An alternative night

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Black Opal
    Posts
    19,808
    Reputation
    +1,048

    Status
    🗲
    1c4a9ada19c8a10517367e51c1669acd
    Jessica Veronica Whitemole
    Black Opal | 17 anni
    Notte. Un vento leggero spirava dalla finestra semiaperta, facendo rabbrividire la ragazza che stava raggomitolata tra le coperte. Era primavera inoltrata, eppure quella notte il freddo era pungente ed infastidiva la ragazza che proprio non riusciva a prendere sonno; era poco prima dell'alba e, oltre al freddo, un altro problema che le impediva di dormire serenamente erano quelle nausee che la tormentavano non più solo di mattina, ma spesso e volentieri anche molto presto. Non vedeva l'ora di uscire dal primo trimestre di gravidanza perché, a quanto aveva sentito, con lui sarebbero finite anche quelle sgradevoli nausee. Jessica chiuse gli occhi e tentò di respirare profondamente, mentre il lieve russare delle sue compagne di stanza le arrivava attutito come un sibilo, concentrata com'era a non vomitare sulle coperte. Quella notte aveva fatto un incubo, ne era sicura anche se non ricordava assolutamente nulla. Ricordava solo di essersi svegliata tutta sudata e lievemente spaventata. Però aveva ben presto ripreso il contegno; non era da Jessica farsi prendere dal panico, mai. Lei era una fiera ex serpeverde ora facente parte della casata Black Opal, cosa che non poteva che farle piacere. Adorava quella casata e sapeva di poterne essere un valore aggiunto. Eccola là, la sua scarsa modestia e fierezza che a volte non riusciva a controllare; era più forte di lei.
    Non ne poteva più di stare a letto, sapeva che non ce l'avrebbe fatta a reggere ancora a lungo, quindi si tirò a sedere con una spiacevole sensazione e buttò le lunghe gambe fuori dal letto, toccando con i piedi il pavimento. Si alzò e si diresse svogliatamente verso il bagno, ancora con gli occhi gonfi di sonno. Si chiuse la porta alle spalle e si chinò sul wc in preda a conati più forti. Fantastico pensò la ragazza Spero non lo scopra nessuno, ma se continua così...
    Circa dieci minuti dopo, quando ebbe finito, si lavò i denti e tornò in stanza ma ormai il sonno le era completamente passato. Doppiamente fantastico! Si trattenne dall'esclamarlo ad alta voce per non svegliare le compagne. Decise così che avrebbe preso una boccata d'aria, fredda ma buona. Si spogliò in fretta del pigiama per mettersi, altrettanto in fretta, un paio di jeans e una t-shirt attillata che si era portata da casa. Era notte e non aveva nessuna intenzione di perdere tempo a mettersi la divisa, tanto, teoricamente, nessuno l'avrebbe vista. Mise le scarpe e scese le scale che la portarono alla Sala Comune dei Black Opal. Il fuoco scoppiettava allegramente a riscaldare alcuni alunni addormentati sulle poltrone, probabilmente ragazzi che si erano attardati a studiare.
    Si guardò al grande specchio posto a mò di entrata, specchio che rifletteva le vere emozioni delle persone. Si rifiutò di osservare con attenzione, limitandosi ad uno sguardo vuoto finché non lo attraversò. Non voleva sapere cosa provava davvero. Scese le scale con passo felpato fino ad arrivare alla sala d'ingresso, ma trovò le porte chiuse. Quindi si sedette sulle scalinate accarezzandosi il lieve rigonfiamento sul ventre. Sarai una peste come la mamma? chiese al futuro figlio che, lo sapeva benissimo, non poteva rispondere. Realizzò che non poteva abortire, quello che cresceva dentro di lei era il suo bambino, quello sperava potesse essere un altro piccolo Serpeverde e Black Opal. Infrangerai anche tu le regole come girovagare nel castello di notte, eh? Si sentiva stupida a parlare con la sua pancia, ma era l'unico modo per tenersi compagnia. Chiuse gli occhi continuando a tenere le mani sul ventre. Voleva disperatamente uscire, ma non era in grado di aprire le porte da sola.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance


    Edited by Giadì - 3/6/2019, 21:09
     
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Ametrin
    Posts
    650
    Reputation
    +293

    Status
    🗲
    original
    Erik Foster
    Studente | Ametrin
    La notte ad Hidenstone non aveva niente a che vedere con quello della sua Liverpool. La città inglese era terribilmente caotica, piena di inquinamento e da quando aveva sviluppato i sensi da lupo mannaro la trovava quasi soffocante. Lì a Denrise, invece, aveva scoperto quel cielo stellato che gli ricordava così tanto quello che ammirava durante in montagna durante quel periodo estivo che dedicava al campeggio. Per quanto potesse sembrare stupido, scontato, privo di qualsiasi dinamica o significato, Erik amava il cielo limpido di notte o, come spesso era solito definirlo, specchio cosparso anime. Nella sua mente contorta ad ogni astro era collegata un'anima differente e si divertiva a pensare, immaginare come potesse essere la vita di una stella. Vi sentite sole, non è vero? Pensò, bevendo avidi sorsi dalla sua bottiglietta d'acqua. Non immaginate quanto vi capisco. In una famiglia dove i problemi economici erano all'ordine del giorno e la violenza era divenuta la normalità si sentiva spesso isolato. A scuola era tutto diverso, circondato da amici e cari si divertiva molto, ma di notte a volte non poteva far a meno di pensare a come stessero andando le cose a Liverpool, a come stesse sua madre e se quel bifolco di suo padre l'avesse o meno lasciata per l'ennesima volta. Potrei sbranarlo. Pensò, soppesando davvero la possibilità di avverare quell'assurda fantasia, ma sapeva bene che un'azione del genere avrebbe generato non poche conseguenze e nel suo piccolo era davvero convinto che la violenza non era mai la risposta più adatta a risolvere i problemi della vita.
    L'Ametrino era sdraiato sull'erba del giardino e l'umidità aveva fatto sì che la sua divisa risultasse piuttosto bagnaticcia. Era cosciente di star violando volontariamente il coprifuoco, tuttavia aveva bisogno di starsene un po' da solo. Per non far preoccupare le persone che lo circondavano e per evitare di essere guardato con pena o che qualcuno lo compatisse decise di non far parola a nessuno di tutto ciò che riguardava la sua vita a Liverpool, tanto meno della sua condizione da lupo mannaro. Quella sera non c'era la luna piena e ciò lo rasserenava, ma il tempo trascorreva inesorabile e incerto sul da farsi fece per alzarsi in piedi. Il vento era diventato più forte e il freddo cominciava a farsi sentire. Domani ho lezione, farei meglio a rientrare. Si disse, avvicinandosi al grande portone della Sala d'Ingresso.
    Il suo arrivo fu anticipato da passi cadenzati e lenti. Poi allungò la destra in direzione della pacchiana maniglia in ferro battuto e fece il suo ingresso. Di notte l'unica luce che illuminava il castello di Hidenstone era data dagli scoppiettanti bracieri posti in ogni sala e corridoio. Questi generavano una penombra esteticamente affascinante, ma che al ragazzo metteva non poca ansia. La paura di Foster non era quella di essere scoperto, ma quella di incontrare il professor Ensor. Il docente di Difesa Contro le Arti Oscure, nonché direttore della propria casata, era circondato da un'aura di sadismo e lui solo sapeva il modo con cui era solito punire i propri concasati.
    Una flebile voce attirò la sua attenzione, ma mantenne i nervi saldi. Si trattava di una voce femminile, ma non vedeva nessuno. Nessuno, finché non allungò lo sguardo in direzione della scalinata principale. Si trattava di Jessica, una sua compagna di corso con cui non aveva mai avuto veramente a che fare. Sì, insomma, la salutava in classe e quando la vedeva per i corridoi, ma per un motivo o per un altro i due non si ritrovarono mai a parlare del più o del meno. Probabilmente erano entrambi estremamente impegnati, ma qualcosa fece intuire come ci fosse qualcosa che non andava. La ragazza si toccava il ventre e l'aveva sentita parlare da sola, anche se l'eco non rese chiare quelle parole.
    Hai mangiato troppo? Chiese all'improvviso, avanzando verso di lei. Se è così ti capisco, la cena di oggi era così ricca che ho rischiato di far indigestione! Esclamò, chinandosi in modo tale da raggiungere la sua altezza, ma senza sedersi. Credo comunque che ci convenga sederci su quella panchina. Affermò, indicando effettivamente una panchina posta accanto l'entrata per la Sala Grande. Per quanto siano comodi gli scalini non è saggio rimanere qui. Se chi è di ronda si avvicina alle scalinate siamo praticamente beccati. Lì, invece, avremo il tempo di muoverci se sentiamo qualcuno scendere. Un Ametrino che parlava di saggezza proprio non si poteva sentire, tuttavia di coprifuoco violati ne aveva collezionati a bizzeffe. Essere accorti avrebbe potuto salvarli da una probabile punizione.



    Parlato - Pensato - Narrato | Scheda PG
    by Tele
     
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Black Opal
    Posts
    19,808
    Reputation
    +1,048

    Status
    🗲
    1c4a9ada19c8a10517367e51c1669acd
    Jessica Veronica Whitemole
    Black Opal | 17 anni
    Jessica si sentiva spaesata in quella nuova scuola, così grande e piena di studenti nuovi, che quindi non aveva mai visto. Voleva farsi qualche amico e amica, ma doveva ponderare bene ogni singola persona. Era condizionata soprattutto dal suo piccolo, grande segreto. Voleva circondarsi di persone "vere", in quel particolare momento della sua vita, persone che l'avrebbero capita e non giudicata. Aveva commesso un errore, okay, ma ora una nuova vita cresceva dentro di lei e non era una cosa da prendere alla leggera e, nonostante fosse stato lo sbaglio di una volta, la ragazza era certa che non gli avrebbe mai rinfacciato ciò, in caso avesse voluto tenere il bambino. Non era mica colpa di quella piccola creatura e lei ne era consapevole. Erano questi i pensieri che accompagnavano la corvina giorno e notte da ormai due mesi e che erano particolarmente acuti in quella serata, tarda serata, in cui stava violando il coprifuoco. E di parecchio. Dopo essere stata costretta in bagno a causa delle nausee, non era più riuscita a prendere sotto; l'idea di tornare a letto non la attirava ed era per questo che si era messa a girovagare per il castello, sperando di non trovare nessuno in giro. O almeno, nessun prefetto rognoso né tantomeno qualche professore. Non voleva una punizione a scuola appena iniziata.
    Era seduta su quegli scalini da circa mezz'ora a parlare da sola come una matta... o meglio, a parlare con il piccolo non ancora nato. Non aveva la più pallida idea del motivo per cui lo faceva, ma in quel modo si sentiva più tranquilla, più calma. Sorrise tra sé a pensare che un giorno il suo piccolo maghetto avrebbe attraversato prima i corridoi di Hogwarts e poi di Hidenstone. Chissà cosa sarebbe stato! Sperava un, o una, serpeverde come lei e poi un Black Opal, anche se in fin dei conti, lo avrebbe amato lo stesso. Si rese conto che l'istinto materno stava già prendendo il sopravvento su di lei; ora l'idea di abortire o di darlo in adozione le faceva male. Sperava di riuscire a tenerlo. Avrebbe voluto chiamarlo Alexander se fosse nato maschio, Luna se fosse nata femmina.
    Persa tra i suoi pensieri (i pargoli sono "creaturine" impegnative anche prima della nascita), non si accorse di passi leggeri che si avvicinavano a lei. Forse non se ne accorse anche perché erano passi felpati, avrebbe dovuto avere un udito molto sviluppato per accorgersene, sovrappensiero e distratta com'era in quel momento. Si accorse del ragazzo corvino che era arrivato affianco a lei, solo quando questi parlò. Hai mangiato troppo? La voce del ragazzo la fece sobbalzare -non andava fiera di questa cosa, di solito era più controllata ma in quel momento si sentiva vulnerabile- quindi si girò a guardarlo. Era un bellissimo ragazzo dai capelli neri e dagli occhi scuri. Sì, era senza dubbio attraente. Lo era quanto il ragazzo di cui si era innamorata e da cui ora aspettava un bambino, però decise di non lasciarsi incantare stavolta. Anche se non avrebbe disdegnato di farci qualcosa, senz'ombra di dubbio (con le dovute attenzioni). Riconobbe in quel ragazzo, un suo compagno che vedeva spesso a lezione; erano dello stesso anno, ma non della stessa casata. Se non ricordava male aveva, quindi, la sua stessa età. Una ragione in più per provarci, no? Scacciò quei pensieri per rispondergli ma nell'esatto momento in cui lei aprì bocca, il ragazzo -di cui però ancora non sapeva il nome- riprese a parlare. Se è così ti capisco, la cena di oggi era così ricca che ho rischiato di far indigestione! Alzò nuovamente la testa a guardarlo. A dire la verità, non aveva mangiato molto. La vista di tutto quel cibo le aveva fatto venire la nausea, quindi aveva sbocconcellato qualcosa e, con una banale scusa, si era ritirata nei dormitori. Ma questo a lui non poteva certo dirlo. Si limitò ad annuire e ad una risposta frettolosa. Già, hai proprio ragione. Ma dentro di sé si diede della stupida a non finire per aver abbassato la guardia ed essersi messa a parlare con la sua pancia al pari di una scema! Si chinò verso di lei. Da vicino era anche meglio. Credo comunque che ci convenga sederci su quella panchina. Guardò dove il suo dito indicava e vide un'elegante panchina all'esterno della Sala Grande.
    Per quanto siano comodi gli scalini non è saggio rimanere qui. Se chi è di ronda si avvicina alle scalinate siamo praticamente beccati. Lì, invece, avremo il tempo di muoverci se sentiamo qualcuno scendere. Si diede della stupida nuovamente. Il ragazzo aveva perfettamente ragione e lei non voleva certo essere beccata. Ma cosa le stava succedendo quella sera?! Sospirò e si alzò agilmente. Certo, era incinta ma pur sempre una ex cheerleader, l'agilità ce l'aveva nel sangue. Hai ragione anche su questo. Dovette ammettere. Allora andiamo. Si diresse verso la panchina senza aspettare di vedere se lui la seguiva, e si sedette. Appoggiò la schiena e chiuse gli occhi. I pensieri sul futuro tornarono ad assillarla e si costrinse a zittirli per non destare sospetti, decidendo di concentrarsi su quella nuova conoscenza. Jessica, comunque. Si presentò.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance
     
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Ametrin
    Posts
    650
    Reputation
    +293

    Status
    🗲
    original
    Erik Foster
    Studente | Ametrin
    Erik dovette imparare ad essere silenzioso per sopravvivenza. Era una di quelle lezioni di vita che a scuola non insegnavano e sotto sotto non riusciva a far a meno di chiedersi il perché. Avevano forse paura che di ciò che le persone avrebbero potuto fare se solo avessero avuto un'attitudine da ninja provetto? Ciò poteva spiegare molte cose, ma era anche vero che alcune persone erano costrette ad imparare la sottile arte della furtività. Le basi le ottenne a Liverpool, sgattaiolando fuori di casa per non sentire le lacrime della madre o suo padre in preda all'ennesimo scatto d'ira. In quella circostanza aveva un grande margine d'errore, dopotutto non veniva mai calcolato durante quelle scene. La tecnica fu affinata ad Hidenstone, temprata dal chiarore di mille lune piene. Quando il satellite più vicino alla terra diveniva visibile in tutto il suo splendore Erik perdeva il controllo e non voleva avere sulla coscienza la morte di altri esseri viventi. Esatto, altri. In passato accaddero episodi spiacevoli, li stessi che sotto un certo punto di vista lo avevano fatto allontanare dalla carne, costringendolo ad adottare uno stile di vita vegetariano. Svegliarsi di fronte alla carcassa morta di un animale non era un bello spettacolo e le membra del suo amico lasciarono un segno indelebile nel foglio bianco della sua memoria.
    Quel suo essere silenzioso era indispensabile per non essere beccato dai prefetti e dai docenti quando rientrava dopo il coprifuoco. Ciò per il giovane Foster era la norma, tuttavia quella sera c'era un imprevisto seduto sulle scalinate. La sua intenzione non era quella di spaventarla, tuttavia dopo averla vista sobbalzare non riuscì a trattenere un sorriso divertito. Non volevo spaventarti. Le disse a bassa voce, chiarendo poi per quale motivo secondo lui Jessica si stesse toccando la pancia.
    A quanto sembrava aveva indovinato, si trattava davvero di un'indigestione. Se vuoi la mia son stati i calderotti. Poveri noi, se continuiamo così la prova costume diventerà impossibile da superare, un po' come i compiti del professor Ensor. Ma la colpa non era la loro. Come si faceva a resistere a quella pasta frolla scoppiettante, ripiena di delizioso caramello salato? Gli elfi saranno la mia rovina.
    Rientrare nel castello per poi arrivare sani e salvi in Sala Comune era un'arte da non sottovalutare, tra le basi c'era una regola sacrosanta: evitare il più possibile la scalinata principale. Essa rappresentava la via principale per spostarsi di piano in piano e generalmente era la più utilizzata. Star ai piedi dei gradini non era un'ottima idea, così propose a Jessica di spostarsi. Se continui a darmi ragione potrei montarmi la testa. Affermò, facendolo un occhiolino fugace, accompagnandola fino alla panchina. La ragazza si presentò come Jessica e l'Ametrino annuì. So come ti chiami, andiamo in classe insieme. Disse, alzando poi entrambe le spalle contemporaneamente. Ma anche se non lo sapessi, non te lo chiederei e di certo non ti direi il mio. Dal tono di voce era come se le stesse dicendo ciò che di più naturale c'era al mondo. Voglio dire, cosa ce ne facciamo di un nome? Presentarti come Jessica, Cornelia o Clelia non cambierebbe la persona che sei. Evidentemente era in fase filosofica quella sera. Per me sei una brava compagna di classe e una ragazza che ha appena avuto un'indigestione, poi non so altro su di te. Certo, ciò non era colpa di entrambi. Ad Hidenstone c'era sempre qualcosa da fare ed era più che normale che i due non conoscessero alla perfezione tutti i ragazzi con cui condividevano parte della loro giornata. Ma se posso chiederti, cosa ci fai qui a quest'ora? Se ti senti male non era meglio restare in camera? Effettivamente quando all'Ametrino capitava di esagerare col cibo, questo poi si chiudeva in camera e trascorreva il suo tempo libero a leggere fumetti babbani, giocare con i frisbee zannuti o a cercar di avvicinare i suoi compagni di stanza ai giochi di ruolo come D&D. E anche vero che le ragazze sono tutte strane. Joshua lo diceva spesso ed Erik non poteva far altro che dargli ragione. Nonostante ciò non poteva non notare una certa stranezza nel modo di fare della ragazza. Sì, insomma, era seduta sui gradini delle scale, di notte, tutta sola e per di più dolorante. Aveva forse discusso con qualcuno e voleva un attimo di pace? Mah, era tutte ipotesi, ma per poter aver un quadro più completo della situazione avrebbe dovuto attendere una sua risposta.


    Parlato - Pensato - Narrato | Scheda PG
    by Tele
     
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Black Opal
    Posts
    19,808
    Reputation
    +1,048

    Status
    🗲
    1c4a9ada19c8a10517367e51c1669acd
    Jessica Veronica Whitemole
    Black Opal | 17 anni
    Quel ragazzo la incuriosiva. Era strano. Non strano in modo negativo, semplicemente... strano. Gli ricordava così tanto Lucas, il ragazzo che l'aveva messa incinta. Non sapeva esattamente cosa fosse, forze le movenze o quell'aura da ragazzo affascinante. O i modi gentili, anche se con quel ragazzo ci aveva appena iniziato a parlare ma non gli sembrava un cafone, insomma Jess era confusa. Ripensò a quel giorno speciale in cui conobbe Lucas. Era stato tutto perfetto fino alla sera che le era crollato tutto addosso. Era rimasta incinta di un completo sconosciuto! Aveva meditato a lungo se abortire o no, se confidarsi con qualcuno o no. Alla fine aveva optato per lasciar perdere tutto, chiudersi nel suo mondo e non dire a nessuno, almeno per ora, cosa fosse successo.
    Si riscosse da quei pensieri per rivolgere nuovamente le attenzioni al suo interlocutore, aspettando che fosse lui a rompere il silenzio.
    Non volevo spaventarti. commentò sorridendo, riferito, probabilmente, al sobbalzo di Jessica di qualche attimo prima. Sbuffò ma decise di non rispondere. Solitamente non si spaventava per così poco, probabilmente lo avrebbe anche sentito arrivare, ma quel giorno era diverso. Era troppo assorta dai suoi pensieri e non si sarebbe accorta del ragazzo nemmeno se fosse arrivato suonando il tamburo. Doveva decisamente stare più attenta. Era solo fortunata che fosse uno studente e non un insegnante e che quello studente non fosse un maledetto leccaculo che sarebbe andato a dirlo a qualcuno. Sì, era stata molto fortunata che quella persona fosse il corvino.
    Se vuoi la mia son stati i calderotti. Poveri noi, se continuiamo così la prova costume diventerà impossibile da superare, un po' come i compiti del professor Ensor. Commentò poi, riferendosi alla scusa che gli aveva rifilato Jessica che aveva colto la palla al balzo. Non le piaceva mentire così, solitamente lo faceva in rare occasioni, ma non poteva dire al primo che passava "sono incinta". Presto o tardi lo avrebbe detto a qualche suo compagno, o compagna, ma voleva aspettare ed essere sicura che di quella persona ci si potesse fidare. Annuì senza aggiungere altro e accettò il suo invito, più che ragionevole, a spostarsi. Effettivamente essere beccata in corridoio poco tempo dopo essere arrivata, non era tra i suoi piani. Il ragazzo oltre ad essere bello, era anche intelligente. Quindi lo seguì.
    Se continui a darmi ragione potrei montarmi la testa
    La giovane sorrise a quella frase e commentò con uno "scemo" detto a mezza voce. Non era solita prendersi così tanta confidenza con una persona appena conosciuta ma, come già si sarà capito, quella sera non era la solita Jessica. Una volta seduti, osò presentarsi al ragazzo, giusto perché sapesse come si chiamava. So come ti chiami, andiamo in classe insieme. Effettivamente aveva senso, anche se lei non aveva il minimo ricordo del nome del ragazzo, eppure erano anche capitati seduti vicini. Era un po' troppo distratta, però... solitamente studiava molto e nei minimi dettagli le persone con cui aveva a che fare. Con una scrollata di spalle, aspettò che il ragazzo si presentasse a sua volta, senza più aggiungere una parola. Ma anche se non lo sapessi, non te lo chiederei e di certo non ti direi il mio. Jessica storse il naso e fissò gli occhi su quelli di lui. Il suo discorso avrebbe anche avuto senso, ma solo se fossero stati due sconosciuti in mezzo alle strade di Londra. Invece erano due studenti della scuola che si sarebbero visti ancora per parecchi anni. Prima o poi avrebbe dovuto sapere il suo nome. Pazienza, lo avrebbe scoperto da sola, se il ragazzo avesse continuato a non volerlo rivelare.
    Voglio dire, cosa ce ne facciamo di un nome? Presentarti come Jessica, Cornelia o Clelia non cambierebbe la persona che sei.
    Effettivamente non stava dicendo una cazzata, qualsiasi fosse il suo nome, non avrebbe cambiato chi era. Te ne do atto si decise finalmente ad aprir bocca. Però, sai, non vorrei continuare a pensare a te come "ragazzo" o "corvino", mi capisci no? Vorrei associare il viso ad un nome. Sarò sincera, ultimamente sono molto distratta e non mi ricordo assolutamente come ti chiami, seppur andiamo nella stessa classe. Pensò su un attimo a quello che aveva detto poi, con calma, sorrise. Si sentiva la bocca impastata ma non sapeva per quale motivo.
    Per me sei una brava compagna di classe e una ragazza che ha appena avuto un'indigestione, poi non so altro su di te Sorrise al complimento. Beh ti ringrazio, anche tu non sei male come compagno di classe. Sorrise al ragazzo, per il momento ancora anonimo e aspettò che parlasse.
    Ma se posso chiederti, cosa ci fai qui a quest'ora? Se ti senti male non era meglio restare in camera?
    Quella domanda così a bruciapelo la destabilizzò e la spiazzò per un attimo. Non se l'aspettava e non aveva preparato la risposta. Per una volta no, non aveva la risposta pronta. Perciò si prese tutto il tempo per decidere cosa dire. Un lieve nodo di panico le attanagliò lo stomaco. Calmati e respira, Jess. Beh, anonimo, mi sentivo mancare l'aria in quella stanza. Avevo voglia di aria fresca, volevo uscire ma non sono riuscita ad aprire le porte. Tu piuttosto, che ci facevi fuori? Se non sono indiscreta. La ragazza lo guardò con l'innocenza dipinta negli occhi, anche se quella ragazza e l'innocenza erano due rette parallele. Ma se qualcuno voleva divertirsi infrangendo le regole, lei era sempre presente per unirsi a lui, o lei.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance
     
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Gli Snasi
    Posts
    362
    Reputation
    +166

    Status
    🗲

    olfswru


    A seguito delle ultime modifiche che verranno apportate alla scheda della PG Jessica Veronica Whitemore, riguardanti il suo stato di gravidanza, mi trovo costretto a riportarvi indietro nel tempo.
    La vostra role cambia ambientazione, non vi trovate in primavera inoltrata, ma in un inoltrato novembre, periodo in cui la gravidanza della studentessa si trova al secondo mese.
    Potete proseguire la vostra role.
     
    .
  7.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Ametrin
    Posts
    650
    Reputation
    +293

    Status
    🗲
    original
    Erik Foster
    Studente | Ametrin
    Bello Novembre, vero?
    Ok, cambi temporali da parte dello Snaso Nano a parte, l'atmosfera intorno ad Erik si faceva sempre più suggestiva. Le luci fioche generate dai bracieri illuminavano il pianerottolo su cui i due ragazzi stavano parlando. La penombra era piacevole e il fuoco caratterizzato da diverse tonalità di rosso e arancione colorava l'oscura tela della notte.
    Aver una persona con cui chiacchierare era piacevole, quasi terapeutico per un amante della compagnia come Erik. Rendere una conversazione interessante per lui non era difficile, in fin dei conti non aveva bisogno di chissà quali argomenti o quali discorsi, a lui bastava sentire un minimo di calore umano.
    Jessica si sciolse e si presentò, ricevendo dal moro una reazione forse inaspettata. Solitamente i ragazzi rispondevano dicendo semplicemente il loro nome, lui invece ne era riuscito con un dilemma a tratti shakespeariano. Le successive parole della ragazza, infatti, furono più che sensate e quella volta dovette essere proprio il licantropo a dargliene atto. Erik, Erik Foster, ma ti sarei grato se non mi chiamassi mai per cognome. Lo fanno già i professori, se lo fanno anche i miei amici mi sento a disagio. Quindi erano già amici? La risposta non era assai semplice. Ovviamente l'Ametrino aveva un concetto molto più ampio di amicizia, ma sapeva anche che un rapporto duraturo cominciava con le piccole cose e nel bene o nel male quello era il loro primo incontro. Poi non è mai stata antipatica nei miei confronti. Ecco, quello era un grande passo avanti. Non aver mai realmente parlato alla fine non era una cosa così negativa, alla fine il loro legame non era altro che una tela bianca in attesa di essere dipinta. Ecco, giusto ora aveva ammesso di trovar Erik un buon compagno di classe. Non poté far altro che donarle uno dei suoi sorrisi più dolci, ma siccome non sapeva mai come rispondere in quelle circostanza cercò di sdrammatizzare. Lo dici solo perché non abbiamo mai fatto una ricerca insieme, altrimenti avresti preso una S e mi avresti odiato a vita. Esagerato? Forse, eppure si sentiva sempre tanto in colpa quando faceva abbassare la media ai suoi amici. Vorrei tanto poter essere bravo in tutto. Purtroppo ciò non era possibile. Sono un mostro anche quando non c'è la luna piena. Ecco che i sensi di colpa riemergevano tutti d'un tratto. Purtroppo la consapevolezza di aver fatto del male in passato era ancora un fantasma di cui non riusciva a liberarsi. Se solo avesse potuto avrebbe fatto qualcosa per migliorare la sua condizione, purtroppo però era vittima di una maledizione e non esisteva magia abbastanza potente per annullarla.
    Le chiacchiere di circostanze erano sempre uguali, tuttavia quando c'era intenzione di esplorare più affondo si decideva di spaziare tra le domande da porre. Fu così che i due arrivarono a discutere di cosa facessero in un luogo come quello in piena notte. Annuì più volte alle parole dalla ragazza, dopotutto lui era il primo che aveva bisogno di uscire all'aperto per star bene con se stesso. Oggi sono stato tutto il giorno in camera a consolare il mio compagno di stanza, è stato un pomeriggio un po' pieno e sentivo il bisogno di far qualche passo. Poi, son sincero, le stelle viste dal giardino sono bellissime anche di inverno. Se ti va una volta potremo andar a vederle insieme. Ovviamente il moro non aveva doppi fini e in tutta la sua ingenuità non si era davvero reso conto di aver appena proposto qualcosa di davvero romantico.
    Di solito in quel luogo ci andava da solo. Perché un ragazzo che amava la solitudine si recava lì senza compagnia? Beh, perché era il momento adatto per chiudersi in se stesso, dopotutto tutti ne avevano bisogno. Condividere quella sua abitudine con qualcuno per lui voleva dire molto, quindi non era certo di come avrebbe potuto prendere un rifiuto - per quanto gentile potesse essere - mentre un sì di certo avrebbe allietato la sua serata. Forse dovrei dirlo anche a Josh. Scosse subito la testa. No, sapeva che se lo avesse detto all'amico, avrebbe perso il luogo in cui poter star da solo, certo che per qualunque cosa lo avrebbe cercato lì.



    Parlato - Pensato - Narrato | Scheda PG
    by Tele
     
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Black Opal
    Posts
    19,808
    Reputation
    +1,048

    Status
    🗲
    1c4a9ada19c8a10517367e51c1669acd
    Jessica Veronica Whitemole
    Black Opal | 17 anni
    Uno strano freddo si impossessò di lei, come se... fossero in inverno. La ragazza non ci badò e tornò a pensare e a guardarsi intorno. Non mancava molto a Natale, ok erano a Novembre, ma comunque mancava poco. Non sarebbe tornata a casa; i suoi genitori erano fuggiti chissà dove e suo zio sarebbe partito per un viaggio, ma non aveva i soldi per tutti e due. Quindi, di conseguenza, sarebbe rimasta lì a Hidenstone durante tutte le vacanze. Ricordò i Natali durante il suo periodo da Serpeverde; era sempre tornata a casa e, immancabilmente, quelle due settimane le passava viaggiando con i suoi in lungo e in largo, aveva già visto molti stati. In Europa, ma anche in America e in Asia. Per esempio, l'ultimo viaggio prima che loro se ne andassero, era stato in Giappone. I ricordi le frullavano in testa con nostalgia, mentre osservava l'atmosfera di quel luogo. Fuori era buio, ma dentro il posto era scarsamente illuminato con dei bracieri, molto lontani dalla cara e vecchia elettricità che aveva a casa. In quel luogo si sentiva veramente sola, ma in quel momento cercò di non pensarci. Aveva conosciuto da poco il moro, che sembrava un ragazzo gentile e sensibile, quindi avrebbe approfondito la loro conoscenza, cercando di diventare sua amica. Le sarebbe piaciuto molto. Ragazzo che si era deciso a presentarsi, finalmente.
    Erik, Erik Foster, ma ti sarei grato se non mi chiamassi mai per cognome. Lo fanno già i professori, se lo fanno anche i miei amici mi sento a disagio. Jessica stava per rispondergli, quando realizzò cos'avesse detto. "Amici". Era una parola che non sentiva da tempo, soprattutto in quella scuola. Là non l'aveva mai sentita. Ok, in fin dei conti era solo Novembre, ma gli faceva piacere che il ragazzo avesse parlato di loro come amici. Solo Erik accordò lei, con un sorriso. Nemmeno a me piace essere chiamata per cognome Si trovava perfettamente d'accordo con Erik. Essere chiamata per cognome la infastidiva; mal lo tollerava dai professori, anche se non poteva contestarlo, ma che lo facessero gli amici... le sembrava troppo "formale", ecco. Annuì a questo suo pensiero, sperando, poi, che il ragazzo non la prendesse per pazza.
    Lo dici solo perché non abbiamo mai fatto una ricerca insieme, altrimenti avresti preso una S e mi avresti odiato a vita. fu il suo commento, quando Jessica gli fece un complimento. La frase le procurò una leggera risata. Beh Erik... forse avremmo preso una S, ma almeno ci saremmo divertiti e questo, almeno per me, è più importante che prendere ottimi voti... non che non mi piaccia averli, però preferisco divertirmi con gli amici. Ecco, adesso anche lei aveva definito loro due come "amici", ma lo aveva fatto con naturalezza, perché voleva che lo fossero. E sì, anche lei sapeva avere qualche momento profondo, ogni tanto. Voleva realmente conoscere quel ragazzo e ciò implicava che le loro conversazioni non si fermassero ai banali "Come ti chiami?" "Quanti anni hai?" "Come stai?", no... dovevano di sicuro parlare di altri argomenti, magari un po' più personali, come stavano iniziando a fare. Jessica gli raccontò il motivo per cui era fuori e lui, poco dopo, fece lo stesso.
    Oggi sono stato tutto il giorno in camera a consolare il mio compagno di stanza, è stato un pomeriggio un po' pieno e sentivo il bisogno di far qualche passo. Poi, son sincero, le stelle viste dal giardino sono bellissime anche di inverno. Se ti va una volta potremo andar a vederle insieme. Quella proposta la fece sorridere ancora una volta. Guardando Erik negli occhi, Jessica capì che era assolutamente sincero, non aveva scopi nascosti, non ci stava provando con lei o chissà che altro... Voleva solo, come lo voleva lei, essere amici. E così sarebbe stato. Mi dispiace per il tuo compagno. Disse, sinceramente dispiaciuta. Non sapeva cosa gli fosse successo, era curiosa ma non voleva essere indiscreta. Per quanto riguarda la proposta, non vedo motivo per rifiutare... quindi mi piacerebbe molto vedere le stelle con te.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance
     
    .
  9.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Ametrin
    Posts
    650
    Reputation
    +293

    Status
    🗲
    original
    Erik Foster
    Studente | Ametrin
    Essere chiamato Foster per Erik non era di certo un vanto, anzi forse era la seconda maledizione che aveva deciso di abbattersi sulla vita di colui che voleva essere un ragazzo spensierato, cercando come tutti di intraprendere un normale stile di vita. Sì, forse con un comportamento più diligente e la giusta prudenza sarebbe riuscito ad evitare la licantropia, ma non il proprio cognome. Quello gli sarebbe toccato al di là di cosa volesse o cosa facesse. Il motivo per cui lo detestava così tanto era dovuto alle proprie radici, in particolar modo da suo padre. Era impossibile per Erik non pensare a lui quando veniva chiamato Foster. Perché dovevano condividere lo stesso cognome anche se non voleva aver nulla a che fare con lui? Il meccanismo su cui si basava il ragionamento per cui i docenti dovessero chiamare per cognome i loro studenti era assurdo e in fondo anche privo di senso. Sì, insomma, come detto a Jessica l'ametrino rimaneva se stesso al di là di come gli altri lo avessero chiamato.
    Un sorriso sincero uscì fuori dalle proprie labbra quando Jessica acconsentì di chiamarlo Erik, senza ulteriori epiteti. In fondo a lui piaceva quel nome e poi era felice di sapere come non ci fossero poi chissà quanti Erik all'interno della scuola e ciò non poteva che fargli piacere. Grazie davvero, sappi che ci tengo molto. Aggiunse, scrollandosi appena le spalle e concentrandosi per un solo secondo, affinché potesse essere certo che niente e nessuno si stesse avvicinando verso di loro o, peggio ancora, stesse scendendo le scale. Allora io ti chiamerò solo Jessica o, se preferisci, Jess o Jé o Jessy, insomma come vuoi. Sì, aveva ripreso a straparlare come suo solito, come poteva fare con quella bocca larga? Beh, sicuramente era meglio che la usasse per straparlare che per divorare qualcuno sotto forma di licantropo, quindi a conti fatti le cose andavano benissimo così com'erano.
    Nonostante ciò il licantropo non poteva far a meno di considerarsi un pessimo amico e i motivi per cui era convinto di questo erano davvero troppi per poterli elencare tutti. Jessica, contro ogni aspettativa, fu tenera nei confronti del ragazzo e le sue parole procurarono sul proprio volto quella che in genere poteva essere definita faccia da cucciolo. La osservava con due grandi occhioni nocciola, la bocca era semi-apert e le labbra erano così allargate da mostrare due grandi fossette all'estremità di esse. Beh, allora mi chiedo cosa tu ci faccia tra gli opali. Sospirò appena, chiudendo per un secondo gli occhi. A detta di tutti sono gli ametrini ad essere chiassosi e ricchi di affetto da dispensare. Sì, insomma, gli opali per definizione erano individualisti, solitari ed esclusi, Erik non credeva davvero di poter far amicizia con molti di loro. Ma meglio così, non mi lamento affatto. Al termine della frase fece una linguetta provocatoria per il semplice fatto che in fondo al licantropo piaceva notare quanto i caratteri dei suoi amici fossero effettivamente affini alla casata di appartenenza.
    Pieno della carica di ottimismo ottenuto battuta dopo battuta invitò la ragazza a vedere le stelle con lui. Non quella sera ovviamente, se Jessica si fosse sentita male non sapeva a chi avrebbe potuto chiedere aiuto, ma una sera ipotetica. Al moro non piaceva granché organizzare le cose, infatti per lui la cosa migliore sarebbe stata incrociare la ragazza in prossimità della Sala Grande poco prima l'inizio del coprifuoco e uscir con lei. C'erano molte postazioni strategiche per poterle osservare al meglio, ma all'interno dei territori di Hidenstone il migliore in assoluto erano i giardini con tanto di telo per evitar di far i conti con l'erba umida e la terra.
    Quando Jessica accettò Erik la osservò strabuzzando lo sguardo e aprendo ancor di più la bocca. Ma dice davvero? Gli ci vollero circa cinque secondi per metabolizzare quelle parole e alla fine scosse rapidamente il suo volto. O-ok, allora è perfetto! Sì, insomma, sapevo che avresti accettato. Sì, davvero, insomma... ok! La conversazione gli stava sfuggendo di mano, forse era il caso di avviarla verso la fine e magari farsi coraggio per le prossime volte. Allora, Jessica, io mi fido, eh. Su, ora ti riaccompagno fino all'entrata della Sala Comune, si sta facendo tardi. E non avrebbe accettato un no come risposta. Come avrebbero fatto il giorno dopo a presentarsi a lezione? Ecco, non voleva già cominciare ad essere la causa del crollo della sua media scolastica.

    Parlato - Pensato - Narrato | Scheda PG
    by Tele
     
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Group
    Black Opal
    Posts
    19,808
    Reputation
    +1,048

    Status
    🗲
    1c4a9ada19c8a10517367e51c1669acd
    Jessica Veronica Whitemole
    Black Opal | 17 anni
    Sedere in quella panchina con quel ragazzo non era male. Aveva detto di chiamarsi Erik ed era simpatico. Non gli piaceva essere chiamato per cognome ed era comprensibile, non sapeva le motivazioni ma avrebbe rispettato la sua volontà. Oltretutto lo capiva, lei era "Jessica", non "Whitemore". Era unica, nella sua famiglia, mentre tutti portano quel cognome. Ma lei fin da piccola ha sempre voluto distinguersi dalla massa e ci è riuscita specialmente grazie al suo doppio nome; andiamo, quante ragazze ci sono che si chiamano esattamente "Jessica Veronica"? Le probabilità sono bassissime! Ma stiamo divagando. Riprese a guardare Erik negli occhi. Chissà quali pensieri si celavano in quello sguardo scuro, quali segreti. Ognuno aveva un segreto. Jessica aveva il suo: era incinta. Il moro ne avrebbe sicuramente avuto uno, nascosto tra i meandri della sua personalità. Quella sera stava avendo fin troppi pensieri profondi, però non le dispiacevano troppo.
    Il ragazzo sembrava aver apprezzato il suo piccolo gesto, all'apparenza insignificante, di chiamarlo per nome. Già, anche una stupidaggine come quella poteva far felice le persone e la corvina non aveva certo intenzione di renderle infelici. Liquidò il ragazzo con un imbarazzato gesto del capo. Non era abituata che la gente la ringraziasse e ciò la metteva a disagio, anche se sotto ne era profondamente contenta, ma preferiva non darlo a vedere. Alle successive parole di Erik, la ragazza si lasciò andare in una sottile risata. Chiamami come vuoi, tutto ma Jessy no ti prego! e non lo disse con tono di rimprovero, ma divertito, in quanto "Jessy" era davvero troppo per lei. Inoltre era certa che un suo compagno opale si chiamasse "Jesse"; sarebbero stati ancora più confusi, con quel nomignolo. Jess va benissimo! Io non abbrevio il tuo nome invece; non mi sembra il massimo "Er" o "Eri"
    Quel ragazzo, a dispetto delle apparenze, parlava molto -probabilmente se si sentiva a suo agio- e Jessica si adattò. Non che le dispiacesse parlare molto, quando si trovava in compagnia di qualcuno che le piaceva -come amico, s'intende.
    Sorrise alla faccia tenera che fece il ragazzo e alle sue successive parole. Beh, allora mi chiedo cosa tu ci faccia tra gli opali.
    La ragazza scrollò le spalle, non lo sapeva, ma di una cosa era certa. Ascoltò anche il resto del suo pensiero, poi parlò. Che importa di che Casata siamo; a me piace pensare che possiamo essere tutti amici fu il commento di Jessica, ma nemmeno quella volta il suo tono era di rimprovero, era convinta di ciò che diceva. Avrebbe voluto essere amica un po' di tutti, avrebbe voluto poter mutare il suo carattere per renderlo più aperto sempre e con tutti, ma non poteva.
    Poco dopo la invitò a vedere le stelle, una sera, e sembrò parecchio stupito dalla risposta affermativa di Jessica; sia dall'espressione che fece sia dalla sua risposta. In fondo che male c'era? Alla corvina piaceva stare in tranquillità e solitudine e vedere le stelle -ovviamente di notte- con un amico, sembrava avere i requisiti ideali.
    Ad un certo punto il ragazzo sembrò accorgersi che fosse veramente tardi, quindi si propose di riaccompagnarla alla sala comune e Jessica sorrise. Di nuovo. Era stato molto gentile ad offrirsi per accompagnarla. Allora come posso rifiutare? rispose, alzandosi e dirigendosi con il ragazzo verso la sala comune degli Opali. Lo baciò sulla guancia e scomparve per il buco nel muro
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance
     
    .
9 replies since 16/5/2019, 21:42   240 views
  Share  
.
UP