Too much of anything is bad. But too much of a good whisky is barely enough

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    May
    Il piccolo gettone continua a fare capolino fra le mie dita. A roteare, in una danza che non sembra avere alcuna fine, da una nocca all’altra. Rallenta, quasi si ferma, tutte le volte che passa oltre l’anulare, le garze sporche e macchiate di terriccio che impediscono di scorrere con la fluidità che vorrei. Provo a farlo passare oltre il mignolo, a farlo tornare nel palmo della mano e ripetere con una destrezza che non mi appartiene più quell’esercizio da prestigiatore. La presa si fa appena più lenta. Il metallo scivola via dalla mano, rimbalza sul legno, tintinna, rimbomba, un suono che perfora le orecchie nonostante sia così piccolo. Innocente.
    Ci sbatto sopra la mano, fermando il tintinnare e coprendo il delicato suono con il rimbombo del legno del bancone. Una delle cameriere si volta a guardarmi, provo a farmi il più piccolo possibile e borbotto una scusa prima di chinarmi in avanti sul gettone e liberarlo dalla prigione delle mie dita. La scritta incisa sopra e dipinta a colori vivaci sembra quasi prendersi gioco di me. Dieci. Dieci giorni. Domani dovrei restituirlo. Impreco, una bestemmia pronunciata a mezza voce e che si perde nel borbottare allegro e vivace di tutti gli altri avventori che hanno deciso di passare una serata al Paiolo Magico. Scintille e fumo provengono da uno dei tavoli in fondo, risate da quello più vicino a me, dove una strega dal viso fin troppo rosso continua a cantare a squarciagola una canzone che non conosco. Ogni due o tre parole, ci infila dentro una bestemmia o una parolaccia. Le sue amiche paiono apprezzare, un po’ meno che di tanto in tanto, dal bancone, mi volti a guardarle.
    Non do loro tutti i torti, non devo avere l’aspetto di una persona che brilla di salute o di buone intenzioni. Forse pensano che sia uscito da una delle topaie di Knokturn Alley, forse che sono solo molto poco attento a come mi vesto. L’ultima non è del tutto falso, e l’aver passato gli ultimi giorni in mezzo alla campagna e al fango, non hanno giovato al guardaroba. Gli stivali sono sporchi di polvere e fango, i pantaloni, larghi e coperti di tasche, sono abbastanza macchiati da clorofilla ed erba che il tessuto potrebbe benissimo essere sempre stato verde. Provo di nuovo a stringermi, a sparire. A tuffarmi nell’alcol. In quel rimasuglio di whisky che rimane all’interno del terzo bicchiere della serata. Un unico sorso e scompare in gola, bruciando amaramente per tutto il percorso; quando arriva allo stomaco, un’ondata di calore si sparge in tutto il corpo. Ritorno a giocherellare rumorosamente con il gettone, lo tengo stretto fra due dita e lo faccio picchiettare sul bancone. Sollevo una mano, richiamo l’attenzione della cameriera e le rivolgo un sorriso stanco. Ci provo, almeno. Non è stata una delle settimane migliori, non che ci sia stata una grande differenza, negli ultimi mesi, fra settimane di merda e settimane schifose. Ma forse una parte di me non si aspettava di raggiungere il fondo del barile.
    «Me ne versi un altro per favore?»
    Non è un locale babbano, mi ripeto, fingendo di essere più in controllo della situazione di quanto non sia davvero, non è un locale babbano e non contano davvero questi. E ne ho bisogno, non è come le altre volte. Questa volta è diverso, e poi un altro bicchiere non può fare male no? Solo un altro, almeno per ora. Per pensare ci sarà tempo domani. Per fortuna in mezzo al caos del Paiolo Magico gremito di persone, nessuno baderà troppa attenzione a me. I posti accanto a me, al bancone, sono ancora liberi. Una fortuna, considerando il numero di persone presenti nel locale.
    Pesco una manciata di monete d’argento e rame da una delle decine di tasche dei pantaloni e ne faccio scivolare un paio sopra il bancone, e mi ripeto che è solo un altro. Che non ce ne saranno altri. La cameriera sorride, forse il suo è più genuino del mio, finisce di riempire i boccali di birra, e dopo averli portati con il vassoio tenuto in bilico sulla punta della bacchetta, ad uno dei tavoli più distanti, torna da me per versare sopra ai cubetti di ghiaccio, altro liquido ambrato.
    Solo un altro bicchiere.
    Non può fare così male in fondo no?
    Let's be lonely together - a little less lonely together

     
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