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.«Facilis descensus Averno»Si infilò all’interno del locale mentre la porta stava quasi per chiudersi, scivolando contro lo stipite e lasciandosi avvolgere dall’aria calda e speziata dell’interno. Il Canto della Sirena era esattamente come ci si poteva immaginare dall’esterno: umido, affollato, intriso di birra e caotico. Decisamente non il posto migliore per uno come James, che soffriva di una forma lieve di sociopatia, che lo rendeva a tratti allergico a qualsiasi essere umano presente sulla faccia della terra, alle volte lui stesso compreso.
Non sarebbe andato lì se non fosse stato obbligato o se, come in quel caso, non avesse avuto una motivazione valida che lo portasse fino a lì. Aveva aspettato quel momento a lungo, aveva cercato di trovare il momento migliore per agire, non si era lasciato fregare dalla fretta di avere la sua vendetta e aveva aspettato pazientemente tutto il tempo necessario.
James raccoglieva informazioni sul suo patrigno, Alan Cohen, da quando aveva 17 anni, con l’obbiettivo di vendicarsi per tutto ciò che gli aveva fatto, per avergli fatto passare l’inferno per una colpa che non aveva. Non era così difficile trovare le informazioni legate ad un Babbano, e non aveva dovuto aspettare poi così tanto per ottenere quel che voleva, eppure c’era qualcosa di soddisfacente nell’osservarlo da lontano, nel vedere come viveva la sua vita, spensierato, e progettare il momento in cui avrebbe accuratamente distrutto ogni cosa. Quando era riuscito a capire che cosa l’uomo stesse facendo della sua vita, era già finito in carcere e James aveva dovuto posticipare i suoi piani: aveva pensato alla possibilità di presentarsi in prigione, di distruggere la sua vita in un posto dove non avrebbe potuto sfuggirgli, ma non c’era niente di cui godere sapendo che la sua vita, al momento, non era poi così speciale. Aveva aspettato fino a quel momento, poteva aspettare ancora per un po’ se questo avrebbe aumentato il piacere causato dalle sue azioni.
E poi aveva pensato a Cameron. Ricordava suo fratello, o meglio ricordava quel bimbetto che lui aveva provato a far tacere strozzandolo brutalmente, ovviamente senza ottenere nessun genere di risultato, se non segnare la sua vita per sempre. Ricordava di aver desiderato ardentemente di ucciderlo, quella era stata la prima volta in cui aveva usato la sua rabbia e la sua forza per agire concretamente contro qualcuno, fino a quel momento era sempre stato un bambino taciturno e rancoroso ma non se l’era mai presa con nessuno. Eppure quel bimbetto aveva tirato fuori la parte peggiore di sé e ricordava bene la scena di sé stesso che provava a zittirlo una volta per tutte premendogli il cuscino sulla faccia.
Non aveva idea nemmeno di quando fosse nata quell’idea o dove avesse preso ispirazione, leggeva parecchio quando era bambino, era curioso e attento a qualunque dettaglio, ma non era molto sicuro di dove avesse reperito un’informazione come quella, come fosse stato capace, all’età di sette anni, di sapere come soffocare qualcuno. Ad ogni modo aveva fallito, Alan lo aveva punto a dovere e avere finito per portare Alan e sua madre ad allontanarsi, e alla fine si erano trasferiti in Scozia e non aveva più visto Cameron e il suo patrigno. Non che gli fosse dispiaciuto, ricordava quel bambinetto dai capelli castani con un certo disprezzo e, dopotutto, James non era certo conosciuto per riuscire a crescere e superare la sua rabbia o vecchi rancori. A distanza di anni continuava a pensare che quel ragazzo fosse stato l’inizio della sua infanzia terribile, quando era nato tutto aveva cominciato a distruggersi ed era ovvio che non lo avesse mai perdonato.
D’altro canto non sapeva nemmeno che fine avesse fatto, fino a qualche tempo prima, e non si era mai soffermato a pensare al fatto che forse, crescendo, le cose sarebbero cambiate o che avrebbe potuto anche ricredersi, conoscendolo. Aveva fatto una certa fatica a comprendere quali fossero le sue abitudini, per riuscire a trovarlo fuori da Hidenstone, in un posto neutrale e possibilmente da solo. Su quell’ultimo punto non avrebbe comunque scommesso granchè, dal momento che al Canto della Sirena non ci si andava di certo per rimanere da soli tutta la sera.
In quel momento James era avvolto dalla sua giacca di pelle, chiusa fino a sotto il mento, a coprire la maglia che indossava al di sotto. Non aveva indossato nessun altro colore oltre al nero, e forse quegli abiti scuri non facevano altro che accentuare i suoi occhi di un blu ghiaccio e i capelli dorati, lasciati crescere un po’ più del solito.
Lanciò una rapida occhiata all’interno del locale, non sapeva bene che cosa aspettarsi, aveva visto Cameron da lontano e in qualche foto –aveva ottenuto le sue informazioni in un modo non troppo legale, quindi su quello era meglio soprassere- ma non ci aveva ovviamente parlato e James non era esattamente un campione nella socializzazione. Sapeva usare la sua lingua a suo favore, ma non era molto bravo con le relazioni interpersonali.
Non era nemmeno sicuro di cosa volesse ottenere, forse avrebbe dovuto ucciderlo e finire quello che non aveva fatto anni prima ma era innegabile che sentisse la necessità di capire chi fosse, di che cosa avesse sempre avuto più di lui, perché Alan lo avesse amato mentre aveva odiato lui così tanto.
Sì sistemò in uno degli sgabelli al bancone e ordinò una birra, giusto per cominciare. Continuò a guardarsi intorno e continuò più volte a controllare l’ingresso, in attesa di vedere Cam spuntare da un momento all’altro, avrebbe deciso sul momento come agire di preciso, ammesso e non concesso che il suo fratellino non intendesse precederlo.the heart is deceitful above all things,SPOILER (clicca per visualizzare)Cameron Cohen. -
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.«Facilis descensus Averno»Non aveva ancora elaborato un piano preciso da attuare con Cameron, sapeva di volerlo incontrare e di volerci parlare, ancora non avrebbe saputo dire di che cosa o in che modo avrebbe potuto approcciarlo, sapeva solo di volerlo conoscere, seppur non nel modo sano e costruttivo che qualsiasi altra persona avrebbe potuto augurarsi. James aveva quasi sempre detestato Cam, dal primo respiro di quel ragazzino dai capelli scuri, anche se la colpa non era tanto sua quanto del suo patrigno.
Si poteva dire che, durante la gestazione, James non avesse fatto altro che vagare incuriosito, come ogni bambino che si rispetti si era mostrato interessato e sorpreso di fronte ad un processo che non aveva mai avuto modo di osservare prima. Si era abituato a convivere con la madre e Alan, quest’ultimo non sembrava averlo mai adorato troppo ma nei primi anni della sua vita si era dimostrato tollerante se non altro, almeno fino a che non aveva scoperto la verità. Per quanto al momento fosse difficile pensarlo, Jamie era stato anche un bambino come altri, intenzionato a guadagnarsi la stima e l’affetto di quello che per lui era un padre, e che si era ritrovato dispiaciuto una volta che aveva compreso che mai sarebbe stato in grado di conquistarne le attenzioni. Alan era un uomo severo, con lui, lo era diventato ancora di più quando aveva compreso di non essere suo padre naturale, i suoi sentimenti erano inversamente proporzionali a quelli di sua madre: se Alan lo detestava per non essere altro che un mago purosangue, diverso da lui in un modo che non comprendeva, la madre lo adorava per questo, per rappresentare una perfetta linea di continuità per la famiglia Mors, oltre che il frutto del suo amore proibito. James aveva capito solo in parte le ragioni di quell’odio da parte dell’uomo con cui condivideva la casa, era un bambino sveglio ma alcune dinamiche le aveva comprese solo una volta cresciuta, e ai tempi non aveva fatto altro che accumulare una serie di traumi che si era poi portato dietro per tutta la vita.
L’arrivo di Cameron aveva ovviamente peggiorato le cose, e se già Alan aveva cominciato a trattarlo nei modi peggiori, quando la madre era rimasta incinta di suo figlio –questa volta per davvero-, l’uomo si era dimenticato ogni serie di freno inibitorio e aveva cominciato a comportarsi sempre peggio con quel figliastro che non aveva mai voluto. Non c’era da stupirsi se il suo cervello da bambino avesse collegato Cam con tutto l’odio e la rabbia che si erano riversati su di lui, e avesse cominciato a detestarlo di conseguenza. Anche dopo anni, non si era mai tolto dalla testa dubbi e domande nati nell’istante in cui quel bambinetto urlante e piangente aveva fatto capolino nella sua vita. Se in parte aveva capito quanto fosse innocente, comunque continuava ad accusarlo per avergli rovinato ulteriormente la vita: se Cam non fosse mai esistito, lui non avrebbe forse subito le angherie di Alan prima, e della famiglia della madre poi, che lo avevano trascinato agli obblighi e le leggi di una vita perfetta che non aveva mai fatto per lui. Aveva imparato a cavarsela, cosa per cui ringraziava unicamente sé stesso, ma la sua rabbia non si era mai estinta del tutto e dal momento che, per il momento, raggiungere Alan in prigione era ancora complicato, riversare tutta quella rabbia su Cameron gli era sembrata l’unica soluzione.
Forse era solo frutto di un suo problema personale, come se sistemare ogni cosa del suo passato, cancellare le cause dei suoi demoni, potesse anche eliminare questi ultimi. Erano pensieri che non si rendeva nemmeno conto di avere, aveva smesso di cercare di analizzarsi e per lo più tendeva a seguire il proprio istinto, ovunque lo portasse. In quel momento lo aveva portato in una birreria relativamente squallida, ad aspettare un ragazzo di cui aveva una vaga immagine mentale, sperando che la sua serata potesse dirsi proficua.
Stava osservando l’ingresso con un certo impegno quando qualcuno che somigliava abbastanza a chi stava cercando fece la sua entrata all’ingresso. James drizzò la schiena all’istante, facendosi più attento, e fu per una volta grato al caso che lo portò a sedersi al suo fianco. Bene, ora veniva la parte difficile. Non era un asso nelle relazioni interpersonali o meglio, sapeva essere un asso se si trattava di portare a letto qualcuno, in quel caso era davvero bravo,ma per tutto il resto non era così portato. Dopotutto a lui la gente nemmeno piaceva…!
Sospirò piano e si ricordò che non poteva certo sperare che fosse Cameron a parlare per primo. “Se volevi una birra decente, forse questo non è il posto migliore. Hai l'età per bere, almeno?!” buttò lì, sperando che potesse bastare per cominciare una vaga conversazione.the heart is deceitful above all things,. -
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.«Facilis descensus Averno»Non si era mai chiesto che cosa sarebbe successo se tra lui e Cam le cose fossero partite in modo diverso, si era focalizzato sull'odio che provava nei confronti di quel bimbetto che gli aveva portato solo guai e non era mai andato oltre. La verità era che Jamie aveva vissuto una vita in solitaria: prima odiato dal patrigno, era poi passato sotto le ali iperprotettive di una famiglia più interessata alla purezza del suo sangue che a lui come individuo. Era chiaro che non fosse abituato a tenere al prossimo, non aveva un buon rapporto con la propria famiglia e con l’idea di avere dei rapporti profondi con qualcuno basati sul sangue.
Aveva pensato a Cameron diverse volte, ovviamente, ma mai in modo positivo, mai per qualcosa di diverso alla sua vendetta personale. Non aveva mai pensato a lui come una vera e propria persona, era piuttosto una presenza nefasta nei suoi ricordi, l’ombra di un bambino che gli aveva rovinato l’infanzia e che aveva causato in lui rabbia e rancore, niente di positivo.
Non aveva mai pensato al loro eventuale primo incontro, non si era mai chiesto che cosa sarebbe potuto succedere, che cosa avrebbero fatto, di cosa avrebbero parlato. Jamie non contava nemmeno di parlarci, nel concreto, non pensava certo che Cameron fosse una persona interessante o con la quale avere conversazioni, sentiva solo la necessità di vederlo nuovamente con i suoi occhi.
Non sapeva nemmeno lui che cosa sperasse di ottenere, era andato lì solo perché sapeva che lo avrebbe trovato, con ogni probabilità, ma non si era spinto a pianificare il resto. Pensava che si trattasse di una sorta di incontro di boxe, era più semplice affrontare quella situazione se si concentrava unicamente su quell’aspetto: se Cameron era il suo nemico, il suo sfidante e colui che avrebbe dovuto battere, era più semplice rimanere concentrato e non lasciarsi distrarre.
Cosa sperava di ottenere? Forse le prove del perché quel ragazzetto fosse stato, a suo tempo, così speciale, che cosa lo avesse reso più degno di lui di amore e affetto, che cosa avesse fatto per meritarsi una famiglia diversa, aspettative diverse. Di certo la madre di Jamie non aveva mai smesso di ripetergli quanto Cameron fosse poco degno di qualsiasi attenzione, se era riuscito a pianificare la sua morte quando era appena un bimbetto di certo non era qualcosa di banale o superficiale. In quel momento non avrebbe saputo dire nemmeno lui che cosa desiderasse, forse voleva solamente dimostrargli quanto fosse superiore a lui, quanto si ritenesse ampiamente migliore.
C’erano diverse cose che non riusciva a tollerare, non sopportava per nulla l’idea di avere un rivale, qualcuno che minacciasse il suo ego e la sua autostima. Si trattava di un confronto diretto con il suo passato, in quel momento stava incontrando la causa di molti dei suoi mali eppure non sapeva comunque che cosa farci. Come avrebbe dovuto comportarsi? Che cosa avrebbe dovuto fare?
Non potè evitare di fare un sorriso sghembo quando ricevette da Cameron la risposta e il tono che si aspettava. Si era fatto un’idea ben precisa del fratellastro, era abbastanza sicuro che potesse essere un idiota, per lo più, forse pensava addirittura che fosse troppo stupido per riuscire a tenergli testa, ma non poteva evitare di apprezzare qualcuno in grado di rispondere, quantomeno, a tono. Se non altro non si sarebbe annoiato, e lui non era nessuno per evitare di rispondere a sua volta a qualcuno che lo apostrofava così. Era sicuro che,se non altro, valesse la pena infastidirlo un po’ e che forse si sarebbe rivelato meno noioso e deprimente di quanto temeva.
Chissà, forse Cameron poteva ancora riservargli qualche sorpresa. Si era abituato a figurarlo come estremamente inferiore a lui, tutti gliene avevano parlato come qualcuno che non meritava alcuna attenzione e che, per via del suo sangue, di certo non meritava di mischiarsi con lui. La madre lo aveva dipinto come un figlio maledetto, la causa di ogni sua sventura, e non aveva mai smesso di ripetere a James che era colpa di Cameron se lui non era stato un bambino tranquillo e felice. “Figurati, non si sa mai. Sarebbe stato un peccato doverti denunciare.” osservò con estrema tranquillità e un sorriso sghembo, sarebbe stato difficile dire se fosse serio o meno.
Di certo il ragazzo gli offrì diversi spunti per continuare con la sua missione, qualunque essa fosse. Ridacchiò divertito, scuotendo piano la testa. “C’è davvero qualcuno che rimorchia persone interessanti qui dentro?!” domandò senza troppi mezzi termini perché di certo non aveva intenzione di girarci intorno. “ Tu riesci anche rimorchiare, qui dentro?! Non conosci nessun posto migliore?” continuò poco dopo, alzando un sopracciglio con aria di sfida.the heart is deceitful above all things,. -
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.«Facilis descensus Averno»Di fatto non sapeva niente di Cameron, tranne le informazioni che era riuscito ad ottenere. Si era illuso che quelle bastassero, ma sembrava aver dimenticato che il ragazzo era una persona a trecentosessanta gradi, con degli interessi forse, con un carattere ben definito, che lui non aveva mai avuto modo di esplorare. Fin da quando Cameron aveva aperto gli occhi ed emesso il primo vagito era stato un problema per James, lui lo aveva sempre colpevolizzato di ogni cosa terribile fosse successa nella sua vita, lo aveva odiato cancellando così del tutto la propria innocenza e la propria infanzia. Lo accusava di una serie di colpe che ormai faticava anche a ricordare, eppure mai aveva realizzato che si trattava comunque di una persona, lo aveva sempre immaginato come un’entità malvagia e lontana da lui.
Suo padre aveva un corpo, un volto che James sognava spesso e che ricordava con una certa lucidità nonostante il tempo fosse trascorso rapido e inarrestabile, dividendoli sempre di più. Avrebbe riconosciuto quell’uomo tra la folla, ricordava ogni cosa, anche la più insignificante, di lui ma non sapeva niente di Cameron e se ne accorse vedendolo in quel momento. Erano cresciuti lontani, in mondi completamente diversi, e per la prima volta oltre la rabbia provò una malsana e sadica curiosità, il bisogno di capire che cosa avesse più di lui, come fosse cresciuto, che cosa gli avesse rubato con il suo essere semplicemente nato e venuto al mondo. Cosa poteva avere mai Cameron Cohen che lui non aveva? Quanto era stata migliore la sua vita rispetto a quella di James? Voleva odiarlo fino infondo, per ogni suo dettaglio, se doveva continuare a detestarlo così tanto, ora voleva dare più consistenza e forma a quel sentimento.
Non poteva rendersi conto che quello era anche il bisogno di conoscere un membro della sua famiglia che sembrava così lontano dalla dinastia Mors, così reale rispetto al mondo a cui sua madre lo aveva costretto per la maggior parte della sua vita, così diverso.
Cominciò a trovare interessante quella conversazione, fosse anche solo perché sembrava irritare il ragazzino. Alzò un sopracciglio, annuendo lentamente al suo racconto. “Touchè, in effetti al Ministero potrebbe interessare poco…” osservò, senza specificare di farne parte. Aveva sentito voci circa quel che era successo ad Hidenstone, ma si limitò ad ascoltarlo.< B> “Addirittura una strega centenaria?! Che attacca dei ragazzini?! Non doveva avere niente di meglio da fare.” aggiunse con leggerezza, sorseggiando con calma la propria birra.
Lui non avrebbe perso tempo per una causa simile, ma lui non era nemmeno una strega centenaria e forse non poteva comprendere le sue ragioni. Di certo Cameron aveva ragione, non era il caso di rimorchiare in un posto del genere e James non riuscì davvero a dissentire. “In effetti è proprio un posto di merda, sicuramente c’è di meglio in giro.” ammise suo malgrado per poi lanciargli un’occhiata piuttosto intensa. Non si aspettava che facesse anche domande, forse reggeva l’alcool meglio di lui. Uno a zero per lui!
“No, non sono uno studente e non sono un Denrisiano. Sono un Auror a dire il vero.” buttò lì con una certa leggerezza, condita da una buona dose di superiorità donata dalla sua notevole posizione. Per quanto non fosse così fiero di essere un Auror non aveva bisogno di sforzarsi per riconoscere quanto quel titolo lo rendesse diverso da chiunque, quanto lo rendesse superiore, e di certo non mancava di peccare di una certa vanità. Si credeva migliori di molti, di certo aveva le sue ragioni per credersi ampiamente superiore a Cameron, su questo non aveva alcun dubbio, la madre dopotutto lo aveva cresciuto ficcandogli in testa con decisione quella convinzione.the heart is deceitful above all things,. -
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.«Facilis descensus Averno»Era abbastanza certo che Cameron non avesse idea di chi lui fosse. Sospettava che il padre non gli avesse mai parlato di lui, visto quanto lo detestava, e dubitava che un bambino avesse abbastanza memoria da imprimersi in testa il volto di qualcuno che aveva visto per così poco tempo, e sospettava che se anche avesse avuto dei ricordi non li avrebbe ricollegati a lui. Perché avrebbe dovuto?
Nella testa di James, Cameron era quello fortunato tra i due, quello che aveva avuto l’infanzia più felice anche se sapeva quanto il patrigno sapesse essere stronzo sospettava che fosse stato meno duro con Cam rispetto a quanto lo era stato con lui. Infondo James era la prova del fallimento dell’uomo, di quanto sua moglie avesse preferito qualcun altro a lui, uno smacco al suo orgoglio che di certo l’uomo non gli aveva mai perdonato. Detestava però che lo avesse condannato fino a quel punto, obbligato a vivere con una famiglia che non era violenta, certo, ma che lo aveva portato verso una vita che forse lui non avrebbe mai voluto.
Non aveva idea di che cosa sarebbe diventato se non fosse stato un Auror, forse avrebbe preso quella strada in ogni caso ma c’era una differenza sostanziale nel scegliere le cose perché lo si voleva o perché non si aveva scelta. Se non altro James poteva dirsi un allievo esemplare, quando ci si metteva era bravo a seguire le imposizioni anche se poi c’era un sottobosco di vita, di eventi, di situazioni che nessuno poteva sospettare guardandolo in faccia. Qualche livido forse avrebbe potuto suggerire che non era una persona troppo tranquilla, ma era certo che anche Cam, lì di fronte a lui, mai avrebbe potuto dire che vita era solito fare James dopo il suo lavoro al Ministero.
Non aveva alcuna idea di che cosa si aspettasse da quell’incontro, forse pensava di avere qualche illuminazione, di odiare ancora di più Cam e finire quello che aveva cominciato anni prima, ucciderlo una volta per tutte e toglierselo dai piedi. Ma in cuor suo sapeva già che non c’era ragione per distruggerlo adesso, non c’era niente che potesse davvero rimproverargli se non la fortuna di essere stato il figlio prediletto del padre e non quello di sua madre, perché in quel caso non sarebbe sopravvissuto nemmeno un secondo.
Nell’irruenza e nella parlantina del ragazzo rivide un po’ sé stesso quando era più giovane, per quanto fosse da idioti ammetterlo la cosa lo fece sorridere. Si stava trasformando in un cretino sentimentale?! Forse era colpa di quella birra di merda. “Mmmh non saprei, qualche mio collega si metterebbe a farlo pur di perdere tempo.” ammise con non chalance ma era chiaro che non avesse intenzione di denunciarlo, non ora magari.
Per qualche ragione Cameron era più simile a lui di quanto credesse, e la cosa passava da infastidirlo a farlo sorridere come poco prima. Come aveva fatto a crescere così? Avrebbe dovuto avvicinarsi a lui solo perché sembrava meno un piscia sotto di quanto pensasse? Ne dubitava, lui non era fatto per aiutare qualcuno, per avere un fratello e prendersene cura, per dedicarsi alla famiglia. Sorrise appena alle sue parole, immaginando il casino che Naga avrebbe provocato al ministero. “Sì, ci sarebbe stato da divertirsi.” ammise con un sorriso quasi sognante, per poi osservare il ragazzo che si accendeva una sigaretta. La sola azione gli fece venire voglia di fare lo stesso e se ne accese una a sua volta, sicuro che fosse ben migliore di quello schifo che il ragazzo si stava fumando, a prescindere da cosa fosse.
” Ah wow, quindi sei sicuro che ci sia sempre qualcuna pronta a cadere ai suoi piedi?!” commentò con non chalance e una certa leggerezza, per poi stringersi nelle spalle. Non era tipo che dava i suoi dati personali in giro, deformazione professionale, ma in un certo senso godeva all’idea che Cameron sapesse di lui, proprio quello che il patrigno non avrebbe mai voluto. “ James. James Mors.” buttò lì con tutta la leggerezza di cui era capace per poi alzarsi dal proprio sgabello e assestargli una pacca sulla spalla. Nessuno avrebbe saputo dire se avesse dato quelle informazioni con cognizione di causa, per creare un casino nella mente di Cameron o perché nella sua vita non conosceva mezze misure, era stanco di starsene nell’ombra e come sempre non riusciva ad evitare di punzecchiare il Fato e aspettare che lui gli rispondesse di rimando.the heart is deceitful above all things,.