Esito duello

Questo Snaso non si aspettava che un banale scontro a tempo perso diventasse una battaglia all’ultimo incantesimo fino a questo punto, e ora se ne sta in un angolino a mangiare pop corn e seguire il combattimento col fiato sorpreso. Thomas era stato sicuramente preso in contropiede dalla sapiente abilità di Wyatt, e forse il suo successo hanno sorpreso entrambi: se uno era finito rovinosamente a terra, l’altro non sembrava aver perso molto tempo per cercare di approfittare del suo successo e mettere così fine al combattimento e portarsi a casa la sua meritata vittoria.
Di certo i due non sembrano più in vena di scambiarsi gentili complimenti, ora erano passati a fare sul serio e Wyatt aveva reso palesi le sue intenzioni con un Incarceramus lanciato con convinzione, che però non sembrava aver la stessa sicurezza di chi lo aveva scagliato: le corde che riuscì a generare non erano poi così spesse e resistenti come l’auror si era augurato, e finirono sì per avvolgere Thomas, ma più che in un abbraccio stretto erano solo un fastidioso intralcio, niente di davvero difficile da risolvere e quando l’altro scagliò il suo Recido queste si sarebbero tagliate come burro. Se possibile il fatto che l’incantesimo scagliato fosse non verbale avrebbe reso la scena ancora più particolare, con le corde che si arrendevano ad una forza invisibile e ricadevano a terra prive di forza.
Un colpo basso per Wyatt, ancora di più perché Thomas non sembrava intenzionato a finirla lì ma sembrava cercare una sorta di rivincita. La sua voglia di riscatto non lo aveva aiutato solo a liberarsi delle corde, ma doveva aver impresso una certa energia anche nella sua bacchetta dal momento che il suo Stupeficium questa volta risultò molto più vivido e deciso. Wyatt avrebbe visto il raggio sprigionarsi dalla bacchetta dell’altro, forte e luminoso, e lo avrebbe sentito abbattersi su di lui, causandogli un notevole giramento di testa: non sarebbe svenuto sul momento, avrebbe sentito però la stanza girare vorticosamente intorno a lui e avrebbe perso in parte la sua lucidità, sentendosi confuso almeno sul momento. Non gli sarebbe stato impossibile lanciare incantesimi, ma di certo l’incantesimo non l’aveva lasciato del tutto indifferente.

Esito duello

Di certo c’erano svariati modi per affrontare il lunedì mattina, quel giorno tanto odiato dalla maggior parte della popolazione globale. Tra le persone che si lasciavano andare a strani rituali, quelle che si viziavano con colazioni importanti o appuntamenti galanti per addolcire quella giornata, Thomas e Wyatt sembravano intenzionati a trarne più giovamento possibile e avevano ben pensato di lasciarsi andare ad uno scontro, giusto per cominciare la settimana con il piede giusto.
D’altronde era probabile che quello fosse proprio ciò che facevano gli Auror quando dovevano smaltire stress, emozioni o qualsiasi altra cosa: forse per loro cominciare a tirarsi addosso incantesimi era terapeutico, in qualche, e aiutava a rilassarli. Di certo doveva portare qualche beneficio o questo Snaso si chiede perché mai qualcuno avrebbe dovuto svegliarsi di prima mattina e pensare che la cosa migliore da fare fosse cominciare a mettersi subito a fare cose così complicate e impegnative.
Che portasse davvero un beneficio oppure no, di certo i due si erano trovati: Thomas aveva mostrato un certo entusiasmo con il suo Expellairmus, pronunciato con tanta sicurezza, ma Wyatt non si era rivelato meno pronto a farsi sotto, rispondendo abilmente con un Protego. I due sembravano pronti a fare sul serio, non c’era che dire, ma che cosa aveva in serbo per il loro il destino?!
Di certo il pensiero di Wyatt era stato rapido, pronto a cercare di limitare i danni, ma ahimè non abbastanza veloce da riuscire a proteggersi adeguatamente dall’attacco subito: la natura dell’incantesimo usato da Thomas non era davvero offensiva e non provocò alcun danno fisico, ma Wyatt poté sentire la bacchetta scivolargli dalle dita e entrambi ne avrebbero percepito il tintinnio secco sul pavimento. Il Protego era sicuramente riuscito, seppur con qualche secondo di fatale ritardo, e ora il ragazzo avrebbe dovuto spendere un’azione per poter recuperare la sua bacchetta e rispondere ai prossimi attacchi di Thomas.
L’altro ragazzo avrebbe potuto festeggiare, almeno brevemente, la sua riuscita momentanea ma avrebbe comunque avuto modo di ammirare l’abilità del suo collega. A lui decidere ora che strada percorrere: si sarebbe adagiato sugli allori o avrebbe deciso di impegnarsi ancora di più?!

Provino Magipsicologo

Mary se ne stava nella sala d’attesa, i piedi che dondolavano a qualche millimetro da terra, le mani intrecciate in grembo e la testa appoggiata alla parete alle sue spalle, guardando intensamente il soffitto. Era difficile riuscire a decretare come si sentisse in quel momento, era a metà tra il nervoso e il sereno, un binomio molto complicato da immaginare ma che in quella ragazzina minuta, dagli occhi enormi, risultava quasi naturale. Non era sempre così, non era facile per lei stare calma, soprattutto nell’ultimo periodo.
Mary aveva diciotto anni, era una mezzosangue e si trovava nel momento della sua vita nel quale avrebbe dovuto scegliere la sua strada per il futuro, più o meno. Forse anche a causa di tutto quello stress che si sentiva addosso, ultimamente la madre si era accorta di come la ragazza fosse sempre molto distratta, la testa sulle nuvole, i pensieri altrove, e alla fine aveva pensato che rivolgersi a qualche specialista fosse la soluzione migliore per provare a saltarci fuori.
Inutile dire che le due avevano litigato a lungo in merito, e alla fine la ragazza era stata trascinata lì più o meno contro la sua volontà, ancora poco convinta che quel genere di consulenza avrebbe potuto aiutarla. Non era una che si fidava facilmente degli estranei, non le piaceva parlare di sé stessa e non era una che amava aprirsi più di tanto: non lo faceva con sua madre, perché avrebbe dovuto farlo con una sconosciuta?
Non sapeva niente sulla donna che si sarebbe occupata di lei, si poteva dire quasi che nemmeno le interessasse, aveva intenzione di seguire la strada del “fare finta di niente” e comportarsi nel modo più normale che conosceva, sperando che il tutto finisse il prima possibile. Il suo piano era far buon viso a cattivo gioco, confortare quella sconosciuta sulla sua salute, farle capire che andava tutto bene e che avrebbe potuto convincere anche sua madre che era tutto sotto controllo, e poi tornarsene a casa a cercare di rimettere insieme i pezzi e trovare la sua strada.
Quello era il suo principale cruccio: non aveva idea di chi avrebbe voluto diventare, non sapeva che cosa avrebbe dovuto fare della sua vita, quale fosse il suo posto nel mondo, e semplicemente c’erano volte in cui quei pensieri sembravano soffocarla e non lasciarle la possibilità di respirare.
Se qualcuno le si fosse avvicinato abbastanza, avrebbe potuto sentirla mentre sussurrava piano dei numeri apparentemente casuali: per tenersi tranquilla stava cercando di contare le fughe tra le mattonelle che componevano il soffitto.