Ci vorrebbe una spolveratina ogni tanto

Jessica e Eara #Octoberole

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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    Perché cazzo i bambini non amavano il riposino pomeridiano? Boh, lei avrebbe dormito ogni momento della giornata! Pure in classe, se non fosse stato estremamente rischioso! Professori tipo Olwen nemmeno ti avrebbero svegliato, sarebbero probabilmente stati pure felice che uno si dedicasse a sé stesso, ma altri avrebbero linciato il primo che avesse osato addormentarsi!
    Invece no, Alex aveva pianto finché lei non aveva deciso di caricarlo sul passeggino e portarlo a fare un giro. Aveva dovuto incantare il passeggino per scendere le scale. Non potevano moddernizzarsi e mettere degli ascensori? Ma no! La Burke era capace solo di far danni. Non si nota che Jessica è nervosa, vero?
    Aveva parecchio da studiare per i giorni successivi ed era solo ottobre! Ma non poteva nemmeno trascurare i suoi doveri di mamma. Insomma, non poteva lasciare il figlio alla mercé degli elfi domestici ventiquattro ore al giorno. Doveva stare con lui. Okay, non si era ancora abituata ad essere madre, ma non per questo amava meno Alex, anche se a volte la faceva disperare.
    Quel giorno aveva deciso di abbandonare i suoi amati libri nella speranza che il figlio si addormentasse grazie al dolce oscillare del passeggino.
    Avrebbe fatto un giretto per l'Accademia, tipo visitando posti dove non era mai stata. Per esempio la sala trofei! Là no, che non c'era mai stata. Continuò a scendere le scale con il passeggino incantato al fianco e nel frattempo pensava -ancora- alla sua vita. A com'era cambiata in poco più di un anno. Era arrivata a scuola il primo settembre di un anno prima orgogliosa ma al contempo timorosa di intraprendere questa nuova avventura. Aveva paura che non si sarebbe mai fatta amici. Paura che era aumentata a dismisura quando aveva scoperto di aspettare un figlio. Il panico si era impossessata di lei e la prima cosa che aveva fatto, una volta sola, era stata accasciarsi contro il muro del dormitorio e piangere. Se ne vergognava, non ne andava fiera però sì. Jessica Veronica Whitemore aveva pianto come una bambina. Proprio come avrebbe fatto l'essere che cresceva dentro di lei se avesse deciso di tenerlo. Era preoccupata anche perché non era una cazzo di adolescente normale. La magia le scorreva nelle vene, era in un'accademia, lontana da casa e chissà se Lucas avrebbe accettato il figlio. Era così assorta dai suoi pensieri che quasi andò a sbattere contro la porta della sala. Si fermò in tempo ed entrò come tutti, ovvero aprendola. Era gigantesca e conteneva diversi trofei. Jess iniziò a leggere i nomi incisi, mentre cullava avanti e indietro il figlio.
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    by Lance
     
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    I
    giorni passavano lenti, in quel di Hidenstone.
    Eara Lestrange si era oramai abituata alla routine che caratterizzava le giornate della settimana: la mattina si alzava all’alba, si preparava, andava in Sala Grande e si sedeva al tavolo dei Black Opal per fare colazione (senza degnare nessuno di una parola, proprio come gli altri facevano con lei); dopo aver consumato un “salutare” pasto – composto da muffin al cioccolato, cioccolata calda e latte o una fetta di torta alle mele – andava a lavare i denti, recuperava la sua tracolla dalla Sala Comune e si dirigeva a lezione. Tutto sommato era riuscita ad ingranare bene, anche se – nonostante fossero passati pochi giorni da quando era arrivata in Accademia – cominciava già a stufarsene. I pomeriggi, se non li passava a studiare in Biblioteca, li trascorreva a zonzo per il castello con la speranza di scovarne i più reconditi segreti; almeno così facendo aveva imparato quasi a memoria i corridoi da imboccare per dirigersi nelle varie aule di lezione.
    Quel pomeriggio di Ottobre la nostra aveva deciso di dedicarsi proprio a questo: finì un tema per Antiche Rune, chiuse i libri ed uscì fuori dalla Sala Comune.
    Tante volte era passata dinanzi la Sala Trofei, ma mai prima di allora si era soffermata nell’osservare la vastità della stanza ed i riconoscimenti in essa conservati; fu per questo che, raggiunta la propria meta, aprì la porta d’ingresso e la varcò. L’attenzione della studentessa fu subito attratta dalle teche presenti, prendendo a leggerne i nomi come se ve ne stesse cercando uno in particolare: lì, prima di lei, non aveva studiato nessuno dei suoi parenti (almeno a quanto ne sapeva), e se lo aveva fatto non era sicura che ne avrebbe letto i nomi tra quei trofei. Ci mise un attimo a riflettere sul fatto che forse stava sbagliando a pensare una cosa simile della sua famiglia, ma fu quasi automatico e non gliene importò più di tanto.
    Ma oltre ai riconoscimenti lì riportati, fu un’altra cosa ad attirare l’attenzione della ragazza: un passeggino si muoveva da solo, probabilmente incantato dalla ragazza che gli stava accanto. Dove lo aveva già visto? Forse in Sala Comune? Soltanto per un secondo pensò che quella figura ricoprisse il ruolo di babysitter e che magari quel pargolo appartenesse ad una professoressa dell’Accademia. Ma no. Anche se di profilo, a Eara parve di conoscere già il viso di lei.
    Intenzionata a non preoccuparsene più di tanto, fece per voltarsi dall’altra parte quando scorse una copertina in cotone riversa sul pavimento: era obiettivamente troppo piccola per appartenere ad uno studente della sua stessa età, per cui il proprietario doveva per forza essere il piccolino nel passeggino. O forse era di un Elfo Domestico che l'aveva dimenticata lì durante le pulizie? Molto improbabile, visto che se fosse stata donata una copertina alla creatura allora di certo non avrebbe continuato a lavorare a Hidenstone.
    Lesta e a passo felpato – non sapeva se il bambino stesse dormendo, quindi voleva fare meno rumore possibile – si avvicinò ed acciuffò la copertina, spolverandola con la mano sinistra; poi picchiettò l’indice sulla spalla della ragazza intenzionata ad osservare le teche, proprio come aveva fatto lei qualche istante addietro. Lei, lì, chi stava cercando invece?
    Psss! Scusami, è tua? O meglio.. è sua? Stava lì per terra.
    Indicò con il mento il bambino, poi la copertina abbassando lo sguardo. Una sorriso mosso dalla tenerezza, nel frattempo, si era palesato sulle sua labbra.


    Edited by Eara Lestrange - 2/10/2019, 16:42
     
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    Jessica Veronica Whitemore
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    La ragazza stava osservando i vari trofei, chiedendosi se magari in uno di quelli sarebbe mai apparso il suo nome, magari per il Quidditch, sport che amava. Avrebbe sicuramente partecipato alle selezioni, una volta che esse fossero state aperte.
    Era così intenta a riflettere su un suo futuro posto in quella teca, che non sentì i leggeri passi provenire alle sue spalle, almeno finché le arrivò una voce all'orecchio, preceduta da alcuni colpetti sulla spalla. La corvina sobbalzò. Non si era accorta di nulla, tanto era concentrata.
    Psss! Scusami, è tua? O meglio.. è sua? Stava lì per terra.
    La ragazza alzò lo sguardo verso la nuova arrivata e vide che, effettivamente, stringeva tra le mani proprio la copertina blu di cotone di Alexander. Doveva essergli caduta durante il dondolio del passeggino. Sospirò. Quel bimbo, quando non dormiva profondamente, non era capace di stare fermo e sicuramente -senza volerlo- l'aveva fatta cadere.
    Jessica afferrò la coperta dalle mani della ragazza, Eara. Si ricordava di lei per via della lezione mista di Antiche Rune fatta poche settimane prima. Lezione in cui i primini si sono mischiati a quelli del secondo anno in una lezione tutt'altro che banale. Le sorrise riconoscente. Oh, grazie! Non me ne ero proprio accorta. Successivamente portò la coperta sopra al bimbo, coprendolo. Quell'ottobre era iniziato in modo discretamente freddo e non voleva che si prendesse il raffreddore. Già dover badare ad un bambino era dura, figurarsi un bambino malato. Sicuramente quando si è così piccoli e ci si ammala, bisogna per forza fare un salto all'ospedale o, nel suo caso, in infermeria. Insomma, tutte magagne che voleva evitarsi. Anche Alexander -si chiama così- ti è molto grato, nessuno dei due vuole che si prenda qualcosa sorrise, mentre il passeggino continuava a muoversi avanti e indietro da solo. Eara era una delle ragazze che non era riuscita a passare la prova di Rune, ma non sarebbe stata a giudicarla né a compatirla. Non era certo la fine del mondo; erano solo ad ottobre e aveva mesi interi per recuperare. Tutto bene? chiese poi, riferendosi sia a come stesse in generale, sia -velatamente- al fatto che fosse stata, appunto, bocciata. Con l'aiuto dell'incantamento, portò il passeggino vicino ad una panca intagliata nella pietra e si sedette, stanca di stare chinata sulle teche. Se la ragazza l'avesse raggiunta, le avrebbe chiesto Come ti trovi qui ad Hidenstone? guardandola negli occhi con il suo classico sorrisetto. Sapeva che Eara fosse una neo Black Opal e le interessava molto capire come si stava trovando in quella casata e, in particolare, in quella scuola. Si lisciò i capelli e guardò Alex, nell'attesa di una risposta. Il piccolo aveva gli occhi aperti e sembrava guardare il mondo in maniera curiosa. In quel momento aveva tra le manine paffute un giochino dai colori della pietra dei Black Opal che la ragazzina aveva fatto fare apposta. Quando fosse cresciuto, se avesse voluto frequentare Hogwarts e Hidenstone e non altre scuole, sperava che sarebbe stato rispettivamente Serpeverde e Opale come lei, ma lo avrebbe amato qualsiasi casata lo avrebbe scelto.
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