Unaware memories

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  1. Claire J. Murray
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    A
    vrebbe sempre ricordato.
    O così si era ripromessa di fare più volte e in diversi periodi della sua vita. Dimenticare era il torto più grande che qualcuno possa fare alle persone amate, a eventi importanti del proprio passato, persino e soprattutto a se stessi.
    Non avrebbe dimenticato la sua infanzia felice, l'adolescenza ricca di emozioni, non avrebbe dimenticato il suo primo amore, la sua migliore amica e suo padre, non avrebbe dimenticato il dolore e la paura, neanche la consapevolezza che aveva provato quando, poche settimane prima, aveva creduto di dover morire.
    Brianna Scott era e sarebbe sempre rimasta indelebile nella sua memoria, ma ora c'era un'altra persona per cui dover costruire e mantenere i ricordi: Claire Murray. Dopo aver ottenuto l'identità della donna morta da poco, la nuova Claire non si era sentita esattamente a proprio agio nelle sue vesti; l'erbologa era stata qualcuno, aveva avuto una vita e aveva sicuramente amici e parenti a cui era stato comunicato della sua dipartita. Quello fu il motivo per cui a Brianna era stato imposto di non potersi recare nei luoghi in cui Claire era conosciuta, di non avere nulla a che fare con le persone che le erano state vicine e, pertanto, Denrise le era sembrato il posto perfetto per iniziare una nuova vita.
    A casa aveva un Pensatoio e numerose boccettine che conservavano indelebili i ricordi di quella che Claire era stata un tempo, il tutto nascosto alla vista di eventuali visitatori, in una stanza da cui si accedeva dalla sua camera da letto e di cui solo lei conosceva l'esistenza.
    Aveva studiato Claire in tutti i modi possibili e immaginabili, aveva imparato a riconoscere le persone che a lei erano state care e che la credevano morta: i genitori, il fidanzato, il fratello e le amiche più care. Sapeva che, nel caso in cui li avesse incontrati, avrebbe dovuto obliviarli e scappare a nascondersi altrove, motivo per cui stava sempre molto attenta a chiunque la guardasse un attimo di troppo.
    Lei aveva sempre odiato privare le persone dei loro ricordi, ma quella era divenuta una pratica necessaria.

    Quel normale pomeriggio d'autunno, l'erbologa se ne andava in giro per Denrise per staccare dalle serre e dal castello, dai visi ormai noti che le sorridevano e dai saluti, più o meno formali, che le rivolgevano. Aveva bisogno di passeggiare nella più completa calma, là dove nessuno l'avrebbe riconosciuta. Era un mercoledì pomeriggio, nessuno studente all'orizzonte, Denrisiani impegnati ad attraccare le barche al molo, bevitori incalliti che gridavano, brindavano e la invitavano da lontano a unirsi a loro mentre lei, con più garbo di quanto avrebbe voluto, rifiutava l'invito e, sorridendo, si avviava nella direzione opposta.
    Non era cambiata da quel punto di vista: la baldoria non era mai stata il suo forte, nonostante sapesse come divertirsi. Quanto a Claire, la vera Claire, beh, lei a quanto pareva era stata piuttosto scalmanata da giovane.
    Figlia di un mago e una strega Purosangue, era stata cresciuta in modo da dover ritenere i figli di Babbani inferiori per nascita. Erano stati tempi bui quelli, i suoi genitori avevano aderito al pensiero travolgente di un mago oscuro e con lui si erano schierati, seppur mai troppo apertamente, nel ritenere che solo i puri di sangue dovessero poter governare la magia.
    Pur sembrando una storiella di fantasia, la vita di Claire fu condizionata da quella convinzione, almeno fino a quando non giunse a Hogwarts -smistata tra i Serpeverde- dove incontrò quelle che divennero le sue più care amiche: Maia, Dia, Crystal e Olive; non una Purosangue fra loro, non una sola convinta che il sapere magico andasse custodito solamente fra le famiglie di maghi.
    Non sarebbe giusto dire che lì Claire cambiò, piuttosto che si formò come la donna che sarebbe diventata. Amò le feste, violò le regole e subì più punizioni di quante avrebbe mai ammesso di aver meritato. Brianna non poteva fare a meno di sorridere nello scavare tra i suoi ricordi in cerca di dettagli significativi della sua vita, ma presto si rese conto che l'esistenza di Claire era stata piena e felice, tutto aveva avuto importanza e pian piano iniziò a sentirsi più affine a quell'animo tanto diverso dal suo. Era come se Claire le avesse dato una seconda possibilità e l'unico modo di ripagarla sarebbe stato quello di vivere appieno ciò che le era stato concesso.

    Quando decise di fare uno strappo alla regola quel pomeriggio, si recò da Mielandia. Aveva sentito dire dagli studenti che il negozio era stato preso in gestione da un nuovo proprietario, uno straniero apparentemente molto affascinante, almeno a detta delle ragazze. A lei, a dire il vero, l'unica cosa che interessava era riuscire a mangiare della cioccolata: le due identità della ragazza condividevano questo grande amore e lei non poteva che esserne felice.
    Aprì la porta e l'improvviso profumo di dolciumi la invase, concedendole un momento per chiudere gli occhi e inalare quella familiare sensazione di dolcezza. Quando fu pronta a riguardarsi intorno, i suoi occhi nocciola andarono a focalizzarsi su tutto il cioccolato presente nella bottega e, incuriosita, vi si avvicinò.
    Non fece caso a chi potesse esserci all'interno di quelle mura, né al fatto di essersi intrufolata senza salutare nessuno. Non avrebbe mai potuto pensare di incontrare quel giorno una vecchia conoscenza di Claire, qualcuno che era stato suo amico in un qualche modo, ma non abbastanza da ricordare che il suo cognome non fosse Murray. Claire sapeva che avrebbe dovuto mettere mano alla bacchetta e obliviare quel ragazzo che presto si sarebbe palesato ma, perdonate lo spoiler, il destino aveva in serbo qualcosa di assai diverso per i due ragazzi.
     
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    ai avrebbe pensato di potersi inebriare di quell’odore ancora una volta, da quando aveva lasciato la Scozia. Aveva dimenticato l’ultima volta che aveva messo piede nel negozio di dolciumi di Mielandia in quel di Hogsmeade, sempre diligentemente gestito dall’ex professoressa – nonché sua Responsabile di Casa – di Difesa Contro le Arti Oscure e, tra l’altro, Christian l’aveva sempre vista in maniera piuttosto buffa: quella donna creava dolci dagli effetti strabilianti per far sì che ci si potesse dimenticare – almeno per un po’ – dei fatti orribili della vita, inibendo il dolore, proprio come la materia da lei insegnata dava modo di capire come difendersi dalle Arti Oscure.
    Il Johansson non glielo aveva mai detto, ma aveva sempre apprezzato quella donna sin dal momento che le loro strade si erano incontrate – sia in classe che in quel negozio dove, da ragazzo, aveva lavorato per anni.
    E almeno lei di strada ne aveva fatta: aveva ottenuto una cattedra a Hogwarts, oltre che aver aperto un locale molto frequentato dagli studenti della scuola. I suoi sforzi accademici avevano dato i loro frutti, mentre quelli di Occhi di Ghiaccio proprio no. Gli dispiaceva, d’altro canto? No.
    Christian Johansson si trovava esattamente dove voleva stare: in quel negozio la cui insegna riportava il suo nome, con sua enorme fierezza, attorniato da quell’odore nostalgico di cioccolata e caramello.
    Non era mai riuscito granché, in prima persona, a far felici le persone – anzi, il più delle volte aveva anche fatto peggio –, ma sapeva benissimo che i dolci rendevano allegra la gente. Nel suo piccolo, perciò, si sarebbe dedicato per tutta la vita a quel mestiere: strappare un sorriso a chiunque avesse messo piede lì dentro.
    In realtà non si era reso conto di voler fare questo per davvero sino a quando non era riuscito a mettere da parte abbastanza per andar via da Londra; una volta arrivato a Denrise, senza nessuna conoscenza lì, si era fatto spazio spingendosi avanti con i gomiti e dormendo da un ostello all’altro, finché un giorno non era finito dinanzi ad una baracca abbandonata. Aveva messo in piedi quel posto con le sue sole forze, arrivando a spendere fino all’ultimo centesimo disponibile: lo fece sorridendo, perché in cuor suo sapeva che fosse la cosa giusta.
    E adesso eccolo lì, a fissare soddisfatto le faccette di studenti in erba e Maghi dotati, dal retro del bancone della Cassa e con il grembiule rosa legato attorno alla vita. Nulla in quel negozio rispecchiava la sua virilità, ma non gli importava: Mielandia non sarebbe certamente cambiata nell'aspetto per colpa sua.
    In cuor suo, mentre passava i prodotti alla gente, continuava a chiedersi se la professoressa fosse mai stata fiera di lui, se si fosse mai chiesta quale strada alla fine aveva decido di percorrere nella vita: lei non poteva immaginarselo, eppure Christian ci credeva ancora un pochino.
    Gli pareva di potersi vedere ancora lì, tornando a quasi dieci anni a ritroso: lui lì, con appena un accenno di barba sul mento, Ronnie accanto a lui intenta a fare le sue solite battutine sui tipi buffi che entravano dalla porta e la professoressa Leslie con lo sguardo accigliato ed i pugni chiusi sue entrambi i fianchi, rimproverandoli per il troppo baccano provocato. Lui più giovane, loro più belle.
    Lei più bella e con nessun odio covato nei suoi riguardi.
    E Claire lì, pronta a concedersi qualche ora pomeridiana insieme a Chris nella Casetta di Marzapane.
    Si fermò di colpo e scosse il capo.
    No, non lo aveva immaginato.
    Claire era davvero lì? Non.. non poteva essere.
    Si passò una mano tra i capelli, fece cenno a due ragazzi di scusarlo e andò dritto verso di lei; le piantò i piedi davanti e non disse nulla. Rimase a bocca aperta, gli occhi sgranati. Il cuore accelerato.
    Claire..?
    Quel nome uscì fuori dalle sue labbra quasi come un sibilo, dubitò che la donna lo avesse udito. Come poteva essere lei? Com’era possibile?
    Non aggiunse nient’altro, si avvicinò appena un po’ e la strinse fra le braccia.
    Non aveva idea di quali altri sorprese Denrise gli avrebbe fatto dopo, o se quel posto lo avrebbe semplicemente condotto lentamente alla pazzia. Lui poteva toccarla, riusciva a sentire, in quell’abbraccio, il calore del suo corpo. I suoi occhi, quelli nei quali per qualche istante aveva guardato, erano pieni di vita e non vuoti come quelli di un.. cadavere.
    Lei era lì. Non avrebbe smesso di ripeterselo.
    Chiuse gli occhi e sentì un nodo alla gola fin quando una lacrima non gli solcò la guancia.
    Tu sei..
    Viva.
    ..qui.
    La strinse ancora più forte a sé: se quello fosse stato uno scherzo allora era intenzionato a rimanere aggrappato a quella farsa per tutto il tempo possibile.
    Quando finalmente si staccò si rifiutò di nasconderle gli occhi lucidi e la guardò intensamente. Senza vergogna, "nudo" di fronte a lei, mostrandole la sua nostalgia. Il suo dolore.
    Lei era lì, ma non era Claire. Era una cosa possibile?
    Non gli importava, per il momento andava bene così.


    Edited by #Chris - 2/10/2019, 12:46
     
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  3. Claire J. Murray
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    D
    oveva mantenere la calma, sempre e comunque, indipendentemente dalle circostanze che potevano palesarlesi davanti. Era preparata a tutto ciò, all'eventualità che qualcuno la riconoscesse non come Brianna, ma come Claire, la vera Claire, e aveva pensato a tutti gli scenari possibili in cui avrebbe potuto imbattersi. Ma immaginare e vivere sono due cose ben diverse, e quando la strega si ritrovò tra le braccia di un giovane uomo che sì, aveva un'aria familiare, ma non così tanto da indurla ad accettare un abbraccio di quel tipo, parve dimenticare il suo obiettivo principale: sopravvivere.
    Ma cos-
    Se non fosse stata totalmente colta alla sprovvista da quella reazione, forse avrebbe potuto notare la lacrima di felicità bagnare il volto dello sconosciuto, così come il grande affetto che lui parve regalarle con quel gesto. Ma Brianna non faceva che restare rigida al proprio posto, con un gran desiderio di schiantare quel tizio e scappare da lì, possibilmente obliviandolo prima.
    Al suono del suo nome si era voltata per rispondere con cortesia a chiunque l'aveva riconosciuta, ormai in fondo molti sapevano che era la professoressa di Erbologia presso Hidenstone. Lo aveva visto passarsi una mano sui capelli che incorniciavano un viso incredulo e sconvolto e, dopo un momento di incomprensione generale, capì: si gelò sul posto, il sorriso si spense e lei iniziò a sudare freddo.
    Cosa avrebbe dovuto fare? Pensò in fretta e la mano andò ad avvolgere l'impugnatura della bacchetta, pronta a compiere il passo più difficile per lei: privare una persona della propria memoria o anche di un solo ricordo era terribile, una delle punizioni peggiori a cui si poteva andare incontro a suo parere. Non lo trovava meno disumano di ciò che facevano i Dissennatori con le proprie vittime, privandoli di tutto ciò che di felice avevano nella vita.
    Ma se non aveva altra scelta...
    Mentre il ragazzo la stringeva tra le braccia, una strana sensazione di calore la avvolse. Era evidente che si trattava di una persona che aveva avuto un rapporto con Claire, di qualunque tipo esso fosse, e questo implicava che la donna facesse qualcosa a riguardo.
    Fu quando si allontanò dal ragazzo con tutta la delicatezza di cui disponeva che finalmente lo guardò con attenzione in volto. Era bello, di una bellezza impossibile da dimenticare, ma furono i suoi occhi a ricordarle dove l'avesse effettivamente visto.
    Con le mani poggiate sul torace dell'uomo, vide in quei lineamenti ormai più maturi il volto di un adolescente, più morbido e acerbo, ma già allora affascinante. Si chiamava Christian, aveva un paio di anni in meno di Claire ed era stato un Corvonero. I due si erano conosciuti a scuola, anni e anni prima, ma fu nel negozio di Mielandia a Hogsmeade che una giovane Claire aveva iniziato a parlare con lui in una casetta di marzapane. Fu in quella casetta che era iniziata la loro amicizia: lui innamorato di una sua concasata nonché amica di Claire, lei invaghita di un Grifondoro che però pareva essere preso dalla Corvonero. Insomma, nella disgrazia i due avevano trovato un supporto l'uno dall'altro e, tra risate e confidenze, avevano partecipato assieme allo Yule Ball durante l'ultimo anno della strega.
    Il loro fu un rapporto che continuò a crescere anche a seguito del diploma e, seppur i due si vedessero e sentissero in maniera sporadica, l'affetto che li legava parve durare fino a quando, qualche mese prima, Christian non venne a sapere della morte di Claire.
    Motivo per cui, Brianna doveva cancellare dalla memoria dell'uomo quell'incontro.
    Il Pensatoio e i ricordi della vera Claire erano elementi fondamentali affinché Brianna mantenesse in maniera coerente quella facciata, ed era questo il motivo per cui conosceva tante cose di Christian e del loro rapporto.
    Hey, Chris. Come ti va la vita?
    Gli domandò in un sussurro, tentando di sorridergli. Gli avrebbe permesso di tranquillizzarsi, poi avrebbe preso la bacchetta e gli avrebbe fatto dimenticare quel momento, com'era giusto che fosse.
    O almeno questi erano i piani.

    Per chiarezza: il mio pg si chiama Brianna Scott ed è creduta morta durante una missione. Il suo corpo non è mai stato ritrovato perché in verità fa parte di una sorta di "programma protezione testimoni" e, tramite la Polisucco, ha assunto le sembianze di Claire (secondo nome e cognome inventati da Brianna).

    Generalità di Claire:
    -Erbologa
    -32 anni
    -Ex Serpeverde
    -Capelli castani
    -Occhi nocciola
    -Pelle chiara
    -Insolente, severa, riservata

    Generalità di Brianna:
    -Auror
    -26 anni
    -Ex Grifondoro
    -Capelli rossi
    -Occhi grigi
    -Lentiggini
    -Pelle ambrata
    -Cicatrice sul ginocchio e sul lato destro alla base del collo
    -Riservata, dolce, coraggiosa

     
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    ra assurdo.
    Denrise non stava facendo altro che riservargli sorprese, alcune belle e altre brutte. Certamente quella era.. decisamente sopra le righe.
    Aveva ricevuto una chiamata, poco tempo dopo aver acquistato un cellulare di seconda mano. Un vecchio compagno di scuola, che tra l’altro non gli era mai andato così tanto a genio, lo aveva informato – con voce piatta e quasi indifferente, ma più nei riguardi di Christian (come tra l’altro aveva sempre fatto) anziché in quelli della notizia che stava per proferire – della morte della sua cara amica Claire: in un attimo, zittitosi, aveva ripercorso con la mente ogni singolo istante che aveva passato con lei.
    La loro prima stretta di mano da Mielandia.
    Le loro risate nella Casetta di Marzapane.
    Le sue domande impertinenti riguardo al rapporto che Chris aveva con Eleonor.
    Lei bellissima al Ballo della Scuola. Lui goffo come sempre ad improvvisare qualche passo mentre entrambi volteggiavano al centro della pista e diverse paia di occhi li scrutavano curiosi.
    Non era sicuro di aver conosciuto davvero Claire, ma era certo di avere ancora tanto tempo per farlo.
    Evidentemente si era sbagliato.
    Aveva chiuso il telefono in faccia all’ex compagno e sbattuto lo smartphone al muro; era buffo, ma la frase “avere poco tempo” non gli era mai sembrata più veritiera come il quel momento. Christian aveva sprecato il suo tempo ad andare dietro a qualcuno che con lui aveva chiuso ogni ponte, mentre poco a poco andava perdendo ogni possibilità di godersi insieme all’amica più attimi possibili. Si sentì in colpa, pensando che forse avrebbe dovuto fare qualcosa a riguardo. Ma in che modo? Era inevitabile sentirsi così, nonostante sapesse che fosse sbagliato.
    Ma Christian era stato al suo funerale, anche se si era categoricamente rifiutato di vederla. La sua fotografica sorridente gli era bastata, perché era proprio così che era intenzionato a ricordarla: con una Cioccorana tra le dita, un cappello di lana sulla testa e seduta su una sedia fatta di marzapane.
    Eppure lei era lì. D’istinto, nonostante avesse già tastato il suo corpo, il suo calore, abbracciandola, il Johansson allungò la mano verso di lei e con la destra le sfiorò piano una guancia: era un gesto, quello, che mai prima di allora si sarebbe sognato di rivolgere a Claire. Il rapporto che avevano avuto in gioventù non era quello, la Claire di una volta gli avrebbe spostato velocemente la mano chiedendogli, in una risata, che cosa gli fosse preso. Ma Christian lo aveva fatto lo stesso, ne aveva sentito l’impellente bisogno.
    Ma lei era vera. Più le stava vicino e più se ne rendeva conto.
    Allora di chi era il funerale al quale era stato? E perché avevano utilizzato la foto di Claire per elogiare quel defunto?
    Non aveva senso. Non esisteva un incantesimo per riportare in vita i morti, nessuna pozione così potente da poter garantire un rinvigorimento del corpo in tal modo. Anche se così fosse stato, perché aveva dovuto scoprirlo in quel modo? Se fosse stato più avanti con l’età, probabilmente sarebbe già morto di infarto.
    Lei non era un fantasma, quando la toccava la sua mano non le passava attraverso.
    Christian era un turbinio di emozioni, alcune non riuscì a definirle mentre altre gli erano abbastanza chiare: felicità, dolore, gioia, rabbia. Sì, provava anche rabbia. Dopo tutto ciò che era successo come poteva presentarsi lì e chiedergli semplicemente come andasse la vita? Era uno scherzo? Nonostante una parte di lui fosse sicura che effettivamente Claire avrebbe reagito così, l’altra era perfettamente conscia del fatto che questo fosse troppo anche per lei.
    A me la vita è continuata ad andare. Invece vedo che a te, adesso, va più che bene.
    Era il caso di andare oltre e chiederle ulteriori spiegazioni? Lui, poi, era sicuro di volerle per davvero? In cuor suo sapeva di potersi accontentare di questo, ma nonostante ciò il dubbio continuava ad insinuarsi nella sua testa.
    Io..
    ..sono stato al tuo funerale..
    Io..
    ..sono contento che tu sia viva, anche se non riesco a spiegarmi come..
    ..sono felice che tu sia qui.
    Avrebbe voluto dirle tante cose – che gli era mancata, che gli dispiaceva per ciò che le era successo, che avrebbe voluto passare più tempo con lei, che non si era meritata nulla di tutto ciò –, ma venne frenato da qualcosa che veniva direttamente dal centro del suo petto. Rimase, per qualche secondo, con la bocca semi aperta – le parole sulla punta della lingua, incapaci di uscire fuori – e poi la richiuse. Scosse il capo, sorridente, e le prese la mano conducendola al bancone. Una volta lì, uscì fuori tutto l’occorrente per preparare un cocktail (nonostante fosse ancora pomeriggio e lei non glielo avesse chiesto) e glielo porse: aveva optato per La Piuma di Fenice, non seppe spiegarsi bene il perché. Voleva risanare una vecchia ferita, ma sentiva già il processo di guarigione andare avanti.
    Offre la casa.
    Un sospiro, un sorriso, gli occhi ancora lucidi. C'erano clienti lì dentro? C'era qualcuno oltre a Claire in quel momento? No.
     
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  5. Claire J. Murray
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    N
    on vi odio talmente tanto, oh cari lettori, da costringervi a leggere ancora una volta le problematiche morali ed etiche che la giovane donna non poteva fare a meno di porsi, riflettendo sulla sua decisione circa la cancellazione della memoria di quel ragazzo, Chris, mentre guardava il suo volto felice e incredulo dopo aver riconosciuto quella che era stata -e sembrava essere tutt'ora- una sua cara amica.
    Si era chiesta più volte il perché non si fosse insabbiata la morte di Claire, si sarebbero potute evitare tante complicazioni, ma era anche certa di non essere in grado di vivere la vita dell'erbologa in mezzo ai suoi cari, col costante timore di sbagliare una parola, un atteggiamento e risultare talmente diversa dalla vera Claire da rischiare di essere scoperta.
    Poteva reggere le domande, poteva inventare scusanti e metter su la storia che aveva concordato con il dipartimento di Protezione Testimoni, ma ciò a cui non era affatto pronta era riuscire a tollerare la dolcezza e l'affetto che avrebbe scorto negli occhi di chi aveva conosciuta Claire in vita. Quando Christian portò una mano sulla guancia e gliel'accarezzò con una tenerezza che Brianna non assaporava da tempo, la strega resistette all'impulso di scostarsi, credendo forse che Claire avrebbe concesso un simile gesto a un amico. In verità, fu talmente colpita da quel sentimento genuino e profondo che, per un attimo, provò a pensare a come avrebbe reagito uno qualunque dei suoi migliori amici nel rivederla ancora viva. Eilidh probabilmente sarebbe scoppiata a piangere in un abbraccio, Annie l'avrebbe picchiata per poi sorriderle con gli occhi lucidi, Lance le avrebbe dato il bentornato a casa dicendo che Miss Incendio gli era mancata e Xander le avrebbe rivolto un occhiolino, forse fiero della sua ostinazione nel voler restare viva. Chi più chi meno, l'avevano amata in vita e sarebbero stati felici e commossi di vederla tornare. Come poteva privare Chris di quella felicità? Le pareva ingiusto farlo anche solo per un momento, figurarsi per tutta una vita.
    Deglutì a quel contatto, ma lasciò che il ragazzo la accarezzasse e si accertasse che fosse viva, che fosse proprio lei davanti ai suoi occhi.
    Sono felice anch'io di rivederti.
    Non era pronta a incontrarlo. Sapeva in linea generale in cosa consistesse il loro rapporto, ma non aveva idea di quanto fosse profondo perché non aveva dato poi troppo peso a quella relazione e, diciamocelo, non poteva immaginare di vederlo a Denrise.
    Si lasciò guidare al bancone e lì prese un sorso dal cocktail che lui le aveva offerto, sorridendo e mimando un ringraziamento alle sue parole.
    Poi il silenzio. Le dita della ragazza andavano a giocare, quasi esasperate, con lo stelo del bicchiere, mentre lo sguardo nocciola si alternava tra le pareti del negozio e i dolciumi, senza mai sfiorare Christian.
    Ma lui attendeva qualcosa, seppur sembrasse non voler prendere l'argomento per primo. Lui lo meritava quel qualcosa, come lo avrebbero meritato Eilidh ed Annie.
    Allora... immagino tu abbia delle domande da pormi. Bada, non potrò rispondere a qualunque cosa, ma ti prometto sincerità in tutto il resto.
    Avrebbe omesso molte cose, gli avrebbe dato una spiegazione e poi, quando fosse riuscita a tranquillizzarlo, lo avrebbe obliviato. Non voleva spaventarlo né intraprendere un duello, tanto valeva fare le cose con calma.
    Eppure, una parte chissà quanto piccola e altrettanto insignificante di lei, sperava che nel far comprendere a Christian un'oscura e parziale verità, avrebbe potuto evitare di cancellare se stessa dalla memoria dell'unica persona al mondo con cui avrebbe potuto essere entrambe, Brianna e Claire.

    Per chiarezza: il mio pg si chiama Brianna Scott ed è creduta morta durante una missione. Il suo corpo non è mai stato ritrovato perché in verità fa parte di una sorta di "programma protezione testimoni" e, tramite la Polisucco, ha assunto le sembianze di Claire (secondo nome e cognome inventati da Brianna).

    Generalità di Claire:
    -Erbologa
    -32 anni
    -Ex Serpeverde
    -Capelli castani
    -Occhi nocciola
    -Pelle chiara
    -Insolente, severa, riservata

    Generalità di Brianna:
    -Auror
    -26 anni
    -Ex Grifondoro
    -Capelli rossi
    -Occhi grigi
    -Lentiggini
    -Pelle ambrata
    -Cicatrice sul ginocchio e sul lato destro alla base del collo
    -Riservata, dolce, coraggiosa

     
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