruolo del portiere.
    Quando riusciva a parare quelli di Taylor o di Simon (franco-londinese, ex-concasata e suo amico di Hogwarts fin dal primo anno), poi, saltellava, ballava e cantava dalla contentezza per tutto il pomeriggio, proprio come stava facendo poco fa!


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    Che fosse un disagio vivente era ormai in dubbio e per chi ancora li avesse avrebbe avuto conferma con il suo modo di dar manforte alla sua concasata nella sua performance invitandola in un passo a due su un classico del rock dei Queen. Se all'inizio la streghetta si era irrigidita tra le sue braccia, con il passare delle battute della canzone e dei suoi movimenti sexy riuscì a coinvolgerla interamente, riuscendo perfino a strapparle una risata con tanto di complimento. «Dovevo pur puntare su qualcosa, no?» E infatti il suo movimento di bacino era stato più che apprezzato oltreoceano e anche lì sembrava non esser da meno. Quanto ai suoi di complimenti per la mulatta King assistette ad una perfetta razionalizzazione delle sue parole con relativo imbarazzo crescente che venne confermato anche dal balbettio continuo dell'altra. «Ma dai, vezzo o non vezzo dovresti pensarci seriamente. Sarebbe un peccato se finissi con il tralasciarlo.» Se c'era del talento bisognava coltivarlo e farlo crescere, non estirparlo dalla radice. Prendiamo proprio King ad esempio: a dieci anni aveva capito che fosse un idiota e, pertanto, aveva optato per accrescere la sua idiozia in ogni sua forma e manifestazione possibile. Lasciò andare comunque la canterina portandosi al suo fianco e tentando di iniziare una camminata per i giardini. Starsene fermo non era proprio il suo obiettivo. «Oh bene, sarò il jolly della squadra!» La tradizione americana era arrivata anche in Europa e per lui non è che cambiava così tanto. «Vuol dire che mi allenerò con gli altri e che quando servirà entrerò in campo lì dove ci sarà bisogno di me.» Poi, ripensando ai volti presenti allo stadio al momento dei provini non trovò quello della Beatrix. «E tu? Perché non hai partecipato alle selezioni? Paure delle altezze o il quidditch non ti interessa così tanto?» Poi grattandosi la nuca pensò comunque di continuare ad alimentare la conversazione, in fondo era comunque una ragazzina interessante nonostante i balbettii continui. «Anche tu, come la maggior parte qui, sei andata ad Hogwarts? In che casa eri?» Mani infilate nelle tasche dei pantaloni della divisa, piedi strascicati sui vialetti acciottolati, con lo sguardo che si alternava tra la maestosità del verde ben curato e il visetto vispo della mulatta.
    Nathan Parker
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    << Sei pure un bel ragazzo, ed hai un modo di porti molto simpatico: faresti faville! >>

    Ammise, temendo di risultare troppo sfacciata, ma non riuscendo a trovare un modo meno diretto e fraintendibile di dire quello che pensava. E quindi amen, l'aveva detto così, piepparo.
    D'altronde, non era difficile immaginare, ma anche notare, il successo che Nathan aveva con le ragazze: veniva notato, e non era difficile capirne il perché. Ad Aibileen trasmetteva molta simpatia, ed apprezzava la franchezza e la nonchalance con la quale riusciva, apparentemente senza troppi problemi, a comunicare e a relazionarsi con gli altri.
    Mentre ascoltava le parole del ragazzo, provò a regolarizzare il suo respiro per far calare l'imbarazzo.
    Era una tecnica che, di solito, sortiva il suo effetto.

    << Tralasciarlo no, mai! Adoro cantare, mi mette di buonumore. Sia il ballo che il canto sembrano avere lo stesso effetto su di te, o sbaglio? >>

    “Beeeeeeeeeeeene. Ha funzionato. Grazie a Merlino. Non sono mica una divisione metrica ambulante!”

    Pensò, sempre più a suo agio nella conversazione, mentre Nathan si metteva al suo fianco, cominciando a camminare, e lei lo seguì. Sembrava un ragazzo molto attivo. Quando lo incrociava, le dava sempre l'idea di essere un ragazzo pieno di energie e di voglia di fare.
    Cominciarono a parlare di Quidditch, e Nathan le rispose di essere nelle riserve. A modo suo. Le piacque un mondo la maniera in cui definì il suo ruolo nella squadra, le sembrò a dir poco azzeccato.

    << Giocavi anche nella squadra di Quidditch della casata della scuola in cui eri prima? Quale hai frequentato? >>

    Quando le chiese se non era andata alle selezioni perché non le piaceva il Quidditch, scosse la testa, e sorrise con entusiasmo al pensiero di quanto si fosse divertita alle mille e una partite giocate in quegl'anni.

    << Non seguo il Quidditch, ma è bellissimo giocarci! Adoro volare! >>

    Aveva un sorriso ed uno sguardo sognanti. Nella sua testa, era praticamente impossibile che qualcuno potesse non amare il volo. Quando quel qualcuno non soffriva di vertigini, ovvio.

    << Faccio sempre il portiere, è divertente parare! Con amici e cugini, ci divertiamo sempre un mondo! Qual'è il ruolo in cui preferisce giocare lei, signor jolly? >>

    “Aspetta... Cos'altro mi aveva chiesto?”

    << Ah! Sì! Le selezioni! N.. No, non ci sono andata perché, b.. Beh, mi sembrava inopportuno presentarmi, essendo arrivata ad Hidenstone relativamente da poco. >>

    Ma si riprese... Appena nominò Hogwarts.

    << Sì, esatto! Anche tu? Non ricordo di averti visto per i corridoi, però... Ma se anche tu sei di Hogwarts, e non ti ho notato, è solo perché sono troppo distratta! Non perché tu... Insomma... Non sia una persona che attira l'attenzione! Anzi!>>

    Si premurò di precisare, alquanto goffamente, nel timore di stare per fare una figuraccia che avrebbe potuto eventualmente offenderlo.

    << Comunque... Ero nella casata dei perseveranti! Una Tassorosso! >>

    Snocciolò allegra. Morgana, quanto era bella la loro Sala Comune! Quanti disegni aveva fatto, e storie aveva inventato, sulle piante che vi trotterellavano libere come l'aria!

    << M.. Mi piacerebbe tanto diventare... Una scrittrice di storie per bambini, un giorno. Devo anche trovare un altro mestiere che mi permetta di essere autonoma ed indipendente il prima possibile, però. >>

    Nathan era un ragazzo divertente, alla mano, e secondo lei era anche molto sveglio. Si sentiva lievemente in imbarazzo a parlare dei suoi progetti di vita con tanta “disinvoltura”, e di sua sponte pergiunta, ma non a disagio. Tanto mica se la sarebbe mangiata, giusto?

    “... Halleluja, Aibileen.”

    << E tu? Qual'è il tuo sogno? >>

    Si voltò a guardarlo, con un sorriso allegro sul volto. Quando una persona parlava delle proprie passioni, spesso e volentieri, si trasfigurava, illuminandosi di luce propria.
    Era una cosa che lei trovava meravigliosa da vedere, ed anche ascoltare.

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    «Dimmi qualcosa che già non sappia, splendore.» Occhieggiò divertito l'Ametrina che in realtà non aveva fatto altro che gonfiare il suo ego già fin troppo enorme. Peccato che la gialloviola non lo conoscesse ancora così bene -come la maggior parte degli abitanti del castello- e che si facesse un po' intortare dal viso da bravo ragazzo sebbene fosse un po', come dire, fin troppo sicuro delle sue capacità relazionali con il sesso femminile. Il tutto stava nel trovare i tasti giusti per usarli nel comporre melodie personalizzate, un po' quello che fece anche con la Bellatrix. «Il ballo è perfetto se voglio fare colpo ma da qui a dire che il mio sogno è diventare il nuovo Billy Elliot ce ne vuole, ma sì alla fine è più il canto a mettermi di buon umore. Cioè dai, quanto è bello canticchiare sotto la doccia prima dell'inizio di una giornata di merda tra lezioni e compiti? Se non facessi così credo che mi avrebbero già trovato spiaccicato ai piedi della torre più alta del castello.» Il suo motto di vita in fondo era proprio di vivere la vita con leggerezza, senza paturnie varie rifuggendo dai drammi e rivisitando una massima famosa cambiandone solo la seconda parte "fate l'amore, non fate i minchioni". «E comunque no, Aib, dico sul serio. Potresti farne la tua professione, tu sì che sei brava.» E no, non stava cercando di sfilarle le mutandine, era terribilmente serio.
    Per colpa del suo essere instabile il ragazzo riprese il cammino, non meravigliandosi di come l'altra preferì seguirlo piuttosto che accomiatarsi da lui, cercando un qualsiasi appiglio pur di continuare a parlare con lui. E non era neanche così popolare tra le mura di Hidenstone, almeno non come oltreoceano.
    «Sette lunghissimi ed infiniti anni di inferno ad Ilvermorny. Wampus, sarebbe un po' il Grifondoro di voi inglesi, nonché buona parte dello spirito Ametrin.» Si passò una mano tra i capelli, tirandosi qualche ciocca, ridendo già alla successiva parte di risposta alle mille domande. «Anche lì ero un jolly ma per lo più giocavo come Cacciatore o Portiere. Alla fine il Quidditch non è una religione per me, quanto più un modo per evadere, divertirsi e tenersi in forma.» E nel dire quello sollevò camicia e giacca rivelando degli addominali bassi niente male. Fu però il suo di turno nel fare domande e che ovviamente finì con il vertere tutto al gioco delle tre palle. «Noooo, ma dai, come il nostro fantastichissimo nuovo Capitano Adamas Vesper!» Commentò dandole un po' di gomito, prima di cercar di dare una risposta forse un po' più precisa rispetto a quella di prima. «Non ho un ruolo preferito, davvero, semplicemente mi piace giocare come e dove non importa, ma soprattutto mi piace vincere. Per cui, mia cara Aibileen, il prossimo anno ti voglio alle selezioni. Vedi un po' come ti devi mettere. Guarda sono persino disposto ad allenarmi con te per tutto l'anno così sarai un portento e finirai col dare del filo da torcere a quel pasticcino di Adamas. Che dici, ci stai?» Era quanto di più vicino ad una storia potesse offrire ad una persona di sesso femminile e, fosse stato nella mulatta, non ci avrebbe pensato su due volte prima di accettare. Ma chi era lui infondo per spingere le persone dove avrebbe desiderato?
    «Oh, tipo le favole della buonanotte? In effetti credo che le fiabe di Beda il Bardo siano ormai obsolete, così come quelle babbane. Ci vorrebbe qualcosa di nuovo, qualcosa di frizzantino.» La soppesò con lo sguardo, senza mai arrestare il lento incedere della loro camminata, e pensando che tutto sommato sì, ce la vedeva a scriver storie per bambini.
    «Allora che tipo di percorso G.E.M.M.A. vorrai intraprendere? Lo so che manca ancora tutto il primo e il secondo anno, ma qualche idea l'avrai già in mente, no?»
    Quanto a lui... beh lui si nutriva di così tanti sogni che subito finiva con l'averne noia, dimostrandosi incostante e poco propenso a far sì che venissero realizzati in un certo qual modo. Eppure c'era una idea che era tornato a bussare alla sua porta, sin da quel giorno in cui aveva comunicato con l'animo del Rame ad una delle lezioni di Magitechnica. «Vorrei provare a diventare un Magiveterinario, ma da qui a dire che lo diventerò davvero ci passano almeno altri cinque anni. Staremo a vedere...» Era la prima volta che lo ammetteva ad alta voce con qualcuno che non era se stesso. Un piccolo passo avanti, senza dubbio un bel bicchiere mezzo pieno.
    Nathan Parker
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    Nathan non sembrava essere un tipo modesto. Decisamente.

    << Vuoi passarmi un po' di autostima? Quel che serve per smettere di balbettare a caso. >>

    Chiese, divertita. Alla ragazza non piaceva pensar male delle persone: ragion per cui, a volte, anche quando il suo istinto le diceva “Scappa!”, lei cercava, e trovava senza tanti problemi, scusanti ed attenuanti. Ad una certa, fortunatamente, finiva per darsi una svegliata e a vedere le cose per quelle che erano... Di solito.
    Sulle prime, però, a meno che non avesse visto qualcuno far del male a qualcun'altro, o cose del genere, tendeva a non farsi una cattiva opinione delle persone. Non le piaceva. Avevano tutti i propri difetti, d'altronde, no? Chi era lei per condannare?
    Il ragazzo, a pelle, le sembrava essere spontaneo e gentile: le bastava.
    Aveva sempre messo, più o meno coscientemente, la sincerità e la bontà d'animo al primo posto. Trovava entrambe le scelte di vita coraggiose ed intelligenti, e le apprezzava moltissimo.
    La rilassavano, anche: sentiva che la sua ingenuità non avrebbe rischiato troppo di farla andare incontro a delle cocenti delusioni.
    … Ma era ingenua. E quindi il rischio c'era, sempre e comunque. Amen, se era per vivere appieno, qualche rischio era disposta a correrlo, nonostante la paura.
    Alla battuta di Nathan sulle lezioni, rise.

    << Dai, sono interessanti, la maggior parte delle lezioni! >>

    Anche se tutto quello che aveva a che fare con il lanciare incantesimi contro la gente così, tanto per, continuava a rappresentare per lei un problema di notevole spessore.
    Non sapeva nemmeno se sarebbe stata capace di lanciare un ”Flipendo” ad un reale nemico, senza lasciarsi prendere dai sensi di colpa (la narratrice del futuro ti conferma che no, al momento, non ne sei decisamente in grado: massimo, massimo un po' di farfalle sputate in faccia)!

    << Sarebbe bello lanciarsisi con la scopa, dalla torre più alta del castello.. >>

    Rifletté ad altavoce. Non era un tipo poi così spericolato, ma neanche così noioso e “tutto casa e chiesa” come poteva sembrare, e quella sarebbe stata decisamente un'attività divertente, secondo lei. Fatta da sobri, ovviamente. In realtà, anche se non disdegnava bere qualcosa, di tanto intanto, aveva sempre fatto attenzione a non ubriacarsi.
    Quando il ragazzo insistette sul fatto che avrebbe seriamente dovuto pensare alla carriera di cantante, l'imbarazzo ebbe la meglio, e si limitò a scuotere la testa, salvo poi cambiare argomento appena sentì la voce tornare funzionante:

    << … Balli, canti... Suoni anche qualche strumento, per caso? >>

    Aibileen ammetteva candidamente che Nathan fosse un bel ragazzo. Le stava solamente simpatico, però. Ed aveva un modo di vivere il rapporto fisico troppo emotivo, per anche solo lontanamente ipotizzare di andare a letto con qualcuno per cui non provasse nulla.
    Non che giudicasse chi aveva un modo di vivere e sentire i rapporti fisici diverso dal suo: secondo lei, ognuno faceva bene a seguire la propria natura, il suo personale modo di essere e di evolvere, e basta. Senza star lì a giudicare e ad etichettare quelli altrui.
    L'importante, era cercare di non far del male agli altri con essi, e di non lenire la loro libertà.

    “... Le avete viste, quelle puffole pigmee in groppa a pegasi e ad ippogrifi, volare verso l'arcobaleno, nevvero?”

    Ascoltò il racconto del concasata su Ilvermorny con notevole interesse.
    Quando cominciarono a parlare di Quidditch, e Nathan le mostrò una parte dei suoi addominali, alla ragazza colpì particolarmente l'utilizzo di una parola:

    << … Se è troppo personale, puoi non rispondermi, ma da cosa cerchi di evadere, di solito? >>

    Poi, quando Nathan disse il nome del capitano, esclamò:

    << Adamas Vesper! Anche lui era un Tassorosso: sembra un ragazzo molto gentile. >>

    Asserì, non riuscendo a vedersi all'altezza di un ragazzo simile, sempre così elegante e a modo, ai suoi occhi.
    Insicurezza, che brutta bestia.
    Una bestia del piffero.
    Quando il ragazzo si offrì di allenarla, però, i suoi occhi s'illuminarono di nuovo.
    Lo abbracciò, incredula e felice.

    << N.. Non vorrei spodestare Adamas, p.. povero, ma sarebbe fantastico, diventare un bravo portiere! >>

    Ad Aibileen non importava poi molto, vincere in uno sport. Ma arrivare fino a dove era in grado di arrivare, dando sempre e comunque il massimo, sì. Migliorare era sempre una vittoria.
    Sempre.
    Anche l'idea di far mangiare la polvere a Simon e a Taylor aveva il suo fascino, però. Doveva ammetterlo.

    << Grazie, sei davvero gentile! Sarebbe divertente! >>

    Aibileen era in piena rivoluzione personale: era una ragazza romantica, ma non ci pensava molto, in quel periodo, ai cuoricini e a quella roba lì. Era tutta immersa nei suoi progetti di disegno e di scrittura, a cercare di capirci qualcosa con le lezioni, a chiarire una volta per tutte quale sarebbe stato il suo “mestiere ufficiale”... Nonché a cercare d'imparare a socializzare come una persona normale.

    Non che in quella scuola abbondassero le persone normali. O che lei lo fosse.
    Ma, insomma, ci siamo capiti: voleva smetterla di parlare come scrive un dislessico ogni volta che incontrava qualcuno che non conosceva, o che non conosceva bene.
    Quando il discorso virò sui sogni nel cassetto, si accontentò più che volentieri della versione di Nathan: di “favole della buonanotte”, alla fine, ne scriveva. Non solo, ma anche.
    Ed aveva sentito ben di peggio.
    E poi, le fiabe di Beda il Bardo, lei le adorava. Sentirsi anche solo lontanamente paragonabile a lui, la fece andare in brodo di giuggiole.
    Quando le chiese che tipo di percorso avrebbe voluto fare con il G.E.M.M.A., rispose sicura:

    << La Cura dei Viventi e della Natura. Sì, qualche idea ce l'avrei... >>

    Ora esitava. Ma, d'altronde, non è che nascondesse in qualche modo il suo entusiasmo, quando c'era un'ora di lezione di Pozioni nei paraggi, o quando incrociava il famiglio di qualcuno:

    << Diventare Pozionista, o occuparmi di Creature Magiche, mi piacerebbe molto... Ma non so se sarei abbastanza brava. Vedremo! >>

    Alla fine della sua frase, scrollò le spalle e tentò di tornare a sorridere, si sarebbe sentita in colpa, a tormentare ulteriormente il ragazzo con la pesantezza seria dei propri dubbi.
    Quando rispose alla sua domanda, Aibileen s'illuminò.

    << È un sogno meraviglioso! Mia madre è una medimaga, è eccezionale! Quando ti è venuto in mente per la prima volta? >>

    Chiese, incuriosita.
    Mentre parlavano e continuavano a camminare, si accorse distrattamente della presenza, vicino a loro, di una fontana... Ciò che vide riflesso in essa la fece sobbalzare: vide il riflesso del volto di uno studente (che passò ancora più vicino alla fontana di loro) completamente trasfigurato dal terrore! Sobbalzò, portandosi una mano sulla guancia.
    Avendo dedicato alla scena un colpo d'occhio molto sfuggente e rapido, presa com'era dalla conversazione, non aveva visto il compagno che era effettivamente passato, ma soltanto il suo riflesso.

    << … N.. Nathan... S.. Sai se in quella fontana... C.. C'è uno studente... O uno spirito... Intrappolato, o qualcosa del genere? Ho visto, nell'acqua, una faccia così terrorizzata... >>

    Chiese, non spaventata, a dire il vero, ma preoccupata sì.
    Contestualizziamo: non solo vi erano molte leggende misteriose, su Hidenstone, ma anche la scuola nella quale aveva vissuto sette anni, Hogwarts, poteva vantare il suo bel numero di stranezze e di personaggi fuori dall'ordinario.
    Con queste ultime due cose, ci era cresciuta. Erano il suo pane quotidiano.

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    Che lui avesse un ego spropositato -sebbene in misura minore rispetto a qualche altro abitante del castello- era cosa risaputa, però più che credere davvero nelle sue capacità, pomparle ed esporle, lui era semplicemente bravo nel sparare fregnacce e renderle credibili.
    «Autostima, dici? Nah, è solo tanta idiozia» Un occhiolino e una risatina divertita, ben sapendo che la mulatta col piffero che avrebbe voluto seriamente essere come lui. Lui che poteva essere una discreta spalla, ma mai il protagonista.
    Lasciò scivolare il discorso dal ballo alle lezioni, così come decise di non ribattere al fatto che alcune fossero interessanti poiché farlo sarebbe stato un po' come ribattere l'ovvio e lui, in quella conversazione, ne aveva già abusato largamente di quell'escamotage.
    Finirono quindi con il parlare di scope e di Quidditch con la Beatrix che finalmente iniziò a dimostrare come lo Snaso dorato l'avesse smistata negli Ametrin non solo per il suo essere buona, dolce e disponibile, ma anche perché amante del rischio, con la capacità di vibrare per un'idea che con uno come King non sarebbe poi per forza rimasta solo sulla carta o una parola soffiata nel vento.
    «Perché no, dovremmo provare!» Lanciarsi con la scopa dalla torre più alta del castello era una eventualità a cui, ora che era entrata nel suo cervellino da demente, difficilmente sarebbe riuscito a privarsene. «Facciamo così: se dopo le vacanze di Natale troverai ancora interessante farlo, beh... bussa alla mia porta che lo facciamo, sul serio! Al diavolo punti e punizioni, bisogna viversela!»
    Un po' come lui, poi, aveva suggerito all'altra di viversi la sua dote canora. Insomma, perché mandare alle mandragole un talento come quello solo per un pizzico di vergogna. Su quella ci si poteva far sempre qualcosa, a differenza di Parker che al suo carattere non sarebbe mai riuscito del tutto a farne una regola. Motivo? Beh, poteva mica lasciarsi sfuggire un assist come quello che gli aveva appena offerto Aib. «La tromba, sì, decisamente la tromba. Il flauto non rientra poi così tanto tra le mie corde» Doppio senso banale su un eventuale strumento che sapesse suonare. Per eventuali conferme sarebbe bastato solo tendere l'orecchio e ascoltare i gossip che imperversavano tra i corridoi della scuola associati al suo nome. «No, okay, faccio il serio. Non so suonare uno strumento ma la batteria mi ha sempre affascinato. E pensare che è uno strumento moooolto sottovalutato, soprattutto perché ci sono le chitarre elettriche o i bassi che ti conquistano con più facilità». Eppure, era il ritmo dettato dalla batteria ad essere fondamentale per la riuscita di un successo. Almeno secondo lui.
    E sempre per lui la parola evasione aveva un sapore tutto suo. «Dalla noia. La noia è terribile, triste e noiosa Non voleva strapparle un sorriso, semplicemente si stava limitando a condividere con lei qualcosa che per lui risultasse ovvio e non così personale.
    Come personale non sarebbe stata la possibilità che l'altra entrasse nella squadra degli Ametrin. «Oh, ma non è che devi buttarlo fuori dalla squadra, eh! Semplicemente c'è sempre bisogno di una mano in più, metti caso dovesse farsi male? Ecco che entri in campo tu. Immagina: gli studenti sugli spalti che invocano il tuo nome...» Arrestò il passo, portando una mano alla bocca e imitando il brusio di uno stadio, ripetendo a lungo il suo nome, scoccandole occhiate divertite.
    Era piacevole trascorrere quel breve tragitto insieme, parlando di cose come venivano, senza un filo logico o una ragione precisa. Tra i vari argomenti Nathan riuscì a recuperare informazioni importanti sulla vita della ragazzina: era una cantante, timida, con la passione per il quidditch ma timorosa per una figuraccia, e... figlia di una medimaga.
    «Oh, no, io con le persone non ce la potrei fare. Le creature magiche, gli animali tutti, sono meglio di tutti gli umani, anche quelli più ostici e oscuri!» Iniziò, agitando frenetico le mani davanti al suo viso come a scacciare quella che per lui era una vera e propria bestemmia.
    «In realtà quando da piccolo avevo fatto diventare il box un rifugio per gli animali del quartiere: scoiattoli, gatti, cani, topi, rospi... una volta persino una volpe! E solo perché vivevamo praticamente in quartiere babbano e quindi le creature magiche se ne riguardavano dal mettervi piede, eh, altrimenti avrei offerto il mio aiuto anche a loro. Solo che rifocillarli, mettere qualche benda qua e là, non fa di me un magiveterinario. Per quello sono richiesti così tanti anni di studio che al solo pensiero mi viene da piangere. Eppure, sono qui, forse perché il desiderio alla fine sta tornando sempre più con forza. Ma, ripeto, staremo a vedere!»
    Le diede una spallata gentile, decisamente bonaria, aiutandosi anche un po' con il gomito. «Dai, allora è altamente probabile che finiremo con il terminare insieme l'accademia!» Poi la vide sobbalzare, leggermente preoccupata il che lo fece impensierire ed arrestare il passo.
    «Dove? Cosa?» Si guardò dapprima intorno, per poi abbassare lo sguardo ad una delle fontane, salvo poi scoppiare in una fragorosa risata. «Oh, no. Semplicemente siamo davanti ad una fontana incantata che rimanda il nostro riflesso però distorto. Ad esempio, vediamo un po' cosa c'è qui?» Perché mai perdere tempo a studiare l'arco del sole per capire in quale ala del giardino si trovassero quando si poteva specchiare peggio di Narciso? Infatti, l'immagine che ne ebbe in cambio fu il suo visto distorto dall'invidia. «Sì, direi proprio che siamo nel regno di Zelena!» Ah, la cara e tenera strega dell'ovest dalla pelle verdognola per il troppo livore per la buona sorte di altri. «Prova anche tu, dai!» E si girò per posarle le mani sulle spalle e spingerla verso la fontana zampillante, forse un po' con troppa foga, visto che finì con il bagnarla. «Ops, spero che tu non ne abbia bevuto neanche una goccia!» Già, perché bere un sorso dalla fonte avrebbe finito con il renderla invidiosa, almeno per un po'.
    Nathan Parker
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    Aibileen Beatrix
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    Alle parole di Nathan circa la sua autostima, inclinò la testa di lato, perplessa. A lei, Nathan sembrava essere un ragazzo pieno di belle qualità ed intelligente, fare lo stupido non equivaleva di certo ad esserlo! Sperava sinceramente, quindi, che il ragazzo non avesse, nel fondo, un’opinione negativa di se stesso.

    Spesso e volentieri, comunque, prende anche certe repliche eccessivamente sul serio, diciamocela tutta.
    Dall’idea che si era fatta del giovane concasata, comunque, non si stupì di sentirlo appoggiare la sua idea, in realtà uscita dalla sua bocca in maniera completamente spontanea ed irriflettuta, di buttarsi dalla torre più alta del castello con una scopa.
    Gli sorrise entuasiasta, anche se, quando parlò delle punizioni, un pochino sbiancò (per quanto fosse possibile ad una ragazza con la sua carnagione).
    Dei punti non gliene importava una fava, non trovava la competizione tra casate un qualcosa d’interessante (tranne nel Quidditch, dove aveva un che di divertente), ma l’idea di finire in punizione non rientrava tra le sue preferite.
    … Però…
    … Però.

    “… In fondo ha ragione, la vita va vissuta…”

    … Eh già.

    “Magari non ci beccheranno neanche!”

    … Il tuo ottimismo arriva davvero a questi livelli, Aibileen? I miei complimenti!

    “… Alla fine, è un’idea che mi è venuta così, di getto. Magari è il mio IO che vuole portarmi verso novità positive, o qualcosa del genere.”

    Pure. Ammazza. Qui non si tratta più di ottimismo, ma di pura fantasia!

    “Massì, facciamolo! Volare in picchiata è fantastico, sarà divertente! Sarà come una sorta di allenamento di Quidditch.”

    … Adesso ti stai allargando un po’, ragazza mia. Annuì, comunque, alle parole del concasata. Quando passarono a parlare di strumenti musicali, non capì neanche lontanamente il doppiosenso legato alla tromba.

    << … È un bello strumento, la tromba! La suoni da.. ? >>

    Quando capì che Nathan non aveva “fatto il serio” poco prima, e le disse che non suonava nessuno strumento, ma che gli piaceva molto la batteria, le sembrò di vedere in quel ragazzo qualcuno che, nelle cose serie, non osava mettersi in avanti, per quanto desiderasse rendersi concretamente utile. Era solo un suo collegamento istintivo, però, e non pretendeva minimamente di star davvero indovinando parte dell’indole del coetaneo, in quel momento.
    Aibileen aveva udito qualche pettegolezzo, qui e là, sulle molteplici avventure del ragazzo, ma non trattandosi di qualcuno su cui avesse delle mire in particolare, non vi aveva prestato grande interesse: non era, però, un asso dei doppisensi.
    Decisamente no.

    << Sì, è vero, la batteria è uno strumento molto bello! E bisogna avere un ottimo senso del ritmo, per poterlo suonare come si deve. >>

    Disse annuendo, concorde con le parole del ragazzo.

    “La noia è terribile, triste e… Noiosa. Sì, direi che ha senso. Me ne ricorderò!”

    Sorrise alle parole del ragazzo, anche se, nel fondo, era comprensibile che non gli andasse più del dovuto di affrontare la noia. Quando parlarono della squadra di Quidditch e di Adamas, annuì allegra alle parole del compagno: in tal caso, le sarebbe anche piaciuto poter entrare nella squadra, come una specie di seconda riserva!
    Rise all’imitazione del ragazzo di una folla che la acclamava, risultava anche piuttosto credibile, pergiunta. Se fosse successo nella realtà, avrebbe trovato più verosimile la versione di una lei che scappava a gambe levate dall’imbarazzo, piuttosto di una in cui continuava a giocare e a volare con nonchalance, ma tant'è.
    Adorò il modo in cui Nathan le parlò degli animali, la storia del rifugio fu davvero bellissima.

    << Rifocillare animali e mettere qualche benda non farà di te un magiveterinario, ma fa molto probabilmente di te qualcuno con del talento! >>

    Replicò, facendogli un occhiolino. Annuì allegramente all’idea di finire l’accademia insieme al ragazzo, scegliendo il medesimo percorso G.E.M.M.A., sorridendo e posando bene i piedi a terra per non rischiare d’inciampare e finire a terra dopo la simpatica spallata di lui.
    Probabilmente, il suddetto, l’aveva pure data in maniera leggera, ma era più muscoloso non di poco rispetto ad Aibileen!
    Quando quest’ultima vide il riflesso dello studente nella fontana e si spaventò, Nathan le spiegò che si trattava, in realtà, di una fontana incantata, nella quale si specchiò. Dopodiché, posandole le mani sulle spalle, la esortò a fare lo stesso, ritrovandosi improvvisamente bagnata dagli schizzi della fontana. Si leccò via dal labbro superiore, istintivamente, alcune gocce che erano andate a finire lì, salvo poi sentire l’avvertimento del giovane sul non bere per nulla quell’acqua.
    Si voltò verso di lui, di colpo preoccupata:

    << Perché? Sennò che cosa succede? >>

    Improvvisamente, guardandolo, sentì, fastidiosa come un nodo che le stritolava lo stomaco, l’ingiustizia che il mondo le aveva inflitto non avendo gli stessi addominali scolpiti che Nathan le aveva mostrato poco prima.

    << Ma perché tu hai degli addominali così belli ed io no?! Non è giusto, non è giusto, non è giusto!!! >>

    Si lamentò con fare capriccioso, mettendo su un broncio da primato, sbattendo un paio di volte il piede sinistro a terra, neanche volesse imitare il coniglietto Tamburino di Bambi.

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda - Stat.
    RevelioGDR


    Edited by Aibileen Beatrix - 24/2/2021, 07:48
     
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8 replies since 2/11/2020, 00:28   178 views
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