14-08-2021 - PERDERSI

#ERIK

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  1. Louise De Maris
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    Louise De Maris
    Q
    ueste cavolo di compere! Ma finiranno mai?”
    - Louise, sbrigati! -. Sentì la voce squillante di sua zia gridarle avanti: un fastidioso inconveniente se qualcuno glielo avesse chiesto. Era così stridula che sembrava quasi le stesse per spaccare entrambi i timpani. Si portò le mani alle orecchie cercando di attutire lo strillo, guardandosi attorno cercando di capire se avesse fatto una figuraccia, per poi sentirsi prendere per un braccio e tirare in avanti.
    - Vedi di camminare, lurida che non sei altro! Ho visto come stavi guardando quel ragazzo. Tu non devi guardare nessuno! Mi hai sentito? Comportati come una brava ragazzina, altrimenti ti farò dispiacere amaramente del tuo comportamento! – disse Bridgitte De Maris, stringendo più forte il braccio prima di lasciarla andare.
    In realtà, Louise non aveva guardato nessuno, ma a sua zia piaceva inventare guai solo per poterla rimproverare.
    “Stupida vecchia megera!”. Accarezzò il braccio martoriato con una mano, mentre, con sguardo alto abbastanza da sembrare una degna aristocratica, si affiancò alla donna, cercando di non perdersi passo dopo passo nella folla.
    Non indossavano abiti da mago: con grande disgusto di sua zia, avevano dovuto trasfigurarli in qualcosa di più babbano, pur di rispettare le regole del mondo magico e di non tradire lo statuto di segretezza. Bridgitte De Maris non aveva voglia di avere a che fare con le autorità e la polizia magica, visto che aveva sposato un mago oscuro. Così, si costringeva a seguire quelle regole che lei era solita chiamare “stupidi mezzi per tener buoni quegli odiosi mezzi maghi che vogliono una sorta di parità”.
    Erano scese per le strade di Londra, pur di comprare nelle più belle boutique. Sua zia, seppur non lo ammettesse mai, sembrava adorare il vestiario non magico, soprattutto gli abiti da sera, con le loro paillettes scintillanti, che poteva benissimo sfoggiare durante le noiose feste che le classi altolocate del mondo nascosto si permettevano ogni singola settimana. O quasi.
    Si erano fermate lungo una delle numerose strade affollate di Londra: sua zia si era incuriosita di una vetrina e aveva deciso di entrare. Ma prima che lo potesse fare, Louise la chiamò.
    - Zia, perdonami, c’è una bella boutique nella strada di fianco. L’ho vista mentre siamo passate. Posso andare a vederla? -
    Era una bugia, ovviamente. Ma senza bugie non se ne sarebbe mai uscita. Sapeva benissimo che sua zia non avrebbe mai detto di no ad un’altra compera, soprattutto se si trattava del buon costume a causa del cognome che entrambe portavano e, senza ulteriori indugi, vista anche la sua voglia di non rimanere un minuto di più con sua nipote, accettò la richiesta.
    Louise si allontanò con passo lento e deciso, schiena dritta e mento alto, per poi correre su e giù per le diverse strade non appena la donna avesse girato lo sguardo. Il suo entusiasmo, però, fu frenato quando si rese conto di essersi persa: impanicata com'era, non aveva per niente visto la mattonella rialzata su di un marciapiede, così inciampò e cadde di ginocchia in una pozzanghera, sporcando tutto quello che aveva indosso.
    - Merda! – esclamò, con rabbia.
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