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.jawaad aron bàs // dioptase
Aia... Maledetta becera 'sta attenta... La maledì tra i denti. Quella, con uno sbuffo lo guardò in tralice perché come minimo era la seconda o terza volta che si lamentava. Ma non avevano detto che le infermiere avevano il tocco di un angelo? Beh, quella aveva il tocco di Lucifero. Perché erano due volte che sentiva una schicchera partirgli dalla mano finendogli sulla spalla. Si, era anche vero che potevano risolvere con la magia, ma che gusto c'era a maltrattare quella povera cristiana che gli stava mettendo i punti?
Sadico? Forse un poco.
In fondo per tanti anni aveva fatto a meno della magia, e non si era mai messo a piangere per due o tre punti. Ora perché doveva ricorrere ad una magia per due punti che gli doveva mettere?
Vi state chiedendo che aveva fatto? Eh... Benvenuti nel club. Il ritardato, perché poteva essere solo quello, si era tagliato spaccando il bicchiere a pranzo. Non sapeva bene come avesse fatto, ma gli era letteralmente scoppiato il bicchiere tra le mani. Magia? Non credo proprio. Semplicemente, per i suoi gusti, era troppo caldo quel bicchiere. E alla fine, mettendoci una cosa fredda dentro, gli era scoppiato tra le mani. Il panico si era scatenato intorno a lui, che di tutto punto aveva alzato gli occhi dalla sua mano sanguinata e aveva guardato il compagno di fronte a lui. Manco se lo volevo succedeva. Esiste l'infortunio a scuola? Aveva pronunciato con un sorrisetto, facendosi guardare dal suo compagno con un sopracciglio alzato. E, con tutta la calma di questo mondo, aveva preso un fazzoletto e si era diretto in infermeria per farsi mettere due o tre punti sul dorso della mano. Lo aveva seguito il professore della casata, ma con uno sbuffo l'aveva rimandato a mangiare, dicendo che lui stava bene. Quello si era preoccupato del fatto che potesse svenire o cose simili, ma Jawaad era tutto tranne uno che sveniva per due punti che gli dovevano mettere.
Alla terza schicchera che gli diede il punto che gli stava mettendo, alzò gli occhi sulla tizia e, ringhiando tra i denti la maledì un'altra volta: Ma chi te l'ha dato il certificato da infermiera? Voldemort? La tizia di fronte a lui tremò leggermente. Curioso come, dopo tutti quegli anni, il nome del signore oscuro ancora faceva quell'effetto. Si avvicinò a lei, con un sorrisetto beffardo e disse: Se continui a farmi male, lo chiamo e ti faccio cruciare.
Non rispose; forse per paura di andare a discutere o semplicemente per una cosa professionale. Quando terminò la carneficina che gli stava facendo, si alzò e lo guardò:
Devi rimanere qui in osservazione per due o tre ore. Pure??? No, vabbe lo voleva morto.
Sentì il portone dell'infermeria aprirsi e, mentre l'infermiera apriva la tenda lui se ne uscì con la persona che in quel momento stava entrando: Ehi amico, se ti devi far curare da qualcuno, chiama l'esorcista... Che è più delicato di lei. Ridacchiò tra i denti, ricambiando lo sguardo bruto dell'infermiera ferma alla fine del suo letto. Che voleva? Aveva il tocco di un troll, quella lì. Come minimo sarebbe andata a piangere in un angoletto per come la stava trattando, ma sinceramente a lui poco interessava. Si appoggiò con la schiena al cuscino, contando i minuti che lo separavano dall'uscire. Inforcò una sigaretta tra i denti, ma non l'accese.
Non starai mica fumando, vero? Lo ribeccò. La guardò in tralice e, sbuffando aggiunse: Perché se tu non lo sapessi, non si può fumare qui dentro.
Cazzo che genia. Brava... Hai appena vinto il mongolino d'oro per l'ovvietà più idiota del mondo. Fece un finto applauso e, sentendola maledirlo tra i denti, ridacchiò. Non voleva di certo fumare, non lì dentro almeno. Ma purtroppo quando una è idiota è idiota. L'idiozia non si poteva commentare.
Si guardò un po' intorno, annoiato. Due o tre ore non sarebbero mai e poi mai passate. Cameriera? La chiamò, pregustando un'altra bestemmia da parte della biondina che era stata la sua infermiera. una burrobirra, per favore. Come minimo l'ammazzava, lo sapeva. Ma si stava così dannatamente divertendo a darle fastidio.narrato - pensato - parlato
"ahhh.. esticazzi..?"
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Strinse gli occhi all'ennesimo dolore che gli provocò quella deficiente di fronte a lui. Poco dopo aver finito, sentì il portone aprirsi facendo largo ad un ragazzetto della sua età, che annunciava di essersi tagliato con un coltello. Ora, lui era riuscito in un'impresa storica - tanto da poter finire nei libri di storia per come aveva rotto quel bicchiere - ma riuscirsi a tagliare così profondamente da un coltello era record. Sbirciò mentre gli metteva i punti, notando piacevolmente che quel ragazzo stava soffrendo proprio come aveva sofferto lui poco prima. E non perché magari erano dei pappa molla, ma perché quella deficiente non era in grado di lavorare con mano leggera.
stia zitto lei e il suo compagno, come mai non sapete neanche sopportare un pò di dolore, mi sembrate delle femminucce Si sentì toccato nel profondo da quello sprazzo di cattiveria. La guardò in tralice, muovendo la mano. Un po' di dolore? Amica mia, un soldato in guerra sotto una cannonata percepiva meno dolore, fidati. Ringhiò verso l'infermiera che, evidentemente, si stava risentendo che due ragazzini le dicessero che non sapeva occuparsi per bene dei suoi pazienti. un po' di dolore... pft...! Mugugnò, scuotendo la testa. Sta ritardata mentale. Cioè, non era cattiveria verso di lei. Ma era meglio saper subito che non eri in grado neanche di mettere due o tre punti senza procurare un dolore atroce ai tuoi pazienti. Se fosse stato in lei, avrebbe cambiato mestiere. Mia nonna avrebbe fatto di meglio. Potevi fare un punto croce o una cosa simile... Disse ancora, con un sorriso amaro guardando i punti che gli stava mettendo al suo vicino. La fissò così interrottamente da essere quasi fastidioso. Percepiva l'ansia che aveva quella donna, e questo gli procurava un piacere indescrivibile.
devi rimanere qui come il tuo amico sotto osservazione mi raccomando fate silenzio ci sono altri pazienti che devono riposare. Amico? Manco sapeva chi fosse quel ragazzo. La cosa bella era che gli aveva dato man forte, ma tutto lì. Si, certo. Lei vada a studiare come mettere dei semplici punti. La declinò, guardandola entrare nel suo ufficio. Pst... Altri pazienti. C'erano loro due e una mezza specie di morto sul letto alla fine dell'infermeria. E non si era svegliato da quando si era accomodato sul lettino. Credi che sia morto? Domandò allungando il collo verso l'ultimo lettino. Il suo vicino si presentò e, scrutandolo da testa a piedi, mosse la testa a mo' di saluto. Jawaad! Nessun "piacere", nessun "è un piacere conoscerti!". Lui era dell'idea che meno si affezionava, meno rimaneva scottato dalla gente. Meglio soli che male accompagnati.
com'è che ti sei fatto male? Chiese, fintamente interessato. Cioè... com'è l'ho capito. Ma come cavolo hai fatto a tagliarti così profondamente?narrato - pensato - parlato
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Fissò il ragazzo mezzo morto all'inizio dell'infermeria, chiedendosi se fosse o meno morto. Tutto questo mentre il ragazzo di fianco al suo letto, chiacchierava come se non ci fosse un domani.
Ora... Jawaad era una persona che poteva chiacchierare così tanto solo sotto effetto di una canna grande quanto il platano picchiatore. Ma se lui chiacchierava solo grazie alla cannabis, quel ragazzo chiacchierava peggio di sua zia Ernesta.
Ah-ah! Rispose poco interessato a quello che gli stava dicendo. Si, lo sapeva che era stato lui a chiedergli come diavolo aveva fatto a tagliarsi, ma Jawaad era una persona curiosa. Aveva sentito anche la sua risposta, ma poi perdeva interesse per quello che si stava dicendo. Era fatto così e ahimè nessuno lo poteva cambiare.
Ho fatto scoppiare un bicchiere con la mano. Coinciso. Se vi aspettavate che Jawaad stava lì a spiegare come il bicchiere si fosse spaccato, seh... Miao! Facevate prima a cercare gli unicorni rosa nel bel mezzo della foresta proibita.
Stare lì mezzo sdraiato a guardare il poveretto che non si svegliava lo stava tremendamente annoiando. Era quasi tentato di evadere, ma sapeva che quel ragazzino di fianco a lui avrebbe fatto la spia all'infermiera. Quindi optò semplicemente di rimanere lì. Ma a modo suo.
Si alzò e, senza nessuna paura, aprì una delle finestre e si sedé sul davanzale accendendosi una sigaretta. Fece due boccate di fumo e si girò a guardare il ragazzo di fianco a lui che magari gli aveva anche detto come si chiamava, ma non se lo ricordava. Se avesse solo aperto bocca per dire qualcosa, come minimo lo ammazzava. I buonisti, please, fuori dalla sua visuale.
Ma quando gli fece notare che era un Dioptase guardando la sua divisa, alzò un sopracciglio quasi sconcertato. Quasi fu indeciso se rispondergli in malo modo o essere delicatamente freddo. Optò per la seconda:
Sei un genio. Sorrise, così fintamente da sembrare reale. Il suo sorriso finto era qualcosa di eccezionale. Agli occhi di tutti poteva sembrare vero, ma solo pochi conoscevano il vero sorriso del moro. Detto questo: vogliamo prenderci un thè con i pasticcini? Lo prese in giro, sbattendo le ciglia. Se gli rispondeva di si, come minimo lo bruciava. Se gli rispondeva in modo acidonarrato - pensato - parlato
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Edited by panda_2019 - 29/12/2019, 12:03.