Underestimating the risks

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    Liv Marshall
    Maîtresse CDS | 26 anni

    L'incessante martellare nel petto scandito dal cuore di Liv regolava il suo fiato corto e le tradiva il nervosismo nelle movenze affrettate, dettate dalla foga dell'urgenza. Brian le aveva consigliato di chiedere del professor Guymoore, insegnante di Cura delle Creature Magiche alla Hidenstone. Ma avrebbero accettato all'accoglierla? Dopotutto stava piombando lì senza alcun preavviso, ma d'altro canto, al serio rischio di poter perdere Atropina, tremava. Fa in fretta, più svelta. Devo raggiungere il posto prima che...

    "Anf anf anf!... Tsk! Maledizione!" Sentiva le gambe farsi sempre più molli mentre che correva, sapeva che di li a breve avrebbero ceduto. Odiava quella sua incapacità agli sforzi fisici, quel suo essere fragile. Non vi erano altre soluzioni se non raggiungere il luogo più in fretta possibile e i mezzi avevano ritardato, ma la strada a piedi non era poi molta. "Permesso, perfavore!" chiese ad un passante nella sua traiettoria con voce allarmata ed impositiva che aveva tutta l'aria di comunicargli un: Lasciami passare. La minuscola creaturina nelle sue mani sembrava fatta di burro. La teneva al sicuro, racchiusa tra le sue mani tenute a conchiglia, come un guscio protettivo al quale sarebbe stata a riparo fino a che questo Guymoore non l'avrebbe visitata. Piccola, perfavore resisti! Neppure si muove più-... Non è possibile! Imprecò mentalmente mentre che il corpo pelosetto del famiglio aveva aderito del tutto col palmo della sua mano e vi era rimasto lì, mogio mogio per ben metà del tragitto. Non riusciva a capacitarsi del perchè fosse successo, eppure non le aveva dato nulla da mangiare che le facesse male, era sempre rimasta addosso a se ed aveva fatto attenzione a non schiacciarla per nessun motivo. E allora perchè stava così male? Sembrava quasi che stesse per morire. Il sudore le rendeva appiccicoso il corto abitino azzurro, persino le tempie erano zuppe e i capelli si erano incollati alle guance. Il tremore e il pallore le avevano investito il corpo, debole a causa della malattia ma nonostante tutto, continuava a mantenere il passo nella corsa, bruciando ogni briciolo residuale di energia. Dinnanzi alle porte dell'accademia, bussò al portone, prendendolo a pugni, ma furono talmente flosci, da non costituire alcun danno. Un custode dall'aria accigliata emerse da uno spiraglio di porta e la donna dovette sforzarsi per trovare il fiato in corpo necessario al poter parlare. Dopo un unico ed iniziale sforzo rauco, articolò "Ho-... Ho bisogno di aiuto! Il mio famiglio sta male! Anf-... Mi hanno detto che qui c'è un Professore che si occupa di queste creature e che può aiutarmi. Si-... Si chiama-..." Ommiseriaccia, com'era che si chiamava? "Senta-... Non me lo ricordo. Però sono sicura che lui sia qui, gli dica che è estremamente urgente-... Io devo-" L'uomo a quel punto, investito dal fiume di parole di Marshall la invitò ad entrare e a calmarsi mentre che l'avrebbe atteso nel corridoio, intanto avrebbe avvertito la Preside e qualora non ci fossero stati problemi, l'avrebbe immediatamente indirizzata dal professore in questione. Liv rimase in piedi per tutto il tempo. I capelli sfatti, l'aria trasandata, i segni lividi delle occhiaie sul viso, il pallore diffuso su tutto il volto, le mani ancora mantenute a conca che le tremavano e l'aria stanca, afflitta e spaventata. Non sapeva cosa aspettarsi. Quando lentamente dispiegò le dita per controllare lo stato di salute dell'aracnide, questi era ancora fermo e immobile, con le zampette rattrappite e i cheliceri della boccuccia che si muovevano in maniera appena percettibile. Provò qualcosa di doloroso proprio all'altezza del petto quando vide Atropina in quello stato e si sentì mancare il fiato mentre che di colpo, la testa aveva iniziato a vorticare. La vista le sfarfallò per qualche attimo e... La figura di una bimba bionda tornò a popolare i suoi ricordi. Stava infilando una mano in una teca di vetro piena di ragnetti. Alcuni spaventati schizzavano di qui e di là, saltando via. Uno però rimase immobile, impietrito.

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    Era brutto, spelacchiato e marroncino a dispetto di molti altri dai colori sgargianti lungo l'addome e le striature variopinte. Eppure quando Liv lo sollevò per portarselo ad un palmo dal naso, per guardarlo meglio, rimase incantata dai suoi grandi occhioni lucidi. "Quella è una femmina di Maratus Volans" "Come fai a sapere che è femmina?" Chiese allora Liv con vocetta squillante, mentre che distese la mano, affatto spaventata a maneggiare quell'insetto "Tutte le femmine sono marroncine" Rispose con calma il negoziante lì di fianco, mentre che si era accucciato per indicarle l'animaletto "Morde solo se è minacciata e Il suo veleno non è letale per l'uomo, certo fa male, ma dopo un po' di giorni, il rossore svanisce. Sei sicura di non volere un maschietto? E' più carino!" Fece poi per indicarle con un gesto eloquente una tarantola intenta in una stramba danza mentre che ondeggiava il suo addome colorato per far colpo su di una femmina.

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    "No ho deciso, prendo questa qui!" Fece Liv con aria risoluta "D'accordo allora, ma ricordati di darle da mangiare almeno una volta a settimana." "E cosa mangiano?..." "Le mosche e gli altri insetti volanti" "Bleeeeeh! Che schifooooh!" Le voci sfumarono, così come l'immaginetta di quella tenera e piccola bestiolina che aveva appena adottato. Un famiglio condivideva con il suo padrone mago o strega un legame speciale. Atropina a dispetto dei suoi simili, vantava di una longevità senza eguali proprio grazie ad esso. Il simbolo "δ" o per meglio dire Delta, era tracciato sulla groppa della piccolina, primo sigillo di Aritmanzia tentato con successo da Liv in grado di ingrandirla di ben cinque centimetri in maniera permanente.

    Una voce la riscosse dai suoi pensieri, sobbalzò quando si accorse che il custode le era di fronte, senza capacitarsi di come avesse fatto a non averlo visto. Signorina? Signorina, va tutto bene?... La Preside le ha concesso di poter vedere il professor Guymoore. Al momento sta terminando una lezione, perchè intanto non lo attende nel suo studio?" Lei battè più volte le palpebre e cercò di focalizzarsi su quel che diceva,poi infine annuì e si fece dare indicazioni prima di prosehuire assieme a lui all'esterno, riconoscendo che da sola non avrebbe saputo muoversi in una Riserva. Fu lasciata dinnanzi la porta del suo studio ed attese lì fuori in silenzio, con aria visibilmente preoccupata. Sperava che il docente di Cura delle Creature Magiche non l'avrebbe fatta attendere troppo.

    by Lance


    Edited by Valenshiver - 29/7/2019, 00:16
     
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    Dean Guymoore
    Docente CDCM | 42 anni
    Sentite, allora è deciso. L'albero è vostro dal terzo ramo in su. Avete tutte le foglie che volete lì, potete nascondervi, giocare, mangiare e fare tutto il cazzo che volete! Dean indicò con un dito un piccolo Asticello che, in piedi sul ramo di un albero, lo fissava con sguardo ben poco soddisfatto. Il tono di voce dell'uomo era quello di qualcuno che avrebbe voluto ben volentieri perdere la pazienza e fare una strage ma che, per chissà quale miracolo, si stava trattenendo. Attorno alla creaturina arboriforme ce n'erano altre tre identiche, con gli artigli frementi, che grattavano la corteccia dietro di loro. Nessuno di loro sembrava contento, neanche un po'. E invece, voi! L'uomo alzò la voce, voltandosi verso delle fatine che, con le braccia incrociate e le ali ronzanti a mille, stavano svolazzando attorno all'albero sopra citato. A voi spettano i due rami inferiori e le varie incrinature nella corteccia. Potete rifornirvi di resina, linfa, farci il nido e avrete anche qualche foglia per le necessità. Sospirò profondamente. Giuro su ogni famiglia di maghi ancora vivente, che se durante l'autunno vi scannerete per chi deve accaparrarsi le foglie cadute strappo a voi le ali e a voi le gambe. E NON sono in vena di scherzi, oggi! Puntualizzò, portando gli occhi prima sugli uni e poi sugli altri. A nessuno, su quell'albero, la soluzione sembrava andare bene. Gli Asticelli, da una parte, andavano troppo orgogliosi del proprio dominio sul loro albero e non avrebbero mai accettato di buon grado la presenza di altre creature che convivessero con loro. Le fate, d'altronde, pompose com'erano, erano convinte che tutto fosse loro concesso e che quelle altre creaturine dovessero far spazio ai loro alati sederi, sgomberando il vegetale che, poverino, fosse stato un treant, probabilmente avrebbe già impacchettato tutte le sue cose in una valigia e sarebbe fuggito a gambe levate dalla riserva. Uno sguardo omicida venne scambiato tra le due tribù di creaturine. Purtroppo Asticelli e Fate erano due tra le più numerose popolazioni di creature magiche lì in accademia, quindi trovare un punto di contatto tra di loro era necessario per Dean, favorire solo uno dei due gruppi avrebbe potuto portare alla guerra in miniatura più grande che Denrise avesse mai visto. Non mi pagano abbastanza per fare il babysitter agli esseri umani E a queste bestiacce.. Nessun babbano avrebbe mai potuto capire cosa poteva significare dover applicare la DIPLOMAZIA con il tuo cane o il tuo pipistrello domestico per evitare problemi.. e diciamocela tutta, il professor Guymoore non era uno diplomatico. La pazienza scarseggiava. Sentite.. se vi trovo un'altra volta sola a litigare.. do fuoco all'albero e lo uso per schiacciarvi sotto le fiamme, tutti quanti.. Era paurosamente serio.. e tutti quanti, lì intorno lo avevano capito. Le posizioni di guardia di Asticelli e Fate si sciolsero in una ben più armoniosa posizione dell'attenti, facendo rasserenare appena Dean. Guai a voi.. Li avvisò per l'ultima volta, prima che un gufo piombasse dal cielo dietro di lui, facendolo voltare di scatto e facendo fuggire di conseguenza all'interno dell'albero tutti i suoi "studenti in scala".

    Cosa c'è adesso?! Chiese lui, spazientito, mentre riceveva il messaggio. Pensandoci bene, chi era che mandava un gufo per avvisare un professore che si trovava già dentro la scuola? Solamente qualcuno che aveva una gran fretta poteva farlo e questa consapevolezza fece un attimo tornare l'uomo sull'attenti. Doveva essere successo qualcosa di grave o inaspettato per richiamarlo così di corsa. I suoi occhi guizzarono rapidamente sul foglio, prima di rigirarsi appena. Porca Morgana. Imprecò, alzando lo sguardo al cielo. Il sole era ancora alto. La giornata di lavoro era ancora lunga. Questo grattacapo avrebbe potuto richiedere un bel po' di tempo. Già, Victoria gli avrebbe sicuramente rotto il cazzo. Ci lamenteremo dopo. Dovette fare pace con questa consapevolezza, prima di iniziare ad incamminarsi verso il proprio ufficio, a passo spedito. Arrivato dopo poco, non poté non notare la figura in attesa di fronte alle porte. Sudata, bionda, palesemente in iperventilazione. Si, era esattamente la ragazza che gli avevano descritto. Prima ancora che quella potesse iniziare a parlare e quindi a ritardare la visita, l'uomo aprì le braccia mentre stava arrivando, spalancando le mani verso di lei in segno di rallentare. Okok, signorina, si calmi e mi spieghi di preciso cosa è successo e quando è successo. La vedo abbastanza agitata quindi il problema è grave o almeno sembra molto grave. Non si agiti e cerchi di andare dritta al punto. Ho poco tempo e credo che per lei sia la stessa cosa. Frase migliore per calmare una persona? Probabilmente no, ma Dean arrivava dritto dritto da un'ora e mezzo di arringa nel bel mezzo di una foresta, le sue doti diplomatiche le aveva già consumate del tutto per quella giornata. Una volta arrivato alle porte le spalancò con rapidità, spostandosi per far entrare Liv ed indicandole il tavolo su cui avrebbe dovuto appoggiare la sua creaturina.
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    Liv Marshall
    Maîtresse CDS | 26 anni
    Le guance bianche della donna si gonfiarono a palloncino e rimasero tali, immobilizzandosi per qualche frazione di secondo, bloccandosi di fronte alla richiesta del Professore di andare con calma a spiegarle la situazione e poi tutta la frustrazione si sfogò in uno sbuffo estenuato, non sapeva neppure lei da che parte incominciare.

    "Innanzitutto... La ringrazio." Chinò la fronte e riabbassò lo sguardo in una riverenza che comunicava quanto fosse grata del fatto che le stesse dedicando del tempo pur essendo piombata lì all'improvviso, come una sconosciuta fra l'altro. "E' così da-... Un'ora circa, non si muoveva più ed è rimasta rigida. Ho cercato di fare più in fretta che potevo nel portarla." Ed entrò a sua volta, seguendolo nell'ufficio con le mani ancora a conca che sostenevano l'animaletto immobile, come spento. Con le mani tremanti e al contempo gentili nel tocco, adagiò cautamente Atropina al centro del tavolino sgombero ed indietreggiò di qualche passo per lasciar spazio all'esperto, ma non senza accusare un improvviso giramento di testa proprio quando si risollevò forse troppo repentinamente. Riuscì a non perdere l'equilibrio ma un fastidioso ronzio di sottofondo le rimase nelle orecchie, era qualcosa di sgradevole che non riusciva a scacciare, così come il sudore che stava grondando in maniera imbarazzante. L'aracnide aveva gli occhietti lucidi, ma fissi in un unico punto, aveva i cheliceri della bocca che si muovevano in maniera appena percettibile per via della respirazione, ma tutte le otto zampe erano contratte, arrotolate e premute contro l'addome, come se fosse quello il punto da cui si stesse irradiando del dolore. "Non è successo nulla di particolare, ero a fare compere, lei era sulla mia spalla... Anf-... Ad un certo punto l'ho sentita scivolare dai miei capelli, dove si appiglia di solito e l'ho ripresa al volo, è rimasta così come la vede per tutto il tempo. Non è stata schiacciata e ho badato affinché non ricevesse scossoni e ricevesse minor stress possibile mentre la portavo qui-..." Se il mago si fosse avvicinato con la bacchetta o con le dita all'aracnide, avrebbe notato che lentamente dalla sua posizione rattrappita, avrebbe ridisteso la fila di zampette anteriori per afferrare e stringerne la punta lignea o la falange, senza volerla lasciare, quasi vi si aggrappasse con disperazione, ma senza far null'altro e seppur sottoposta ad una visita attenta e scrupolosa i parametri vitali ne sarebbero risultati stabili e regolari. Eppure perché sembrava soffrire terribilmente? Un tonfo sordo riscosse Liv che si rese conto solo in successiva di essersi appoggiata con tutto il peso ad una mensola, rovesciandone involontariamente vari tomi di "Magizoologia" sul pavimento. Si ritrovò anche lei in terra una frazione di secondo dopo, le gambe le avevano ceduto e si erano fatte molli tanto da non sorreggere più il suo peso. Sì sentì così maledettamente stupida e goffa, ma ancor peggiore era quella sensazione soffocante che non la stava abbandonato e le aveva invaso la gola, impedendole di respirare regolarmente, mentre il ronzio era aumentato di colpo, assordandola momentaneamente. Sugli occhi era calata una benda grigiastra di nebbia dettate dalla sincope incombente ed i suoi arti erano diventati improvvisamente pesanti neppure fosse stata soggetta al sortilegio "Petrificus Totalus". "Non ci vedo più!" Avvertì con voce spaventata, ancora cosciente, ma chissà per quanto. Fu i quel momento che la creaturina iniziò a contorcersi dolorante ed ad emettere una serie di versi striduli mentre che la donna scomposta a terra spalancò del tutto gli occhi, momentaneamente ciechi e gridò senza fiato per un lancinante dolore che aveva preso a spandersi dal suo ventre, realizzando solo in quell'istante cosa stesse accadendo. Con il volto contratto dal dolore e le mani irrigidite in un paio di pugni, strinse con forza l'abito azzurro che indossava. Una serie di sensazioni le passarono sul volto emaciato, difficili da discernere tutte assieme, sembrava imbarazzata di mostrarsi vulnerabile a quel modo ma allo stesso tempo aveva compreso che la situazione era ben più grave del previsto e le serviva reale aiuto. La mano destra si tastò più volte il fianco. Al di sotto della stoffa la pelle era cosparsa di lividi scuri ma neppure troppo recenti per via delle iniezioni continue a cui doveva sottoporsi per via del diabete. Ma Dean sarebbe stato abbastanza perspicace da notarli? Marshall ringhiò per l'agonia come un animale prossimo alla sconfitta e nonostante tutto ancora desideroso di combattere. Fissò il professore con un contatto degli occhi intermittente, aggrappata a quel filo di coscienza che le era rimasta, comunicando con lo sguardo pieno di panico una disperata richiesta di aiuto prima di venir tradita dal suo stesso corpo e perder conoscenza.
    by Lance
     
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    Dean Guymoore
    Docente CDCM | 42 anni
    A volte essere bravo nel proprio lavoro ti dava dei vantaggi non indifferenti nella vita di tutti i giorni, come il potere fantastico che ti permetteva di farti ascoltare davvero dalle persone quando te ne uscivi con un "Si calmi e mi spieghi la situazione dall'inizio". L'aria professionale metteva solitamente in soggezione al punto che anche la più logorroica ed irritante delle persone avrebbe almeno provato ad abbassare la voce per non contraddirti. Anche Liv non fu un caso anomalo ed infatti, almeno per qualche istante, mentre Dean preparava i ferri del mestiere, nel suo studio calò un idilliaco silenzio. L'uomo buttò un occhio al suo paziente, mentre che faceva un veloce cenno della testa, come a rispondere con un "Non c'è di che" ai ringraziamenti della bionda. Un.. ragno? Cielo, quello era effettivamente parecchio particolare come ospite, all'interno della sua clinica. Insomma, primo di tutto non era una creatura magica nel senso stretto del termine, materia in cui lui era più ferrato, ma un animale babbano. Certo era che la Cura fosse un argomento applicabile a tutto tondo; anche a quelle bestiole lì, ma comunque avrebbe sicuramente incontrato qualche grana in più, piuttosto che con la classica visita di ordinanza al Crup di turno. Secondo, tra gli animali babbani non era certamente il più studiato dai maghi! Insomma, quante possibilità c'erano che la creaturina da compagnia di una maga fosse un aracnide? Di sicuro molte meno di... che ne so, un coniglio. O un gattino. Non è che avesse troppa esperienza con quelle otto zampette pelose.

    Ok, con calma. Prima di tutto. Le dimensioni sono anormali: potrebbe essere quindi un animale babbano affine alla magia. Se è così la situazione è un po' meglio di quello che pensavo all'inizio. Iniziò a ragionare l'uomo, mentre Liv gli spiegava che cosa fosse successo alla sua minuscola amica. Quindi.. ha avuto uno svenimento improvviso? Il ragno? Effettivamente era un sintomo molto "umano" perché fosse riscontrato in una creatura come quella. Mentre gli ingranaggi nella mente dell'uomo si muovevano i suoi occhi colsero un attimo di mezzo svenimento anche nella padrona, quindi cercò di accertarsi delle sue condizioni con un sempre efficace: C'è una poltrona lì, se non si sente bene. Magari ha corso troppo. Tentò di indovinare, indicandole poi un angolo della stanza. Non faccia complimenti, potrebbe volerci un po'. Effettivamente non aveva la minima idea di cosa potesse essere accaduto a quel ragnetto, quindi il minimo che poteva fare era invitare la donna a sedersi; magari sarebbe rimasta lì per parecchio. Si voltò nuovamente verso Atropina ed iniziò i controlli di rito: nulla fuori dalla norma. Ecco. Ora era ancora più perso di prima. Se non è un problema fisico.. E mentre pensava dovette voltarsi di scatto verso le sue spalle, mano pronta alla bacchetta, a causa di un tonfo sordo. I terroristi. I lupi mannari. I mangiamorte. I russi. No, niente di tutto quello.. come volevasi dimostrare anche Liv si era accasciata su una sua mensola, prossima al collasso. Cazzo! Riuscì solo a pronunciare Dean, prima di fiondarsi verso la sua "cliente" per cercare di sostenerla con un braccio, facendosi poi passare quello di lei dietro il collo. Signorina? Signorina, stia sveglia! Le avrebbe fatto a voce abbastanza alta, per tenere attiva la sua soglia dell'attenzione. Quello è il suo famiglio, vero? Ormai era ovvio che il problema avesse carattere magico e non fisico, ma la sicurezza non era mai troppa. Il docente di Cura si portò verso la poltrona, tentando di appoggiarci sopra Liv, prima di puntarle la bacchetta. Reinnerva! Pronunciò, puntandola verso la bionda. Aveva bisogno che rimanesse cosciente lì con lui per almeno un altro po'. Si concentri, signorina! Stia con me. Cos'ha lì, al fianco? Una ferita? Sono abbastanza sicuro che il problema della sua amica sia da ricercare in lei. Nel vostro flusso magico. Le spiegò, aspettando poi la risposta della donna. Se quella, poi, per qualche motivo non gli avesse risposto riguardo al fianco, l'uomo avrebbe fatto da solo. Ah, al diavolo! Mi scusi. (Gran coerenza tra pensieri e azioni) E al suono di queste parole avrebbe controllato lui stesso le condizioni del fianco della ragazza, scostando la stoffa.
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    Edited by Silver_Star - 5/8/2019, 00:06
     
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    Liv Marshall
    Maîtresse CDS | 26 anni
    "Uhmf!-... M-meglio" Mormorò debolmente mentre che batteva le palpebre a più riprese sotto l'influsso dell'incanto curativo generato dal mago. Quel fascio di luce chiara le donava sollievo, cancellando quella patina di nero di fronte agli occhi ed il torpore lungo tutto il corpo, persino il dolore che sentiva acuto adesso sembrava più sopportabile, tanto da consentirle di parlare lucidamente "E' così... Accidenti, anf!.. S-si vede che sa il fatto suo. Non le avevo detto nulla e-... Ha riconosciuto da solo il nostro legame magico. Ora però-... Nghhh! Non si monti la testa-... Uff! Che male!" Cosa diamine stava facendo? Di certo complimentarsi per la perspicacia del dottore non era di certo di primaria importanza. Può risolvere il problema di Atropina!-... Però che connessione può avere col mio malessere? "Non capisco-..." Rimase perplessa, ancora mantenuta per il braccio, con le gambe flosce che tentavano debolmente di rimettersi in piedi, con l'unico risultato di scalciare, quando poi si irrigidì di colpo, portando la mano libera al fianco, rannicchiandosi per mettersi sulla difensiva "C-che centra? Quello che ho al fianco non le riguarda-... Ghn!" Strinse i denti per il dolore mentre che scrollava il capo e cercava di divincolarsi per far resistenza. Sentì la vergogna e la repulsione per quel che voleva nascondere che emergevano fortissime in quel frangente, ed erano troppe, talmente tanto forti come sensazioni che le sembrava assurdamente difficile riuscire ad averne controllo in un momento simile, debilitata com'era. Iniziò a muoversi alla cieca senza sosta, come una bestia ferita ed inferocita al quale non capiva che le stessero facendo del bene. "Lasciami! No! Lasciami!" Urlò di colpo sempre più nel panico, finché il fianco non venne esposto, rivelando la zona maltrattata. La pelle chiara era costellata di lividi tutt'attorno che si raggruppavano a grappoli e si facevano più intensi in un unico punto, ma sembravano vecchi, fortunatamente. Non appena sentì lo sguardo del docente addosso smise del tutto di ribellarsi e si abbandonò con tutto il corpo, riprendendo a ciondolare con gli arti, come se si fosse completamente arresa. Lo sguardo era basso, amareggiato mentre inspirò profondamente. Oh ti prego... Risparmiamelo. Non guardarmi a quel modo come se fossi da compatire. "Volevo farli sparire-..." Volevo provare a sentirmi una persona normale... "E' da un po' che non assumo volontariamente l'insulina... Saranno tre giorni almeno contando anche ieri. Questo è il quarto." Adesso sei soddisfatto? "Sono... Affetta da diabete mellito." Disse in un soffio, chiudendo del tutto gli occhi e rimanendo in silenzio. Le zampette del ragno presero a batticchiare lungo il tavolo mentre che si risollevava appena e si riavvicinava ai due, sembrava essersi nettamente ripreso rispetto a prima, seppur si muoveva con lentezza, con l'andatura ancora un po' storta e sbandante. "C'è una cura che sto seguendo a base di pasticche di artemisia e corteccia dell'albero rigenerante... Devo solo aspettare che l'organismo si abitui ad assumerle e-... Non dovrò più essere schiava di quelle iniezioni." Sembrava fermamente convinta di ciò che stesse asserendo. Ma possibile che le indubbie proprietà benefiche delle erbe officinali avrebbero sostituito l'insulina, in grado di produrla solamente un organismo animale o umano? "Nfh!-... Non mi interessa di quello che pensa, adesso si occupi di Atropina, per favore." C'era urgenza nella voce, come se stesse completamente sottovalutando le sue condizioni di salute, oppure lo stava facendo appositamente? C'era anche qualcos'altro, come se fosse stufa, scocciata... Ma di cosa? Liv con gesti deboli ma bruschi cercò di tirargli via la stoffa del suo abito per lisciarselo e rimetterlo a posto. Non sembrava particolarmente imbarazzata di essersi mostrata nuda per buona parte del suo corpo, tuttavia si percepiva in maniera lampante che fosse più a disagio per le sue condizioni di salute con cui doveva convivere. E di certo trascurare quel tipo di accortezze mediche poteva significare o che fosse una sprovveduta oppure che si stava lasciando andare poco a poco, anche perché se avesse conseguito con quell'atteggiamento, avrebbe senza mezzi termini passato il confine per finire all'altro mondo. Atropina raggiunse infine l'angolino del tavolo e continuava a fissare i due con i grandi occhi neri lucidi, muoveva i cheliceri in maniera ancora debole, come se respirasse a fatica, ma non sembrava affatto intenzionata a muoversi da lì, era impressionante quanto fosse addomesticata tanto da sembrare un cagnolino ubbidiente che se ne stava lì, buono buono sul tavolo per la visita di controllo dal veterinario.

    by Lance


    Edited by Valenshiver - 5/8/2019, 00:32
     
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    Dean Guymoore
    Docente CDCM | 42 anni
    Non è difficile capire che c'è qualcosa che non va quando un ragno del genere è grande dieci volte il normale. Puntualizzò lui, facendole notare di non aver fatto nessuna deduzione straordinaria. Oppure, beh, se un aracnide sviene nello stesso momento e con le stesse modalità del suo padrone.. non credo ci sia bisogno di grande occhio per notarlo.. Effettivamente tutte le prove erano lì, così a portata di mano che Dean stesso si stupì del fatto che Liv si fosse stupita. Il docente di Cura lesse nello sguardo della donna della confusione quando le accennò al loro legame magico, quindi si premurò di darle una piccola spiegazione. Un famiglio è.. come legato al proprio padrone con un filo. Il filo in questione è l'energia magica del mago, che è anche l'essenza vitale del famiglio. Se qualcosa intacca la sua energia magica, la prima a risentirne sarà la sua amica. Piuttosto semplice. Questo sta anche alla base del comportamento spesso aggressivo dei famigli di maghi che a loro volta tendono a perdere le staffe molto facilmente. Oh, cielo, quante scene del genere aveva visto.. scene che iniziavano con "Ehi, hai dato un calcio al mio Kneazle!" e che continuavano con il Kneazle in questione che si infuriava perché "Ehi, hai dato un calcio al mio umano!". E avanti così finché qualcuno non divideva i due contendenti. Era per questo che ci si riguardava bene dall'assegnare un famiglio nelle scuole a qualsiasi ragazzino in piena crisi ormonale.. la scuola sarebbe diventata un campo di battaglia e basta.

    Come volevasi dimostrare, Liv non fu per niente contenta, per qualche strana ragione, che un perfetto sconosciuto stesse cercando di alzarle la maglia oltre i fianchi mentre si sentiva floscia come lo stelo di un fiore di campo appassito. Mi domando proprio il perché di questa brusca reazione... Eppure, sorpresa delle sorprese, la preoccupazione della bionda non era tanto quella di venir violentata da un burbero professore irlandese, quanto quella di mostrare in giro i suoi lividi causati dalle iniezioni di insulina che doveva farsi a causa del suo diabete mellito. Non appena ebbe avuto anche solo un istante gli occhi puntati sul fianco della ragazza la lasciò, dopotutto sembrava starsi sbottonando a parole, non c'era bisogno di continuare a far forza per estorcerle informazioni. Mentre quella si preoccupava di come l'uomo la potesse guardare, compatire e le spiegava come avesse saltato di proposito le iniezioni per affidarsi ad una più bizzarra cura naturale omeopatica di quelle che il 90% delle volte più che curarti ti ammazzano, Dean portò lo sguardo su Atropina, che si era alzata per guardare la sua padroncina. Sembrava molto più in forze di prima, cosa che non fece altro che confermare i sospetti di Dean. Che lei sia o meno diabetica, la mia analisi è sempre la stessa, signorina. Le sbatté in faccia molto chiaramente. Non gli piaceva mentire e di sicuro non si trovava nella posizione migliore per giudicare gli altri per le loro scelte di vita. Non sono un medico, ma un veterinario. E la mia diagnosi è una ed una soltanto. Il suo famiglio non ha un solo parametro vitale fuori posto. Soffre a causa dell'energia magica corrotta che lo sta nutrendo da tre giorni a questa parte. Senza mezzi termini. Non le sto imponendo la mia visione delle cose e non le sto impedendo di assumere queste pasticche che prende da tre giorni, sia chiaro. Ognuno aveva il diritto di sbagliare quanto e come voleva, nella vita. Le sto solo dicendo che il mio lavoro è riportare in salute i miei pazienti ed è quello che ho intenzione di fare, perché è stata la sua padrona a chiedermi di farlo. Camminò fino ad Atropina, porgendole la punta del dito per vedere come l'aracnide avesse reagito. E per far star bene il mio paziente, lei deve farsi un'iniezione di insulina al più presto. Fu granitico. Detto questo, lei è comunque la sua padrona e, essendo io al suo servizio in questo momento, non andrò contro il suo volere. Se mi chiederà di non curare il suo famiglio, allora io la lascerò uscire da quella porta in tutta tranquillità e senza iniettarle un bel niente. Riportò lo sguardo su Liv. Dean prendeva parecchio sul serio il suo lavoro. Se gli veniva chiesto di salvare la vita di un animale allora lo avrebbe fatto, anche se quello comportava dover curare non la creatura in prima persona, ma il suo proprietario. La scelta finale, comunque, spettava alla donna.
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    Liv Marshall
    Maîtresse CDS | 26 anni
    Stai sopravvalutando il genere umano se pensi che chiunque ci sarebbe arrivato, Guymoore! le balenò nella mente e quel pensiero l'avrebbe persino fatta sorridere se non fosse che la situazione non era la più adatta al momento. Dopo quell'iniziale diverbio gli animi si placarono, ognuno di loro aveva un motivo diverso per cessarne l'insistenza delle loro azioni. Dean aveva toccato un tasto dolente della ragazza e se ne era accorto, oltre ad essere perspicace sembrava anche essere dotato di tatto cosa che a Liv rimase impressa. ...Hai avuto la decenza di non farmi sentire in difetto per la mia condizione. Non capisci il mio dolore ma lo senti che lo sto provando e per questo mi stai rispettando... Perchè? Non ho fatto niente per meritarmelo! Quella consapevolezza la scosse, non sapeva più come diamine comportarsi. Parliamoci chiaro, non è che Liv sia diventata una stronza attaccata solamente ai suoi interessi tutto in una volta. Alla base c'erano i comportamenti disinteressati della sua famiglia, che pur conoscendo le sue condizioni non faceva nient'altro che farla sentire un peso, perchè non era in grado di lavorare come gli altri figli.E quindi ogni qualvolta che si trovava di fronte ad una brava persona, cercava di non coinvolgerla immaginando che dietro quel comportamento si celasse debolezza di carattere, stoltezza oppure ipocrisia.

    "Quindi... mi sono lasciata fregare come un'idiota... Non esiste una cura alternativa alle iniezioni, vero?..." mormorò dando voce ai suoi pensieri No aspetta! SAPEVO perfettamente dentro di me che era una stronzata ma ho voluto farla lo stesso, il che è ancora più insensato! Sentivo di avere bisogno di crederci a quest'alternativa per stare meglio..."Atropina ha avvertito per prima il malessere, il che ha fatto in modo che-... Argh! Che ce ne accorgessimo per tempo" hai capito, la bestiolina? Grazie al suo legame da famiglio aveva salvato la sua padrona. Le fitte stavano tornando a farsi sentire, mordevano ferocemente l'addome come un cabe rabbioso. Atropina vibrò per il dolore ma non si fece intimorire da questo e fece come le era stato insegnato: quando qualcuno si mostrava socievole con lei e le offriva un appiglio, lei vi saliva su. Liv l'aveva addestrata a non essere intimidita dal contatto umano e a non mordere, si arrampicava sul palmo in attesa di avere attenzioni e di cibo e lo stesso fece con Dean, guardandolo con la sua moltitudine di occhietti provati dal malessere, ma tranquilli. Lo sguardo di Liv, che nel frattempo era riuscita a trarsi sulla poltrona, indugiò sull'uomo intento a controllare con minuzia le condizioni dell'aracnide, senza provare il minimo disgusto per questi. Atropina era così socievole con lui da cercarne il contatto, ci sapeva davvero fare con gli animali. "...Proceda Professor Guymoore, mi scuso sentitamente per aver intralciato il suo operato." Provò un fortissimo senso di disagio che non riusciva bene a catalogare per essersi comportata a quel modo con lui, cos'era? Quello che sapeva era che sentiva di provare un obbligo doveroso nei suoi confronti e quello la infastidiva non poco. Dannazione, Guymoore, messa così devo concordare sul fatto di aver compiuto un'azione del tutto irrazionale, per di più hai il coltello dalla parte del manico... Mi sento così vulnerabile adesso che mi viene da vomitare! NON PENSARE CHE QUESTO IN QUALCHE MODO MI INFLUENZI! NON ME NE FREGA UN BENEAMATO ACCIDENTE! SALVALA E DIAMO UN TAGLIO A QUESTA PENOSQ SITUAZIONE DEL CAZZO CHE È DURATA ANCHE TROPPO!!!...


    ...


    Salvami perfavore se puoi, mi sono tappata gli occhi e ho saltato nel vuoto senza dare reale senso alla vita di chi mi vuole bene perchè non so rassegnarmi e darmi pace. Non sono nient'altro che un'egoista che racconta cazzate anche a se stessa...
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    Dean Guymoore
    Docente CDCM | 42 anni
    Non posso dire con certezza che non esisterà mai. Ma posso certamente dirle che la cura che cerca non è in delle pasticche fatte da chissà chi e che le vengono vendute come fossero caramelle. Fu spietatamente sincero in quell'istanza. Si stava toccando un argomento spinoso, particolarmente insidioso e in cui Dean non aveva le competenze necessarie per spingersi oltre un certo punto. Quel punto però, non era sicuramente stato raggiunto dalla stupida ed ovvia intuizione fatta poco prima. Non c'era bisogno di essere dei medici per capire che Liv stava solo minando la sua già cagionevole salute con quelle malsane idee di medicina alternativa. Possiamo dire senza troppi giri di parole che, mentre lei cercava di salvare la vita al suo famiglio, lui cercava di salvare la sua. Fortuna che è venuta qui prima di svenire o avremmo potuto non scoprirlo mai.. Severo, ma giusto. Ormai tutto ciò che Dean poteva ed era in dovere di fare era stato fatto. Aveva dato la sua personale opinione, esposto i fatti uno ad uno e poi si era fatto da parte, aspettando che Liv prendesse una decisione. Intanto aveva controllato che Atropina non avesse effettivamente nulla di strano ed infatti la signorina sembrava rispondere abbastanza bene adesso agli stimoli, non c'era sicuramente più bisogno degli strumenti di visita per gli animali. Guarda tu se dovevo infilarmi in una situazione così delicata, adesso. Quasi quasi preferivo le fate, guarda.. E quello era tutto dire. Almeno le fate non gli mettevano tanta ansia quanto una persona che scherzava con la propria vita. Avrebbe dovuto fermarla se quella si fosse opposta a farsi fare l'iniezione? Quale era la cosa più giusta da fare? La più morale? La più corretta?

    Ma soprattutto, che diritto aveva lui di decidere cosa fosse morale e cosa no? Quella presunzione era a stento appannaggio degli uomini savi. O forse qualcuno di davvero saggio non avrebbe mai avuto neppure il pensiero di decidere la morale per un altro? Come poteva saperlo? Dopotutto, non era mai stato un campione. Né di saggezza, né di moralità. Tutto ciò in cui aveva primeggiato nella vita era sepolto nel suo subconscio, chiuso e sbarrato dietro un portone che ogni giorno faticava sempre di più a non far aprire. Tutto ciò in cui poteva definirsi un prodigio era allo stesso tempo la parte della sua vita che più di tutte avrebbe voluto cancellare. Quindi, alla fine, perché arrovellarsi così?

    Fortunatamente questi pensieri furono scacciati dalla mente di Dean grazie alle ultime parole di Liv. "Proceda". Cielo, che peso che si era tolto dal petto dopo aver sentito quelle parole. Non l'aveva mica forzata in qualche modo a rispondergli così, vero? Oh, al diavolo, ma a cosa pensava adesso! Non era quello il momento di farsi venire dei dubbi. Mentre posava ciò che aveva tirato fuori per visitare Atropina, recuperava dell'insulina da poter usare sulla ragazza. Mi fa piacere che abbia deciso di fidarsi. Rispose semplicemente, per non rischiare di incrinare la sottile fiducia che aveva instaurato in lei. Le si avvicinò con tutto l'occorrente per farle un'iniezione e si inginocchiò accanto alla poltrona, guardandola dal basso verso l'alto. Ci metterò un secondo. La rassicurò, prima di calare lo sguardo sul suo fianco e procedere. Man mano che le forze fossero tornate nel corpo di Liv avrebbero fatto lo stesso anche per la piccola Atropina, mettendola definitivamente fuori pericolo di vita. Finito, poi, Dean si sarebbe alzato, non prima di applicare dell'ovatta sul punto dell'iniezione e chiedere a Liv di tenerla. Era strano.. l'ultima iniezione che aveva fatto ad un essere umano l'aveva fatta su un campo di battaglia, per salvare la vita ad un commilitone. Poter tenere in mano una siringa in un ambiente così diverso era.. piacevole.

    Fatto. Annunciò. Dovrebbe stare molto meglio a breve e con lei anche il suo famiglio. Sono contento che alla fine abbia fatto la scelta migliore, signorina..? Le porse la mano per stringergliela. Effettivamente, nella situazione molto poco tranquilla in cui si erano incontrati, non aveva neanche avuto la decenza di chiederle il nome. Aveva già constatato che lei conosceva il suo, probabilmente perché era stata indirizzata da qualcuno verso il suo studio, ma lui non aveva idea di con chi stesse parlando. Eppure.. ora che ci pensava.. Mi tolga un dubbio. Come faceva a sapere di me? Insomma, non sono qui ad Hidenstone da molto tempo e non mi sembra di essere stato troppe volte in paese. Non mi dica che le voci girano talmente in fretta che tutti quanti in paese sanno già del mio lavoro e verranno a fare la fila fuori dalla mia porta perché controlli l'otite del loro cane.. Insieme all'attacco terroristico ai danni della scuola, probabilmente quella era la paura peggiore che potesse materializzarsi dagli incubi di Dean...
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    Liv Marshall
    Maîtresse CDS | 26 anni
    Dean aveva perfettamente ragione riguardo a chi spacciava trattamenti omeopatici come rimedi miracolosi, di sicuro Liv non avrebbe commesso lo stesso errore due volte, non dopo l'aver rischiato di mettere a repentaglio la sua vita e quella di una sua cara amica. Ancora debole per la sua condizione, strinse gli occhi e voltò leggermente il capo dopo aver risollevato l'abito in modo da consentire al professor Guymoor di agire, lasciando nuovamente scoperta buona parte del suo corpo. Era talmente sottile che quasi avrebbe potuto spezzarsi quel grazioso corpicino. Indossava l'intimo color carne a coprirne il bassoventre che era del medesimo punto di colore della pelle, mentre le cosce esili e delicate avevano avuto un leggero fremito quando l'ago le aveva perforato il fianco violetto, ma erano rimaste immobili e composte. Un qualcosa di un vivace colorito rosato si sarebbe intravisto da quella posizione assunta dal mago, i seni della donna erano completamente nudi e la forma puntuta di un capezzolo fece capolino dalla stoffa tenuta da quelle mani tremanti. Una sua abitudine a cui di certo Dean non immaginava neppure di assistere.

    L'iniezione fece male, sarebbe stato innaturale che un punto così livido non avesse procurato del dolore, ma le accortezze del professore si dimostrarono più attente e delicate di quanto Liv si fosse mai applicata per se stessa. Aprì debolmente un occhio per sbirciare e si accorse che Guymoore aveva già fatto, era riuscito a farlo senza aggiungere altra sofferenza a quel gesto rituale oer lei tanto odiato, era quasi... Piacevole?

    Ah giusto, non ci siamo ancora presentati... Vivi*... è Liv Marshall il mio nome, Professor Guymoore e... Vi ringrazio ancora per avermi permesso di poter compiere questa scelta con il maggior rispetto possibile. Siete-... Stato davvero... Umano. Sì, umano."
    mormorò tornando a guardarlo in viso dall'alto ib basso adesso che lui era rimasto inginocchiato di fronte alla poltrona. Una minuscola sagoma pelosa che nel frattempo si era fatta largo su Dean ne risalì la spalla con fatica nemmeno stesse scalando una collina, ancora provata per il malanno, poi in ultimo spiccò il balzo più disperato della storia, tentando di planare nell'aria con le zampette per cercare di direzionare il punto di atterraggio. E finì proprio sulle cosce di Liv che sorrise immediatamente con aria stupita e si concentrò unicamente sulla tarantola. La sollevò con le mani a conca per portarla dinnanzi al volto e strofinarsela gentilmente contro la guancia neppure fosse un adorabile coniglietto. Atropina assaggiò con curiosità quel liquido salaticcio che la stava inzuppando tutta e bagnava le guance della strega, poi non potè farne a meno e si inerpicò sul suo viso, coprendole interamente l'occhio sinistro con tutto il corpicino.

    A quella lecita domanda di Dean, Liv ebbe un leggero sussulto, le parole del messaggio di Brian erano chiare ed impresse nella sua mente tanto da risentirle come un eco nei suoi pensieri. Eppure Ensor le aveva anche chiesto di non menzionare di lui, per cui? Cosa dire?

    "Ehn..."

    Deglutì prendendosi un istante per pensare, accorgendosi solo dopo del versetto sorpreso che aveva emesso.

    "La persona che mi ha fatto il suo nome credo avesse paura del fatto che si sarebbe irritato o infastidito proprio per questo grattacapo che le ho dato. Probabilmente sa che lei è un tipo riservato o a cui non piacciono queste cose... Per cui... Mi ha chiesto di non dirglielo... Spero lo possa comprendere, Professore e ne che me ne voglia male."

    Sono passati più di dodici secondi dalla reazione di risposta, qualsiasi altro tipo di scusa diversa dal vero si sarebbe notata, dannazione.

    Gli sorrise, ma leggermente più legnosa e rigida rispetto a come si era mostrata con il suo famiglio, mentre le lacrime ancora le scivolavano lungo il volto, sembrava meno autentica stavolta e molto più a disagio, se non altro dispiaciuta di non poter dire di più.

    Fortunatamente di li a poco i forti dolori addominali incominciarono a scemare, inizialmente si propagavano e smettevano come il viavai delle onde, poi più niente e fu veramente un sollievo. Liv riprese perfino colorito sul volto, si sentiva meno fiacca ed intontita e perfino Atropina sembrava sentirne immediato giovamento dall'iniezione per via del loro legame magico.

    *Il nome Liv si pronuncia identicamente alla parola scandinava "liv" e alla più vicina inglese "live" da cui appunto ne deriva il nome; Chi non è abituato a sentirlo pronunciare è facile che lo possa confondere col termine stesso.
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    Edited by Valenshiver - 11/8/2019, 00:29
     
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    Dean Guymoore
    Docente CDCM | 42 anni
    Ma porc.. guarda tu se devo andare a mettermi in una posizione del genere per lavoro. Imprecò Dean durante l'iniezione quando, da inginocchiato, dovendo alzare lo sguardo verso l'alto per tenerlo fisso sul fianco della donna, dovette per forza di cosa intravedere anche tutto il resto. Ma come cazzo si vestono questi Denrisiani? Ma andiamo.. un minimo di contegno. Non mi sembrano neanche il massimo della delicatezza gli uomini qui, non è pericoloso andare in giro.. "vestiti" così? Si domandò Dean, ancora all'oscuro su quale strana forma di magia nera adottassero gli abitanti del posto per essere così.. senza pensieri riguardo ad argomenti e situazioni così comunemente fastidiosi. Ma dopotutto, chi era lui per giudicare il buon gusto degli altri? Si limitò a schiarirsi la gola con un paio di colpi di tosse per scacciare dalla mente quell'immagine e potersi concentrare sul suo lavoro. Una volta che ebbe iniettato l'insulina, avrebbe rapidamente lasciato il suo posto in ginocchio per terra e si sarebbe ricomposto. Le consiglio caldamente di tornare a casa ora e di riposarsi. L'insulina non fa miracoli. Ci vorrà comunque un po' di tempo perché riprenda completamente le forze. Avrebbe consigliato lui, poco prima di porgerle la mano per stringergliela. Non è che avesse ben capito cosa la donna volesse intendere con "umano", forse era effettivamente giunto il momento di dare una spuntatina alla barba.. magari era arrivato ad un punto tale che sembrava un cavernicolo senza un minimo di cervello.. si sarebbe controllato allo specchio dopo aver congedato Liv. Bene, allora, signorina Marshall, mi raccomando un'ultima volta di fare attenzione mentre torna a casa. Per rientrare nel castello le basta avanzare sempre dritto dopo aver girato a destra subito dopo essere uscita. Indicò lui, mentre quella stava iniziando ad incespicare nel rispondere alla sua domanda su chi le avesse detto dove trovarlo. Sarebbe stato anche sospetto quel suo modo di fare, se poi la donna non avesse esordito con una frase perfettamente sensata e di senso logico. Si.. si, lo capisco. Dev'essere qualcuno che mi conosce bene, allora. Sarà anche vero che non mi piace essere disturbato mentre lavoro, ma non la mangerei mica, la persona che le ha fatto il mio nome. Poco male comunque.. l'importante è che mi prometta di non spargere la voce in paese. Sono arrivato da poco in città e vorrei ambientarmi un po' prima di avere una fila di persone che bussano alla mia porta per consigli sulle loro bestie. Cercando di essere il più diplomatico possibile. Ma mi si legge davvero così tanto in faccia l'odio.. quando vengo interrotto? Passò dei lunghi istanti fermo, ad aspettare che Liv facesse una qualsiasi mossa, ma quella non sembrava ancora intenzionata ad uscire. Per questo Dean tentò di buttarla sul leggero con un: Beh, se la prossima volta ha ancora di questi problemi, la consiglio di visitare il San Mungo, comunque, signorina. Sicuramente lì avranno personale molto più preparato di me su questi problemi. Ora la saluto, allora, è stato un piacere. Le sorrise, cercando di placare quel silenzio imbarazzante che si era formato negli ultimi secondi nella stanza, per poi voltarsi e tornare a mettere a posto tutta l'attrezzatura che aveva tirato fuori e che, alla fine, non gli era servita per niente nel visitare la creaturina.
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    Liv Marshall
    Maîtresse CDS | 26 anni
    Ah! Aspetta aspetta! Me lo sono immaginato?

    Prese a fissarlo in maniera accigliata non appena provò la sensazione di sentirsi osservata, ma era stato troppo rapido e lei non aveva avuto modo di intercettarlo, tuttavia provò a guardarlo per notare se fosse stato tradito da qualche tipo di espressione sul viso.

    No-... Non lo ha fatto. È proprio professionale ed un brav'uomo... Un altro non ci avrebbe pensato due volte a buttare un occhio nonostante le mie condizioni.

    Magari è sposato...


    Gettò una rapida occhiata alle sue dita mentre era ancora intento a lavorare. No, solo tatuaggi sulle falangi ma nessun anello all'anulare.

    Di colpo una sensazione di sollievo la pervase.

    Ahhh... Sta facendo effetto l'insulina.

    Portò la mano istintivamente al petto andando a coprire le sue forme, le sue dita stavano stringendo il tessuto azzurro dell'abitino, sgualcendolo tutto. Sentì un piacevole calore alle guance che si diffuse in maniera leggera, stava arrossendo senza neppure accorgersene, con un sorrisetto spensierato stampato sul viso.

    "Ma assolutamente... Anzi mi spiace di aver creato del disagio visto che stava la lavorando." chinò appena il capo in cenno di ulteriore ringraziento, si sentì anche un po' in colpa per averlo disturbato dopo quell'affermazione. Ma qualcosa immediatamente la riscosse proprio quando era sul punto di prender nuovamente parola e lui la liquidò in maniera altrettanto professionale in modo da fargli capire che era vero che non amava essere disturbato a lavoro, difatti aveva garbatamente consigliato prima di dargli le spalle di non rivolgersi più a lui, ma direttamente al San Mungo semmai sarebbe successo nuovamente.

    "Ah..."

    La sua voce si fece più bassa e fredda, carica di stupore come se fosse rimasta del tutto spiazzata di quel comportamento così brusco ed improvviso seppur celato da cortesia. Il suo leggero rossore sulle guance andò lentamente a scemare mentre che lei era rimasta immobile e in silenzio per qualche secondo dopo essersi spostata la tarantola spaparanzata sopra l'occhio. E quindi non ci rivedremo più?

    "..."

    Ho capito. Mi tolgo dalle scatole. "La prego di scusarmi di nuovo per l'inconveniente." Perchè diavolo mi sto scusando? È uno screanzato! E perchè mi sto incazzando? Arrivò dinnanzi la porta dello studio annuendo meccanicamente alle informazioni apprese su come tornare all'ingresso del castello."Buona giornata." mormorò priva di qualsivoglia emozione nella voce, voltandosi in successiva per ritrovarsi di fronte solo una schiena da salutare. Nemmeno la stava guardando più in faccia. Sentì del disagio salirle in quell'istante nel petto, forse era ancora provata per tutto quello che aveva passato.

    Riabbassò lo sguardo e richiuse piano la porta alle sue spalle, accompagnandola. Devo essermi sbagliata... Ogni accenno di rabbia era svanito, era rimasta solo quella fastidiosa sensazione di qualcosa che non riusciva affatto a catalogare, si sentiva incredibilmente spenta e svuotata mentre si avviava nuovamente verso l'entrata della Hidenstone.
    by Lance
     
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