I giorni passavano lenti, in quel di Hidenstone. Eara Lestrange si era oramai abituata alla routine che caratterizzava le giornate della settimana: la mattina si alzava all’alba, si preparava, andava in Sala Grande e si sedeva al tavolo dei Black Opal per fare colazione (senza degnare nessuno di una parola, proprio come gli altri facevano con lei); dopo aver consumato un “salutare” pasto – composto da muffin al cioccolato, cioccolata calda e latte o una fetta di torta alle mele – andava a lavare i denti, recuperava la sua tracolla dalla Sala Comune e si dirigeva a lezione. Tutto sommato era riuscita ad ingranare bene, anche se – nonostante fossero passati pochi giorni da quando era arrivata in Accademia – cominciava già a stufarsene. I pomeriggi, se non li passava a studiare in Biblioteca, li trascorreva a zonzo per il castello con la speranza di scovarne i più reconditi segreti; almeno così facendo aveva imparato quasi a memoria i corridoi da imboccare per dirigersi nelle varie aule di lezione. Quel pomeriggio di Ottobre la nostra aveva deciso di dedicarsi proprio a questo: finì un tema per Antiche Rune, chiuse i libri ed uscì fuori dalla Sala Comune. Tante volte era passata dinanzi la Sala Trofei, ma mai prima di allora si era soffermata nell’osservare la vastità della stanza ed i riconoscimenti in essa conservati; fu per questo che, raggiunta la propria meta, aprì la porta d’ingresso e la varcò. L’attenzione della studentessa fu subito attratta dalle teche presenti, prendendo a leggerne i nomi come se ve ne stesse cercando uno in particolare: lì, prima di lei, non aveva studiato nessuno dei suoi parenti (almeno a quanto ne sapeva), e se lo aveva fatto non era sicura che ne avrebbe letto i nomi tra quei trofei. Ci mise un attimo a riflettere sul fatto che forse stava sbagliando a pensare una cosa simile della sua famiglia, ma fu quasi automatico e non gliene importò più di tanto. Ma oltre ai riconoscimenti lì riportati, fu un’altra cosa ad attirare l’attenzione della ragazza: un passeggino si muoveva da solo, probabilmente incantato dalla ragazza che gli stava accanto. Dove lo aveva già visto? Forse in Sala Comune? Soltanto per un secondo pensò che quella figura ricoprisse il ruolo di babysitter e che magari quel pargolo appartenesse ad una professoressa dell’Accademia. Ma no. Anche se di profilo, a Eara parve di conoscere già il viso di lei. Intenzionata a non preoccuparsene più di tanto, fece per voltarsi dall’altra parte quando scorse una copertina in cotone riversa sul pavimento: era obiettivamente troppo piccola per appartenere ad uno studente della sua stessa età, per cui il proprietario doveva per forza essere il piccolino nel passeggino. O forse era di un Elfo Domestico che l'aveva dimenticata lì durante le pulizie? Molto improbabile, visto che se fosse stata donata una copertina alla creatura allora di certo non avrebbe continuato a lavorare a Hidenstone. Lesta e a passo felpato – non sapeva se il bambino stesse dormendo, quindi voleva fare meno rumore possibile – si avvicinò ed acciuffò la copertina, spolverandola con la mano sinistra; poi picchiettò l’indice sulla spalla della ragazza intenzionata ad osservare le teche, proprio come aveva fatto lei qualche istante addietro. Lei, lì, chi stava cercando invece? Psss! Scusami, è tua? O meglio.. è sua? Stava lì per terra. Indicò con il mento il bambino, poi la copertina abbassando lo sguardo. Una sorriso mosso dalla tenerezza, nel frattempo, si era palesato sulle sua labbra.
Edited by Eara Lestrange - 2/10/2019, 16:42
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