Forgive me, Blake, I have sinned

Blake

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  1. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
    Studente | 17 anni
    La lezione di Incantesimi era stata piuttosto impegnativa, non tanto per le nozioni o per gli incanti appresi, quanto per ciò che era accaduto tra alcuni degli studenti coinvolti, primi fra tutti Josh e Blake. Con Lucas aveva avuto un breve ma acceso dibattito e la professoressa Ivanova aveva frenato il tutto sul nascere, ma detto francamente i due Ametrin non erano mai stati realmente amici e quel rapporto teso non infastidiva particolarmente Josh, o non lo avrebbe fatto se non fosse stato costretto a incontrare Lucas ogni notte, condividendo la stessa stanza.
    Ad ogni modo, ciò che condivideva con Blake andava ben oltre uno spazio comune, per quanto non riuscisse ancora a dare un nome a quel legame. Di certo era ciò che di più vicino potesse esserci a un’amicizia, ma dopo quanto accaduto nella foresta, non era più sicuro di questo, non era più sicuro di niente.
    Per quasi due settimane si erano ignorati e nel mese di ottobre nessuno dei due era risultato particolarmente incline alle chiacchiere. Sarebbe stato difficile riprendere lì da dove avevano lasciato, quell’ormai lontano pomeriggio trascorso a guardare un film che aveva terrorizzato Josh e divertito Blake. Un pomeriggio, quello, in cui lui si era un po’ aperto col Black Opal, parlandogli di Elisabeth e della sua malattia. Un pomeriggio, quello, in cui Blake gli aveva persino dato consigli in ambito sentimentale, parlandogli del suo rapporto con Lilith.
    Era stato grazie a quel pomeriggio che Josh aveva capito chi o cosa fosse la cosa più importante al mondo per Blake, e con quella consapevolezza aveva agito, forse sbagliando, in buona fede la notte di Halloween.
    Sarebbe riuscito a farlo capire al ragazzo?
    Con quel dubbio a tormentarti la mente e un profondo sospiro, si lasciò cadere su una delle sedie sparse per l’aula in disuso, in cui avrebbe dovuto incontrarsi con Blake una volta conclusasi la lezione. Sarebbe andato ad accompagnare Lilith in dormitorio, aveva detto, e poi loro due avrebbero parlato.
    Era nervoso? Forse. Segno evidente che dell’amicizia di quel ragazzo pazzo, sadico e totalmente fuori di testa un po’ gli importava. Avrebbero fatto a pugni? Decisamente possibile. Sarebbe stato il caso di dirgli tutta la verità, raccontandogli di Jesse e di Lilith? Assolutamente no. Perché? Perché di base toccava agli altri due rivelargli il tutto e lui, da bravo pugile, avrebbe poi incassato ciò che gli sarebbe toccato.
    Non avrebbe dovuto, si fosse trattato di qualcun altro avrebbe anche risposto, ma in quel momento era disposto a concedere a Blake un po’ di vantaggio, solo perché si sentiva in colpa nei suoi confronti.
    Si mise dunque in attesa, facendo scattare tra le dita una penna e riempiendo il silenzio con quel fastidioso rumore, puntando lo sguardo di ghiaccio al di là della vetrata che fungeva da finestra, unica fonte di illuminazione che permetteva un’accentuata penombra tra le quattro mura di cui apprezzò d’improvviso il silenzio e la quiete.
    Non era dell’umore di affrontare certi argomenti, non con la testa impegnata a pensare a Elisabeth, al modo in cui si era comportato con lei a lezione, al modo in cui l’aveva guadata o l’aveva provocata di fronte a Jesse... si passò la mano libera tra i capelli e poi, subito dopo, sul volto.
    «Che situazione di merda.»

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    Edited by Joshua B. Evans - 5/12/2019, 21:50
     
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    Se devo avere poco scelgo di avere niente
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    Cominciava a pensare che Lilith Clarke lo avesse completamente e totalmente rammollito. Cominciava a pensare che davvero gli stesse curando qualsiasi cosa lui avesse. Ma una cosa era certa, non avrebbe mai perdonato Joshua e Nikolai. Non con una spiegazione valida. Non era passato moltissimo da quella notte, ma erano successe tante cose, la prima ra tutti era che Lilith non parlava con lui. Quella cosa lo rendeva più nervoso del solito, gli giravano le palle continuamente e tutto quello non aiutava, senza contare che non aveva la sua bacchetta e qualsiasi cosa dovesse fare era soggetto ai suoi due migliori amici, nonchè prefetti della sua casata, Ensor ancora non gli rivolgeva neanche uno sguardo, Lancelot era incazzato nero ed Aaron aveva deciso di rompere le palle ancora di più, obbligandolo a fare un piccolo report su tutta la sua giornata e tutti i giorni. Insomma a nessuno, era piaciuto il fatto che avesse alzato così tanto la testa. Ed ancora lui non capiva quale fosse stato il suo errore. Blake amava Lilith, anche se lui ancora non lo sapeva, e quella notte erano state toccate le uniche due persone che amava seriamente, suo fratello e quella ragazzina. Come doveva reagire? Doveva prendere Lilith ed andare via? E poi Aaron? Doveva ringraziare chissà quale assurdo dio per averli ancora vivi? No, era ovvio che la causa di tutto era Naga e le sue assurde ideee e lui l'avrebbe ammazzata seriamente, a suo di cazzotti in faccia. Fanculo la regola di non picchiare le ragazze, fanculo tutto, lui la voleva morta e se non lo era ancora, perchè risucchiata dalla terra, la prossima volta sarebbe stato pronto. Non poteva sbagliare. Assolutamente no. Comunque, aveva accompagnato di nuovo Lilith al suo dormitorio e poi le aveva detto che sarebbe andato in aula in disuso a parlare con Joshua. Aveva quasi promesso di non prenderlo a cazzotti, ma questo, lo sapeva lui e o sapeva anche lei che non era sicuro di riuscirci. Il rapporto con quel ragazzo era ancora veramente poco definito, ma una cosa era certa, lui e Jesse dovevano stare lontani. Cominciava a pensare che quel perchè fosse super carico di cose! Ma non era andato li quel giorno per discutere di quella cosa. Entrò nell'aula in disuso senza preoccuparsi di non farsi sentire, quando lo vide li, prese una sigaretta e l'accese. Tre regole: non dirmi cazzate, quello che succede qui dentro rimane qui dentro, se ti spacco il naso sarai solo più bello quando te lo rifarai! Sicuramente non era una delle accoglienze più belle del mondo, ma insomma, Blake non era una persona molto empatica nella vita, quindi perchè mai cominciare adesso. Accese la sua sigaretta e si andò a mettere di fronte a lui. La domanda era sempre la stessa. Di tante cose che potevi fare... di tutte le cose che ti sono venute in mente, la migliore era quella di trattarla come un cazzo di sacco di patate?Oh, ti prego, illuminami e dimmi qual è la peggiore delle ipotesi che avevi pensato! No, non cera bisogno di fare preamboli, non in quel momento e non con le mani che gli prudevano. Stava fumando per tenerne alemno una occupata, ma in quel momento avrebbe solo voluto ucciderlo di pugni!Ma lo aveva promesso a Lilith di non fare niente che li avrebbero allontanati ed una sospensione non era proprio il caso di ottenerla!
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  3. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
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    Il principino non si fece attendere e, quando entrò nell’aula, si ritrovò a infrangere più regole in pochi secondi. Si accese una sigaretta e la cosa lasciò Josh indifferente: entrambi avevano una certa predilezione per violare il regolamento scolastico, per quanto l’odore del fumo gli desse sui nervi.
    «Mi diverte il fatto che tu pensi che io rimanga con le mani in mano mentre mi prendi a cazzotti. Te ne concederei uno soltanto, Barnes, il resto dovrai guadagnartelo.»
    Si era lasciato cadere su una sedia, mani in tasca e gamba accavallata all’altra, mentre guardava il compagno con espressione annoiata. Odiava tutti quei preamboli in cui il Black Opal si comportava da bullo arrogante, e forse non gli si era mai avvicinato prima proprio per quello.
    «Per il resto solo la verità, te lo prometto.»
    Era stato un caso il fatto che si fossero conosciuti un po’ meglio, instaurando un rapporto che Josh, ben meno orgoglioso dell’altro, tendeva ad accettare come il preludio di un’amicizia, per quanto strana e contorta sarebbe potuta apparire. Non negava di provare soggezione nei confronti di un ragazzo grosso quanto lui che minacciava di prenderlo a pugni, soprattutto se si trattava di una persona particolarmente instabile e soggetta ad attacchi d’ira come Blake, ma non per questo sarebbe scappato a gambe levate.
    «Premetto che farla cadere non era tra le mie prerogative.»
    Rispose dunque in parte alla domanda, senza però aggiungere altro: non voleva coinvolgere anche Nikolai in quel discorso.
    «Ma la risposta è meno contorta di ciò che tu credi. Urlare come hai fatto contro Naga è stata una grandissima cazzata ma, nonostante questo, ti avrei raggiunto e avrei combattuto al tuo fianco. E mi conosci abbastanza ormai da sapere che lo avrei fatto, perciò risparmiami le cazzate come “sì, certo”.»
    Josh aveva tanti difetti, ma la sincerità era forse il suo più grande pregio. Era onesto e leale, e se aveva ammesso ciò, era perché non avrebbe mai lasciato indietro Blake in altre circostanze.
    «Ma c’era Lilith con te. Non ti serve che ti ricorda le condizioni in cui l’abbiamo trovata e, dimmi, se Naga avesse deciso di cogliere la tua provocazione, per quanto tu sia un fottuto egocentrico, borioso e arrogante, credi davvero che saresti riuscito a proteggerla?!»
    Il tono di voce si alzò, portandolo quasi a urlare, mentre poggiava anche l’altro piede a terra e le mani si sfilavano dalle tasche, la postura diveniva più rigida e una rabbia inspiegabile si faceva largo nel suo animo.
    Possibile che non capisse?
    «Sei una testa calda, Barnes, ma finché è la tua vita che metti in pericolo le conseguenze sono solo tue e di chi ti seguirebbe per propria volontà. Ma in quel momento hai messo in pericolo Lilith! E no, mi dispiace, non rischio la vita di una mia amica per esserti leale al novanta percento...»
    Cercò di scacciare quella parte di sè che gli ricordava quanto male stesse per aver tradito la fiducia dell’altro, per aver preso Lilith cercando di metterla al riparo, ma così facendo lasciando Blake a vedersela da solo... con affianco Lucas che urlava cose per lui prove di senso.
    Un po’ si odiava, non poteva nasconderlo.
    Ammise ciò che lo aveva spinto ad agire in quel modo, abbassando finalmente lo sguardo fiero fino a fargli incontrare le proprie mani, con le dita incrociate mentre i gomiti si poggiavano sulle ginocchia.
    «Ho scelto di esserti leale al cento percento, non tentando di salvare la tua di vita, no, ma quella della persona a cui tieni di più al mondo, più di quanto tu tenga a te stesso.»
    Non c’era una sola parola che non fosse vera, peccato ne avesse omessa qualcuno di straordinaria importanza.

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    Edited by Joshua B. Evans - 5/12/2019, 21:50
     
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    Fece un primo tiro alla sua sigaretta, il tiro fu così intenso che quasi si soffocava da solo, ma buttò in aria il fumo guardando ancora il suo interlocutore. Beh lo spero che tu ti sappia difendere perchè non mi è mai capitato di prendere a calci in culo una ragazzina!Blake non aveva mai detto che non pensava che qualcuno si potesse difendere, aveva preso più botte lui di quante ne avesse date, aveva sempre avuto questo atteggiamento da arrogante, morioso testa di cazzo, aveva sempre pensato che lui senza nessuno poteva fare tutto, erano gli altri che senza di lui non erano in grado di fare niente. Ma la verità era che aveva imparato quella cosa solamente come meccanismo di difesa. Prima di Hidestone Blake era un pezzo di merda e basta perchè non si era mai legato veramente a qualcuno, perchè nessuno aveva mai avuto il coraggio o semplicemente la voglia di conoscere il vero Blake, quello che si faceva sempre minchiate, ma quello che si sarebbe buttato nel fuoco per i suoi amici, se solo questi ci fossero stati sempre per lui. E così era per Jesse, per Erik, e forse anche per Lucas e Joshua. Che strana cosa, Barnes che univa persone così diverse tra di loro.
    Quando Evans cominciò a parlare del fatto che farla cadere non era la sua prerogativa sentì il piede cominciare a sbattere. Avrebbe davvero lasciato il ragazzo parlare? Avrebbe davvero controllato tutta la rabbia che aveva in quel momento, non ne aveva idea, lo poteva scoprire solamente sentendo quello che l'altro aveva da dire. E come volevasi dimostrare, Blake non era una persona ragionevole. Spense la sigaretta sul banco. Era inutile fumare quando l'unica cosa che voleva fare era prenderlo a pugni. Mi avresti raggiunto? Joshua il problema è proprio quello, che tu NON LO HAI FATTO! Eh si, stava urlando proprio, ma infondo era meglio urlare in una stanza dove nessuno poteva raggiungerli, rispetto al prenderlo a cazzotti dove nessuno poteva veramente fermarli. Ho fatto una cazzata? Ma hai visto come le ha ridotte? Lilith non mi parla più, non parla da quella notte! E io sospetto cosa sia successo ma fin quando lei non lo dice io avrò sempre il dubbio di una cosa orribile, una cosa che io le avevo promesso e che non sono riuscito a mantenere! SPaccare la faccia a Naga era il solo ed unico modo per rispettare quanto detto a inizio anno! Nel frattempo si era anche alzato da dove si era seduto, si era riseduto da dove si era alzato, alzato di nuovo e preso un banco facendolo cadere, adesso la cosa era semplice, o tutto quello veniva sfogato in quel modo, oppure lo faceva a pugni sulla faccia del suo compagno, con il rischio di farsi seriamente male tutti e due.
    Si! Mi sarei fatto ammazzare per lei quella notte, adesso e sempre!!! Si voltò verso di lui con gli occhi assetati di rabbia, con gli occhi con il contorno rosso, stava per avere un attacco di rabbia, oddio... forse già era anche in corso, e se fosse stato un lupo mannaro a quell'ora erano tutti morti in accademia, ma per fortuna che non era proprio così!
    Parli di lei come se la conoscessi a tal punto di sapere cosa sia meglio o no per lei! Dove cazzo eri tu quando Lilith ha sfidato una cazzo di terrorista puttana per me? Bene non c'eri! Io e lei abbiamo un legame, e porca puttana Evans!!! Non volevo metterla in pericolo! SMETTETELA TUTTI QUANTI DI DIRMI UNA COSA COSì STUPIDA! Il fatto era quello. Blake sapeva di averla messa in pericolo e forse era quello che gli aveva fatto più male, come al solito era stato lui a farsi più male rispetto agli altri, ma sentirselo dire costantemente stava solamente aumentando la sua voglia di compiere un omicidio. Era arrivato ad un palmo dal viso di Joshua, aveva preso la maglietta di Joshua e l'aveva stretta tra le sue mani all'altezza del colletto. Non lo avrebbe picchiato, o almeno ci sperava, ma adesso era stufo di sentirsi dire quello che doveva fare e non fare! Loro erano amici, lui doveva stare dalla sua parte! Quando Joshua concluse il suo discorso Blake fu invaso da un senso di vuoto mai sentito prima. Evans aveva agito solamente per mettere in salvo la cosa che a lui stava più a cuore, e non per portarla via da lui? Lo lasciò e si allontanò. Alzò gli occhi al cielo. Ma non disse nulla. Era così poco lucido in quel momento che avrebbe sicuramente detto qualcosa di cui si sarebbe pentito. L'avrei protetta. Sussurrò appena.
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  5. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
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    E ciò che accadde in seguito fu tutto da scoprire, perché in fondo Josh sapeva che avrebbero discusso, sapeva che i toni di voci si sarebbero alzati e probabilmente sarebbero arrivati anche alle mani, ma gli andava bene così. L'importante in quel frangente sarebbe stato chiarire con Blake, perché in quei giorni l'Ametrin si era reso conto di quanto quel legame contasse per lui.
    Erano amici, perché continuare a negarlo?
    «Fammi spiegare, coglione di un Barnes!»
    Gli disse quando lo vide agitarsi e spegnere la sigaretta contro il banco. Lo osservava attentamente, lo ascoltò nonostante metà di ciò che disse lo urlò come se fosse a un miglio di distanza e impossibile da sentire. E Josh rimase calmo, le mani in tasca e le labbra serrate, fino a quando non sentì l'altro urlare cose indicibili. Credeva di essere l'unico a stare male? Pensava forse che Josh non soffrisse nel pensare a quanto quelle ragazze avevano dovuto sopportare? A quanto Elisabeth avesse dovuto subire? Non riusciva più neanche a guardarla in faccia, divorato da un senso di colpa e un orgoglio che lo facevano vergognare di se stesso.
    E come sbottò Blake, sbottò lui, alzando il tono di voce e facendo un passo verso l'altro, come in cerca di qualcosa che facesse sfogare entrambi.
    «L'unico modo per rispettare quanto detto era RESTARE VIVO! Pezzo di cretino! Come pensi si sarebbe sentita Lilith nel vederti morire sotto i suoi occhi?!»
    Non aveva idea di cosa l'altro parlasse, ma sapeva che qualunque cosa fosse tata promessa a Lilith, si sarebbe risolto con un nonnulla se Blake fosse morto. E lo insultò, lo provocò, lo guardò prendersela con un banco e, infine, avvicinarsi a lui con aria minacciosa, afferrandolo per la maglia e costringendolo a stringere i pugni.
    Ma mantenne la calma. Mantenne la calma perché davanti a sé vide un ragazzo che pareva avercela col mondo intero, mentre in realtà ce l'aveva solo con se stesso. E non aveva bisogno che qualcun altro glielo ricordasse.
    Dunque si calmò, come se quelle parole e la disperazione di Blake riuscissero a colmare parte del vuoto che lo divorava da giorni. Non seppe perché lo fece, ma allungò entrambe le braccia dietro l'amico e, sorprendendo anche se stesso, strinse l'altro in un abbraccio.
    «Lo so, Blake.»
    Disse a voce finalmente bassa.
    Erano stati tutti molto bravi ad accusarlo, ma qualcuno si era mai davvero reso conto di quanto quella stupida corazza servisse solo per non farlo crollare a pezzi?
    «Lo so che non volevi, amico...»
    Rimase in quello stato per qualche secondo, pensando a cosa tutti loro avessero mai fatto di male per dover subire quella pressione dal mondo esterno. Poi, quando mollò la presa, Blake si allontanò, sollevando gli occhi al cielo e sussurrando poche parole che, Josh sapeva, desiderava tanto fossero vere.
    «Avresti rischiato la tua vita per lei. Lo so, lo capisco.»
    Disse, restando alle sue spalle e riportando le mani in tasca.
    «Ma non l'avresti protetta, Blake. E non perché non avresti voluto... ma perché quel mostro era troppo forte per noi...»
    Per tutti noi.

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    Come si faceva ad essere sempre così calmi, ad essere persone così controllate, vedeva il volto di Joshiua contrarsi, era arrabbiato anche lui, si vedeva che stava soffrendo, che avrebbe voltuo far saltare in aria tutto, eppure l'autocontrollo era quello che lo stava semplicemente guidando. Blake non ci era mai riuscito. Era una bomba ad orologeria che riusciva a distruggere, nel vero senso della parola, tutto quello che aveva intorno. Lo aveva fatto al San Mungo, lo stava facendo li, lo aveva fatto in csa sua, e nell'albergo di sua proprietà. Non riusciva a tenersi dentro la rabbia che aveva e delle volte poteva anche sembrare un pazzo scatenato, ma non era così. Quando Joshua gli rispose che anche lui stava male alzò un sopracciglio. Stai male Joshua? Ecco perchè ti scopi il mio migliore amico? Così scarichi la rabbia e la frustazione? Jesse aveva detto di loro la notte stessa che era successo, era rientrato nel dormitorio strano e quando aveva urlato letteralmente quella cosa, lui non ci aveva neanche dato poi tanto peso, nel senso che si era comportato da amico, ma adesso era come una pentola a pressione che non riusciva più a buttare via l'aria da dentro e quindi, stava per esplodere. Si, la pentola a pressione era la giusta metafora per descrivere quel suo stato. Non sapeva niente di Elisabeth, non aveva idea dei retroscena, ma Jesse, Jesse era il suo fottutissimo Socio e il problema non era tanto il gesto ma la gelosia ed il senso di protezione che lui provava per il suo compagno di stanza. Cosa c'emtrava in quel momento? Assolutamente niente. Blake aveva solamente trovato il modo più veloce e stronzo per far del male ad Evans. Voleva davvero fargli del male? No, non era neanche una cosa intenzionale quella, ma comunque necessaria per alleggerire quel suo senso di malessere. Erano successe troppe cose, troppe cose che lui si era, come al solito tenuto dentro, aveva semplicemente cercato di rimanere calmo ed affrontare le cose con maturità, ma in quel momento di maturità cera veramente pochissimo. Gli stavano venendo in mente così tante cose che non riusciva ad organizzare le cose da dire nella sua testa. Ma poi Evans fece una cosa che lo spiazzò completamente. Perchè, ultimamente, tutti quanti non facevano altro che abbracciarlo? Cosa diavolo gli era venuto a tutti. Quando sentì la stretta del ragazzo si sentì quasi più tranquillo e sollevato, Jhosua gli voleva bene e la cosa importante era che anche lui lo riteneva importante. Per Blake, quello era fondamentale. Lui che aveva un ego talmente tanto grande che non riusciva a spiegarsi, lui che era sempre in combutta con se stesso e diviso tra un Blake estremamente fragile ed un Blake completamente indistruttibile e stronzo. Non erano due ruoli equilibrati all'interno del suo corpo e questo lo rendevano una persona estremamente istabile. Non ricambiò il suo abbraccio, ma lasciò che i suoi muscoli si rilassassero e quando lui si staccò, Blake accennò semplicemente un flebile sorriso. Avrebbe voluto avere un dialogo migliore per quella questione di Jesse, ma oramai aveva parlato e lui non si sarebbe mai rimangiato quello che aveva detto. Non era nel suo carattere e nelle sue corde. Allora è bene che noi diveniamo più forti di lei. Avrebbe fatto il tutto e per tutto pur di diventare bravo negli incantesimi sia di difesa che di attacco. Voleva semplicemente essere lo scudo più forte per Lilith e non doverla mai più vedere in quel modo. Guardò di nuovo Joshua. Non aveva risposto alla domanda che lui stesso gli aveva posto solamente perchè l'aveva quasi rimossa, ma poi ci ripensò, strinse di nuovo i pugni. Io non voglio che Lilith stia male per me, non voglio che venga toccata da nessun altro che non sia io, che non siano le mie mani. Penso che se non le avessi mai dato così tanta corda, Lilith starebbe molto meglio adesso. Lo pensava davvero e glielo aveva detto più volte a lei. Lui era un disastro nelle relazioni sociali, era sempre stato un casino e non aveva mai capito perchè tutte le ragazze che aveva avuto lo volessero semplicemente cambiare, Lilith era stata l'unica a dirgli che lei voleva quello che era sia nel bene che nel male. Ma lui non voleva farle del male, non aveva nessuna intenzione di farla soffrire e sapeva che sarebbe successo, di nuovo ed ancora. Ma non riusciva neanche a lasciarla andare, non avrebbe resistito un giorno lontano da lei. Lo sapeva e questa cosa lo faceva incazzare ancora di più.
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  7. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
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    Era andato lì con tutte le buone intenzioni, sul serio, era persino pronto a scusarsi laddove Blake non avesse dato di matto, alternativa alquanto improbabile questa, ma la speranza è l'ultima a morire.
    Sapeva che lo avrebbe trovato arrabbiato, sapeva anche che rischiava un bel pugno in faccia nel vederselo arrivare contro come una furia o parlando di Lilith, ma ciò che non sapeva e che non si sarebbe mai aspettato, fu sentirgli dire qualcosa che gli spezzò il cuore.
    E che subito dopo gli fece irrigidire i muscoli del viso.
    Avrebbe voluto fare tante cose in quel momento, Joshua Benjamin Evans, la prima fra tutte forse era tirare un pugno al bel visino di quell'imbecille. Ma il pensiero venne in fretta sostituito da un altro in cui il moro raccoglieva la borsa e andava via, senza dirgli altri poiché, in sostanza, non ne valeva la pena.
    E sì, lui aveva davvero pensato che ne valesse la pena. E invece quella cattiveria era stata sputata con veleno, un modo sfruttato unicamente per ferirlo. E a quel punto decise davvero che non volle più avere a che fare con lui.
    Ma non ebbe il tempo di fare ciò che aveva realizzato, poiché la furia di Blake e il suo dolore nel sentirsi dire di aver messo in pericolo la vita della persona a cui più teneva fece breccia nel cuore di Josh, che d'altro canto era talmente buono da non riuscire ad ignorarlo, non in quel momento.
    Lo ascoltò, lo lasciò sfogare, lo abbracciò persino, sentendolo rilassarsi contro di lui e scorgendo, quando si staccarono, un lieve sorriso che purtroppo lui non riuscì a ricambiare.
    Blake Barnes era tante cose, ma non uno stupido. E con tale considerazione, avrebbe dovuto sostenere sulle proprie spalle le conseguenze delle proprie azioni e parole. Josh era piuttosto insensibile a ciò che dicevano gli altri su di sé, ma in quell'ultimo periodo non sopportava che nessuno parlasse male di due persone in particolare, una delle quali era proprio il migliore amico del Black Opal.
    Blake aveva insultato lui, non Jesse, ma a Joshua erano venuti i brividi a pensare che potesse davvero credere che il castano si concedesse a una persona che voleva solo sfruttarlo. Josh, a modo suo e forse non del tutto comprensibile, teneva a Jesse, anche se in molti non avrebbero capito.
    Ascoltò l'altro parlare di Lilith e di come lei sarebbe stata meglio senza di lui, e Josh richiamò a sé tutto l'autocontrollo di cui era fornito per non scoppiare. Sentì i pugni stringersi in una morsa che costrinse le nocche a sbiancare.
    Poi, con calma, rispose.
    «Anche io penso che molte persone starebbero bene senza di me e sto provando a farglielo capire.»
    O lo avrebbe fatto non appena ce ne fosse stata l'occasione.
    «Ma alla fine, saranno sempre loro a scegliere se ci vogliono nella loro vita.»
    E lui, probabilmente, non avrebbe accettato ugualmente.
    «Non so se diventeremo mai più forti di Naga, Blake, ma ciò di cui sono certo è che continuare a farci la guerra fra noi non condurrà a nulla di buono.»
    Quando avrebbero smesso di accusarsi a vicenda?
    «Per la cronaca: io tengo a Jesse. Non nel modo in cui tu tieni a Lilith, ma non voglio che soffra. E sono stato chiaro con lui, nonostante non dovrei giustificarmi di questo con te.»
    Lo disse dando le spalle al compagno, mentre si piegava ad afferrare la borsa a tracolla, per rimetterla in spalla. Poi, si volse verso l'altro e lo guardò con la coda dell'occhio, in viso un'espressione ben lontana da quella con cui l'altro era abituato a vederlo.
    «Pertanto, prova di nuovo a parlare di noi due in quei termini e io ti spacco la faccia.»

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    Blake
    Barnes
    Tutta quella situazione lo stava facendo diventare ancora più istabile diel previsto, sapeva di aver detto una cosa forte e sapeva anche come aveva reagito con Jesse e quella cosa che aveva detto non aveva alcun senso. Ma oramai lo aveva fatto no? Vide il viso di Joshua cambiare completamente espressione e lui alzò un sopracciglio. Dove diavolo voleva andare, ancora non avevano finito di parlare! Poi le sue parole arrivarono forte e chiaro ed anche il suo allontanarsi completamente da lui. Che faceva prima lo abbracciava, poi se ne andava. Ma che cazz... Sospirò. Fin quando non si sarebbe reso conto delle peso delle sue stesse parole, come poteva capire quelle degli altri. Blake doveva fare seriamente qualcosa per non allotanare tutte le persone a cui stava imparando a voler bene e farlo gli sarebbe costato un aiuto ben più grande di quello che pensava lui. Oramai era divetato ingestibile anche per se stesso ed era inutile negarlo. Ma non era abbastanza lucido anche da ammaetterlo e quindi, il povero Evans ci era capitato per mezzo, senza avere nessuna colpa specifica. Ma Blake aveva sempre detto aiu suoi amici, se così si cosinderava ancora Johsua, che dovevano prenderlo esattamente così, con tutti i suoi pregi ed innumerevoli difetti. Non poteva farci niente, ci provava a migliorare ma poi la vita gli regalava sempre infinite gioie per ricadere nel baratro più assoluto. Si morse il labbro. A chi ti riferisci precisamente? Andiamo Joshua sei, sempre dopo di me, uno dei ragazzi più popolari della scuola, sei una persona piacevole, sai scherzare, stare al gioco e sei anche intelligente... perchè dovresti non volere che qualcuno ti voglia nella sua vita? i, era tipido di Blake, prima ti insultava e poi ti faceva i complimenti, e non lo faceva per recuperare all'insulto di prima, sempre perchè era una cosa che pensava ed in quel momento si era semplicemente reso conto che potevano essere molto simili. Infondo poteva fare lo stesso ragionamento fatto con Erik, no? Cioè... se Jesse lo considerava un suo degno amico, perchè lui non poteva fare uno sforzo?
    Parla per te. La prossima volta che Lilith sarà in pericolo io saprò difenderla. Era l'unica cosa che desiderava. Avrebbe fatto carte false per lei anche se doveva mettersi a studiare come un dannato. Insomma non sapeva ancora cosa sarebbe divenuto da grande, cosa avrebbe fatto davvero, ma una cosa era certa, Lilith era l'ultima volta che veniva rapita, esattamente come Ayla, Theresa ed Elisabeth. Era legato a tutte e quattro in una maniera differente e voleva bene a tutte e quattro le ragazze in maniera diversa... ma Blake si sentiva responsabile nello stesso modo per tutte e quattro. Quando lo vide prendere le sue cose ed andare verso l'uscita si lascò cadere su di una sedia, finalmente poteva quasi ascoltare davvero l'altro. Alzò un sopracciglio alle sue parole. Evans. Jesse è abbastanza grande ed intelligente per fare le sue scelte. Ma per me è molto di più di un amico. Quindi stai attento a chi minacci e per cosa lo stai minacciando. Perchè se lo vedo soffrire anche solo per un istante per il tuo bel faccino o culetto o quello che vi pare a voi... Io non ti spacco solo la faccia. Il fattoera questo, e magari in un momento di più tranquillità Blake sarebbe andato sicuramente da Joshua a "scusarsi" a modo suo per come aveva cacciato l'argomento. Ma Blake voleva bene a Jesse in una maniera che non aveva mai provato in vita sua. Non era un tipo che si metteva a giudicare le scelte degli altri, te tanto meno diceva come doveva comportarsi, la vita era la sua e Blake era cresciuto in una libertà sconfinata, quindi non sapeva neanche come si limitava quella altrui. Ma odiava vedere le persone che amava stare male. Ed in quel momento era seriamente combattuto. Joshua stava diventando un suo amico, avevano un rapporto di amore ed odio evidente, ma comunque sapeva che era una persona valida, anche se a volte lo avrebbe preso a calci in culo, ma era quasi sicuro che la cosa fosse completamente reciprovca, Jesse era il suo verso e primo migliore amico, quello che sapeva che lo avrebbe sempre protetto e sostenuto contro tutto e tutti, magari poi gl avrebbe rotto il culo in separata sede, ma lo avrebbe sempre comunque sostenuto nelle sue follie. Come poteva solo pensare che poteva soffrire? E poi c'era Lilith e il rapporto con Joshua che ancora non riusciva bene a capire e definire.
    ✕ schema role by psiche
     
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  9. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
    Studente | 17 anni
    Sentire quella specie di complimenti uscire dalla bocca di Blake spinse Josh a sorridere per un momento, vedendo tornare l’altro al suo solito essere e dimenticando per un momento la cattiveria che gli aveva rivolto. Ma la concezione con cui Josh continuava a portare avanti quel suo dissoluto stile di vita in ambito sentimentale non sarebbe cambiata: non voleva che la gente tenesse a lui per una sola e semplice ragione.
    «Perché non sono bravo ad amare.»
    E sì, poteva c’entrare il fatto di non voler fare soffrire nessuno, il fatto che la sua malattia rischiasse di porre fine alla sua esistenza prima del tempo e tante altre motivazioni potevano giustificare quelle parole, ma non gli sembrava il momento di analizzarli con attenzione.
    «Te lo auguro, Barnes.»
    Gli disse poi dopo avergli sentito dire che avrebbe fatto di tutto per salvare Lilith laddove si fosse presentata l’occasione. Josh, dal canto suo, sperava non ci fosse mai più il bisogno di dimostrarlo.
    Tornò alla propria seduta per recuperare la borsa. Non sapeva se le cose tra lui e Blake fossero tornate normali, ma di certo avrebbe fatto di tutto nei prossimi giorni per comportarsi come sempre, come se tutto fosse tornato alla normalità. Ma nei prossimi giorni, per l’appunto, non in quello specifico giorno.
    «Non è una minaccia, è una constatazione. Non puoi decidere tu per Jesse. »
    Sarebbe stato divertente per lui potersi guardare con occhio esterno, vedere la reazione che quelle parole avevano scatenato in lui se dette da Blake e ciò che invece gli avrebbero scatenato più avanti, pronunciate da Erik. Se Blake lo aveva provocato, spingendolo a restare con Jesse per quanto ciò gli potesse essere concesso, Erik lo avrebbe fatto ragionare, spingendolo a chiudere quella sorta di relazione.
    Era come se Blake rispecchiasse il suo istinto, Erik invece la sua razionalità.
    «E succederà, Blake: lui soffrirà a causa mia, per quanto io ne detesti l'idea e non voglia arrivare a quel momento. Se lo farò soffrire sarò io a chiederti di prendermi a pugni, ma non osare mai più insinuare che non mi importa di lui.»
    Lo avrebbe fatto soffrire in ogni caso? Jesse era stato chiaro: non provava nulla per lui e se così fosse stato probabilmente non avrebbe mai sofferto. Ma se avesse mentito? Avrebbe sofferto se Josh avesse chiuso con lui in quel momento e avrebbe sofferto se lo avesse fatto più avanti. A quel punto, dunque, non ci sarebbe stata una gran differenza.
    E poi, sinceramente, Josh non sapeva se sarebbe mai riandato a letto con l’altro.
    Ad ogni modo su una cosa non poteva essere contraddetto: lui a Jesse teneva e molto. E non avrebbe permesso a nessuno di dire che lo avesse solo usato per sfogare una personale ed egoistica voglia.

    «Parlato» - Pensato - Ascoltato | Scheda PG - Stat.

    RevelioGDR
     
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8 replies since 2/12/2019, 19:32   145 views
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