Drown yourself in self pity and alcohol

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    Kyle Maynard
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    let's be lonely together, a little less lonely together

    May
    L
    a lettera è ancora lì, l’indirizzo scarabocchiato da dita tremanti sulla pergamena liscia in un inchiostro che alla flebile luce del locale, potrebbe quasi apparire nero. È blu scuro però, lo stesso blu con cui ho scritto tutte le altre lettere, con cui ne ho firmate altre decine, no, forse ormai centinaia. Decine e centinaia di disperate richieste che hanno sempre incontrato un muro contro il quale si sono schiantate senza che potessi far niente perché l’altra parte le potesse leggere. L’ultimo gufo è stato rimandato indietro con un’ala spezzata. Mentre guardo la lettera appoggiata sul bancone, mi domando se non avessi dovuto utilizzare un incantesimo di protezione per evitare che la sua ira si riversasse contro un animale indifeso.
    Forse avrei dovuto riempire la lettera di Bubotuberi, tanto per prendere quella meschina quanto inutile rivincita verso di lei. Scuoto la testa al pensiero, senza però riuscire a trattenere una risata che risuona nel locale mezzo vuoto, più simile ad un latrato che ad un’esclamazione divertita. La stessa domanda, quella che continua a bruciare nella mente, torna a galla. E mi torno a domandare se mi merito davvero di essere felice o se tutto quello è solo una giusta punizione.
    «L’ultima volta… l’ultima. Per favore»
    Sussurro a bassa voce, prendendo la lettera fra le dita coperte di cerotti e rigirandomela fra le dita. Accarezzo l’indirizzo, un tempo così familiare e ormai diventato il più estraneo di tutti i luoghi e lascio un sospiro stanco, esausto. Certe persone non cambiano, in fondo, appellarsi a quel filo di ragnatela, quella speranza scintillante che continua a rimanere sospesa di fronte a me, troppo distante per poter essere afferrata, è solo un altro disperato tentativo di qualcuno che non riesce a lasciarsi il passato alle spalle.
    Eppure…
    Sollevo lo sguardo, mi metto alla ricerca della ragazza che gestisce il locale e sollevo la mano, così da attirare la sua attenzione e in quel gesto internazionale che indica un bicchiere vuoto che richiede di essere riempito. Un'altra sorsata di veleno per mettere a tacere la tormenta di pensieri che continuano ad assillare la mente, chiodi arrugginiti piantati nel cervello che continuano a premere contro i più delicati ricordi, trasformandoli in un’agonia senza fine.
    «Un altro, per favore»
    Le dico anche, con tono sommesso e cercando di apparire più sobrio di quanto non sia davvero. Lascio cadere la lettera sul bancone, accanto alla fila di bicchieri che fino a pochi minuti prima, erano stati riempiti dello sgradevole liquido trasparente che è il Gin. Il sapore dell’alcolico continua a bruciare nella gola, la sensazione di pulsante oppressione che preme alle tempie si fa sempre più intensa. Mi domando quanti disperati ne vede, in una sola giornata, la ragazza che ha passato quell’inizio di serata a versarmi uno dopo l’altro, bicchieri di veleno per i miei pensieri. Un altro volto in mezzo ad una folla di persone, ciascuno con i propri problemi, ciascuno pronto a riversarle contro la propria storia. Mi fa quasi pena, e quella sensazione si unisce allo schifo che sto provando nei miei confronti. La barba, incolta e lasciata crescere, continua a prudere alla gola, il volto, stanco e segnato dalle profonde occhiaie per le ultime notti passate insonni, non devono dare l’aspetto di una persona particolarmente raccomandabile.
    In un certo senso non lo sono.
    E la Testa di Porco, in fondo, non è uno dei locali più fini che si possano trovare nel mondo magico inglese: in un certo senso, con i miei vestiti che potrebbero essere più adatti ad un babbano o ad un disperato che è stato buttato fuori di casa (e la realtà non è tanto diversa), forse posso anche mescolarmi in mezzo alla folla. Mi guardo istintivamente attorno, cercando di non dare troppo nell'occhio e di farmi allo stesso tempo un'idea di chi potrebbe aver puntato gli occhi su di me in quella serata che ho la sensazione non andrà a finire bene. L'ultima cosa che voglio è che qualcuno in cerca di guai si metta a cercarli con me. In parte perché ho solo voglia di essere lasciato in pace di affogare ogni pensiero in un mare di Gin di scarsa qualità, in parte perché so che non sarei in grado di tirarmi indietro.
    «inner strenght is never shown until it makes all of the difference»


    Edited by Hertzrozen - 19/8/2019, 15:41
     
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