Black Friday(?)

Boram&Alizée

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    Alizée Vuasseaux

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    Da piccola si era sempre chiesta come mai c’erano delle piccole teste scure e avvizzite, simili alle prugne secche, fuori dalla casa di zia Lavande, vicino a Nizza. Cioè, non capiva come mai c’erano delle teste così’ bruttine, ma comunque simpatiche, e come mai non ne vedeva in giro. Dove era il resto del corpo? Nascevano così?. Poi crebbe, capì la situazione e per quanto meno interessata alla cosa e vagamente schifata nel periodo dell’adolescenza, capì anche che erano cose utili. Perché di cose si trattava. Certo avevano ancora parte del carattere originario della persona di partenza, ma non erano che un mero, pallido riflesso di chi fossero state in vita. Un po’ come i quadri di Hogwarts o di altri luoghi magici. Si ricordava le lunghe discussioni con i quadri a Hogwarts durante il suo apprendistato, nei due anni precedenti la sua venuta a Denrise, ma non avendo conosciuto in vita quel preside o quell’insegnante, non poteva giudicare. Ma di una cosa era certa, quelle testoline, che in francese chiamano in maniera forse fanciullesca “Poupées”, bambole, erano animate da magia oscura dopo un probabile lungo rito di cui non conosceva e non voleva conoscere i dettagli, sebbene la sua curiosità a volte l’avesse spinta a pensare di richiedere un libro che parlava dell’argomento, ma essendo ovviamente nella sezione di magia proibita, la motivazione di mera curiosità non era esattamente professionale. Forse avrebbe potuto chiedere al professor Ensor.
    Ripartì, dopo essersi fermata davanti alla vetrina dell’Emporio di magia nera” dove erano appunto in evidenza alcune teste rinsecchite. Nella piccola borsetta che portava nascosta sotto il mantello nero di lana cotta magica aveva i suoi acquisti fatti presso il negozio di candele. Non voleva fare richiesta ufficiale di tale materiale tramite la scuola, non essendo parte dell’insegnamento, ma per un suo progetto personale, e di conseguenza si sentiva leggermente a disagio ad essere a Nocturn Alley, con delle candele oscure nella borsetta e indecisa se entrare anche solo per curiosare nel negozio di “Magie sinister”. Non ci era mai stata, ne aveva solo sentito parlare e anche durante la sua permanenza, entrambe le volte, ad Hogwarts non aveva avuto modo di andare in quel vicolo i cui bolognini stava ora calpestando. Sebbene non consona al suo modo di vestirsi, aveva optato per scarpe con tacco basso, robuste, e un vestito da maga senza troppi fronzoli, per avere quello che a volte aveva sentito definire “un basso profilo.” Certo non aveva rinunciato, ci aveva tentato, ma i tremori poco prima di uscire dalla porta l’avevano fatta desistere e tornare a prenderli, ai suoi guanti neri e lucidi che si estendevano appena sopra il gomito, nascosti al momento da un paio in sottile pelle scura, perfetti visto il tempo freddo. Guardò il negozio, era poco lontano, al 13/b del vicolo quasi deserto. dopo la caduta dell’Oscuro Signore gli affari per loro erano andati calando notevolmente, ma ciò che vendevano era comunque parte della magia, e quindi c’erano comunque compratori, estimatori o collezionisti di cose strane, oscure o maledette. Fece un passo come attratta dall’insegna, poi ci ripensò, voltò su se stessa con l’intenzione di dirigersi verso il passaggio pedonale che l’avrebbe riportata a Diagon alley, ma non si mosse.
    “Sono qui, perché non entrare? Non sarò certo una maga oscura per aver guardato ciò che vende, n’est pas?” si disse, voltandosi ancora e inspirando come se fosse pronta a un salto nel vuoto. Qualcuno la urtò, cola del suo non essere stata attenta a muoversi ed ad essere ferma come una statuina in un passaggio che di certo non era larghissimo, e il colpo le fece cadere la borsetta, mentre le tre candele nera, rossa e verde uscirono dalla borsetta rotolando ai suoi piedi, visibili. Si chinò immediatamente per raccoglierle, mentre mormorava una scusa veloce verso chi l’aveva toccata dentro, sapendo che la colpa non era dello sconosciuto.

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    Edited by Alizée Vuasseaux - 3/12/2019, 15:37
     
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    Boram Darkwill Swain

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    I vicoli di Nocturne Halley, posti pieni di insidie e pericoli per maghi inesperti nel campo dell’illegale. Dopo anni, l’oscurità di quel posto era diventata qualcosa di familiare al giovane, che però nonostante conoscesse quel luogo come le sue tasche, si sentiva strano a percorrerli ogni volta… Il suo… era un sentimento difficile da spiegare, un miscuglio tra un senso di colpa e paranoia, come se qualcuno stesse osservando e giudicando ogni suo passo dentro quel luogo. Ogni tanto quel presentimento lo faceva voltare, solamente per poi ritrovarsi privo di inseguitori. Ci volle un po’ prima che comprese a pieno il motivo di ciò: non era una persona, o meglio, non una in carne ed ossa… quei sentimenti erano generati dagli insegnamenti di sua madre, dogmi completamente in antitesi con quelli del nonno, da lui rispettato e visto come un padre, figura che gli era venuta a mancare durante la battaglia di Hogwarts tra le fila dei mangiamorte. Il fato del padre era stato il motivo che aveva spinto la madre ad andare contro il genitore paterno, per paura che anche al figlio spettasse lo stesso destino. Ma Per generazioni la famiglia Swain era stata seguace di vari maghi oscuri, dai più antichi della storia fino a Grindelwald, e poi, nonostante l'iniziale riluttanza, il suo uccisore: Lord Voldemort. Malgrado il loro coinvolgimento in queste faccende scandalose, la loro storia però era ignota, leggende e voci sulla loro ricchezza erano comuni tra le vie di Nocturne Alley, e quasi come ogni mistero un velo arcano ed allo stesso tempo arcaico copriva quella famiglia. Mai un membro di quella gente, così pura di sangue come i primi maghi, era però stato arrestato dalle autorità del Ministero. La loro era ormai divenuta una tradizione, e niente avrebbe mai fermato il paterfamilias dal continuare ad applicarla, nemmeno la madre del suo unico nipote. Lo Swain aveva fatto allontanare la donna, e con essa via dalla scena, l’uomo era riuscito a coprire i suoi insegnamenti nella mente del nipote, insegnamenti che però ogni tanto tornavano a tormentarlo, come in quei vicoli. Per il giovane Boram, quella era una sera come le altre… un'altra sera di compere per suo nonno, e per l’Acromantula, di cui anche egli faceva ormai parte. Il suo vagare per i vari negozi l’aveva portato a racimolare alcuni artefatti oscuri, che cautamente aveva celato all’interno del cappotto. Il buio di quel luogo, ed il suo lungo copricapo da trincea nero, il quale copriva completamente i suoi vestiti, insieme ad una sciarpa del medesimo colore, lo facevano sembrare una specie di fantasma: un'anima dannata tra quelle stradine più piccole dei corridoi di Hogwarts, di cui ancora si ricordava piuttosto bene. Tra un passo e l’altro fece una lista mentale di ciò che ancora doveva fare, segnando una linea immaginaria su quegli oggetti già in suo possesso. “La sera è ancora lunga” pensò rendendosi conto che mancava un solo oggetto alla sua lunga lista. Quei pensieri vennero però interrotti bruscamente, quando la sua spalla urtò qualcosa al centro del vicolo. Istantaneamente il giovane fece un balzo all’indietro, come per prevenire la caduta in avanti. Il suo sguardo si chinò insieme alla figura, mentre sul pavimento rotolarono degli oggetti caduti da quella che doveva essere la sua borsa. Delle scuse uscirono dalle labbra della donna, mentre il giovane passò paranoicamente le mani all’interno del cappotto per controllare se anche i suoi oggetti avessero subito lo stesso fato. “Per fortuna…” Disse nella sua mente tirando un sospiro di sollievo, tutto era ancora apposto. “Non vi preoccupate, lasciate che vi dia una mano… La colpa è anche mia, dovevo guardare più attentamente” Aggiunse in risposta alle sue scuse. Subito dopo anche il ragazzo si chinò adagiando il ginocchio sinistro sulla pietra della stradina, forse per curiosità più che gentilezza, anche le sue mani andarono alla ricerca degli oggetti della donna. Il suo sguardo, proprio come la sua mano, si posarono su una delle candele, quella rossa. “Ma…” Pensò mentre una strana curiosità lo pervase, aveva già visto candele simili, specialmente in riti di magia oscura fatti da suo nonno… Ogni mago poteva essere un'ottima risorsa per la loro causa, un pensiero quasi egoista, che però decise di ascoltare. “Ecco a voi, Madame” Disse consegnando alla ragazza i suoi averi. Si alzò da terra, per poi porgergli la mano per aiutarla a fare lo stesso “Perdonatemi, a quest’ora di notte le strade di solito sono vuote da queste parti” Sorrise, per poi spostare una ciocca di capelli dal viso. "Siete nuova da queste parti, o sbaglio?"


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    Era stata in giro per il mondo sia babbano che magico, aveva provato a dormire in ottime stanze quando aveva racimolato dei soldi come sulle panchine delle stazioni dei treni babbani, era una donna che, agli occhi degli altri, se avessero saputo ciò che aveva fatto e passato, sarebbe passata come una che non si stupiva più di nulla o vergognava di nulla, ma in verità Alizée aveva in alcune circostanze una paura folle del giudizio altrui, soprattutto se questo portava a mettere in discussione il suo comportamento o il suo ruolo, come in quel caso, dove l’aver urtato uno sconosciuto le sembrò essersi comportata come una ragazzina quindicenne davanti a un negozio in cui i genitori avevano detto di non entrare, ma lei lo avrebbe fatto comunque, non essendo vista. E il non essere adeguatamente coperta la rendeva ancora più nervosa. Doveva fare qualcosa, la sua iniziava ad essere una mania, e non solo un vezzo. Una parte di lei glielo disse mentre allungava le mani per raccogliere le candele, ma un’altra parte di lei la tranquillizzò, un po’ come l’alcolista che si dice che in ogni momento può smettere.
    Lo sconosciuto, vestito di nero, più o meno della sua età sotto le luci che filtravano dalle vetrine, dei lineamenti delicati che notò quasi in maniera automatica, fu più veloce di lei nel raccogliere le tre candele, e lei potè solo sfiorarne la mano mentre assieme prendevano la nera, quella fatta in parte con ossa di strega bruciata sul rogo. L’idea del contenuto la fece rabbrividire per un istante, pensando a come crudeli potevano essere i babbani anche senza magia, ma solo con la mente e le loro idee.
    “Merci… grazie, è stato molto gentile.” disse lei abbassando il volto così da celarlo completamente nell’ampio cappuccio, tentando di camuffare la voce con un tono più basso, nessuno la conosceva lì, e francamente avrebbe preferito che rimanesse solo una sconosciuta. “Mi scusi ancora per averla urtata. Ero… sovrappensiero.” disse infilando nervosamente le candele nella borsetta e assicurandosi che fosse ben chiusa. Ci mancava solo che quelle tre candele intrise di magia oscura, anche se di basso livello e non assolutamente pericolose se non usate in proibiti riti, rotolassero nuovamente fuori prima che lei tornasse nella sicurezza della sua stanza alla scuola.
    Quando l’altro le fece notare che era notte, lei si rese conto che aveva perso molto più tempo del necessario. Si ricordava perfettamente di essere arrivata a Diagon Alley nel pomeriggio, girovagando senza comprare nulla per i vari negozi per poi dirigersi nella zona oscura, nel vicolo che tutti conoscevano e nessuno diceva di aver frequentato. Ma era sicura che il sole era ancora in cielo quando entrò nel negozio, quindi aveva perso davvero molto tempo, e la sua tensione era tale che nemmeno si era accorta di quanto si fosse fatto buio. fortunatamente non vigeva il coprifuoco per i professori, o sarebbe stata presto nei guai, ma voleva comunque tornare il prima possibile a Hidenstone.
    “Non… non si preoccupi, anzi, sono ancora io a chiederle scusa. La nomea della strada mi ha fatto… comportare in maniera stupida.” mormorò appoggiando la sua mano guantata su quella dell’uomo, che sembrava sapersi comportare in modo estremamente educato, quasi ricercato, alzandosi in piedi e sistemandosi il mantello così che coprisse totalmente il vestito e il corpo, rendendola in parte simile agli altri, rari personaggi, che si stavano aggirando nella strada, intabarrati, nelle loro faccende affaccendati, parafrasando un poeta italiano del ‘800. Ma quell’uomo non indossava un amntello, aveva un elegante cappotto e una altrettanto ricercata sciarpa. Sembrava tranquillo, incurante di venir riconosciuto? Era forse un mago oscuro tanto potente da essere arrogante? O come lei una sorta di turista, ma estremamente sprovveduto? In entrambi i casi sembrava una persona che frequentava Nocturn Alley spesso, in quanto aveva detto che solitamente le strade erano vuote, e questo doveva farla rimanere in guardia nonostante il bell’aspetto e i modi affabili.. “No… non sbaglia Monsieur, sono nuova per questo vicolo. E’ la prima volta qui per delle… commissioni. Mi ero attardata osservando le teste in vetrina e non mi sono resa conto dell’ora. Credo sia meglio che io mi diriga verso…” Cosa poteva dire? Casa? Non ne aveva davvero una. La scuola? No, non poteva dirlo, altrimenti tanto valeva che mettesse un bel cartello col suo nome e cognome. “Hogwarts” disse di getto.
    Cosa diavolo aveva appena detto?
    Impallidì sotto il cappuccio, maledicendosi in modi che avrebbero fatto arrossire un predone di Denrise.

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    Mi sono permessa, e mi scuso se non potevo, di cambiare lo schema role dopo aver visto il tuo. Mi piace moltissimo!


    Edited by Alizée Vuasseaux - 3/12/2019, 15:38
     
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    Un soffio glaciale si fece strada tra il vicolo smuovendo al suo passaggio il cappotto, e qualche ciocca biondo cenere. A quella ventata d'aria polare, il ragazzo si strinse l'abito aggiustando i bottini e la sciarpa, per poi passare la destra tra i capelli nel tentativo di riportarli al precedente splendore. Una volta che anche la ragazza, dopo aver accettato l’aiuto del giovane, si alzò, Boram si avvicinò verso la parete sinistra, dove decise di appoggiare la spalla al muro mettendosi comodo, incrociò le caviglie, per poi sostenersi il mento con la destra, mentre il braccio sinistro fece d'appoggio all'arto opposto. La sua deduzione era esatta, così come la sua memoria; non aveva mai visto quella ragazza da quelle parti, e forse era un bene… Nonostante il contenuto della sua borsa, non aveva l’aspetto di una strega oscura, un pensiero che nacque spontaneo quando lo sguardò del giovane percorse con attenzione tutto il suo corpo. Il tempo passato in quel luogo l'aveva plasmato affinché ogni sfumatura di qualunque personaggio gli saltasse all'occhio, perfino i più piccoli dettagli. La risposta della sconosciuta echeggiò nella sua mente, mentre il giovane passò in esame quella frase, proprio come quella precedente. Boram esaminò con calma ed attenzione le sue parole, sia quelle in inglese che quelle poche in francese, così come il tentennamento nel pronunciare l'ultima… un comportamento comune, che il giovane aveva già riscontrato in molti casi, specialmente nelle persone che avevano qualcosa da nascondere. Un sorriso si abbozzò spontaneo nel volto del giovane, mentre vecchi ricordi riemersero dal profondo della sua mente come cadaveri dall'acqua. Nonostante probabilmente non fosse quello il posto nel quale la donna stesse andando, In quel luogo Boram aveva passato la sua intera infanzia… pian piano alcuni flashbacks gli passarono per la mente: le passeggiate tra i corridoi, le persone incontrate, le magie imparate, ma soprattutto gli incubi ed i pianti notturni ogni volta che in quel luogo le pareti gli facevano pensare al padre, di cui fino all'età di vent'anni, per colpa di suo nonno non sapeva altro che il luogo di morte.
    Chinò per un brevissimo istante lo sguardo, per poi inspirare come se fosse appena uscito da una lunga apnea, mentre scuotendo la testa fece sprofondare ancora una volta quei ricordi "Hogwarts? Insegnate alla scuola di magia?" Gli sorse spontaneo domandare, dopotutto non poteva di certo essere una studentessa, specialmente visto il fatto che in ogni scuola vigeva un coprifuoco per i frequentati dopo una certa ora. "In ogni caso… Mi chiamo Darkwill, piacere di conoscervi" Si presentò alla ragazza mimando un inchino nella speranza che anche ella facesse lo stesso. Quella era la prima volta che diceva il suo vero nome ad un estraneo, anche se quello era il secondo ed aveva deciso di omettere il cognome spinto dalla poca fiducia nei confronti della ragazza… anche se non aveva nulla da temere, o da perdere. Nel frattempo delle ali cupe come la pece discesero dal cielo passando sopra la ragazza oscurando temporaneamente una delle poche fonti di luce presenti nel vicolo. Il volatile continuò il suo planare fino a quando raggiunse un lampione fulminato dietro il giovane, dove infine si adagiò mescolandosi tra le ombre. La sagoma dell'uccello sembrò svanire per qualche secondo, fino a quando due occhietti rosso sangue emersero dalle tenebre, mentre il resto del corpo continuò a mimetizzarsi perfettamente con l'oscurità limitrofa ad esso. Il corvo fissò la ragazza, prima disinteressato, per poi inclinare la testolina verso destra, come se tutto ad un tratto fosse incuriosito dalla sua presenza. "Vi ho sentito pronunciare qualche parola in francese, siete originaria di là? Mia madre è francese, un posto bellissimo secondo me... anche se non ci passo molto tempo" Alimentò il discorso ignorando completamente la presenza del rapace dietro di lui, proprio come se non esistesse… dopotutto per essere un corvo era particolarmente silenzioso, sin dal suo arrivo neanche un gracchio era fuoriuscito dal suo becco, ne il suo sguardo si era posato altrove. "Ecco dove ti eri cacciato, torni e neanche mi saluti! Giuro che una volta alla Magione ti metto in gabbia!" Gettò un pensiero verso il suo compagno pennuto, il quale aveva deciso di abbandonarlo all'ingresso del vicolo qualche ora fa.

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    Non ti preoccupare, usa pure il Code, l'importante è tenere i crediti :)
    Ps: perdona la qualità o qualche forma verbale sbagliata… ho composto il post in tempi diversi, e con un po' di fretta per colpa dello studio


    Edited by KimSeptim - 4/12/2019, 20:59
     
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    L’uomo, che poteva avere circa la sua età, si mosse, allontanandosi solo di poco per appoggiarsi con fare quasi disinibito, alla parete opposta del vicolo, in un atteggiamento che Alizée considerò tra lo strafottente e l’aristocratico. Aveva già visto entrambi quegli atteggiamenti, sia nei bulli di quartiere nelle strade Americane, sia in certi personaggi che aveva avuto il dispiacere di conoscere e nei suoi viaggi, e presso l'ospedale dove lavorava il padre, da parte di certi “Baroni” che credevano di essere i padroni del mondo solo perché erano dei purosangue o perché il loro cognome era legato a una tecnica o ad una pozione specifica. In quel momento la francese capì che la sua prima impressione sul turista era totalmente sbagliata, e che la persona che aveva davanti altri non era che un habitué del vicolo, quindi o un mago oscuro o un mago comunque che aveva motivi non totalmente leciti per essere in quel posto. Certo, era in quel vicolo in quel momento anche lei, ma lei sapeva che era stata una decisione travagliata e che avrebbe sinceramente preferito non ripeterla. Lui la contrario sembrava perfettamente a suo agio, e anzi chiese quello che effettivamente era una domanda lecita e si presentò.
    Alizée provò a capire se avesse già sentito per qualsiasi motivo quel cognome, Darkwill, ma non le venne in mente nulla, e in una frazione di secondo si domandò come procedere. Poteva certamente tagliare corto, ringraziarlo ed andarsene, senza dirgli altro, ma sarebbe stato scortese e considerando dove fossero e con chi probabilmente aveva a che fare, assai pericoloso.
    Sorrise come imbarazzata alla prima domanda. “No, no, magari lavorassi e insegnassi in quella scuola. Sono solo di passaggio, uno… scambio culturale credo che si dica. Il ministero ha mandato delle persone a Beauxbatons e io sono finita a Hogwarts per degli studi sull magitecnologia.” gli disse, sapendo di mentire ma usando un fondo di verità dovuto a quanto aveva davvero fatto fino a pochi mesi prima. “Lei lavora là, per caso?” chiese, sperando in una risposta negativa che le avrebbe permesso un po’ più di agio nella menzogna che aveva appena detto.
    “Signor Darkwill piacere, mi chiamo Elise Deorden.” gli disse convinta, usando il cognome da nubile della madre. “Piacere di…” si bloccò, la già fioca luce di uno dei pochi lampioni esistenti nel vicolo, poco lontano da lei, oscurata da una figura in movimento che la fece sussultare un istante. “Quoi?” quasi urlò, osservando quello che le parve prima essere un’ombra e poi un uccello, probabilmente un corvo. Sentì i suoi occhi rossi e cattivi fissarla, ma lei non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo, e guardò invece il giovane che si trovava quasi sotto il lampione fulminato su cui l’animale si era posato. Come mai non aveva reagito minimamente? Non se ne era accorto? Impossibile, quell’ombra, causa la luce, sembrava quella di un drago quasi dalle dimensioni, e aveva decisamente oscurato la luce per alcuni istanti durante il passaggio. Era un’illusione, qualcosa messale nella mente da lui per qualche strano giochetto? Non credeva fosse possibile una cosa del genere, ma non conosceva così bene la magia legata alle illusioni e questo le fece correre un brivido dietro la schiena. Doveva calmarsi, stava iniziando a diventare paranoica e a non ragionare con lucidità, cosa assolutamente fondamentale sempre, non solo nel suo lavoro ma anche in situazioni come quella. Desiderò per un istante che non avesse portato solo i guanti, ma nuovamente scacciò quel pensiero che poteva diventare un’ossessione. Con calma apparentemente misurata, ma atta solo a nascondere ancora il suo spavento, mosse la mano per indicare il corvo sopra il signor Darkwill. “Credo che sia meglio per lei spostarsi, non si sa mai cosa potrebbe succedere?” disse all’uomo, che nel frattempo, come se fosse totalmente ignaro, o non interessato a quanto successo, le chiese se era francese e si sbilanciò dicendole che lui era almeno in parte francese, se non di nascita, almeno di genia.
    “Sì… io…” iniziò, schiarendosi poi la gola mentre ancora sentiva il corvo fissarla, mettendola a disagio. “Io vengo dal nord della Francia. Dipende da dove si abita e cosa si preferisce. Ci sono posti stupendi e posti normali ovunque. Dove ero io c’era un bel paesaggio e la vita era quasi rurale. La vita di città l’ho scoperta a Beauxbatons, e non saprei che preferire, ammetto.” disse concentrandosi solo sul volto dell’uomo, per dimenticare il resto. “Dove riesce a passare il tempo in Francia? La Provenza, la Normandia e l’Alsazia dicono essere bellissime anche non nei mesi turistici.”
    Rabbrividì inconsciamente quando un’altra folata di gelido vento percorse, incanalata e aumentata dalla conformazione della strada stessa, nel vicolo, facendole stringere con la mano sinistra il mantello che ancora le nascondeva il corpo, ma il vento fece cadere il cappuccio, mostrandone il volto.

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    La mano della giovane si alzò, ed insieme al suo sguardo gli indicò il pennuto dietro di lui. Boram si voltò giusto per guardarlo un secondo, per poi riportare lo sguardo sulla ragazza, il tutto mentre un lieve sorriso divertito si fece strada tra le sue labbra. "Non preoccupatevi, fa sempre cosi" Disse in modo criptico, senza aggiungere altro. Si guardò attorno, e mentre la ragazza continuò a parlare, dalla tasca del cappotto tirò fuori dei guati in pelle neri, che si mise subito dopo celando sotto la loro pelle l'anello con sopra un incisione, che però il buio di quel vicolo nascose agli occhi della ragazza "Oh… Nord della Francia, ci sono stato di passaggio, bel posto… Io ho sempre vissuto nei pressi della città, anche se non ci vado quasi mai, quando si hanno tutti i confort a casa non vedo il motivo per il quale andarci sinceramente. Una cosa che non mi piace della vita rurale è che in campagna le persone sono sempre le stesse, almeno in città si incontrano sempre facce nuove" Rispose finendo di sistemare l'ultimo guanto. Sin da piccolo la sua vita era stata tutto uno studio perenne, anche fuori dalla scuola, dove suo nonno una volta a casa gli imponeva di seguirlo ovunque andasse, e di studiare qualunque magia oscura egli facesse, cose che a Hogwarts nessun maestro avrebbe insegnato a pieno agli studenti: il tutto colpa di una visione lineare che il ministero imponeva ai suoi sottoposti. Quello stile di vita aveva formato il giovane in un modo piuttosto strano: quel miscuglio di regole, dogmi e piaceri mai appagati erano stati i metalli con i quali il suo carattere era stato forgiato… un carattere che era quasi come un armadietto dentro il quale il giovane celava mille maschere sempre pronte da indossare ovunque si trovasse… perfino in quel momento ne stava indossando una, forse la piu normale di tutte. "In Francia passo la maggior parte del mio tempo ad Avignone, o nella capitale… il tutto dipende da dove la famiglia di mia madre si trovi" Aggiunse mentre il gelo pervase ancora una volta quel vicolo portando via con se non solo il calore, ma anche l'oscurità che fino a qualche secondo fa aveva circondato il volto della ragazza. A quella vista, il corvo dietro di loro gracchiò, per poi espandere la sua apertura alare prima di prendere il volo. Il giovane socchiuse gli occhi, mentre il volatile incominciò il suo viaggio verso l'ignoto in direzione opposta a loro. Ma prima che il pennuto svanisse oltre il vicolo, lo sguardo dello Swain si fisso su di esso. Il braccio destro del ragazzo s'elevò dall'asse verticale del corpo verso la figura, e con l'indice della medesima mano puntò la sagoma sempre piu lontana. Inspirò incanalando dentro di se la gelida aria notturna, e subito dopo parlò come se volesse lanciargli un incantesimo "Faigh ar ais chugam, Orpheus" Quelle parole uscirono come un ordine dalla sua bocca, il suo tono era cupo ed allo stesso tempo autoritario, bastarono quelle poche parole a far si che il corvo tornasse verso di loro. Lo sguardo del giovane si posò sulla ragazza, e come un Deja-vu la luce fu ancora una volta oscurata dalle ali del volatile, che però questa volta decise di atterrare sul braccio del giovane, il quale era già esteso ed in attesa del suo arrivo. "Perdonatemi, fa sempre cosi…" Si scusò verso la ragazza, mentre il corvo voltò la testolina in direzione del suo padrone incrociando gli sguardi "Carne! Carne! Carne!" Borbottò con voce rauca il corvo. Il giovane sorrise, e dalla tasca tirò fuori un contenitore metallico a forma circolare, con calma svitò il coperchiò per poi prendere due pezzetti di carne da esso, che diede subito dopo al suo compagno pennuto. "Sono gli uccelli piu intelligenti che esistono, lo sapevate?" Disse nel tentativo di riportare la situazione nella sfera del "normale", anche se non lo sarebbe mai stato "Da millenni accompagnano la mia famiglia, ogni loro segreto è a noi conosciuto… Li trovo piu utili dei gufi sinceramente, molto piu utili" Aggiunse, mentre il corvo si spostò dal braccio alla spalla. "Voi studiate Magitecnica, sono corretto? Domandò per sicurezza prima di continuare a parlare "Ditemi, cosa ne pensate voi di tutta questa influenza babbana sul mondo magico?" Chiese incuriosito mentre perfino lo sguardo del corvo tornò sulla giovane.

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    ”In che senso fa sempre così?” gli chiese, ancora spaventata dalla figura del volatile. I corvi erano animali pericolosi, erano carnivori e necrofagi. Li conosceva bene, non tanto per lo studio, quanto per la loro presenza nel paese dove abitava da piccola. Dove c’erano case c’erano tortore e colombe. E dove c’erano loro, c'erano corvi. si coalizzavano, piccoli gruppi di cattiveria che assaltavano una tortora magari vecchia o ferita, o un piccione prono alle malattie e quindi non veloce a scappare. Che poi cattiveria non era il termine adatto. Facevano ciò che la natura li aveva programmati a fare. Cacciare, nutrirsi e sopravvivere. Come faceva ogni animale, dall’ultimo al primo della catena alimentare, sia magico che babbano. Tranne l’uomo. L’uomo era uscito dalla catena alimentare e dalla piramide, non aveva una vera necessità di caccia o altro, ma lo faceva, e probabilmente era l’unico animale senza istinto di sopravvivenza, o non ci sarebbero state così tante guerre sia tra i babbani che tra i magici. Ma quel corvo la spaventava come se fosse qualcosa di non reale, come se fosse un incubo reso solido per qualche motivo. Continuò a guardarlo con la coda dell’occhio, mentre quello che dalla frase doveva essere il suo padrone parlava della francia e di dove era. Sembrava apparentemente snob, uno di quei nobilotti più o meno decaduti, una di quelle famiglie ancora potenti ma non come ai tempi di Lord Voldemort. Per un istante le venne in mente il nome dei Malfoy. Purosangue e vicini all’Oscuro Signore. Lui gli ricordava molto quello che aveva sentito e letto di loro nelle cronache dopo la guerra, e Draco in particolare. Una foto sbiadita nella memoria, eppure gli somigliava. E questo non fece che alimentare una profonda e al momento celata paura di essere nel momento sbagliato nel posto sbagliato.
    “A… Avignone? Ci sonos tata da ragazzina, una gita della scuola se non ricordo male. Ho vaghi ricordi e mi sembra di ricordare una bella città, anche se non cosmopolita e moderna come Parigi.” gli disse abbassando la mano e tornando a nascondere tutto il suo corpo sotto il mantello. “Io sono nata in una piccola cittadina e trovo a volte la città troppo caotica, ma credo che si possa dire il contrario per chi è abituato alle grandi città, dove però manca un momento in cui ci si possa fermare, sedersi e rilassarsi. Io nemmeno riuscirei più a vivere sempre in una cittadina di poche migliaia di abitanti, ma sicuramente ogni tanto mi piace abbandonarmi ai pensieri e rimanere sola.” Come voleva ardentemente esserlo in quel momento.
    Osservò sgomenta, e ancora di più udì la lingua con cui l’uomo parlò al corvo, oltre alla voce, per quanto storpiata, con cui l’animale parlò. Rimase basita dal comportamento e non riuscì se non a scuotere la testa alla domanda se sapesse che i corvi erano i più intelligenti animali e annuire, rendendosi conto di avere la bocca aperta, quando egli commentò che erano molto più utili dei gufi. Sentiva dentro di sé il desiderio di scappare, ma non poteva farlo o avrebbe sicuramente provocato enormi guai per sé stessa. Sapeva della forza di un becco di un corvo, e sapeva la loro velocità e cattiveria. Non voleva essere la tortora inq uel vicolo. Si fece forza, chiudendo un istante gli occhi e ripetendosi mentalmente che era una strega adulta e capace di difendersi, e che anche se oscuro e in un vicolo tutt’altro che rispettabile, l’uomo non sarebbe stato tanto sciocco o temerario da attaccarla in una zona pubblica. O almeno sperò. Leggermente rinfrancata da que pensieri, si schiarì la gola e pensò alla risposta alla domanda dell’uomo, pensando cosa ci fosse sotto tale domanda, apparentemente innocente.
    “Credo che sia il normale corso degli eventi.” gli disse rimettendosi il cappuccio sul volto. “L’uomo cerca sempre di evolvere ciò che gli è attorno non avendo il tempo di evolvere sé stesso, e questo vale per noi come per i non magici. La magitecnica è il tentativo di colmare un vuoto già da circa cinquant’anni colmato dai babbani, ovvero l’elettronica. Credo che i maghi si siano a volte adagiati sul loro essere apparentemente superiori tramite la magia, non sperimentando altre vie, magari meno classiche, ma efficaci. I magifonini ne sono un esempio, un ottimo modo per rimanere in contatto senza usare la magia ogni volta. Credo che sarà un campo molto proficuo nei prossimi decenni, anche solo per colmare il vuoto che ancora c’è tra noi e i babbani. Certo essendo una tecnologia, uno strumento, può avere anche risvolti molto negativi. Le scoperte di per sé sono positive, l’uso che se ne fa non sempre lo è. E l’uomo tende quasi sempre a vedere il lato negativo di una scoperta. Veda sia esempi babbani che quelli magici. Potere e capacità votati alla divisione, e non alla comune crescita.” gli disse più tranquilla, essendo il suo campo, il suo regno in qualche modo.
    Si mosse da dove era, apparentemente in modo casuale, ma come a dirigersi verso l’uscita che dava a diagon Alley. “E lei, Signor Darkwill, di cosa si occupa, se mi posso permettere?”

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    Da un semplice scontro era nata un'intera conversazione, anche se non completamente spontanea. C'era qualcosa che tratteneva la ragazza a parlare, e Boram di questo ne era più che consapevole, forse era curiosità oppure il più comune dei sentimenti: la paura… Ma nonostante la sua intuizione, egli continuò ignorando i sentimenti dell'altro interlocutore; per lui quello era ormai diventato un esperimento sociale, uno studio per vedere fino a dove la ragazza si sarebbe spinta o resistita prima di inventarsi una scusa per abbandonare quel cupo vicolo. La conoscenza con la quale la ragazza argomento quel discorso sorprese il giovane, quasi facendogli venire voglia di scoprire ancora più cose su quello spinoso argomento d'attualità "E non credete che questa tecnologia possa agire come ponte tra entrambi i mondi rendendo inutile il lavoro del ministero per tenere segreto il nostro?" Gli chiese in antitesi ai vantaggi che la corruzione babbana avrebbe portato al loro stile di vita. A Boram non importava rimanere nascosto, anzi egli voleva che il mondo sapesse della magia, e che si inginocchiasse alla loro chiara superiorità sui babbani… ma ancora una volta decise di tacere per il momento lasciando che la ragazza parlasse, e continuasse a generare domande priva di informazioni sulla sua visione del mondo magico. Quando la ragazza domandò del suo mestiere, Boram guardò per un istante il corvo, che inclinò il capo verso destra confuso dall'attenzione ricevuta… Il ragazzo sorrise alla reazione del pennuto, che quasi sembrò dire "E da me che vuoi?" da quell'espressione. Osservò quegli occhietti rossi per un secondo, per poi passare a quelli scuri appartenenti alla ragazza "Mi occupo di sogni, Signorina Deorden" Gli rispose ancora una volta rimanendo nel vago, mentre un sorriso sornione apparve sul suo viso. "Il mio stato sociale mi permette di non sporcarmi le mani, e per questo mi dedico al viaggiare alla ricerca di artefatti, o qualunque cosa possa avere un valore" Gli disse mantenendo il sorriso che aveva caratterizzato l'apertura di quelle parentesi "or utilità alla mia causa" avrebbe voluto aggiungere, ma ancora una volta non lo fece, quella maschera non era ancora pronta per essere indossata si rimproverò continuando su quella falsariga di normalità "Bene, adesso tocca a me" Aggiunse come se quello fosse diventato un gioco, il gioco del lupo e dell'agnello… uno pericoloso ed allo stesso tempo divertente per il giovane, che in quel momento si sentiva un predatore intento a giocare con la sua preda, nonostante i metodi gentili e quasi interessati alla ragazza che stava adottando "Ma prego, incamminiamoci verso Hogwarts nel frattempo… tanto stiamo andando dalla stessa parte, e poi questo vicolo non è di certo un posto sicuro nel quale fermarsi a parlare… troppo isolato" Disse indicando con la mano aperta la via, ma prima di incamminarsi fece muovere il volatile verso il braccio, e con un veloce movimento gli diede la spinta necessaria per prendere il volo "Non a tutti piacciono, lo capisco… e lo capisce pure lui quando non è ben voluto dalle persone che lo circondano" Parlò mentre con lo sguardo seguì il suo compagno fino a quando non incominciò a girare sopra di loro come un avvoltoio, cosa che durò qualche secondo prima che svanì nel buio della notte. Con calma fece qualche passo in direzione della ragazza, ed una volta al suo fianco le sorrise prima di fare il primo passo in avanti, lasciandosi dietro un armoniosa e leggera fragranza di lime, limone e bergamotto, un profumo storico dell’Inghilterra "il Blenheim", il preferito di Churchill, un famoso personaggio del vecchio mondo babbano "Mi occupo anche di animali, specialmente volatili come è di tradizione nella mia famiglia. Sapete, in questa parte del mondo i corvi sono visti come animali di morte… ma in realtà sono dei mediatori tra gli dei e gli uomini, o almeno così la mia cultura di provenienza li raffigura, sempre meglio della vostra secondo me" Disse lasciandosi andare ad una risatina, la sua poteva sembrare una frase buttata lì' tanto per parlare… ma in realtà era un'informazione sulle sue origini, proprio come la lingua che aveva parlato all'animale "E da quanto vi trovate in Gran Bretagna?" Gli chiese portando entrambe le mani dietro la schiena, e con lo sguardo fisso in avanti mentre si apprestavano a lasciare quella zona di Nocturne Alley in direzione di un vicolo dove non sarebbero piu stati soli "E ditemi, vi piace come posto o sentite la mancanza di casa?" Aggiunse prima di aspettare la risposta della ragazza alla prima domanda.

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    Lei lo guardò quando le chiese se la presenza sempre più massiccia della magitecnica sarebbe stato un problema per lo statuto di segretezza, lei si fermò, osservandolo. “Una bella domanda, ma non saprei esattamente cosa risponderle. Credo che potrebbe essere un grave problema, o la maniera migliore per abolire tale statuto, che dopotutto, è per la nostra sicurezza, più che per la loro. L’uomo è in grado di fare grandi cose, sia nel bene, che ne male.” gli disse, pensando a certi racconti di suo padre di ciò che i maghi potevano fare ad altri maghi, cose che vedeva all’ospedale, ma in giro per il mondo, negli anni, aveva visto come i babbani potessero essere altrettanto se non più pericolosi. Cosa poteva fare un “Expelliarmus” contro un fucile di precisione, contro un cecchino in grado di prendere una moneta a cinquecento metri? La magia era potente, ma la tecnologia babbana lo era ancora di più nel campo bellico. I maghi volavano, ma gli umani erano in grado di andare nello spazio, avevano armi così potenti che non le avrebbero mai usate, o la Terra stessa non sarebbe sopravvissuta. In cuor suo era convinta di ciò che aveva detto, che lo statuto non era per il bene degli uomini, ma per la sopravvivenza dei maghi. Acromantula e Excalibur erano forse animati da ideali opposti, ma se avessero avuto successo, non importa chi lo avrebbe avuto, in entrambi i casi sarebbe stata la rovina dei maghi, il loro annientamento o per sfruttamento, o per lotta.
    Un suo conterraneo vissuto secoli prima fece dire a un suo personaggio “Viviamo nel migliore dei mondi possibili”. Sebbene satira di una filosofia di cui non ricordava il nome, lei credeva che in qualche modo fosse vero. Era l’unico mondo, quindi scientificamente era per forza il migliore. Una visione ottimistica un po’ tirata, ma che comunque, considerando le possibili versioni alternative negative, non era poi, nella mente della donna, tanto sbagliata.
    Ascoltò e vide il corvo andarsene e il suo padrone sembrò quasi accusarla. “Mi permetto di dissentire. Non è un problema suo, ma mio. Non lo costringa ad allontanarsi se non lo desidera, dopotutto io sono solo una sconosciuta in un vicolo che frequenta per la prima volta, mentre lei sembra di casa, e così immagino il suo animale, il suo famiglio. Che poi io e i corvi non andiamo d'accordo per via delle mie origini rurali, non implica che lui non mi piaccia. Diciamo sono a disagio, non posso negarlo, ma credo che chiunque ha le sue paure, e affrontarle credo ci possa solo rendere migliori. Posso intuire da come gli ha parlato che lei abbia in qualche modo origini gaeliche o simili, e che il corvo si chiami Orfeo.” gli disse, rincuorata dal fatto che ogni passo la portava più vicina a quella che la sua mente definiva civiltà. E questo la spingeva ad essere in qualche modo più sicura e spavalda. “Si occupa di sogni, di animali, di artefatti e apparentemente ha un ceto sociale elevato. Posso azzardare che lei sia quello che viene definito purosangue, ed essendo di casa in tale vicolo, probabilmente un cacciatore di reperti antichi, forse anche oscuri e proibiti. Posso azzardare che lei si occupi di oggetti proibiti legati alla divinazione. Non mi scandalizza la cosa, posso trovarla illegale, ma in questo momento non sta nè noi stiamo infrangendo alcuna legge.” sospirò, anche se dentro di lei si sentiva in colpa per quelle tre candele.
    Quando lui le parlò delle culture differenti in merito al ruolo dei corvi, aggrottò le sopracciglia un istante, non vista per via del cappuccio che le celava il volto. “Questo mi porta fuori strada. Credo di ricordare che le culture native nordamericane venerassero il corvo, forse anche quelle scandinave, ma lei no mi sembra nè dell’una nè dell’altra. Adesso mi ha reso curiosa, signor Godwill.”
    Si stavano avvicinando al punto in cui Nocturn Alley finiva, e Diagon Alley iniziava. “Certo che mi manca casa, lì ho i miei genitori, lì ho vissuto la mia infanzia e ovviamente è dove magari vorrei finire la mia vita, magari sposata con figli e nipoti, magari zitella ma immersa nel mio lavoro. Al momento non ho un’idea precisa, dopo oltre due anni di permanenza in Gran Bretagna. Potrei muovermi nel Nuovo mondo, o vedere come si sviluppa il campo della magitecnica nel sudest asiatico. Nella zona indiana e giapponese vi sono parecchi interessanti studi, sia sul ramo babbano che su quello magico. Alcuni progetti sono così borderline che credo possano rappresentare quasi una collaborazione tra i due mondi, se così possiamo dire.”
    Doveva decidersi. cosa fare arrivata in fondo al vicolo, salutarlo e lasciarlo andare per la sua strada, inventando una scusa qualsiasi, o continuare quella conversazione in un terreno di gioco favorevole? Soppesò i pro e i contro delle due opzioni, quindi sorrise all’uomo. “Se non ha di meglio da fare, posso offrirle qualcosa al Paiolo magico?”

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    Le supposizioni della ragazza fecero sorridere il giovane, il quale rimase parzialmente impresso dalle sue doti; nonostante gli avesse detto poco, con quel poco era riuscita a tracciare a lunghe linee una specie di profilo generale dello Swain, perfino quasi esatto. Si guardò la punta dei piedi mentre passo dopo passo si avvicinarono sempre di piu alla fine del vicolo, e mentre la ragazza continuò a parlare, il giovane riflesse con calma sulle parole precedentemente dette sullo statuto di segretezza... "Per la nostra sicurezza" quelle parole rimbombarono nella sua testa, ma ogni volta che ne udi' l'eco la voce della giovane divenne sempre piu rauca e distorta, fino a quando non prese le sembianze di quella del nonno, e quella frase mutò di conseguenza il suo contenuto "Per la loro sicurezza" Quello era ciò che suo nonno gli aveva sempre detto, un concetto dovuto ad anni passati a servire uno dei maghi oscuri piu rinomati della storia, Grindelwald. Durante la loro permanenza tra le ombre a tirare i fili, la sua famiglia aveva visto tante ideologie, dal puro sterminio dei babbani alla semplice ribellione al ministero, ma niente sarebbe mai stato pari alla grandezza di Grindelwald… Quel mago aveva lasciato un duro segno nella mente dei suoi nonni, materni e paterni, uno cosi profondo che neanche anni di modernizzazione del mondo magico avrebbero convertito alla comune visione di coesistenza pacifica. Per Boram quel discorso era ormai diventato una cosa comune: il suo verso i babbani non era odio, ma pietà... secondo il giovane non erano in grado di autogovernarsi, e riprendendo la visione di Grindelwald, a modo suo i maghi erano destinati a governare il mondo piuttosto che nascondersi come mostri. Lentamente sgomberò la mente dalle parole di suo nonno, e finalmente i due giunsero alla fine del vicolo. Dopo un ultimo passo entrambi si trovarono fuori da Nocturne Alley. Si guardò attorno, ed ancora una volta ascoltò le parole della ragazza, anche se questa volta con un approccio molto piu interessato, quello non era piu un suo territorio, ma come la terra tra due trincee si trovava nella "No man's land" proprio come da piano "Avete ragione, in parte... Ma la mia famiglia è cosi antica che abbiamo un pò il mondo nelle nostre vene, ma comunque una cosa è certa: il nostro piu lontano antenato era celtico... infatti ancora tutto oggi cerchiamo di mantenere viva la lingua, cosi addestriamo i corvi" Confessò svelando in parte il mistero delle sue origini "Ah! E comunque è Darkwill, non Godwill" La corresse portando la destra davanti alle labbra prima di lasciarsi andare ad una risatina divertito dall'errore... era ironico come anche il suo nome rispecchiasse la sua natura oscura. Il silenzio calò per qualche secondo tra i due, quasi come se entrambi stessero riflettendo su cosa fare... Un idea balzò in mente al giovane, il quale subito si voltò verso la ragazza, ma prima che quest'ultimo potesse parlare si senti' quasi letto nella mente quando anche lei propose la stessa cosa anticipandolo. Alzò il sopracciglio destro sorpreso dalla coincidenza, e riportò l'indice che aveva alzato per prendere la parola dentro il pugno "Stavo per proporvi la stessa cosa, curioso..." Disse, per poi riportare lo sguardo sulla strada "Per me si può fare, mi spiace solamente per Orpheus... dovrà farsi un altro giro per la città prima di tornare a casa al calduccio" Aggiunse scherzosamente facendo spallucce, per poi incamminarsi verso il luogo scelto.

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    Sembrava che ogni passo che facevano verso Diagon Alley la rendesse più sicura e spigliata. quanto poteva fare essere in un ambiente che la mente riteneva non pericoloso. Sembrava quasi respirare meglio, pensare meglio, e sentiva di poter senza problemi affrontare qualunque cosa sarebbe potuta accadere da quell’incontro fortuito. Certo non si aspettava una battaglia, ma se nel vicolo la paura di un colpo basso, di un incantesimo oscuro era alta nella sua mente, ora le pareva che fosse lui quello quasi alle strette, se avesse voluto compiere azioni malvage o illegali. anche il corvo le sembrava solo un grande volatile certamente ostile come aspetto, ma non per quello necessariamente pericoloso. Che non li amasse era indubbio, che la sua paura fosse probabilmente atavica o irrazionale, ne era quasi convinta, ma sicuramente avrebbe sopportato la presenza, a debita distanza, di quell’uccello, sebben sempre convinta che fosse assai difficile che un normale corvo fosse ammaestrabile e ancora di più potesse parlare.
    “Beh, considerando che ci sono leggende, o meglio prove non definitive che l’america sia stata scoperta dai Vichinghi che se non erro sono in qualche modo imparentati con le popolazioni celtiche, alemon del ramo Inglese, forse davvero alcune tradizioni dei nativi americani possono essere state assorbite e poi rimodellate dai visitatori vichinghi, se fosse vero.” sorrise, e annuì quando lui citò la lingua. “Sono convinta che quello che state facendo sia importante. In ogni campo siamo e andremo dove ci hanno portato i nostri antenati, e da lì dobbiamo partire per poter migliorare. Tramandare la lingua è vitale, altrimenti si perderà e con essa una parte di noi, che giusta o sbagliata ci ha portato qui, in questo momento, ad essere ciò che siamo.” gli disse. Le vennero in mente molti esempi nella storia di come il non aver tramandato o nil non aver ricordato ciò che era successo in passato aveva provocato problemi o creato gravi danni a pochi o a molti. “Da noi in Francia ci sono i dialetti, come anche in Italia, e alcuni sono assurti al rango di lingua, come il ladino. Il celtico non so se si parli, ma è importante quanto il greco antico o il latino, anche se magari non così famoso.”
    Poi arrossì, fermandosi di botto e portandosi una mano guantata al volto per coprire la bocca spalancata dallo stupore.
    “Sacre bleu, mi perdoni signor Darkwill. Un errore imperdonabile, davvero. Mi scuso immensamente.” disse davvero costernata. Non era sua intenzione sbagliare, e sperò vivamente di non averlo offeso, sebbene da come la prese e da come continuò a parlare sembrasse che l’avesse presa sul ridere, probabilmente dando la colpa al suo essere straniera.
    Lei batté le mani contenta, ormai l’ansia svanita assieme al vicolo, mentre intravedevano le luci di diagon alley. “Ne sono felice, e spero che potremo chiacchierare ancora. E’ una persona estremamente interessante. sia lei, che il suo amico Orpheus. La prego, se crede che possa accettare di rimanere in una locanda, lo porti con sé. come le ho detto, le paure vanno affrontate e superate, e sento che se lei è il suo padrone, lui non può essere cattivo.”
    Era convinta quasi totalmente della cosa, sebbene fosse anche convinta che quell’uomo, anche se estremamente carino, fosse anche una persona in grado, nel modo e nei tempi giusti, di far cavare gli occhi di qualcuno al suo corvo. Eppure, proprio perché non erano più in un vicolo oscuro dove si comprava magia oscura, la fiducia e l’ottimismo che Alizée aveva di fondo nel genere umano, da non confondersi con stoltezza, visto che aveva vissuto varie situazioni nel mondo magico e babbano non esattamente piacevoli, ebbero il sopravvento permettendole di dire quella frase.
    “Spero solo che accettino famigli al Paiolo Magico…” borbottò quasi sovrappensiero, poi lo guardò in faccia, calandosi il cappuccio così che le potesse, nuovamente, vedere il volto. “Dove abita di preciso, se posso chiederglielo? Ha parlato di casa, quindi suppongo che userà la metropolvere per tornare.”

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    Se per te va bene, dopo la tua risposta chiudiamo qui e ci spostiamo al Paiolo per continuare?
     
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    Passo dopo passo, col tempo anche la ragazza sembrò finalmente aprirsi al ragazzo, e nonostante ciò avvenne lentamente, proprio come un fiore in uscita dalla primavera, finalmente riusci' a comprendere meglio qualche sfumatura del carattere di quella ragazza, che fino a qualche secondo prima dell'uscita dal vicolo sembrava voler scappare via dal suo sguardo. Quasi come una calamita, ognitanto il suo sguardò fu attirato verso l'alto, sempre in direzione del suo corvo. Il loro era un legame forte ed indivisibile... Sin dall'età di undici anni, quando suo nonno glielo regalò dopo l'ultima covata di quello del padre, quel volatile lo accompagnava nella sua vita: non c'era un giorno in cui non lo vedeva, non uno in cui non condivideva con le sue scure piume una carezza. Ogni volta che i loro sguardi s'incrociavano, per qualche strano motivo gli sembrava di vedere il volto di suo padre riflesso tra gli occhi rubino, e nonostante i suoi lineamenti fossero un po' sbiaditi per colpa degli anni, i suoi occhi, uguali a quelli del ragazzo e lo sguardo ricolmo di fierezza rimanevano sempre gli stessi, impressi nelle sue memorie come incisioni su una lapide. Per quanto banale e bambinesco potesse sembrare ad alcuni, il corvo, insieme ad altri piccoli oggetti in suo possesso, rappresentavano per Boram le cose materiali piu importanti della sua vita, gli ultimi ricordi di un uomo di cui non ricordava piu neanche la voce "Oh! Mademoiselle... Non vi preoccupate, sono sedici anni che io e lui condividiamo ogni singolo secondo della nostra esistenza su questa terra, i posti chiusi non sono un problema per lui fino a quando sta al mio fianco" Affermò alle parole della ragazza accennando un sorriso verso la sua convinzione, che non era del tutto sbagliata. Il suo carattere era principalmente quello, anche se ognitanto le maschere si alternavano dipendentemente dalla situazione nella quale si trovava. Le mani della giovane andarono ad incontrare il tessuto del cappuccio, e questa volta per sua volontà, lentamente lo rimosse dal capo svelando ancora una volta il suo volto, il quale il giovane potette ammirare meglio di prima grazie all'illuminazione piu accesa presentente nella stradina rispetto a quella di Nocturn Alley "Beh... La mia famiglia ha molte residenze, ma attualmente vivo a qualche mezzo centinaio di chilometri dalla Capitale Babbana, anche se viaggio spesso, quindi non la posso considerare a pieno una casa" Disse mentre nella sua mente passò l'immagine della magione di suo nonno, posto dove anche lui attualmente viveva. Si portò entrambe le mani dietro la nuca, e guardò verso l'alto "La metropolvere non fa per me, quei camini... e tutta quella "polvere" ovunque" Confessò accennando una smorfia, per poi tornare con le mani in tasca e lo sguardo sulla ragazza "Preferisco la materializzazione... piu veloce... piu pratica." Aggiunse ritornando alla domanda della giovane, mentre dalla giacca prese un altro contenitore metallico, soltanto che questa volta al suo interno c'erano delle radici di liquirizia, e non carne per il corvo "Gradite? E' liquirizia" Disse porgendo verso la ragazza il contenitore, per poi mettere tra le labbra il bastoncino precedentemente prelevato da esso. I due continuarono a camminare, fino a quando l'insegna del posto marcò il culmine del loro piccolo viaggio "Dovrebbe essere questo... Orpheus! bí linn" Affermò alzando lo sguardo leggendo la scritta, prima di richiamare il suo compagno pennuto... Leggiadramente il corvo discese dalle tenebre, e come una farfalla si posò sul braccio prolungato in avanti del giovane rispondendo immeditamente alla sua chiamata. I due si scambiarono un fugace sguardo, mentre il volatile battè le ali ripulendole dalle impurità acquisite in volo. Boram lasciò che il corvo continuasse con ciò che stava facendo, e subito dopo si voltò verso la ragazza aprendole il passaggio verso la locanda "Dopo di voi, Mademoiselle Deorden" Sorrise mostrando ancora una volta il suo lato gentile.

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    Si, si... Fa pure =)


    Edited by KimSeptim - 19/12/2019, 17:14
     
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