E questa sera è una sera di quelle

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    Black Opal

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    Blake Barnes Studente

    "E fumo ancora guardando le stelle
    E questa sera è una sera di quelle
    Mi porto dentro tutto quanto
    Le mie vittorie più dure, le mie sconfitte più belle"


    Era una di quelle sere in cui Blake non aveva nessuna intenzione di stare nel suo dormitorio. Non aveva voglia neanche di parlare ne di discutere con qualcuno in particolare. Aveva di nuovo litigato con suo fratello. A volte si chiedeva perchè Aaron non riusciva a capire che lui NO, NON ERA SUO PADRE! Era il suo fratellone, quello che per lui ci sarebbe sempre stato e quello sempre complice nei suoi casini. Eppure, c'erano delle volte in cui sembrava quasi che se ne dimenticasse. Capiva benissimo il peso di tutta quella situazione, quella situazione del cavolo che non andava giù neanche al biondino, ma non poteva stressarlo in quel modo, non era giusto! Lui aveva fatto la sua adolescenza ad Hogwars ed aveva deciso da solo chi voler essere e chi non voler essere affatto, ed adesso? Adesso chi era lui per dettare legge nella sua già troppo incasinata vita? Voleva solamente pace e serenità, voleva scoprire chi fosse senza troppe pressioni. Adesso il problema era che non voleva che fumasse? Eh no! Medice, cura te ipsum! Glielo avrebbe voluto urlare in faccia senza troppi rancori, senza preoccuparsi del fatto che Aaron lo diceva solamente per il suo bene! Ma diavolo, nessuno gli aveva mai chiesto che voleva davvero lui, e quando lo avevano fatto, alla fine nessuno se ne era curato davvero! Non era così che voleva che andasse davvero la sua vita. Forse, a 17 anni, sapeva esattamente chi era, ma anche quello, una volta parlato con il fratello, diventava confuso.
    Non voleva essere uno di quei ragazzini che dicono sempre che nessuno li capisce, che nessuno sa cosa provano davvero, uno di quelli che si attaccano alle canne solamente per non pensare! Lui non era così. Aveva la presunzione di voler essere una persona cosciente e consapevole di quello che voleva e di chi voleva essere. Se faceva una cosa, era abituato a prendersene ogni responsabilità. Non era successo così anche con sua madre? Non era successo così anche con le colpe che gli attribuiva suo padre, ma che lui non aveva? Era tutta una questione di punti di vista. Lui aveva perso una moglie, ma aveva avuto un figlio, il secondo, maschio come aveva sempre voluto... invece Blake? Blake cosa aveva avuto? Aveva perso una madre ed un padre non appena aveva pianto per la prima volta!
    Deve essere tutto così difficile? Nessuno cazzo pensa che magari, è possibile che io sia una persona che voglia capire da solo cosa cazzo fare nella sua vita? NO, perchè Aaron ha deciso per me, non solo per se! Perchè non ce la fa a farsi i cazzi suoi! Non erano cose carine da pensare su di un fratello maggiore, ma era esattamente quello che pensava!
    Aveva la chitarra da un lato, una piccola agendina dall'altro e la sigaretta ( non troppo sobria, ma con qualcosa dentro che lo rilassasse, in realtà non gli interessava neanche cosa fosse!) in bocca. Lui quando era triste, nervoso, incazzato, scriveva e suonava. Non riusciva a fare altro. L'unica cosa di cui era certo, e confermato anche da suo nonno e lo stesso Aaron, era che sua madre gli aveva lasciato un'eredità stupenda: ossia quella della vena artistica. Aaron disegnava benissimo, lui fin da piccolo aveva una dimistichezza con la chitarra non indifferente. Forse voleva fare il musicista, ma non aveva mai suonato ne fatto presente a nessuno di quella sua passione o comunque suo talento. Era li seduto su quel muretto, forse anche in manera pericolosa, le gambe penzoloni nel vuoto. La notte, le stesse, la luna. Lo rendevano tranquillo. Non aveva intenzione di pensare a niente, assolutamente a niente!
    by Revelio GDR




    Shay Cameron Grey
     
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  2. Shay Cameron Grey
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    Dichiarare il falso non era mai stata una sua priorità, ma delle volte veniva resa tale dalle circostanze della vita.
    Shay era convinta che le persone si dividessero in due categorie: i bugiardi incalliti e quelli che a mentire proprio non erano capaci; in altre parole, gli individui onesti erano talmente rari da non rientrare né nell'una né nell'altra categoria, ne avevano una tutta loro.
    Lei, in tutta modestia, amava definirsi "diversamente onesta" e ciò porta alla luce l'esistenza i ben altre categorie oltre alle sole due citate in precedenza; considerazione, questa, che va a far crollare tutto ciò che avete assimilato fino ad ora, gentili lettori, dunque siate felici che si sia trattato solo di poche righe.
    La verità, secondo la giovane Opal, era del tutto relativa e come tale doveva riuscire a espletare il semplice compito di rendere credibile qualunque cosa fuoriuscisse dalle labbra della ragazza dai capelli d'ebano, soprattutto quando le veniva chiesto il motivo per cui pareva recarsi nell'osservatorio di astronomia prima di cena.

    Wilma, la mia rana, stava quasi per morire dallo spavento quando il perfido Kneazle della mia compagna di stanza ha tentato di farne un aperitivo e non posso lasciare che quella povera creatura pensi che la soluzione al suo problema sia quello di lasciarsi cadere dalla Torre di Astronomia, non ti pare?

    In quella frase, enunciata senza prendere neppure un briciolo di fiato, Shay disse una serie improponibile di astrattezze: tanto per cominciare, lei non aveva una rana, le facevano piuttosto schifo; neppure la sua compagna di stanza aveva uno kneazle -o non ne era del tutto sicura, in fondo non aveva ancora imparato il suo nome dopo quasi un anno di convivenza- e infine se una rana avesse davvero pensato di suicidarsi dalla torre di astronomia, di certo lei non glielo avrebbe impedito.
    La verità era che si stava recando in uno dei punti più alti del castello solo per godere di una bella vista e, senza pubblicizzare la cosa più di tanto, fumarsi una sigaretta in santa pace.
    Ottenere merce di contrabbando a Denrise non era poi troppo difficile se si conosceva la gente giusta o, come faceva lei, se si dava confidenza a qualche ragazzo più grande per ottenere ciò che in quelle mura pareva essere proibito.
    In verità, pensava Shay mentre gradino dopo gradino la distanza dalla porta che conduceva all'osservatorio diminuiva, non le era dispiaciuto sapere dell'esistenza di tali regole restrittive; era del parere che ciò che era proibito desse maggiore soddisfazione una volta ottenuto.
    E ciò implicava naturalmente il doverle violare quelle regole.
    Lo aveva fatto tante volte in quei mesi? Sì.
    Era stata mai beccata? Purtroppo sì.
    Aveva dunque imparato la lezione? Ovviamente no.
    Fu canticchiando allegramente che pose una mano sulla maniglia della pesante porta in legno massiccio e la spalancò, per trovarsi di fronte un panorama leggermente diverso da quello che si era aspettata: Blake Barnes sostava a pochi metri da lei, con una chitarra in mano e una sigaretta fra le labbra.
    La ragazza lo guardò per un istante, realizzando di dover condividere il suo rifugio con un altro individuo che, però, pareva voler violare le regole quanto lei.

    La sua parola contro la mia.

    Avrebbe potuto funzionare.
    Si chiuse la porta alle spalle e andò a posizionarsi vicino a lui, poggiando la borsa contro il freddo pavimento di pietra e la schiena contro il muretto sopra il quale sostava il ragazzo, con le gambe penzoloni dall'altro lato.
    Shay soffriva di vertigini, motivo per cui evitò di sporgersi o di tentare di far tornare Blake con i piedi per terra. Sfilò invece una sigaretta dal pacchetto che teneva nella giacca della divisa e sporse la mano sinistra in alto, alla ricerca di Blake.

    Che ne diresti se prima di dire addio alla tua vita mi passassi l'accendino?
     
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1 replies since 6/4/2019, 19:25   80 views
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